NO A CHI FA DELLA POLITICA UN’ARMA BORGHESE DI CRIMINALIZZAZIONE DELLE AVANGUARDIE OPERAIE, PER IMPEDIRE CON LA PRESENTAZIONE DELLA LISTA SLAI COBAS, DI CUI ERANO STATE GIA’ RACCOLTE PIU’ CHE ABBONDANTI FIRME, LA CRESCITA DEL MOVIMENTO OPERAIO ANTAGONISTA AL SISTEMA CAPITALISTA E STRAGISTA, BELVA CHE INGOIA CARNE DI OPERAI E DELLE MASSE

 

COMUNICATI SLAI COBAS DI TARANTO DEL 9 SETTEMBRE 2005 DOPO L’ENNESIMO SPARGIMENTO DI SANGUE OPERAIO SULL’ALTARE DELLA PRODUZIONE DI PROFITTO DEL CAPITALE

 

1

 

MUORE QUESTA MATTINA UN ALTRO GIOVANE OPERAIO ALL'ILVA


sono le 7.30, avevamo da poco finito la distribuzione del volantino alle
portinerie dall'ILVa, quando ci telefonano dalla fabbrica per comunicarci
che questa mattina alle 6.30 un altro giovane operaio é morto
al reparto treno-nastri mentre scendeva da un carroponte é stato colpito, ci
pare da una bramma, il nome ma potrebbe non essere esatto DI leo
gli operai del reparto che ci hanno telefonato si sono fermati e hanno
chiesto che un nostro rappresentante li raggiunga in fabbrica -
cosa tutt'ora purtroppo impossibile dato che non abbiamo delegati rsu e i
nostri operai interni non hanno la possibilità di spostarsi dal loro reparto
abbiamo lanciato l'avviso e abbiamo invitato tutti i reparti a fermarsi,
approfittando anche del pacchetto di ore di sciopero dei sindacati
confederali, che invitiamo a fermare immediatamente tutta la fabbrica e se
possibile a riversarsi nella strada
la carneficina deve avere fine  altrimenti si é complici !
continuiamo a seguire gli eventi e faremo seguire altri comunicati, intanto
alleghiamo il volantino che abbiamo diffuso ieri e questa mattina

slai cobas taranto
347_5301704
099_4792086
9/9/05

E¹ URGENTE E NECESSARIO LA PRESENZA DELLO SLAI COBAS IN ILVA

PER AFFRONTARE REALMENTE I PROBLEMI DELLA SICUREZZA, DELL¹ORARIO DI LAVORO E DELL¹INQUADRAMENTO, DELLA PRECARIETA¹ E DEI DIRITTI DEI LAVORATORI.

L¹ennesima giovane vita operaia, quella di Cosimo Funicella di 25 anni, é
stata messa in pericolo all'Ilva. L'operaio, del reparto sottoprodotti
ghisa, é ricoverato al reparto grandi ustionati di Brindisi in prognosi
riservata, dopo essere stato investito nella tarda mattinata di lunedì 5
sett. da un getto di vapore mentre sostituiva una valvola termo-coppa di un
impianto; durante questa manutenzione, tutto il componente su cui si trovava
il pezzo da sostituire si è staccato, sembra per usura o difetto della
filettatura, ed è fuoruscito improvvisamente il vapore. Allo stato attuale,
quindi, sembra un difetto o lo stato di usura del componente, e quindi il
mancato controllo e manutenzione dell¹impianto, la causa dell¹infortunio. Ma
questa volta insieme all¹infortunio si è aggiunto un altro fatto gravissimo,
che nessuno ha denunciato
L'azienda non ha comunicato, come normalmente accade, all'Ispettorato del
lavoro o alla ASL l'avvenuto grave infortunio di Funicella!

La direzione aziendale, e in particolare il SIL di fatto ancora sotto la
responsabilità del Dr. Valentini, ha tenuto volutamente nascosto
l¹infortunio per non permettere un immediato intervento degli organi
competenti? Una omissione criminale, contro cui lo slai cobas ha già fatto
un esposto in Procura chiedendo un intervento immediato verso i
responsabili.
Il giorno dopo Luca Vigliotta del reparto Grf é restato un¹ora schiacciato
sotto una lamiera, senza essere soccorso

Si tratta dell¹ ottavo infortunio di cui 3 gravi avvenuti nelle ultime tre
settimane

Sentiamo da parte aziendale (e non solo...) ancora una volta la tesi
dell'errore umano, quando invece si tratta ancora e sempre di mancanza di
procedure operative volte a prevenire anche problemi di impianti, di clima
ricattatorio e imposizioni da parte di capi reparto che attuano spesso
un¹organizzazione del lavoro selvaggia
; quando si tratta di attuare
contromisure cautelative, perché anche l'operaio che si distrae o a un calo
di concentrazione in una fabbrica pesante e 'infernale' come l'Ilva, va
previsto e questo non deve costare la vita agli operai.

Facciamo da tempo delle proposte che possono permetterci di affrontare la
situazione dell¹emergenza sicurezza: - postazione o pool permanente di
ispettori all¹interno dell¹Ilva; osservazione rigida della 626 con
applicazione dell'art. 14 che consente ai lavoratori di fermarsi o rifiutare
di lavorare in condizioni di pericolo senza sanzione alcuna; costringere
l'azienda a investimenti radicali e rinnovamenti di impianti che rimuovano
alla base alcune cause delll'infortunio; denuncia e rimozione di quei capi
che si comportano come 'aguzzini' in fabbrica e producono più 'produzione e
infortuni' quasi nella stessa quantità
.
Ora queste proposte possono essere sostenute solo con la presenza diretta
dello Slai Cobas in fabbrica. Senza questo ogni pressione verso delegati e
segreterie risulta inutile.
Questi mesi, questi anni hanno ampiamente dimostrato che le segreterie
sindacali confederali e buona parte delle RSU non sono capaci di portare
veri risultati positivi ai lavoratori
. Le richieste dei lavoratori in
materia di inquadramento, riconoscimento dei diritti e livello, intervento
sulla sicurezza, modifica dell¹orario di lavoro (ad es. l¹abolizione del
tempo di mensa per i normalisti, ecc.) restano inevase, l¹integrativo si è
rivelato, come avevamo detto, un ³bidone², e stessa fine rischia di fare il
rinnovo del contratto nazionale.
Diciamo che basta lamentarsi e poi rassegnarsi. Ora è il momento di
organizzarsi con lo Slai Cobas, conquistare i diritti sindacali, permetterci
un¹attività interna e una partecipazione alle trattativa, per metterci alla
prova e di mostrare nei fatti che in questa fabbrica un altro sindacato è
possibile.

Per questo invitiamo  a ritirare il modulo di iscrizione allo Slai Cobas,
che va compilato e consegnato o spedita alla sede dello Slai Cobas v.
Rintone, 22 Taranto - aperta il martedì e il giovedì (dalle 17,30 alle
19,30), o data direttamente alle portinerie ai cordinatori del cobas. alla
stessa sede e con le stesse modalità si possono ritirare i moduli per la
raccolta firme su orario di lavoro e altri in preparazione

SLAI COBAS
v. Rintone, 22 TA - t/f 099/4792086 - 347/5301704
cobasta@libero.it

 

2

 

ILVA TARANTO, GIORNATA DI LOTTA - come realmente è andata e che fare adesso.

Al turno di mattina del 9 settembre lo Slai Cobas diffonde un volantino, che
alleghiamo, in cui lega la denuncia degli ultimi due gravissimi infortuni
interni, avvenuti nella stessa settimana, alla denuncia dell¹azienda e del
ruolo delle organizzazioni sindacali confederali, pur nelle diverse
posizioni; e dà un¹accelerata al rafforzamento dello Slai Cobas per il
sindacato di classe in fabbrica, che conta simpatie diffuse di alcuni
giovani operai attivi, ma niente Rsu e diritti sindacali.
Alle proposte concrete sulla sicurezza unisce il rilancio della lotta
sull¹orario di lavoro, l¹inquadramento e i livelli salariali.

Per la giornata del 9 era già previsto uno sciopero indetto effettivamente
dalla sola Fiom, con una Uilm un po' di qua e un po' di là e una Fim che si
dissocia apertamente, ritenendosi soddisfatta delle assicurazioni e
giustificazioni aziendali circa gli ultimi due gravi incidenti e convocando
un¹assemblea dei suoi delegati alla presenza del segr. nazionale, Caprioli.

Nelle ore precedenti, lo sciopero sembra avere scarsa credibilità tra i
lavoratori e la stessa Fiom sembra non avere molta intenzione di fare
realmente sul serio; il segretario provinciale è a Roma, nessun delegato
davanti ai cancelli, nè volantino distribuito, sono gli operai che chiedono
a noi se c¹è sciopero o meno
.
Avevamo appena finito il volantinaggio, quando ci chiamano dal reparto Treno
nastri e ci comunicano, quasi in diretta, dell¹appena avvenuta morte di
Gianluigi Di Leo 24enne, colpito in pieno da una trave di acciaio
precipitata da 20 metri di altezza. Aveva fatto la notte, stava andando
verso l¹uscita, dal deposito bramme del Treno nastri 1. Ci sono altri due
carroponti da mettere a riposo, uno è già fermo, l¹altro invece è ancora in
corsa. Quest’ultimo, invece di fermarsi morbidamente, sbatte contro l¹altro,
l¹urto è violento, dagli angolari che reggono il capannone si stacca una
trave di circa due metri.
Il carroponte avrebbe dovuto essere dotato di un sistema anticollisione, e
se c¹era perchè non è entrato in funzione? L¹urto è stata fortissimo, ciò
significa che la velocità del carroponte era molto elevata, perchè era
elevata? Quel carroponte nei giorni scorsi era stato posto in
manutenzione... bella manutenzione!
Gli operai accorrono, ma non c¹è nulla da fare. Immediatamente si fermano.
Ci chiedono di arrivare subito, ma i nostri operai sono in altri reparti e
non hanno il diritto di spostarsi, ma li allertiamo immediatamente ed è da
noi che ricevono la notizia e subito cercano i delegati di reparto per
fermare il loro reparto. Siamo sempre noi che avvisiamo per primi la stampa,
e i primi a contattare l¹Ispettorato del Lavoro, che giunge poco dopo con il
Procuratore aggiunto, Sebastio.
L¹azienda subito respinge ogni responsabilità e parla di  tristissimo
incidente di cui non ha colpa².
Noi diamo indicazione di fermare la fabbrica e di riversarsi sulla strada
statale e puntare a bloccare la città.
Alle 9 è proclamato lo sciopero di 24 ore da Fim, Fiom e Uilm, ma invece che
sulla strada, i lavoratori sono indirizzati da Fim, Fiom e Uilm alla
Prefettura e alla Provincia, dove è in arrivo Vendola e li attende il
presidente della Provincia, Florido.
Alcune centinaia di lavoratori, la parte più sindacalizzata soprattutto, e
un gruppo di giovani più arrabbiati, raggiunge la Prefettura; la grande
massa svuota la fabbrica e va a casa. Alla Prefettura, con rabbia e tensione
si arriva all¹assemblea. La denuncia è fortissima, la rabbia anche. Vendola
in questi casi, come si sa, trova le parole giuste, raccoglie applausi,
assume l¹impegno di non chiudere l¹Atto di Intesa con Riva - che peraltro
prima aveva dichiarato di non volere disattendere - se non vengono revocate
le 9 procedure di licenziamento di 2 delegati Fiom e 7 lavoratori per uno
sciopero sulla sicurezza in Acciaieria, che pendono sospesi con i lavoratori
fuori dalla fabbrica, fino al 10 settembre.

Finito di ascoltare Vendola e company, una parte dei lavoratori, circa 200
non vuole chiudere la partita, scende in strada e raggiunge in corteo il
ponte girevole, nodo del traffico centrale, che paralizza la città. Lo
schieramento di polizia e carabinieri, guidato dal Questore Introcaso, si
allerta ma non impedisce; è da ormai un anno che il blocco del ponte è
vietatissimo in città, la polizia con le buone o con le cattive ne ha
impedito anche il passaggio per manifestazioni - ne abbiamo fatto le spese
spesso noi dello Slai Cobas con le lotte dei precari e dei disoccupati.
Ma il 9 non è giornata!
E per di più la Questura è largamente garantita
dalla massiccia concentrazione di dirigenti e funzionari sindacali, compreso
il segretario nazionale Fim, Caprioli, che fanno bella mostra di sè per
dimostrare che sono per la lotta, ma che in realtà sono lì come un gruppetto
estraneo che si concede alla varie televisioni e giornalisti che arrivano.
Comunque il blocco del ponte ottiene molta solidarietà, nessun automobilista
rumoreggia, i tanti giovani e cittadini che lo attraversano a piedi si
informano, solidarizzano.
Ma in sè il blocco non è granchè perchè tutto indirizzato non contro Riva e
le istituzioni ma sulla richiesta che venga lì il Sindaco, la Sig.ra Di
Bello, star e velina del potere cittadino, fin troppo intima di padron Riva
che le ha finanziato pure la campagna elettorale. Ma il sindaco non arriva,
pare che sia fuori città.
Dopo circa un¹ora di blocco, una patetica delegazione di assessori di
secondo piano della giunta comunale protetta dalla polizia si avvicina al
blocco per portare la solidarietà e l¹impegno del Comune. All¹inizio è
subissata di grida, urla di denuncia, ma poi alcuni fuochisti dell’esecutivo
Ilva si trasformano in pompieri, dialogano, prendono per buone le parole di
circostanza e vanno alla smobilitazione. Tra gli operai c¹è insoddisfazione,
ma ormai sono molto diminuiti, l¹alleanza vertici sindacati confederali e
Questura è salda e solida nello sgomberare.

La giornata si riempie della solita ipocrita cascata di dichiarazioni.
Escono dalle tombe, come sempre succede in occasione degli omicidi bianchi
all’Ilva, i cadaveri eccellenti di parlamentari di centrodestra e di
centrosinistra, gli ex parlamentari che tornano a fregiarsi per l¹occasione
del pennacchio di onorevoli; non mancano preti e naturalmente tutte le
sfumature di dirigenti sindacali, da quelli nazionali a quelli locali. Sono
gli stessi che si sono impegnati nei mesi scorsi perchè si firmasse un  Atto
di Intesa con cui 56 milioni di euro vengono spartiti da tutti i commensali.
Sono gli stessi che hanno elogiato il piano industriale. Sono gli stessi che
a fronte di un quartiere devastato dall¹inquinamento dell¹Ilva, invece che
misure e investimenti in azienda per attenuarne gli effetti, cioé invece che
³spostare² l¹Ilva, vogliono spostare il quartiere, deportandone gli abitanti
che a larghissima maggioranza dicono NO. Sono gli stessi che non si perdono
una cerimonia o un pranzo con padron Riva. Sono gli stessi che con i loro
bracci sindacali strillano la mattina sui giornali e poi in fabbrica
scambiano alla grande condizioni di lavoro inaccettabili e rischio vita
permanente, con permessi sindacali, passaggi di livello pilotati e pacchetti
di nuove assunzioni. Sono gli stessi che nella guerra quotidiana che Riva e
i capi conducono contro operai e alcuni delegati che non ci vogliono stare,
sono sempre dalla parte di Riva e fanno finta di niente.
Anche il più ³sovversivo², Vendola, si attesta sul NO ai licenziamenti
punitivi, ma basta a scioperi selvaggi, ci vuole collaborazione¹.

Ma la catena di questo finale d¹estate con la nuova morte quasi annunciata
di un giovane operaio, fermenta come non mai oggi la fabbrica, e la rete
informale del sindacalismo di classe, rappresentato dallo Slai Cobas,
guadagna terreno. E in questi giorni si scrive una pagina della latente
sfida alla ribellione e all¹organizzazione per i 7500 giovani operai (su
13mila lavoratori) che nella più grande fabbrica del paese (l¹Ilva di
Taranto è oggi più grande di Mirafiori), fanno dell¹Ilva oggi la più grande
concentrazione di giovani operai nelle fabbriche italiane.

Pensiamo e siamo impegnati affinchè il giovane operaio Gianluigi Di Leo non
debba essere l¹ennesimo morto invano sull¹altare del profitto.

TA. 10.9.05

SLAI COBAS per il sindacato di classe - cobasta@libero.it - t/f 099/4792086
- 347/5301704.


(Segue il volantino distribuito al mattino del 9 settembre)


E¹ URGENTE E NECESSARIO LA PRESENZA DELLO SLAI COBAS IN ILVA

PER AFFRONTARE REALMENTE I PROBLEMI DELLA SICUREZZA, DELL¹ORARIO DI LAVORO E
DELL¹INQUADRAMENTO, DELLA PRECARIETA¹ E DEI DIRITTI DEI LAVORATORI.

L¹ennesima giovane vita operaia, quella di Cosimo Funicella di 25 anni, é
stata messa in pericolo all'Ilva. L'operaio, del reparto sottoprodotti
ghisa, é ricoverato al reparto grandi ustionati di Brindisi in prognosi
riservata, dopo essere stato investito nella tarda mattinata di lunedì 5
sett. da un getto di vapore mentre sostituiva una valvola termocoppa di un
impianto; durante questa manutenzione, tutto il componente su cui si trovava
il pezzo da sostituire si è staccato, sembra per usura o difetto della
filettatura, ed è fuoruscito improvvisamente il vapore. Allo stato attuale,
quindi, sembra un difetto o lo stato di usura del componente, e quindi il
mancato controllo e manutenzione dell¹impianto, la causa dell¹infortunio. Ma
questa volta insieme all¹infortunio si è aggiunto un altro fatto gravissimo,
che nessuno ha denunciato
L'azienda non ha comunicato, come normalmente accade, all'Ispettorato del
lavoro o alla ASL l'avvenuto grave infortunio di Funicella!
La direzione aziendale, e in particolare il SIL di fatto ancora sotto la
responsabilità del Dr. Valentini, ha tenuto volutamente nascosto
l¹infortunio per non permettere un immediato intervento degli organi
competenti? Una omissione criminale, contro cui lo slai cobas ha già fatto
un esposto in Procura chiedendo un intervento immediato verso i
responsabili.
Il giorno dopo Luca Vigliotta del reparto Grf é restato un¹ora schiacciato
sotto una lamiera, senza essere soccorso
Si tratta dell¹ ottavo infortunio di cui 3 gravi avvenuti nelle ultime tre
settimane

Sentiamo da parte aziendale (e non solo...) ancora una volta la tesi
dell'errore umano, quando invece si tratta ancora e sempre di mancanza di
procedure operative volte a prevenire anche problemi di impianti, di clima
ricattatorio e imposizioni da parte di capi reparto che attuano spesso
un¹organizzazione del lavoro selvaggia; quando si tratta di attuare
contromisure cautelative, perché anche l'operaio che si distrae o a un calo
di concentrazione in una fabbrica pesante e 'infernale' come l'Ilva, va
previsto e questo non deve costare la vita agli operai.

Facciamo da tempo delle proposte che possono permetterci di affrontare la
situazione dell¹emergenza sicurezza: - postazione o pool permanente di
ispettori all¹interno dell¹Ilva; osservazione rigida della 626 con
applicazione dell'art. 14 che consente ai lavoratori di fermarsi o rifiutare
di lavorare in condizioni di pericolo senza sanzione alcuna; costringere
l'azienda a investimenti radicali e rinnovamenti di impianti che rimuovano
alla base alcune cause delll'infortunio; denuncia e rimozione di quei capi
che si comportano come 'aguzzini' in fabbrica e producono più 'produzione e
infortuni' quasi nella stessa quantità.
Ora queste proposte possono essere sostenute solo con la presenza diretta
dello Slai Cobas in fabbrica. Senza questo ogni pressione verso delegati e
segreterie risulta inutile.
Questi mesi, questi anni hanno ampiamente dimostrato che le segreterie
sindacali confederali e buona parte delle RSU non sono capaci di portare
veri risultati positivi ai lavoratori. Le richieste dei lavoratori in
materia di inquadramento, riconoscimento dei diritti e livello, intervento
sulla sicurezza, modifica dell¹orario di lavoro (ad es. l¹abolizione del
tempo di mensa per i normalisti, ecc.) restano inevase, l¹integrativo si è
rivelato, come avevamo detto, un ³bidone², e stessa fine rischia di fare il
rinnovo del contratto nazionale.
Diciamo che basta lamentarsi e poi rassegnarsi. Ora è il momento di
organizzarsi con lo Slai Cobas, conquistare i diritti sindacali, permetterci
un¹attività interna e una partecipazione alle trattativa, per metterci alla
prova e di mostrare nei fatti che in questa fabbrica un altro sindacato è
possibile.

Per questo invitiamo  a ritirare il modulo di iscrizione allo Slai Cobas,
che va compilato e consegnato o spedita alla sede dello Slai Cobas v.
Rintone, 22 Taranto - aperta il martedì e il giovedì (dalle 17,30 alle
19,30), o data direttamente alle portinerie ai cordinatori del cobas. alla
stessa sede e con le stesse modalità si possono ritirare i moduli per la
raccolta firme su orario di lavoro e altri in preparazione

SLAI COBAS
v. Rintone, 22 TA - t/f 099/4792086 - 347/5301704
cobasta@libero.it