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SUL CASO ROBERTO GUADAGNOLO UN ALTRO UOMO DA SALVARE DALLE GRINFIE DEL SISTEMA DI ANNIENTAMENTO ITALIANO

 

Da una mail di Vittorio Trupiano 10-10-2005

Roberto Guadagnolo stava nel carcere dove è stato massacrato Lonzi.

Guadagnolo fece condannare 7 agenti di custodia tutti di Livorno per il pestaggio che ebbe.

Guadagnolo ha accumulato oltre 20 anni di carcere per aggressione a pubblico ufficiale (guardie di custodia), dei quali oltre sette in manicomio giudiziario, nudo come un verme, legato ad un letto di contenzione.

Non credo ci sia bisogno di ulteriori commenti su come viene ridotto un detenuto "reo" di aver fatto condannare i suoi aguzzini.

Lo hanno fatto impazzire.

Del suo pestaggio alle Sughere c'è traccia su Internet e sui maggiori quotidiani nazionali, che pure pubblicarono la condanna delle guardie (p.m. Profeta).

Pensa che la squadraccia, pur di castigarlo, chiuse in una cella l'ispettore che si era opposto al suo linciaggio.

Solo che dopo è andato a finire nel dimenticato ed il sistema si è vendicato proprio grazie al silenzio "del dopo".

Chi, sto parlando di me, cerca di difendere i diritti umani non può far passare inosservate certe infamità.

Vittorio

 

Roberto e’ a Bologna CC Dozza

Via del Gomito, 2

40127 – Bologna

 

DA UN TESTO DI ROBERTO GUADAGNOLO DEL 1999                                  da  Filarmonici

Quattro anni in clima di guerra
di Roberto Guadagnuolo
Lettera a Giuliano Capecchi di Liberarsi (dalla necessità del carcere), settembre 1999

Gentilissimo Giuliano, ho ricevuto oggi la tua graditissima lettera e in un momento veramente difficile per il sottoscritto. Sono quasi 4 anni che sono sotto, e come forse saprai, vissuti in un clima di guerra.
     Spero che la mia umile penna possa trasmettere a te e nel caso fosse pubblicata su "Liberarsi", ai lettori, le mie vicissitudini, o meglio le indicibili sofferenze che mi hanno procurato i secondini. Ho incominciato l'espiazione della mia pena nel tristemente famoso carcere di Sollicciano. Lì sono incominciati i miei primi problemi. Un giorno mi chiama il medico di reparto, …  e mi dice: "
Lei, Guadagnuolo, a visita medica da me non viene più; quando si sente male, chiami il medico di guardia". Io di rimando gli dissi: "Scusi, dottore per quale motivo?" e lui: "Guadagnuolo, non mi faccia ripetere le cose; se ne vada o la faccio prendere a calci nel culo". Non ci ho pensato due volte: mi sono levato una ciabatta e gliel'ho tirata nel muso; poi gli ho dato una spinta. Sono arrivate le guardie e anche lì è volato qualche schiaffo di troppo. Sta di fatto che il giorno dopo ero partente per Livorno. Arrivato alle Sughere, mi si avvicina un brigadiere e mi dice: "Qui non siamo a Sollicciano, qua ti si spacca le ossa". Pensai tra me e me: s'incomincia bene ...
     I primi giorni passarono tranquilli, poi anche lì i soliti problemi.
     Un pomeriggio ero in cella a leggere. Sento bussare con le chiavi al cancello e mi vedo la guardia che con accento sardo mi dice: "Guadagnuolo, stai disturbando la sezione, abbassa il volume".
     Stupito per il fatto che la televisione era spenta, gli risposi: "Guardi, agente, sarà il televisore di un'altra cella. In questa, la mia è spenta". Lui si alterò e mi disse: "Lei sta marcando male, Guadagnuolo, ti farò piangere". Essendo un impulsivo per natura, mi alzai di scatto dal letto e cercai di tirargli uno schiaffo dalle sbarre, ma non lo presi. Il giorno dopo mi chiamò l'ispettore Spalletta che devo dire era una brava: persona e mi comunica che l'agente mi aveva denunciato. Parlai con lui a lungo spiegandogli come erano andate le cose. Lui capì e nel giro di quindici giorni fui trasferito per opportunità al carcere di Prato. A Prato non era malaccio e vi trascorsi alcuni mesi relativamente tranquilli.
Parlavo tutte le settimane con lo psichiatra e raccontandogli le mie problematiche, un bel giorno fui trasfèrito all'O.P.G. di Montelupo Fiorentino in osservazione.
    
Fui traumatizzato da quella esperienza. Dopo circa 30 giorni mi rispedirono di nuovo a Prato.

Nei giorni a seguire incominciai a bere (quella schifezza di vino che passano nel carcere) insieme ad un amico e un sorso dietro l'altro terminò "l'acqua di fuoco", così si decise di chiedere ad un "amico" qualche boccino di vino. Ci fece la negativa, nonostante nell'armadietto ne avesse un'abbondante scorta. Francamente ci si rimase male ed io alzai la voce rimproverandolo. Ad un tratto mi sentii arrivare una forte botta dietro la schiena e nel girarmi vidi un brindellone di secondino rosso di capelli e pieno di lentiggini che mi urlava minaccioso d'uscire dalla cella dell'«amico» ... Non feci discorsi: gli diedi un diretto destro buttandolo KO. Si rialzò e scappando per la sezione andò a chiamare rinforzi. Ne arrivarono altri quattro di corsa per farmi il "Sant'Antonio".
     Non so come feci, ma ebbi la meglio. Arrivò per mia fortuna la direttrice …, la quale mi invitò a scendere all'isolamento. Io non volevo andare, in quanto sapevo che lì avrei trovato la squadretta
. Ma lei mi assicurò che nessuno mi avrebbe toccato e così fu. La mattina dopo ero partente per Porto Azzurro e lì, caro Giuliano, incominciò il mio calvario. Come arrivai all'entrata mi vidi un esercito di secondini in assetto antisommossa. Non so quel giorno quante botte presi. Mi aprirono la testa con pezzi di ferro, mi incrinarono una costola ... insomma ero messo male.
    
Mi ritrovai sul letto di contenzione e ammanettato così forte che dopo alcuni giorni il ferro delle manette mi era entrato nelle carni. Per un mese fui tenuto isolato e i primi 10 giorni tutte le mattine puntuali entravano e mi massacravano. Buttavo sangue da tutte le parti.
     Un giorno mi arriva il colloquio. Viene su il comandante, il quale mi diceva: "Come va brutto figlio di puttana? Ora ti si slega e vai al colloquio, brutto
camoscio di merda". Mi levarono le manette e mi fecero vestire; avevo in corpo ancora in po' di forze e con uno scatto riuscii a colpire al volto quel maledetto comandante, facendolo crollare per terra.
     Feci l'ultima delle mie; ripresi altrettante botte e saltai il colloquio.
     Non mi nascondo: quella volta ebbi veramente tanta paura; ero convinto che mi avrebbero impiccato. Per fortuna un giorno sento una guardia che mi disse: "Guadagnuolo, è partente, si prepari".
     Fu un giorno che ricorderò con felicità. Mi riportarono a Montelupo Fiorentino all'O.P.G.
     I dottori mi diagnosticarono un grave disturbo esplosivo della personalità e così mi applicarono
l'art. 148 CP.
     Passai i primi 6 mesi in coma per quanti psicofarmaci mi propinavano. Ero diventato il fantasma di me stesso.
Stavo dimenticando che l'artefice del mio trasferimento da Porto Azzurro all'O.P.G. fu il gentilissimo dottor Alessandro Margara. E questa direttiva che veniva dall'alto, non è mai stata digerita dal direttore sanitario di Montelupo, …, il quale non perdeva occasione per aggredirmi tra le righe e ricordandomi che appena avrebbe potuto, mi avrebbe rispedito in carcere.
     Difatti poco tempo fa, dopo un disguido con un dottore (dermatologo), mi innervosii e sbattei nel muro un carrello porta bibite. Arrivarono un gruppetto di guardie male intenzionate; non feci discorsi: ruppi un tavolino e poi gli levai una gamba. Le guardie tornarono tutte indietro.
     Corsi in cella e presi una lametta per tagliarmi nel caso venissero rinforzi.
     Salì il dottor …, mi caldeggiò di recarmi in medicheria; io annuii col capo e ci si mise a discutere. Nel frattempo vidi dietro la porta semi chiusa, una valanga di guardie. Mi ricordai Porto Azzurro. A quel punto dissi al direttore che se le guardie non fossero uscite, lui non si muoveva da lì. Siamo andati avanti per 2 ore a discutere. Chiarito il tutto, tornai in cella.
     Alcuni giorni dopo, avevo una udienza in Pretura. Finito il processo, mi ammanettarono e ci si incamminò verso il cellulare e mentre stavo salendo arrivano due secondini di Sollicciano che non facevano parte della scorta e mi danno una forte spinta, facendomi scivolare sul furgone. Ho cercato di reagire, ma ammanettato, non potei fare niente. Poi a spintonarmi ci si mise anche un agente della mia scorta ... Arrivato all'O.P.G., ero incazzato nero. Mi fecero una doppia puntura per tranquillizzarmi, ma volevo protestare per il maltrattamento, così mi vollero far legare.
     Mentre mi incamminavo nella stanza dove si trovano i letti di contenzione, incrociai l'agente … e in modo concitato gli dissi che non era giusto maltrattare così le persone. Lui non ha fatto discorsi: mi piglia e mi dà un paio di spinte; io non mi reggevo in piedi per la puntura fatta, ma riesco a dargli un leggerissimo pugno.
     Per farla corta, dopo 2 giorni viene la squadretta mentre dormivo e con calci e pugni mi trasferiscono all'O.P.G. di Reggia Emilia. Qui, per ora, è ferma la mia storia.
     Ciao Giuliano

Roberto Guadagnuolo



Fonte: Liberarsi (dalla necessità del carcere), anno XIII, numero 3, settembre 1999

 

 

 

Trascrizione della lettera di roberto guadagnuolo, inviata all’ex presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze.

Pregiatissimo Presidente,

mi scuso per l’importuno che Le reco con la presente. Sono Roberto Guadagnuolo, e spero che si ricordi di me. Le scrivo per ricordarLe che sono 10 anni che sopravvivo in cattivita’ e rinchiuso nel vaso di Pandora.

Subito dopo il mio arresto il mondo e’ radicalmente cambiato.Per esempio: nella “mia” Firenze, dove sono nato e cresciuto non e’successa più una rissa, i buttafuori delle discoteche preposti non hanno più massacrato di botte i pischellini, non si sono più sparati, infatti al giovane Rettori, che il sottoscritto ha tenuto in braccio fin dai primi mesi della sua vita, non è vero che gli hanno sparato in pieno petto e’ stata soltanto una bufala dei giornalisti. Per non parlare della pace che regna nel mondo.In Africa, le guerre tribali nonesistono più e i bambini di quel continente non muoiono piu come mosche.L’HIV è stata debellata. L’11 Settembre, le Torri Gemelle non sono state distrutte e non e’ morta una sola persona. La guerra in Irak? I bambini dilaniati dalle bombe? Lo Tsunami? Tutto questo è inventato dalla sinergia di Hollywood e dai mass media per spaventare la gente. Mi scusi signor Presidente, mi sono dimenticato di scrivere due punti importanti:il primo che sono stato condannato per tentato omicidio per aver quasi ucciso una gomma di un automobile e il secondo che sono un minorato psichico, pertanto, prendete il tutto con beneficio d’inventario.Però c’è qualcosa che non mi torna e la prego se può delucidarmi in merito.E’ un anno che sono internato nell’OPG di Napoli e ho beneficiato di 4 permessi premio e in virtù di questi sono stato messo in liberta’ e sono uscito dal vaso di Pandora e poi considerato la bestia nera delle carceri italiane. Scusate un attimo devo fare una breve riflessione sulla considerazione di bestia nera. E’ nata dalla penna e formidabile intelligenza del Dr.Adriano Sofri. A quel punto il male doveva prendere il sopravvento sul bene ma non e’ successo un bel niente! Qui bisogna scoprire l’arcano. Purtroppo come ho gia’ detto sono un minorato psichico e senza aiuto non posso capire. Va beh. Lasciamo stare.

Torno a Lei illustrissimo Presidente. Lei forse non lo ricorda ma ci siamo incontrati la prima volta (naturalmente in carcere) circa 20 anni fa. Anche qui ho detto una sciocchezza. Lei e’ famoso per la Sua memoria elefantiaca, nonche’ creatore (con mente vulcanica) della legge Gozzini. Dando speranze ai carcerati e quasi azzerando gli omicidi e le sommosse nelle carceri.E per finire per la Sua grande umanita’. (anche se per il sottoscritto non mi e’ andata diciamo bene).

In questi 10 anni di carcerazione, e i 5 anni gia’ pre-sofferti, facendo un piccolo calcolo ho gia superato 1/3 della mia vita in cattivita’, e per che cosa ? per le risse.

Non v’e’ dubbio che io ho veramente esagerato con le botte, ma e’ altrettanto vero che 15 anni di galera non sono noccioline, senza contare che ho un fine pena al 2013. Ed ancora 20 processi da celebrare sempre della stessa indole e facendo un altro piccolo calcolo super ottimistico vado a raccattare altri 20 anni. Sommando il tutto sono 43anni di galera. Le faccio presente che non ho a mio carico reati di sangue, associativi, di spaccio di sostanze stupefacenti, ideologiche, politiche…contro il patrimonio e non ho ucciso alcunché (a parte la gomma dell’auto….).

Sara’ un'altra sciocchezza ma forse c’e’ una sproporzione tra i terribili reati che ho commesso e la quantita’ di galera accumulata? Ma gira e rigira torno sempre la, alla mia minorazione psichica che non mi fa capire. Devio un po’ il discorso anche per non annoiarLa. Quante volte l’ho vista passare in bicicletta da piazza D’azeglio rasente il giardino e La salutavo a voce alta con queste testuali parole: Dott.Margara! Dott.Margara!come va e Lei:<<ma chi tu sei?>> sono il Guadagnuolo, e quasi sempre mi rispondeva con le stesse parole: << se non la smetti di fare gli occhi neri alla gente quando mi capiti sotto tiro ti faccio vedere io>>, e tutte le volte sorridevo.

Continuo a raccontarLe un altro episodio per sdrammatizzare la mia sicura non piacevole situazione. Mi trovavo al carcere di Sollicciano per processi. Presi la palla al balzo, chiamai la matricola e mi misi a mod.13 per avere udienza con Lei. Dopo pochi giorni la guardia di sezione mi chiama e mi mette al corrente che dovevo scendere giu’ perche’ c era il Magistrato di Sorvevglianza. Mi assicurai dalla guardia di quale Magistrato si trattava. Lui rispose:il Dott. Margara.  Alla velocita’ della luce scesi giu’.  Aspettai il mio turno ed entrai, ci scambiammo i convenevoli ed entrai subito nel merito del colloquio. Le raccontai che non ce la facevo più, che avevo fatto il giro d’Italia (delle carceri) e altre cose. Mi aspettavo che rispondesse in relazione a quanto Le avevo sottoposto alla Sua attenzione, invece prese la parola e mi disse:<<Lei Sig. Guadagnuolo e’ feroce come una tigre e non so come faccia con quelle sue manacce a colpire sempre agli occhi; lei e’ preciso come un cecchino, ma che ha un mirino nelle mani???>>

Guardi Signor Presidente, da come mi guardava e le parole che usò mi suscitarono una voglia irrefrenabile di morir dal ridere (pur cosciente che parlava seriamente) ma sapevo che se non fossi riuscito a trattermi quella volta gli occhi neri me li avrebbe fatti Lei. Ora pero’ siamo seri. 15 anni di carcere credo siano piu’ che sufficienti per aver pagato il mio debito con la giustizia. Ma arrivare a 43 anni di galera e forse piu’ e’ PAZZESCO.

A questo punto pazzesco per pazzesco chiedo a Lei di cercare di ripristinare l’Istituto della pena di morte soltanto per il sottoscritto.

Le porgo i miei piu’ cordiali saluti.

Roberto Guadagnuolo

Napoli 20 giugno 2005