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Almanacco dei misteri d' Italia

"Il Messaggero veneto"

(ORGANO ABBASTANZA MISERRIMO DEGLI INDUSTRIALI FRIULANI)

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"Trovato un possibile collegamento con l'omicidio compiuto il 19 marzo di un anno fa a Bologna
Allievo di Biagi nel mirino
Gli inquirenti seguono una pista per scoprire l'obiettivo dei terroristi I brigatisti volevano pedinare ad Arezzo il professor Tiraboschi
ROMA. Desdemona Lioce e Mario Galesi, la prima arrestata, il secondo ucciso nel corso della sparatoria ieri sul treno regionale ROma-Arezzo, erano in viaggio probabilmente per studiare luoghi e movimenti di qualche possibile obiettivo da colpire in futuro. Un futuro forse molto prossimo. A testimoniare lo scopo ricognitivo della loro "inchiesta", come viene definita tra i terroristi, ad Arezzo, che intendevano raggiungere in treno da Roma, ci sarebbe tra l' altro la micro macchina fotografica nascosta in un pacchetto di sigarette trovata nel loro bagaglio.
Gli inquirenti tenderebbero ad escludere, dunque, che fossero in viaggio per mettere a segno fin da subito un attentato. I due brigatisti - è stato rilevato dal procuratore Ubaldo Nannucci e dal suo aggiunto Francesco Fleury - non avevano in dotazione un armamento adeguato (ma una pistola 7,65 con un solo caricatore) e non avrebbero probabilmente scelto il treno per spostarsi in vista di un'azione armata imminente.
Ma in margine a questa tragica vicenda c'è da registrare un'altra notizia. Proprio domenica era in programma, ma poi è stata sconsigliata dagli investigatori e annullata, una visita ad Arezzo del professor Michele Tiraboschi, uno degli allievi del professor Marco Biagi, e della vedova del giuslavorista ucciso a Bologna del quale tra pochi giorni, il 19 marzo, ricorrerà il primo anniversario della morte. Una visita forse per organizzare una commemorazione del professore ucciso dalle Br e della quale solo pochissimi erano al corrente.
Il nome di Michele Tiraboschi, docente di Diritto a Modena, non era ignoto ai due brigatisti: tra l'altro, Galesi è stato trovato in possesso di un articolo pubblicato dallo studioso sul quotidiano economico "Sole 24 ore". Ma molti indizi suggerirebbero che Desdemona Lioce e Mario Galesi avevano intenzione di non restare per molte ore ad Arezzo, forse di tornare addirittura domenica sera nella capitale da dove erano partiti. I due avevano un biglietto ferroviario di andata e ritorno acquistato alla stazione Tiburtina di Roma e nel borsone che avevano con loro avevano portato anche qualche panino imbottito.
Intanto, negli ambienti investigativi bolognesi si ripete che questa, emersa dopo la sparatoria di domenica scors, "è la pista giusta per arrivare agli assassini del professor Marco Biagi" e gli investigatori sono febbrilmente al lavoro per confrontare le foto di Mario Galesi con i filmati registrati alla stazione di Bologna la sera dell' omicidio di Biagi.
"Stiamo vedendo tutto. È un lavoro complesso: ci vuole del tempo". Un esperto dell'antiterrorismo sintetizza così il lavoro che tiene impegnate non solo le Digos di Firenze e Arezzo, ma anche quelle di Bologna e Roma, tutte riunite nella sede della questura aretina che ospita la squadra mobile insieme a funzionari dell'ex Ucigos arrivati da Roma. Collaborazione è la parola d'ordine. E così gli investigatori verificano se fra i fotogrammi registrati dalle telecamere della stazione di Bologna quando fu ucciso Biagi sia forse ritratto Mario Galesi, o se l'immagine del presunto brigatista morto ieri sera possa corrispondere all'identikit di chi ha agito a Roma per l'attentato a D'Antona. Ancora, si verifica se Nadia Desdemona Lioce possa aver partecipato alla rapina nell'ufficio postale di Firenze il 6 febbraio scorso, che aveva subito fatto sospettare un colpo di autofinanziamento. Si esamina poi tutto il materiale ritrovato nel borsone che Galesi e Lioce avevano come bagaglio. Sono intanto già scattate le prime perquisizioni a Roma e altre seguiranno.

Azioni e rivendicazioni
Risale a 8 anni fa il primo volantino del nuovo corso
L'ultimo documento ufficiale degli Nta, Nuclei territoriali antimperialisti, è quello fatto recapitare ad alcuni quotidiani locali il 4 gennaio scorso, contenente minacce ai magistrati Labozzetta, Fadda e Papalia. Ma il gruppo era attivo da sette anni prima. Ecco una carrellata, a ritroso nel tempo, delle azioni e delle rivendicazioni a matrice "Nta".
Il 20 luglio 2002 viene diffuso un documento politico firmato dalla cellula Stefano Ferrari "Rico", un militante delle Br, colonna Walter Alasia, ucciso a Milano nell'82.
Il 20 marzo 2002 gli Nta approvano l'operato delle Br Pcc che il giorno precedente assassinarono il giuslavorista Marco Biagi.
Il 28 novembre 2001 nuovo documento contro il Libro bianco, la nuova sanità la riforma dello Stato sociale. Attacco ai sindacati e al governo.
Nel testo fatto ritrovare il 17 novembre 2001 è contenuto un invito a ricomporre tutte le sigle eversive impegnate in un progetto comune contro l'avanzare dell'imperialismo e lo strapotere dello Stato.
Il 9 agosto 2001 una bomba distrugge l'ingresso principale del tribunale di Venezia. L'azione è rivendicata dalla cellula Carlo Pulcini Azione Rialto firma con un lungo documento politico che attacca il governo Berlusconi-Bossi-Fini. Dubbi della magistratura sulla paternità di questo atto criminoso.
E' del 12 aprile 2001 la rivendicazione dell'attentato contro lo Iai e il consiglio per le relazioni Italia-Usa avvenuto a Roma.
L'11 aprile 2001 un altro volantino contenete minacce a vari personaggi del Nord Est viene rinvenuto a firma Nta Sezione Bassa Padovana.
Il 13 gennaio 2001 un nuovo documento politico.
Nel settembre 2000 la cellula Barbara Kilster firma la risoluzione strategica 02/2000 e fa espliciti riferimenti ad un summit tra sigle eversive avvenuto tra il 12 e il 15 agosto dello stesso anno.
Il 16 settembre 2000 esplode un ordigno a Trieste nell'edificio che ospita gli uffici dell'Ice e dell'Ince-Cei
Il primo maggio 2000 un volantino a firma "Nta" viene fatto ritrovare in diverse località del Friuli Venezia Giulia, tra cui Pordenone.
Il 25 maggio 1999 viene annunciata la ripresa della lotta armata contro la Nato. Gli Nta inviano il documento via internet.
Il 12 maggio 1999 a Pordenone gli Nta rivendicano alcuni attentati e ne smentiscono altri.
L'11 maggio 1999 a Roma esplode un ordigno contro a sede dei Ds. La rivendicazione è degli Nta.
Il 7 maggio 1999 gli Nta rivendicano a Pordenone due azioni compiute a Verona. Da aprile a maggio si susseguono alcuni attentati incendiari ai danni di auto appartenenti a militari Usaf.
12 settembre 1998 a Casarsa viene ritrovata una busta con il simbolo degli Nta contenente minacce a varie persone.
Risale, poi, al 12 settembre 1997 la prima risoluzione strategica degli Nta farro ritrovare a Roma.
Il 20 maggio 1997 a Udine viene incendiata un'auto in una concessionaria della Toyota.
Il 9 marzo 1996 a Trieste viene ritrovato il documento numero 3 degli Nta che annuncia la prossima risoluzione strategica.
Il 13 gennaio 1996 va a fuoco l'auto di un militare della Base Usaf. L'attentato avviene poche ore prima della visita di Bill Clinton.
Il 9 dicembre 1995, infine, è la data di pubblicazione del primo volantino con la stella a cinque punte poi attribuito agli Nta."

I grandi vecchi Pizzarelli e Aiosa mantengono potere dal carcere
Francesco Aiosa e Ario Pizzarelli sono i due "irriducibili" che dal carcere, nel quale sono rinchiusi per scontare la condanna definitiva inflittagli proprio per la partecipazione all'attentato contro la Base Usaf di Aviano del '93, "rivendicarono" la paternità morale dei due omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi a firma Br.
Entrambi arrestati nel 1993, devono scontare, il primo una condanna a 10 anni e i secondo a 12, diventate definitive nel 1996, per i fatti di Aviano. Diversi i ruoli dei due brigatisti: Ario Pizzarelli, 49 anni, bresciano, sarebbe stato il regista politico e il propagandista dell'azione; Francesco Aiosa, 45 anni, palermitano trasferitosi a Genova, sarebbe stato, invece, il braccio armato.
Secondo gli inquirenti, e il tribunale che li condannò, a compiere l'azione sarebbero stati in tre: Aiosa, Angelo Dalla Longa, pordenonese, e Paolo Dorigo, veneto. Le indagini consentirono però di individuare, complessivamente, 14 persone che vennero arrestate e dovettero rispondere, davanti ai magistrati, di diverse ipotesi di reato.
I nomi di Aiosa e Pizzarelli, insieme a quelli di altri tre irriducibili che dal carcere di Novara plaudirono all'omicidio di D'Antona, compaiono inoltre tra le firme dei documenti del dibattito interno alle Br per la costituzione del Partito comunista combattente.

QUESTA ATTRIBUZIONE DI GRANDEZZA, DI POTERE DAL CARCERE, QUESTA PUBBLICITA' AD UNA POSIZIONE (NOVARA 1999) COMUNQUE MINORITARIA ANCHE ALL'INTERNO DELLE BR CARCERATE, COSA SIGNIFICA ?

COSA SIGNIFICA UNA CAMPAGNA MEDIATICA ORCHESTRATA DA FRAGOMENI, DIRETTORE DI NOVARA E PROBABILE GRANDE REGISTA DEGLI ELETTRODI INNESTATI A DORIGO IL 10-1-1996, SE SI SA CHE LA "LETTERA" AL CORRIERE DELLA SERA DI MILANO POSTATA DALLE CELLE DI NOVARA NON FU "INTERCETTATA" MA SEMPLICEMENTE "TRATTENUTA" DALLA "CENSURA" DEL FRAGOMENI CHE CON QUELLO "SCOOP" SI FECE GRANDE SUL NIENTE ?

Ario Pizzarelli, condannato a 11 anni per la Walter Alasia, arrestato nel 1983 e scarcerato una prima volta nel 1992, avendo usufruito del beneficio dell'affidamento sociale, e Francesco Aiosa, condannato a 8 anni (+ 4 per un episodio carcerario a Trani) per la colonna genovese, arrestato nel 1980 e scarcerato nel 1991, non erano certo "grandi vecchi" ma semplici militanti comunisti che si attribuiscono, contro il parere di altri prigionieri, della qualifica di "militanti delle Br-pcc" a partire dal 31 marzo 1994 - 6 giugno 1994, e non subito dopo l'arresto come di norma. Perché allora "GRANDI VECCHI" ?

Domandiamolo alla Digos di Pordenone, IL PERCHE' !!!
 



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