MA QUANDO LA FINIRANNO?

"il manifesto" del 6 gennaio riporta, a pagina 13, una
breve biografia dello scrittore moldavo Paul Goma - curata
da tale M.D. (presumibilmente Marco Dotti, che firma il
pezzo accanto dedicato ad un romanzo del medesimo
scrittore, n.d.a.) - nella quale si può leggere l'ennesimo
assurdo attacco al compagno Stalin.
Lo scribacchino sproloquia così: <Come molti autori della
sua generazione, Goma aveva familiarità con i metodi di
repressione e rieducazione staliniani. Ancora studente
universitario, nel 1956 venne arrestato e condannato a due
anni di carcere e sei di confino, per avere espresso
pubblicamente in un'aula dell'Università di Bucarest la
propria opinione sui fatti di Ungheria>.
Vorremmo far notare al pennivendolo del 'quotidiano
comunista' che è assurdo asserire, come fa lui, che questo
signore moldavo avrebbe conosciuto "i metodi di repressione
e rieducazione staliniana", almeno non direttamente, stando
a quanto egli stesso scrive.
Infatti il compagno Stalin morì il 5 marzo 1953, ben tre
anni e mezzo prima dei fatti di Ungheria - accaduti
nell'ottobre 1956 - per i quali lo scrittore fu condannato.
Il redattore del quotidiano di via Tomacelli, inoltre,
dovrebbe conoscere la lingua italiana, e non incappare
nell'errore di definire staliniana (cioé attinente alla
sfera personale del compagno Stalin) ciò che al massimo,
impropriamente, si potrebbe dire stalinista (proprio dei
seguaci del pensiero e dell'opera del compagno Stalin).
Ma anche in questo caso commetterebbe un errore: tutto si
può dire di Nikita Krusciov, il segretario generale del
Comitato Centrale del PCUS dopo la morte del 'magnifico
georgiano' (definizione del compagno Lenin) e all'epoca
dell'invasione dell'Ungheria, tranne che egli fosse uno
stalinista.
Prova di ciò sta nel famigerato rapporto segreto al XX
congresso del PCUS sui presunti crimini staliniani, e la
successiva destalinizzazione del partito sovietico (che da
quel momento si avviò sulla via del revisionismo moderno),
che fu preparato e letto da lui stesso, e da lui consegnato
nelle mani dei servizi segreti yanqui che lo fecero subito
pubblicare in tutto l'occidente borghese capitalista.
Consigliamo vivamente al signor Marco Dotti lo studio
accurato della storia e, soprattutto, della lingua italiana.

Torino, 06 gennaio 2008