SABATO 9 FEBBRAIO: L'INIZIO DELLA FINE ?
Sabato 9 febbraio si tiene a Torino la conferenza nazionale
delle lavoratrici e dei lavoratori di Rc-Se; lo spazio che
ospita la giornata è quello che si trova nel parco della
Pellerina esattamente di fronte alla fabbrica siderurgica
Thyssenkrupp, assurta agli 'onori' delle cronache il 6
dicembre scorso per la strage di sette operai morti
bruciati.
La tensostruttura montata per l'occasione ospita circa 300
convenuti da tutta Italia; la maggior parte di queste sono
aderenti a Rifondazione, ma sono presenti delegazioni degli
altri partiti della Cosa rossa; all'esterno stazionano i
banchetti delle minoranze interne di Falcemartello e di
Essere Comunisti, mentre i ferrandiani del PCL
distribuiscono un volantino che invita i presenti ad
aderire al progetto di 'polo di classe anticapitalista' ed
un gruppo di operai della Fincantieri di Genova,
appartenenti al circolo aziendale del partito rifondarolo,
distribuiscono un volantino nel quale stigmatizzano il
fatto che la dirigenza abbia impedito ad un loro
rappresentante, l'operaio Piero Acquilino, di parlare alla
platea torinese.
Folta è la rappresentanza istituzionale per quello che di
fatto è l'avvenimento di apertura della campagna
elettorale, pur essendo stato messo in cantiere subito dopo
la strage all'acciaieria, quindi molto prima della fatale
crisi di governo.
Si riconoscono tra gli altri: il ministro pinerolese Paolo
Ferrero; i capigruppo alla Camera, al Senato ed al
Parlamento europeo Gennaro Migliore, Giovanni Russo Spena e
Roberto Musacchio; le deputate Marilde Provera e Graziella
Mascia; il segretario Franco Giordano ed il
senatore 'dissidente' Claudio Grassi; l'(in)Fausto non è
presente, ma invia un messaggio di saluto letto in apertura
del consesso dal segretario provinciale Gianni Favaro della
minoranza di Essere Comunisti.
Sul fronte sindacale sono presenti: il segretario torinese
della Fiom Giorgio Airaudo, Giorgio Cremaschi della Rete 28
Aprile ed il responsabile nazionale del dipartimento
Economia e Lavoro, il bresciano Maurizio Zipponi.
A quest'ultimo, dopo sette minuti di silenzio per
commemorare le vittime della fabbrica che si trova lì
davanti ed i saluti portati dal sindaco della città - il
piddino ex-DS Sergio Chiamparino - e da un operaio della
Thyssenkrupp - Ciro Argentino del Pdci, viene affidata la
relazione introduttiva, nel corso della quale ripropone la
solita tiritera della dirigenza rifondarola sulle carenze
del governo del Mortadella; sotto accusa finisce
soprattutto la politica dei due tempi, con il risanamento
dei conti pubblici effettuato con enormi sacrifici da parte
dei lavoratori senza che poi a questi venga restituito
nulla in termini di risorse prese dal cosiddetto tesoretto
per l'assoluto ostracismo da parte della "destra moderata"
che, per impedire la redistribuzione delle risorse, ha
fatto cadere il governo.
Viene da chiedersi dove fossero i dirigenti di Rifondazione
negli ultimi due anni; ci risulta che stessero al governo,
e quindi appare ridicolo questo voler scaricare sulle
spalle di altri tutto il peso delle mancate politiche a
favore dei proletari, quando sarebbe bastato che non
avessero accettato la politica dei due tempi, o almeno si
fossero battuti seriamente per invertire le priorità: prima
avrebbero dovuto imporre la redistribuzione ai lavoratori
delle entrate maggiori dovute alla lotta alla evasione
fiscale, solo dopo procedere al risanamento dei conti
pubblici.
Questo avrebbero dovuto fare se realmente stava loro a
cuore l'esistenza dei proletari, ma in effetti chi avesse
mai sperato in un capovolgimento del genere non avrebbe che
potuto restare deluso: a questi signori in realtà non
gliene può fregare di meno se le famiglie non arrivano alla
terza settimana, il loro appannaggio consente loro di non
preoccuparsi minimamente delle condizioni di vita delle
persone 'normali'.
Dopo l'intervento di Zipponi si susseguono, senza soluzione
di continuità, interventi di parecchi lavoratrici e
numerosi lavoratori provenienti da tutta Italia fino a che
alle 16:30, con mezz'ora di anticipo rispetto a quanto
previsto, sale sul palco il segretario Franco Giordano;
costui parla per circa una ora enfatizzando spesso, alla
ricerca dell'applauso, molti passaggi - soprattutto quelli
che riguardano la caduta del governo per mano della "destra
moderata" <proprio nel momento in cui, terminata
l'emergenza conti pubblici, l'esecutivo si accingeva ad
attuare la redistribuzione delle risorse ai lavoratori
(sic!)>.
La risposta dell'uditorio è inaspettatamente fredda - solo
le prime file, quelle dove si trovavano i vertici partitici
e sindacali, hanno applaudito tra l'assoluta indifferenza
del resto della tenda - e questo dimostra come ormai, anche
coloro che pur essendo proletari sono ancora legati a
questi signori, cominciano a capire veramente con chi hanno
a che fare e iniziano a staccarsene.
Che sia l'inizio della fine della falsa sinistra
istituzionale?
Per parte nostra non potremmo che rallegrarcene.
Torino, 09 febbraio 2008