ORDINARIA REPRESSIONE
Torino, martedì 15 gennaio, ore 18:00 circa: a seguito
della segnalazione di una rapina avvenuta nella zona di
corso San Maurizio - quella della cittadella universitaria
e della Mole antonelliana - una pattuglia di agenti
di "pubblica sicurezza" esegue, o almeno ci prova, il
controllo dei documenti di tre ragazzi che sembrano avere i
connotati corrispondenti all'identikit dei malviventi
diramato dalla centrale.
Diciamo ci provano perché i tre sono militanti della
galassia anarchica che fa capo al Centro di documentazione
Porfido di via Tarino 12, ed al loro netto rifiuto di
consegnare agli sbirri quanto richiesto, rifiuto condito
con azioni di autodifesa attiva, i militari si ritrovano a
dover fronteggiare l'ira di un gruppo di avventori di un
bar lì vicino, accorsi in aiuto dei tre ragazzi nel momento
in cui uno degli agenti insegue uno dei tre, che sta
fuggendo, e brandisce minacciosamente una pistola; seguono
proteste che sfociano in scontri fisici e lancio di oggetti.
Dopo qualche po' di tempo sembra tornare la calma, e i
rappresentanti delle "forze dell'ordine" - che nel
frattempo possono contare sull'aiuto del reparto celere
appena arrivato dallo stadio Olimpico - arrestano i tre
compagni per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale,
mentre i compagni dei tre organizzano un blocco di corso
Regina Margherita <fino a quando - spiegano - non liberate
Maja (detta la Bulgara), Brizio e Ale>.
In serata, poi, la protesta si sposta sotto gli uffici
della questura, dove gli anarchici rimangono fino circa
alle quattro del mattino urlando slogan del tipo
<Assassini, assassini>.
Fin qui appare la cronaca di una 'ordinaria' azione di
repressione, magari volta a creare un clima pesante per il
corteo di sabato 19, indetto con l'intento di <rialzare la
testa, spezzare l'indifferenza, rompere il silenzio>: la
cosa incredibile, invece, è l'intervista al famigerato
procuratore aggiunto di Torino - Maurizio Laudi - il quale
dichiara alla "Repubblica" - pagine locali - che <si tratta
di un episodio circoscritto ma preoccupante. Lo Stato
dovrebbe dimostrare fermezza: spesso è incapace di far
rispettare le regole>.
Di preoccupante troviamo solo la faccia tosta di questo
servitore dello Stato borghese reazionario, vero esperto in
montature giudiziarie, che invoca la repressione di queste
manifestazioni di rabbia popolare contro i piccoli e grandi
soprusi a cui sono sottoposti quotidianamente dall'apparato
repressivo, mentre nella stessa pagina del quotidiano
diretto da Eugenio Scalfari campeggia la richiesta di
archiviazione dell'inchiesta sul massacro, avvenuto il 6
dicembre 2005, delle folle NO TAV a Venaus perché, sostiene
la procura, è <impossibile identificare i responsabili>.
Come al solito ci troviamo davanti alla politica dei due
pesi e due misure: pugno di ferro contro i proletari,
assoluta impunità per le "forze dell'ordine".
Torino, 17 gennaio 2008