MISSIONE DI GUERRA

"Liberazione" e "la Repubblica" del 16 gennaio riportano la
notizia che "Peacereporter" - l'organizzazione dei
giornalisti pacifisti diretta dall'ex redattore
del "manifesto" Maso Notarianni - ha inviato, in occasione
della discussione in parlamento del rifinanziamento delle
missioni militari italiane all'estero, a tutte le
segreterie dei partiti - sia di destra che di falsa
sinistra, un dossier con tutte le prove che i soldati
italiani stanno conducendo una guerra offensiva nei
confronti dei taliban afghani per chiedere loro cosa
intendano fare, visto che è del tutto evidente come le
famigerate 'regole di ingaggio' delle truppe siano ormai
palesemente regola morta, sempre che - e ci permettiamo di
dubitarne - siano mai state rispettate, sin dall'inizio
della missione.
Queste rivelazioni non ci colgono certo di sorpresa - non è
la prima volta che 'si scopre' che i soldati italiani non
si limitano a rispondere al fuoco nemico ma collaborano
attivamente al massacro della popolazione civile, 'effetto
collaterale' della ricerca, a suon di bombe sganciate dal
cielo, dei 'terribili estremisti islamici' - quello che ci
lascia perplessi è l'atteggiamento del giornale rifondarolo.
Esso comunica la notizia in maniera asettica - vedasi, a
pagina 9, l'articolo di Martino Mazzonis dal
titolo "Peacereporter: <In Afghanistan combattiamo>. E
nella Nato si litiga sull'invio di truppe" - senza
prevedere alcun commento da parte del redattore, che si
limita a proseguire senza batter ciglio dopo aver
incredibilmente affermato: <Non c'è solo l'Italia in
Afghanistan e, a prescindere dalla presenza delle nostre
truppe, dal 2001 la situazione resta catastrofica>
avallando così la linea governativa di reiterazione della
partecipazione all'occupazione del paese da parte
dell'esercito italiano.
D'altra parte neppure un componente della dirigenza
rifondarla si prende la briga di commentare questa notizia,
forse perché tutti troppo occupati a difendere la libertà
di parola del papa (notoriamente sempre censurato da tutti
in Italia, dove - come si sa - da sempre dominano politici
pretofili) o forse troppo affacendati a cercare accordi con
fascisti e forzitalioti per varare la nuova legge
elettorale; in verità a noi sorge il sospetto che al terzo
piano di via del Policlinico sappiano già da lungo tempo
come stanno realmente le cose, ed evitino di intervenire
avendo già ammainato la bandiera della difesa della pace in
favore di quella in difesa delle poltrone governative.

Torino, 16 gennaio 2008