DE PROFUNDIS PER RIFONDAZIONE

 

Il 27 novembre 2007 è una data storica: la morte annunciata

della sedicente "rifondazione comunista".

E' questo l'esito scontato a cui porterà l'ennesimo

rovescio che si è abbattuto sulla testa del partito

dell'(in)Fausto: la votazione a favore dell'infame

protocollo del 23 luglio nella sua versione più

smaccatamente fascista, quella voluta dal Rospo, che non a

caso esulta per la <sconfitta della sinistra>.

Il segretario rifondarolo dice: <votiamo sì per senso di

responsabilità>, che in soldoni significa "teniamo in piedi

questo governo perché abbiamo un ministro, una viceministro

e sei sottosegretari": il resto del suo partito, però,

sembra non essere più tanto convinto della bontà della

linea ufficiale, tanto è vero che, nella votazione interna

del gruppo alla Camera, 10 deputati su 35 si sono espressi

contro il voto al governo.

La fronda interna è composta da: Ramon Mantovani, Paolo

Cacciari, Franesco Caruso, Franco Russo, Maurizio Acerbo,

Mercedes Frias, Marilde Provera, Angela Lombardi, Alberto

Burgio e Gianluigi Pegolo; a questi vanno aggiunti altri

cinque parlamentari - dei quali purtroppo non conosciamo

l'identità - che si sono astenuti.

Sembrerebbe una dichiarazione di guerra al governo: peccato

solo che il capogruppo Gennaro Migliore si sia affrettato a

sostenere che <tutti i deputati si sono impegnati a

sostenere in aula la scelta del partito votando la fiducia

senza eccezioni>, il che significa che i 15 in questione

sono soltanto dei parolai: visto che alla Camera

l'esecutivo gode di una ampia maggioranza (70 deputati in

più rispetto all'opposizione) potrebbero tranquillamente

votare no per rimarcare la loro contrarietà a questo infame

provvedimento, ma preferiscono chinare la testa e

continuare a fare ciò che dice la "destra moderata".

Alla prova della votazione, solo un deputato - Salvatore

Cannavò di Sinistra Critica - sarà per il no, pur essendosi

astenuto nella votazione del gruppo, mentre il solo

Gianluigi Pegolo dell'Ernesto si spingerà, ancorché votando

la fiducia, a segnalare la necessità di rompere col governo

al più presto (vedasi in proposito l'articolo a pagina 5

del "manifesto" del 29 novembre a firma A.Fab.); ci

chiediamo soltanto su quale argomento intenderanno farlo,

visto che i rifondaroli stanno continuando ad ingoiare

rospi.

L'ultima speranza sono i senatori Turigliatto e Giannini:

chissà che loro non abbiano il buon senso di mandare a casa

il Maratoneta Emiliano.

In tutti i casi, sia che esploda in mille rivoli sia che

faccia la federazione con il resto della falsa sinistra,

pare proprio che Rc-Se sia alla fine della sua parabola

politica.

Non crediamo che i proletari abbiano di che dispiacersene,

anzi invitiamo tutti a tenere in frigorifero una bottiglia

di spumante per festeggiare il lieto evento.

 

Torino, 29 novembre 2007