DUE PESI E DUE MISURE
Domenica 11 novembre è stata una giornata drammatica per il
calcio italiano: un tifoso laziale è stato ucciso da un
agente di "pubblica sicurezza" dal grilletto
facile nel
parcheggio dell'autogrill Badia al Pino, vicino ad Arezzo -
pare per cercare di sedare una presunta, e non confermata,
rissa tra tifosi laziali e juventini - e, nel corso della
giornata, ci sono stati episodi di violenza da parte di
molti gruppi ultras in varie parti d'Italia.
I tafferugli di maggiore entità si sono verificati a
Bergamo, Milano, e soprattutto Roma, dove, in serata, si è
assistito ad un vero e proprio assalto alle "forze
dell'ordine" con l'incendio di ben tre commissariati da
parte di esponenti di tutte e due le tifoserie capitoline
coalizzate per l'occasione.
Il giovedì successivo è arrivata la decisione del ministero
dell'Interno in merito ai fatti: trasferte vietate alle
tifoserie di Atalanta, Catania, Milan, Roma, Sampdoria,
Torino e forse Parma.
Ci piacerebbe sapere con quale criterio sono state scelte
le tifoserie da punire, visto che tra queste non risultano
né la Lazio né la Juventus, quelle che si sarebbero
affrontate all'autogrill della tragedia, mentre si
colpiscono gli ultras del Torino e del Catania che, per
protesta, hanno deciso di lasciare vuoto il settore a loro
riservato, senza provocare alcun problema di ordine
pubblico.
Come al solito assistiamo alla politica dei due pesi e due
misure (sarà mica anche sudditanza psicologica verso gli
Agnelli e verso Fini?) che porta il solo risultato di
esacerbare gli animi: e poi dicono di voler combattere la
violenza negli stadi.
Torino, 16 novembre 2007
AZIONI COLLETTIVE
La legge Finanziaria 2008 ci regala, sulla carta ma poi
andrà verificata nella pratica, la possibilità di adire -
attraverso le associazioni dei consumatori - ad azioni
collettive in tribunale contro le aziende: salutiamo con
gioia questo provvedimento che va nella direzione della
salvaguardia dei diritti dei cittadini di fronte allo
strapotere ed alla protervia dei padroni.
Che questa sia una buona norma ce lo conferma il signor
Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, che
immediatamente commenta: <provvedimento rozzo che mette
le
imprese nelle condizioni di subire ricatti di ogni tipo>;
il numero due degli industriali teme che lui ed i suoi
colleghi debbano finalmente pagare per frodi, truffe, danni
ambientali ed alla salute dei cittadini, che lorsignori
perpetrano da sempre nella più totale impunità; si veda al
proposito la vicenda Eternit-amianto, che è paradigmatica
della situazione.
In questa vicenda, poi, vi è anche l'aspetto comico: a far
passare questa norma ha contribuito in maniera decisiva un
senatore forzitaliota - Roberto Antonione - il quale,
accortosi dell'errore, si è messo a piangere e si è detto
pronto a dimettersi.
Una cosa, però, viene sottaciuta da tutti i commentatori
dei quotidiani del 16 novembre: il provvedimento è passato
con 158 voti a favore contro 157, il che significa che
qualcuno della maggioranza - che al Senato conta tre voti
di scarto - non ha votato affatto per il governo: sarebbe
interessante scoprire chi, contro le indicazioni del
proprio governo, ha votato per mantenere lo strapotere
confindustriale; è una questione di igiene politica.
Torino, 16 novembre 2007