BAGGIANATE
L'(in)Fausto, dalle telcamere della trasmissione "8 e
mezzo" - condotta da Giuliano Ferrara e dalla sua ex
portavoce Ritanna Armeni, in onda lunedì sera, 5 novembre,
su "La 7" - ci delizia ancora una volta con una
serie di
baggianate che vanno ad arricchire il già ampio repertorio
di suoi florilegi.
Afferma il presidente della Camera: <sarebbe cosa buona e
giusta che questo governo durasse tutta la legislatura>,
con <un tempo congruo per lavorare>, e che alla fine
fosse
<valutato dagli elettori; penso che il governo e la sua
maggioranza debbano ritrovare le ragioni per proseguire il
cammino partendo dal programma dell'Unione>.
Sorvoliamo sulla cattolicissima citazione iniziale, dato
che ormai la terza carica dello Stato ha dato ampia
dimostrazione della sua conversione religiosa, e
concentriamo la nostra attenzione sulla valenza politica
del suo ragionamento: l'ex sindacalista della Fiom si
schiera apertamente tra coloro che sostengono la necessità
che l'esecutivo guidato da Mortadella resti in carica per
cinque anni, per poi essere valutato - alla scadenza
naturale della legislatura - dagli elettori sula base di
quanto fatto.
L'(in)Fausto, evidentemente, è proprio innamorato del suo
scranno: sa benissimo che, qualora si tenessero elezioni
anticipate, egli verrebbe certamente cacciato dalla sua
carica al momento dell'insediamento del nuovo parlamento -
che sicuramente vedrebbe una schiacciante maggioranza della
destra reazionaria, checché ne dica il segretario del Pd
Uolter Veltroni, il quale qualche giorno fa asserva:
<nell'eventualità di elezioni anticipate potrebbe
succedere
di tutto> e quotava il Pd ad un fantomatico 37 per cento
dei suffragi - e quindi le tenta tutte per salvare il
governo, giustificando questo suo ennesimo voltafaccia con
il solito richiamo al rispetto del programma, cioé di
quello scritto, di 282 pagine, senza capo né coda che stava
alla base della vittoria elettorale unionista.
L'ex burocrate del sindacato degli operai metalmeccanici
non è ancora soddisfatto di tutti i danni provocati da
questo esecutivo, che in un anno e mezzo è stato solo
capace di varare misure antioperaie ed antipopolari.
E' giunta l'ora di dire basta e mandarli a casa; il 9
novembre occorre scendere in piazza, a fianco delle
organizzazioni sindacali di base e di classe, contro
l'ennesima legge vergogna che questo governo intende varare
sulla pelle dei lavoratori e dei proletari in genere: la
legge Finanziaria 2008.
Occorre dar forza all'unico vero sindacato dei lavoratori:
lo Slai Cobas per il Sindacato di Classe.
Torino, 06 novembre 2007