SCHEDA SULL’INCONTRO A SPOLETO TRA L’AVVOCATO
TRUPIANO ED IL DETENUTO PROLETARIO ALDO FRABETTI del 1-9-2005 – versione 2
16-9-2005
Aldo Frabetti detenuto a Spoleto, arrestato una
prima volta nel 1994 e poi dopo la decorrenza termini, alla condanna definitiva
nel maggio 2000.
Lettera di Aldo Frabetti sul “suicidio” e sul
disinteresse alla sua morte, avvenuta dopo il settimanale incontro con la
psicologa criminologa perugina
Articolo su
questa lettera, del Corriere dell’Umbria, 2-9-2005
Vedi Appello di Paolo Dorigo per Aldo Frabetti
comunista, già operaio ed ex
sindacalista, dentro da oltre 11 anni per le calunnie del pentito Scarano, e
con un'infame etichetta artatamente stampatagli addosso, "mafioso", si che nessuno si occupasse del suo assurdo caso giudiziario.
Fabretti è a Spoleto da oltre sei anni, eppure non ha avuto mai il piacere di conoscere il suo magistrato di sorveglianza, il quale, nonostante non lo conosca nemmeno, gli rigetta puntualmente ogni richiesta "in quanto trattasi di persona legata alla mafia".
Sulla stessa posizione il direttore del carcere spoletino, il quale molto stranamente non annota nemmeno che egli ha lavorato a lungo come "scopino", nonchè come "piantone", prima di essere egli stesso a sua volta piantonato visto che ha superato i 70 anni di età ed è invalido civile.
Andremo fino in fondo anche questa volta.
Lista Trupiano Anticarceraria
TESTIMONIANZA DELL’AVV.TRUPIANO SULLE CIRCOSTANZE
DEL SUICIDIO DI VINCENZO OLIVIERI
AVVENUTO A SPOLETO IL 21-8-2005
si tratta di Aldo Frabetti, anch'egli detenuto a
Spoleto nel reparto e.i.v. ed occupante la cella posta di fronte a quella di
Olivieri, morto suicida lo scorso 22 luglio.
Frabetti ha riferito all'avvocato Vittorio Trupiano, che ha già chiesto alla Procura della Repubblica di Spoleto di aprire un'undagine atta a stabilire se quel suicidio potesse essere evitato, specie in considerazione dei numerosi atti di autolesionismo posti in essere dall'Olivieri e più volte denunciati da Paolo Dorigo, anch'egli a suo tempo ristretto in quel reparto di massima vigilanza, che la sera prima del suo decesso Olivieri era stato a colloquio con la psicologa per quasi due ore, dopo di che si è accasciato sul proprio letto, immobile.
E' stato allora che il Fabretti ha ripetutamente richiamato l'attenzione della polizia penitenziaria, invocando aiuto per il proprio compagno.
Per tutta risposta, gli venne detto che non si capiva il motivo del suo allarmismo dal momento che Olivieri respirava..e l'agente se ne andò.
Fabretti, a parte che ha annotato orario e turno degli agenti in servizio in quel momento nel reparto e.i.v., ha pure dichiarato che saprebbe riconoscerlo subito e che negli ultimi cinque giorni di vita Olivieri era stranamente molto depresso e demotivato, al contrario del suo atteggiamento abituale contrassegnato da esuberanza e vitalità, al punto da generare una certa insofferenza da parte degli agenti di custodia in quella sezione della casa di reclusione di Spoleto.
Fabretti ha risposto alle indagini difensive dell'avvocato Trupiano sul suicidio di Olivieri.
E' molto improbabile, a questo punto, che il suo suicidio venga archiviato.
Questa volta, il muro di omertà che solitamente contraddistingue certi episodi è crollato grazie al coraggio ed all'attendibilità di chi, come Fabretti, fra meno di due anni avrà completamente scontato la sua pena, motivo per il quale avrebbe tutto l'interesse a tacere per non crearsi ulteriori inimicizie.
Basti pensare, al riguardo, che attende da maggio che il magistrato di sorveglianza si pronunci sulla sua richiesta di liberazione anticipata che, se accolta, lo libererebbe automaticamente.
Evidentemente a Fabretti 11 anni di carcerazione hanno insegnato che di fronte a certi episodi non ci comporta come i mafiosi.
Certi atteggiamenti andrebbero incoraggiati e non già..archiviati.
Avv. Vittorio Trupiano