Dossier e spie, il caso Telecom
«Impiegati
controllati»: i favori agli 007
Fondi
sospetti
MILANO — «Le investigazioni commissionate da Giuliano Tavaroli (fino al 2005 capo della sicurezza Pirelli-Telecom, ndr) a Emanuele Cipriani (investigatore privato della Polis d’Istinto a Firenze, ndr), piuttosto che un immediato e diretto interesse di Pirelli o di Telecom, perseguono verosimilmente l’obiettivo di far lavorare i privati su indagini di interesse dei Servizi segreti o semplicemente già note ai Servizi, facendo ricadere il costo di certe investigazioni sul conto del gruppo Pirelli-Telecom»: tanto che, secondo i pm, «l’incarico investigativo a Cipriani da parte di Tavaroli, piuttosto che volto ad apprendere determinate informazioni, segue verosimilmente l’acquisizione di un’iniziale notizia, forse embrionale, già in possesso degli apparati dello Stato». Un pezzo di Pirelli-Telecom «strumentalizzato da Tavaroli» ma nell’interesse di «qualcuno posto al di sopra di Tavaroli», o «quantomeno di qualcuno che riceveva le notizie e poi le utilizzava a propri fini»: c’è anche questo, secondo il gip Paola Belsito, dietro i 20 milioni di euro pagati dalla «security» Pirelli-Telecom a Cipriani per intrusioni nella privacy (non intercettazioni illegali, di cui non risultano casi documentati, ma traffico di tabulati telefonici e illeciti accertamenti in banche dati istituzionali) di almeno 1.200 persone.
NESSUN REATO DEGLI OO7—Quel qualcuno è l’ex numero due del Sismi, Marco Mancini, grande amico sia di Tavaroli sia di Cipriani? I «rapporti privilegiati tra i due», e la descrizione che le dipendenti di Cipriani fanno del «Marco» che periodicamente Cipriani diceva di andare a incontrare a un’uscita autostradale per attingere notizie dai «nostri mezzi», potrebbero farlo pensare. Ma il gip precisa che, non avendo scoperto di che genere fossero quelle notizie, l’indagine «non ha consentito di muovere alcuna contestazione a soggetti in qualche modo appartenenti o coinvolti nei servizi».
GESTIONE TELECOM «INSPIEGABILE »—Ma in seno a Pirelli-Telecom, aggiunge il gip, tutto ciò è stato possibile grazie a «una gestione anomala, difficilmente compatibile con quanto dovrebbe accadere in un settore rilevante di una grossa multinazionale». Di più: «Inspiegabile» la qualifica il giudice, «salvo non si pensi a reciproci "favori" tra Tavaroli e Cipriani». O «salvo si pensi ai pagamenti in contanti effettuati nelle mani di alcuni soggetti da Cipriani», che poi «emetteva fattura a Pirelli o a Telecom con un ricarico addirittura del 50% rispetto alla somma anticipata».
FONDI NERI O AZIENDA DERUBATA?—Da un lato, per i pm Napoleone-Civardi-Piacente, «queste vicende portano ad affermare che si potrebbe trattare di un sistema volto a nascondere l’esistenza di fondi neri destinati al pagamento di attività corruttive». Dall’altro, per il gip, «si tratta di ipotesi teoricamente prospettabile, che però, allo stato, risulta sfornita dei necessari elementi di riscontro. Allo stato, questi esborsi costituiscono sottrazioni indebite» a Pirelli-Telecom: «Tavaroli pagava Cipriani per la gestione di un "nero" della divisione security prontamente reperibile per probabili finalità corruttive», realizzando «un elegante drenaggio di risorse ai danni del gruppo».
«NERO PER TANGENTI» MA «VERTICI INCONSAPEVOLI» — Cipriani, insomma, «su incarico di Tavaroli, era solito fornire un curioso servizio di "cassa" pagato dalle società quotate». Possibile mai nell’interesse delle stesse Pirelli-Telecom? «Allo stato—ritiene il gip—non ci sono elementi per sostenere che la Security del gruppo (cioè Tavaroli, ndr) abbia disposto tali trasferimenti di denaro nella consapevolezza in capo agli organi sociali della destinazione (dei soldi, ndr) alla remunerazione all’estero di attività informativa acquisita tramite la corruzione di pubblici ufficiali». Anzi, «neppure si può allo stato sostenere che Cipriani abbia conseguito gli scopi sociali di Pirelli/Telecom tramite la corruzione di pubblici ufficiali». E «gli importi non paiono impiegati per finalità aziendali».
DIPENDENTI SPIATI DALL’AZIENDA — E le violazioni della privacy emerse dall’archivio Zeta, decifrato in parte sul Dvd sequestrato a Cipriani? Di sicuro, attestano i magistrati, almeno due dei lavori commissionati da Tavaroli a Cipriani erano davvero nell’interesse di Pirelli (operazione Filtro) e di Telecom (operazione Screening): radiografie (svolte però con modalità non lecite dall’agenzia di Cipriani) dell’affidabilità o meno di centinaia di dipendenti, a partire dai precedenti penali.
INDUSTRIALI E POLITICI INVESTIGATI — Più sfaccettata la questione dei rapporti tra Tavaroli e Cipriani «finalizzati all'acquisizione di dati su soggetti al vertice della politica e dell'economia del nostro Paese». Tra gli oltre 1.200 nomi che spuntano tra le carte o le deposizioni, oltre al calciatore Bobo Vieri o all’arbitro De Santis o a persino Ruggero Jucker (l’assassino della sua ex fidanzata), compaiono soprattutto personalità dell’economia come i Benetton, De Benedetti, Della Valle, Gnutti, più a fine luglio 2002 tutti i vertici di Banca di Roma (poi Capitalia, tra le maggiori finanziatrici di Olimpia) quali Cesare Geronzi, Vittorio Ripa di Meana, Calisto Tanzi, Franco Carraro e Alfio Marchini. Maqui i pmappaiono guardinghi: «C’è uno spaccato senza dubbio da verificare (attese le modalità di accertamento attraverso canali confidenziali e corrotti che, se forse a volte rappresentano la verità, certo non costituiscono il paradigma dell’accertamento giudiziale e tantomeno di questo Ufficio) su alcune figure strategiche della finanza e della politica italiana. E proprio su tali accertamenti» illeciti «è difficile ipotizzare che la committenza si basi semplicemente su un interesse della società o del presidente del gruppo Pirelli-Telecom». Il gip, senza riportare nomi di altri spiati, aggiunge: «Difficile credere in un interesse reale per Pirelli-Telecom, e quindi per i loro azionisti, nel dossier rinvenuto a carico di un noto arbitro di calcio, o di un famoso rappresentante del mondo dello spettacolo, o di un giornalista, o ancora di un politico dell’area di maggioranza di governo all’epoca ».
«TAVAROLI RIFERIVA SOLO ALLA PRESIDENZA» — Resta «di notevoli capacità invasive nella vita privata dei cittadini » la struttura «creata» da un Tavaroli che (scrivono i pmrichiamando l’organigramma spiegato dal responsabile dell’auditing interno Armando Focaroli) «in pratica non riferiva a nessuno» in forza di «un potere del cui uso Tavaroli rispondeva sostanzialmente solo alla Presidenza», cioè a Tronchetti Provera. Potere che Tavaroli avrebbe però usato per «strumentalizzare la Security del gruppo». Possibile Tronchetti Provera e i suoi non se ne avvedessero? «Stupisce— rilevano i pm—che, in strutture complesse ed efficienti come Pirelli e Telecom, Tavaroli avesse organizzato un sistema autoreferenziale in cui, all’interno del budget di spesa, aveva sostanzialmente "carta bianca"».
Luigi Ferrarella
21 settembre 2006