www.paolodorigo.it 1 e 2 e 3 novembre 2009
DIANA BLEFARI E' STATA ASSASSINATA
L'intervista andata in onda sul TG di Rete Veneta, sull'assassinio della compagna Diana Blefari
Successivamente a queste denunce O.L.G.A. ha diffuso questo comunicato gravissimo per le accuse che il suicidio di Diana sia stato "programmato" arrestando il suo fidanzato. Non lo troviamo in rete nel loro sito (autprol.org 19.1.2010) Ma lo abbiamo recuperato e lo riproponiamo per la gravità e serietà delle accuse allo Stato (23.1.2010) - testo di un prigioniero spagnolo sul volantino di OLGA
parte 1 denuncia - parte 2 Nadia Lioce 2006 - parte 3 Demistificazione dei quotidiani del 2 novembre - parte 4 Comunicati per Diana - parte 5 quotidiani del 2 - parte 6 cartolina di Diana del dicembre 2004
Oggi 1 novembre 2009 la compagna rivoluzionaria Diana Blefari Melazzi è stata assassinata dallo Stato borghese imperialista che la aveva in "custodia" per "esecuzione di pena" nel carcere di via Bartolo Longo in Roma, nella sezione femminile. Il resto del carcere di via Bartolo Longo ospita "uomini" infami e collaborazionisti e qualche transitante per processi dal circuito penale. E' un carcere maschile storicamente "ambito" dai collaborazionisti. Nella sezione femminile la compagna Diana Blefari e la compagna Nadia Lioce sono in 41 bis e quindi sono discriminate e differenziate rispetto alle altre detenute. Si trovava a Rebibbia in quanto il femminile di Aquila era stato chiuso. Ma lo Stato imperialista per impedirle di socializzare con altre prigioniere rivoluzionarie, anziché mandare Diana e Nadia a Latina, le ha messe in 41 bis con la infame legge del dicembre 2002, e per aumentare la "distanza" come circuiti carcerari, dalle altre compagne, ha chiuso il circuito EIV e lo ha passato come AS.
La compagna Blefari è stata oggetto anni fa delle attenzioni di "rifondazione comunista" degli Abruzzi, in quanto trovandosi all'Aquila, un loro esponente si "batté" perché venisse "curata" psichiatricamente e quindi tolta dal 41 bis.
Il 41 bis è un'obbrobrio, ma non è meno infame il trattamento nei manicomi "criminali" e nelle cliniche psichiatriche.
Quindi noi sostenemmo pubblicamente che Diana è ed era una compagna che non doveva "curarsi", ma che era lo Stato che doveva cessare di utilizzare tecnologie subliminali e di tortura bianca, e mezzi anche "usuali" e non solo tecnologici, di tortura bianca.
Non ha importanza che Diana si sia uccisa materialmente o che la abbiano uccisa materialmente delle guardie definendo poi suicidio l'omicidio, ciò che conta è il trattamento che quotidianamente è inferto nelle prigioni ai prigionieri che rifiutano la soluzione politica e le linee opportuniste di destra collaborazioniste.
GIUSTIZIA PROLETARIA !
NULLA RESTERA' IMPUNITO !
ONORE ALLA
RIVOLUZIONARIA DIANA BLEFARI !
Qui un testo diffuso nel 2006 da Nadia Lioce che smentisce le false citazioni usate dal Corriere della sera http://www.paolodorigo.it/Testo%20di%20Nadia%20Lioce%20su%20Diana%20e%2041bis%20tratto%20dal%20sito%20sri-svizzera.htm
parte 3 - Demistificazione dei quotidiani del 2-11-2009
1. Chiariamo innanzitutto il punto inerente la collocazione al momento del suicidio. Dicono non fosse in 41 bis comunque era sotto stretta sorveglianza, e, dice Ionta Franco, ex pm antiterrorismo facente parte del gruppo dei 36 terroristi in toga degli anni '80, ed attuale direttore del DAP, che aveva una guardia davanti alla cella e il blindato sempre aperto. Se è così, come ha fatto ad impiccarsi ? E inoltre va detto che il blindato sempre aperto e la guardia davanti alla cella sono misure che si prendono quando è già noto che la persona detenuta ha intenzioni autolesive.
2. Veniamo alla diffamazione che Diana volesse collaborare e avesse chiesto al Direttore a settembre di "incontrare un magistrato". Secondo noi Diana voleva denunciare ad un magistrato le torture che subiva, Diana NON E' MORTA SOLO PER L'ISOLAMENTO CHE E' UNA FORMA DI TORTURA (come dice il Com com milanese, per non dire del comunicato ASP che esclude in ogni modo e silenzia da anni le nostre denunce sulle torture tecnologiche), MA E' MORTA ANCHE PER LE TORTURE SPECIFICHE SUBLIMINALI E TECNOLOGICHE ADOTTATE NELLE CARCERI E DENUNCIATE SIA DA PAOLO DORIGO CHE DA FERNANDA FERRARI, entrambi ex prigionieri politici che hanno attuato una forma di autolesionismo in carcere in una occasione. Inoltre sulla stessa linea d'onda della richiesta al magistrato, va riportata la "citazione" di Nadia Lioce che è totalmente di segno opposto al documento pubblico del 2006 che qui nella parte 2 riportiamo.
3. Veniamo ai trattamenti sanitari obbligatori, a Montelupo Fiorentino ed a Sollicciano. Tutte cose nella zona di Firenze, sia il più terribile centro psichiatrico nazista italiano (OPG) sia le sezioni di "osservazione psichiatrica" di Sollicciano, luoghi ossia dove come noto a noi prigionieri ed ex prigionieri, la persona prigioniera torturata viene colpita con astio e violazioni inaudite. Inoltre se doveva andare in OPG, Diana avrebbe dovuto andare nel OPG femminile di Barcellona, e il fatto che esista una sezione femminile in altri OPG è di un'enorme gravità.
4. Veniamo al fatto che Diana è stata torturata anche con 30 perizie psichiatriche, umilianti per un-una prigioniero-a politico-a a cui viene negata così la valenza della propria identità e resistenza alla prigionia. E' di una gravità inaudita che queste cose venissero fatte con la stessa richiesta della difesa di Diana. A quanto ricordiamo, Diana difendeva la propria identità politica e non si considerava una pazza.
5. Veniamo al fatto che Diana era effettivamente depressa. Come 10 milioni almeno di italiani. E' questo un reato ? E' la psichiatria la cura ? CERTO CHE NO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
6. Veniamo al fatto che Diana aveva una madre morta suicida. Perché non si dice quanti italiani-e si suicidano all'anno, nomi cognomi indirizzi date e motivi e testi delle lettere che lasciano (come la direttrice del DAP Miserere Armida nel carcere di Sulmona nel 2003 e tanti altri operatori di polizia penitenziaria, carabinieri ecc., e non solo detenuti) ?
7. Veniamo al fatto del tono assunto da giornalacci come il Corriere della Sera ed altri, da anni '70, da massima mistificazione. Ed al fatto che una parte civile, come la beebe tarantelli, amaricana italianizzata, sia anche autrice di un'articolo "psicanalitico" sulle BR su una importante rivista di psicanalisi internazionale. Con che imparzialità pensa di esprimersi ? Noi siamo convinti che il suo punto di vista sia parziale. ALTRA COSA: LA STORIA LA SCRIVONO LE MASSE, NON I VINCITORI DELLE GUERRE SBAGLIATE. ED ALLA FINE VINCEREMO NOI PROLETARI NON VOI BORGHESI !!!
parte 4 - Comunicato Proletari comunisti, Comunicato Collettivo comunista milanese Comunicato SLAI Cobas Termoli e Comunicato Asp
Comunicato Proletari comunisti
Stammheim italiana... "suicidio di stato" - onore alla compagna Diana Blefari
Comunicato Collettivo comunista milanese
Stammheim italiana... "suicidio di stato" onore alla compagna
comunista rivoluzionaria Diana Blefari.
La compagna Diana Belfari è
stata uccisa dallo Stato della Borghesia Imperiasta italiano, non importa sapere
com maeterialmente è sucesso e
gli eventuali killer, la compagna è stata
uccisa da quella tortura legalizzata che è l'isolamento, l'impedimento a
ogni forma di socializzazione, è questo
perchè non si è voluta mai
piegare.
Quello che è accaduto alla compagna Diana è un monito a tutti i
proletari, perchè mostra cosa è capace la Borghesia Imperialista per difendere
il
suo marcio sistema.
Compagna Diana, la lotta continua. Colletivo Comunista Milanese
Comunicato SLAI Cobas Termoli
Ho sentito dire da qualcuno: è morta un'assassina. Forse avete ragione era un'assassina, ma noi? Noi che l'abbiamo uccisa cosa siamo ? E quanti assassini impuniti ci sono ? Abbiamo dimenticato i morti che che non hanno avuto giustizia ? Oggi, si oggi che i cattolici piangono i loro morti, dobbiamo ricordare i nostri morti: Peppino Impastato, Fausto e Iaio, Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi e molti altri.... Ma i loro assassini chi li costringerà all'estremo rimedio?
Comunicato ASP
http://www.paolodorigo.it/011109.pdf