Il pm Amelio sperava di strapparle il codice per decrittare i documenti
delle Nuove Br
la Nuova di Venezia — 02 novembre 2009 pagina 04 sezione: ATTUALITÀ
ROMA. Diana Blefari Melazzi doveva rispondere alle domande del pm Erminio Amelio, su Massimo Papini arrestato per banda armata il 2 ottobre scorso. Papini era legato sentimentalmente alla Blefari e l’avrebbe accompagnata nell’attività di organizzazione del gruppo, come nell’inchiesta che venne effettuata dai br per conoscere le abitudini di Biagi. Il pm Amelio aveva intenzione di sentire Blefari sul sistema di criptazione cosiddetto Pgp dei documenti trovati nel covo di via Montecuccoli. Per far luce sugli omicidi D’Antona e Biagi e giungere alla individuazione di altri personaggi coinvolti nell’organizzazione denominata Nuove Brigate Rosse. Massimo Papini, 34 anni, romano, era stato arrestato con l’accusa di partecipazione a banda armata delle Br-partito comunista combattente. Su Papini indaga anche la Procura di Bologna per la partecipazione all’omicidio di Marco Biagi. Papini, per gli investigatori, sarebbe stato legato a Blefari e l’avrebbe accompagnata all’internet point dove la donna fece partire la rivendicazione dell’omicidio del giuslavorista. Papini era legato sentimentalmente alla Blefari e l’avrebbe, secondo la procura, accompagnata nell’attività di organizzazione del gruppo, come nell’ inchiesta che venne effettuata dai brigatisti per conoscere le abitudini di Biagi. All’attenzione dei pm in sede di interrogatorio dell’ex brigatista, che doveva essere sentita come imputata in procedimento connesso, anche le comunicazioni telefoniche tra lei e Papini fatte utilizzando schede dedicate, con chiamate dirette a un solo interlocutore, una modalità usata dai componenti delle Br per evitare che i controlli potessero risalire a loro. Diana Blefari era convinta di essere al centro di un complotto: «D’Alema mi vuole uccidere» diceva e accusava le guardie carcerarie, «mi volete avvelenare».