Allorquando fui operato era il 10 gennaio 1996. Da allora al 12 maggio 2002 non ebbi la cognizione di cosa mi avevano fatto. La certezza la acquisii dopo alcune prove e verifiche pratiche il 16 maggio 2002. Il 17 maggio 2002 chiesi una TAC. Poi il 24 maggio 2002, dopo 12 giorni di impedimento al sonno, picchiai due guardie. Il 26 maggio 2002 fui trasferito a Livorno. Lì continuarono a torturarmi, ancora peggio. Dal 27 giugno 2002 fui a Spoleto, dove dalla metà di luglio – inizio di agosto 2002 iniziai a pensare e a scrivere la Controinchiesta.

Quindi i miei pensieri ed elaborazioni, quelle relative al mio vissuto carcerario, a persone che avevo conosciuto in carcere e a situazioni che avevo visto e potuto analizzare in maniera estremamente critica sino al 4 gennaio 1996, allorquando mi bruciai con 180 gr. di butano per protesta contro tutta una serie di cose sbagliate,  furono poi oggetto di manipolazione con me incosciente di questo e quindi non completamente in grado di distinguere i miei pensieri dai pensieri di chi mi torturava, sino al 12 – 16 maggio 2002. Ovviamente per fare questo dovevano conoscere bene le mie idee, ma questo non era difficile. Avevo molta corrispondenza e avevo scritto alcuni documenti processuali (Ud.Prel., II grado) molto lunghi, inoltre ero già stato perseguitato in abbondanza sin dal 1983 dai ros del Veneto (Ganzer).

Per questo il testo Le tre autocritiche e non le 10, 20 o chissà quante altre cose assolutamente gratuite verso me stesso che infami al servizio delle falsità e delle connivenze col sistema capitalista imperialista italiano – americano, mi istillavano.

Il documento che presento oggi, 1 dicembre 2006, è una parte di una lettera (che ricevette la destinataria per raccomandata la cui ricevuta di ritorno portava la firma del “nostro”), quella che condivido ancora, di una lettera che scrissi, critica, verso la ricostruzione fatta da “Sensibili alle foglie” nel progetto memoria, vol.1, relativa alla storia dei CPV – PO (Collettivi Politici Veneti per il Potere Operaio).

Questo documento è una piccola parte di un lavoro molto più ampio, un libro sulla storia dei CPV a Venezia-Mestre-Marghera e nel contesto veneto-friulano dal 1976 al 1982 e alla deriva opportunista di un ceto politico dopo il 1982, cui ci si oppose a Marghera come CDML (Guardare avanti !) che generò il Coordinamento regionale Veneto-Friuli contro la repressione, unendo compagni e familiari ed imputati a piede libero, nella lotta contro l’articolo 90, in tutto il Veneto e Friuli, per quasi 2 anni di attività solidale (1982-1984) ininterrotta, ma anche altrove (Padova e Vicentino) come CPT, sia pure su impostazioni diverse.

Testo lettera critica spedita nel novembre 1998 di critica al volume citato. (La mia compagna di allora, ora in semilibertà, Alberta, era stata in carcere per lungo tempo con la compagna all’epoca del sig.Curcio, e quindi indirizzai a lei la lettera, essendo da sempre stato ostile sin dal 1987 ai dirigenti della “soluzione politica”).

BRANO n.1 – nessun particolare ripensamento se non l’eccessiva gentilezza, ma lo scopo che mi ripromettevo era una risposta del nostro, per poterlo meglio attaccare dopo, come ha ben capito credo.

Quando cito Vesco, e le denunce di Padula (ma ce ne furono molte altre di compagne e compagni accusati come Br nel 1980, persino una compagna portata nuda e incappucciata al cospetto di un pm di sesso maschile), lo faccio perché di ciò e di altre cose non vi era traccia in “PM” n.4.

BRANO n.2 – CRITICA n.1

Non riscriverei la prima parte nello stesso modo, del n.1, né metterei la mano sul fuoco su persone che non ho conosciuto o che ho conosciuto in galera, pur avendo stima per alcuni dei prigionieri che citai e che nella sua schedatura il nostro non indicava. Forse in alcuni casi a ragione. È una cosa di cui ho smesso di interessarmi da alcuni mesi, ma per anni ho cercato di documentare all’esterno per rompere la invisibilità di certuni prigionieri, anche quando in qualche caso raro, vi era stupida e forse anche provocatoria ostilità nei miei confronti da parte di alcuni di questi.

Per cui ripropongo la parte che condivido ancora.

L’astio per i dissociati c’è ancora, quello che non si considera quando si è in galera, è quanto di merda sia la situazione fuori, che permette situazioni non dico da arancia meccanica, ma quasi, con i dissociati a fare da galletti.

Ma sul fatto che “PM” n.1 nascose la LAPC successiva al 1989, non ci sono dubbi. La “soluzione politica” fase n.2 coincise con un documento di una serie di prigionieri che nello stesso giorno del nuovo codice di procedura penale, per delegittimare (da arresi non potevano delegittimare alcuno, ma i giornali borghesi glielo permisero) chi stava fuori dal carcere e aveva militato nelle Br, nelle Br-pcc e nella Udcc, dichiararono “fuori dal carcere non vi sono più brigatisti”.

BRANO N.3 – CRITICA n.2

Qui confermo la critica, ma sbagliavo fonte. La pubblicazione del volantino non era avvenuta nell’opuscolo indicato


ma in una fanzine uscita in Veneto nel gennaio 1978, dal titolo “Insubordinazione sociale”, ciclostilata. Ecco il volantino, dalla fanzine citata faticosamente recuperata:

Il Fronte Comunista Combattente operò tra il 1977 e il 1980, nel 1980, dopo i blitz calogeriani che più pesantemente colpirono, più del 7 aprile, i CPV, coincidenza volle storicamente parlando che cessò di operare e iniziò ad operare il Fronte Comunista per il contropotere. Di tale cambiamento peraltro non ero convinto, rimanevo convinto, come sono stato sino al 2004 (ma con una prima fase di ripensamento critico del militarismo tra il 1997 e il 1999), che la linea correttamente delineata destinata a guidare il processo rivoluzionario in Italia stesse in una mediazione tra la linea diretta alla costruzione del Pcc nell’unità del politico e del militare, e la linea di massa necessaria a strappare le masse dal revisionismo. Il FCC, in questo volantino, affermavano “Costruire il fronte armato nel partito combattente”, il che non è esattamente la stessa frase che ricordavo, ma sotto diceva “W l’unità delle OCC”, il che spiega l’errore di memoria e conferma la bontà della critica a chi scrisse quelle tre paginette di storia dei CPV-PO in “PM” n.1, anche su questo primo punto specifico.

Veniamo alle altre “dimenticanze” di costoro. Parlando di questa ricostruzione scrivevo, certo provocando il nostro, che però si guardò bene dal reagire palesemente, né lui, né i suoi “mentori”.

BRANO N.4-CRITICA N.3

La critica la ho riconfermata nel lavoro di documentazione nel sito, in particolare nella pagina MEMORIA STORICA. A Rocco, che ho conosciuto da latitante senza mai considerarlo un peso ma anzi un compagno importante, ho dedicato una pagina, in cui vi è anche una sua vecchia fotografia.

BRANO N.5-CRITICA N.4

Ma del resto si è guardato bene, “certo per motivi di spazio”, dal pubblicare un opuscolo non meno importante di questi: “Come uscire dall’emergenza, ciò che è vivo e ciò che è morto della lotta armata per il comunismo in Italia”, del dicembre 1986, credo di 200 pagine o giù di lì, della Unione dei comunisti combattenti.

Tra l’altro, nello Statuto delle BR (DS1), che manderò alle stampe con il Contributo, assieme ai documenti citati senza censura alcuna, si spiegano delle cose su quello che devono fare i prigionieri una volta unitisi in carcere ad altri compagni e prigionieri comuni, che sono ben diverse dalla pratica adottata dai “soluzionisti” una volta abbandonati i collettivi delle carceri. Perché se è vero che pure a me è capitato di non trovarmi più d’accordo su questioni significative con altri compagni, non per questo, per cavarmela, sono andato a patti con lo stato, magari pompato in televisione con “La notte della repubblica” bis. Vero è che non sono mai stato un dirigente delle Br né un militante regolare, ma è anche vero che durante la detenzione “siamo tutti uguali”, sempre che non passiamo dall’altra parte, ovviamente. Va ricordato che il “nostro” fu uno dei più duri verso i traditori (vedasi Morucci e Faranda, Buonavita, ecc.). Perché cambiare registro dopo, e negare di essere ciò che diventarono i “soluzionisti” ?

BRANO N.6-ALL’AMO DEL DIBATTITO CHI NON E’ ONESTAMENTE INGENUO NON ABBOCCA

Infatti mi spedì i libri, che pagai a prezzo pieno, perché da loro non volevo sconti di sicuro quantomeno a quel punto, ma non mi rispose sul 3° punto, e si guardò bene dal rispondermi sul 4°.

Ora sto per aprire una casa editrice proletaria in economia, e dopo che mi sarò liberato della tortura dei microelettrodi innestatimi il 4 gennaio 1996, porterò avanti le cose che mi ero ripromesso, non fosse altro che per un discorso di “memoria storica” necessaria e tutt’altro che personale o a pannaggio dei “soluzionisti”.

A REVOIR ALL’INFERNO !

Paolo Dorigo

militante comunista maoista

per la Rivoluzione Proletaria Mondiale