L’errore in cui si incorre di dar troppo peso ad internet
può derivare anche dall’esperienza personale, dalla mancanza per troppi anni di
una adeguata comunicazione, certo non supportata da logiche dispendiose e
provocatorie “di galera”, settarismi ed orticelli, per quanto sostenuto dai
compagni maoisti italiani, ma la domanda che sovviene necessaria è QUAL’E’ PER
I PROLETARI L’ERRORE DI LAVORARE IN “internet” ?
Certamente poche riflessioni di fronte alla marea di
autoreferenzialità dominante e di siti specialistici e specializzati dove si
fingono eguali opportunità tra momenti di comunicazione del movimento e livelli
della borghesia e del potere nei suoi vari aspetti.
Secondo me l’errore principale sta nella possibilità della
velocità delle informazioni che viaggiano ovunque, senza considerazione del
fatto che chi ha progettato (USA, Difesa) la rete e chi ha poi dettato le
“regole”, ha previsto alcuni concetti:
- La
schedatura (I.P.) di ogni computer collegato, anche in quella predominante
quota di cose che non lo dovrebbero richiedere affatto (ILLIBERTA’
GENERALE), e l’anonimato invece degli identificativi dei computer in uso a
Questure, Caserme, Carceri, Ministeri, Tribunali, Servizi, Aziende,
Associazioni statuali e private capitaliste o di investigazioni, ecc. e la
loro copertura dietro i “gestori dei servizi telefonici privatizzati”, che
oltretutto offrono informazioni (estorte all’utenza dietro richieste
vincolanti nei contratti: ILLEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE) dietro pagamento,
a chi ne è interessato, “legalmente” o meno.
- La
copertura –a tutto vantaggio dei produttori di hardware- per lo spionaggio
dei cittadini, è data anche da mezzi FISICAMENTE illeciti come partizioni
nascoste e non riformattabili in dischi fissi di personal portatili (per
esempio Acer, HP) e come particelle elettroniche (0-1) di software e dati
non modificabili dall’utente quali criteri ed account segreti o comunque
non rimovibili, del Sistema Operativo necessario al funzionamento
dell’hardware, che, non essendo producibile dalle masse dei “consumatori”
(di se stessi), è anch’esso un ricatto di per sé la cui non trasparenza ed
accessibilità dall’esterno è essa stessa ILLIBERALE ILLECITA E FORIERA DI
ABUSI E VIOLENTE INTROMISSIONI (al che scatta la necessità di altri
prodotti, tanto da dare la certezza alle masse del nesso caUsale
–non casuale- tra un reato e l’altro.
- Il
nascondimento di FUNZIONI SEGRETE DI LETTURA DELLA MENTE nel software
stesso sfruttando il ritorno delle radiazioni emesse dai mezzi
informatici, sul corpo dell’utente (per cui le regole ergonomiche sono
anch’esse tutte da mettere sotto processo come funzionali al sistema).
- Il
mantenimento in rete internet del concetto di licenza d’uso che –solo in
apparenza- legittimerebbe i produttori ad innestare questo genere di spie
(sia dei dati che della mente) in rete.
- Il
collegamento di interesse economico tra le une e le altre entità, a fronte
della loro immensa ricchezza acquisita negli ultimi decenni (Microsoft,
IBM, ecc.), ci porta a pensare che tutto questo dovrebbe interessare
STRUTTURALMENTE anche la magistratura non solo in un futuro paese
socialista innestato suo malgrado in un mondo capitalista ma anche in un
paese capitalista stesso con regole Costituzionali e principi conquistate
col sangue delle masse come il nostro. In questo senso il potere
giudiziario non potrebbe e non dovrebbe “attendere” quello legislativo per
operare, potendosi estendere le leggi penali esistenti a fattispecie
tecnologicamente e tecnicamente nuove che purtuttavia hanno un valore
negativo e di pericolo per la popolazione e le sue Libertà individuali
/per quelle collettive occorrerebbe giustamente attendere il caotico e ben
noto italiota “Legislatore”.
In realtà, come si può capire
tutti questi concetti, per non dire delle leggi come quella prodotta dall’ex
piccolo duce un anno fa ad agosto di schedatura di tutti gli utenti internet
(come quella di dover dare i documenti per un numero di telefono non fisso),
non hanno nulla a che vedere con la democrazia e la libertà, dovendo ammettere
le “polizie antiterroriste” che se vogliono sapere a chi appartiene un numero
lo potrebbero sapere lo stesso senza difficoltà nell’ambito dei loro strumenti
incredibilmente, questi sì, illeciti, di intercettazione.
E questo tanto più se si pensa al
fatto ed al pericolo per gli Individui, per le Persone, dato dal fatto che
privati, dietro o meno compenso, possono sapere in ogni attimo informazioni
private e forse anche intime e cerebrali, dalla sola intercettazione degli
apparecchi cellulari, che, essa stessa, non è possibile solo alle “polizie
antiterroriste”.
Paolo Dorigo
30-10-2006