Un
contributo di Marco Sacchi, 22-1-2008
IPOTESI
SU SACCHETTI:
GLADIO
CARCERARIA E FALANGE ARMATA PER OPERAZIONI CONGIUNTE
= FALANGE ARMATA VERO BANDE E
Questa
ipotesi nasce dalla testimonianza di
un ex parà della Folgore: Fabio Piselli che in un suo articolo
rintracciabile all'indirizzo http://fabiopiselli.blogspot.com/2008/01/11-spionaggio-elettronico-e-falange.html dice:
“
Una
ulteriore chiave di volta per comprendere i fatti nei quali il Moby Prince è
stato coinvolto è rappresentata dalla cosiddetta ‘Falange
Armata’,
voglio per questo fornire quelle che sono le mie conoscenze ed i miei commenti
rispetto a questa presunta organizzazione,
con specifiche caratteristiche di guerra psicologica, che per molti anni ha
fatto parlare di se fino a quando è stata disattivata, o meglio, posta in
sonno.
L'ultima
volta che questa sigla è apparsa è stato durante le indagini relative alle
presunte intercettazioni illegali della Telecom di Tavaroli e del Sismi di
Mancini ed in merito al suicidio di Adamo Bove; dalle carte recuperate durante
una perquisizione nei confronti di un giornalista loro collaboratore sono stati
repertati alcuni fascicoli
provenienti dai Servizi nei quali si relaziona che la falange armata era formata
da ex operatori della Folgore e dei servizi,
reclutati dopo il loro congedo. Mentre in altre informative provenienti dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato ipotizzato che i coordinatori di
questa struttura fossero stati una ventina di specialisti della Folgore,
transitati alla famosa VII° divisione del SISMI.
Ricordo
che intorno al 1987, mentre prestavo servizio alla Folgore, frequentando Camp
Darby, l'esistenza di voci rispetto alla formazione di piccoli nuclei autonomi
parte di strutture indipendenti, rispondenti direttamente alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri in funzione di unità antiterrorismo, fatto che era più
che regolare visto la natura operativa dei reparti della Folgore in quegli anni
ed il quadro politico nazionale ed internazionale che li ha
caratterizzati.
La Folgore ha sempre fornito il proprio personale ai
Servizi, sia per quanto concerne l'impiego di unità d'elite in funzione
info-operativa, sia per quanto concerne gli operatori all'estero, sia per quanto
riguarda gli ufficiali ed i sottufficiali transitati ai raggruppamenti di unità
speciali o di difesa, Rus e poi Rud. Quest'ultimo reparto, il Rud, è quello nel
quale potrebbero essersi addestrati anche coloro che una volta esternalizzati,
cioè non più operativi ma congedati o tornati al proprio reparto di origine,
hanno comunque continuato a collaborare con i Servizi in forma esterna, gestiti
da un ufficiale il cui compito è stato proprio quello di coordinare gli
‘esterni’.
Questa
parola, esterni, è importante per capire come, in quegli anni, fra l'85 ed il
'94, molti ragazzi d'azione, e non d'avventura, sono stati reclutati, gestiti ed
addestrati da singoli soggetti o piccole cellule di specialisti al fine di
acquisire delle competenze in varie materie, una delle quali di tipo captativo
delle comunicazioni e dei segnali elettronici, altre più riferibili alla
esecuzione
di azioni "psicologiche" idonee per destabilizzare un territorio oggetto di
interesse.
Non
dobbiamo dimenticare che proprio l'ordinamento cellulare ha impedito, al singolo
soggetto chiamato a condurre delle operazioni, di capire in modo ampio in cosa
fosse stato coinvolto, questi sostanzialmente riferiva al proprio capocellula o
capocentro, soggetto con il quale aveva già maturato un rapporto di fiducia,
vuoi perchè era stato il suo ufficiale durante il servizio o la carriera
militare, vuoi perchè questi ha fornito tutte quelle garanzie di affidabilità
per ottenerne la fiducia.
Ricordo
che personalmente ho avuto modo di collaborare con alcuni ufficiali che avevo
già conosciuto durante la mia carriera militare e con i quali avevo un rapporto
di fiducia, saldato oltrettuto dal condizionamento psicologico indotto
dall'appartenenza ai reparti d'azione, dal fatto di sentirsi diversi dalle altre
unità, di essere in qualche modo legittimati nel porre in essere delle azioni di
spessore diverso da quelle condotte dalle normali unità delle FF.AA. o delle
FF.PP. proprio perchè quel tipo di operatori, ‘operativi’, erano attivati
laddove le altre unità incontravano i propri limiti. Azioni che richiedevano
ardimento, coraggio, forza fisica, resistenza psicologica, competenza tecnica,
devozione al reparto e al proprio comandante e soprattutto quella ‘sana’
sregolatezza tipica di ogni reparto cosiddetto speciale, perchè il tipo di
operazioni da condurre rappresentavano
certamente nel loro contenuto una violazione delle regole in generale, erano
operazioni fondamentalmente caratterizzate dalla clandestinità e dalla mancanza
di ortodossia,
cellulari e parte di un programma di più ampio respiro del quale certamente il
singolo operatore attivato per compierle non aveva
conoscenza.
La
falange armata è stata una di queste operazioni, la cui sigla è stata fluttuante
mentre gli operatori sono stati sempre gli stessi, salvo qualche transito di
volta in volta avvenuto; la
falange armata è stata perciò una "operazione" e non una ‘struttura’ con vita
propria.
Fra
il 1985 ed il 1994 sono stati sviluppati dei programmi da parte degli uffici
studi ed esperienze delle sezioni di guerra psicologica, originariamente
americani e successivamente italiani e adattati al contesto sociale politico e
culturale italiano, tali da coinvolgere tanti bravi ragazzi d'azione, in
uniforme e non, in operazioni che se viste da un osservatore esterno avrebbero
evidenziato numerosi fatti penalmente rilevanti, ma se interpretate
dall'interno, con quella mentalità e soprattutto con il condizionamento nascente
dal tipo di rapporto, di dipendenza, fra il singolo operatore ed il suo
comandante, avevano invece quelle caratteristiche che hanno stimolato il singolo
operatore, ardito, coraggioso, spavaldo, capace di accettare di porle in essere,
specialmente laddove le difficoltà erano maggiori o magari richiedevano di
superare degli ostacoli particolarmente difficili, per questo stimolanti
l'ardimento tipico di questi operatori, gratificati non solo dalla riuscita
dell'operazione, che come ho detto non conoscevano nel suo intero fine, ma
soprattutto
gratificati dalla possibilità di raggiungere dei livelli operativi tali da
garantirgli non solo un ritorno economico importante ma anche il raggiungimento
di una sostanziale impunità,
sviluppando una progressiva forma autoreferenziale di superiorità, motivo per il
quale ci sono state delle "smagliature" che successivamente sono state
disattivate, quando non sono più state utili al programma di volta in volta
applicato.
Gli
operatori della falange armata hanno avuto delle competenze specifiche nelle
attività di captazione elettronica, di mascheramento, di intercettazione e di
penetrazione di sistemi elettronici, oltre alla specifica
competenza nel porre in essere quei depistaggi "psicologici" capaci non di
indurre un inquirente verso una falsa pista investigativa, ma di confonderlo
rispetto all'origine di coloro che hanno posto in essere dei fatti gravi. Gravi
per la collettività, ma accettabili nel loro costo di innocenti vite umane se
visto all'interno di un programma di destabilizzazione e di stabilizzazione di
un assetto politico e soprattutto militare.
La
falange armata è stata una operazione modello, continuata e mai inquinata,
compartimentata e soprattutto posta in sonno e mai disattivata da parte di un
organo inquirente o ispettivo, ha raggiunto i propri obiettivi ed è stata
semplicemente conclusa,
i cui operativi hanno continuato a fare il proprio lavoro dedicandosi ad altre
operazioni, lasciando gli inquirenti impegnati ad inseguire una ‘organizzazione’
e non una semplice ‘operazione’ con un nulla di fatto o con l'arresto di mere
ignare pedine o di qualche povero innocente sacrificato per confondere gli
inquirenti, il quale si è fatto qualche mese di galera ingiustamente la cui vita
è stata rovinata.
Laddove
sono stati adombrati dei sospetti nei confronti dei paracadutisti indicati come
i responsabili di questa sigla, immediatamente questi hanno cambiato la sezione
operativa, rimbalzando da un raggruppamento ad una unità, transitando dal
proprio reparto di origine alle collaborazioni "esterne" ma sono sempre rimasti
operativamente validi, mai resi deboli e soprattutto mai considerati
effettivamente colpevoli di qualcosa, laddove eventualmente lo fossero stati.
Omicidi,
rapine, attentati, sequestri, introduzione in opere militari e politiche,
trafugamento di armi istituzionali, addestramento di civili in attività
militari, spionaggio politico e militare, intercettazioni illecite, violazione
ed utilizzazione di un segreto d'ufficio, peculato, attentato alla democrazia ed
altro ancora è ciò che l'operazione falange armata ha posto in essere fra il
1985 ed il 1994 attraverso gli operatori attivati, singolarmente o in piccole
squadre.
Livorno
ha certamente ospitato questi operatori, i quali non hanno potuto porre in
essere le loro attività senza una rete di complicità e soprattutto di copertura
offerta dalla già esistente rete che ha
gestito e manipolato persone inserite all'interno di uffici istituzionali, che
ha gestito l'erogazione di informative depistanti o peggio ancora utili per
disattivare un soggetto considerato un rischio per i propri interessi, facendolo
arrestare per reati mai avvenuti,
ma denunciati da confidenti prezzolati oppure da transessuali utilizzati al fine
di screditare la personalità di un soggetto, perché come ho detto, la
psicologia, nelle attività dell'operazione falange armata è stata alla base di
ogni programma.
C'è
stato, nell'autunno del 1986, un giovane paracadutista di carriera che aveva
compreso che alcune efferate rapine compiute da una banda in Emilia Romagna
(formata da un ex parà e non quella della uno bianca che sarebbe stata attivata
poco dopo) avevano delle caratteristiche militari comuni al suo addestramento,
il quale si è rifiutato di partecipare a talune attività, il quale è stato nel
dicembre 1986 denunciato da un transessuale, povero soggetto debole gestito e
manipolato da un operatore istituzionale. Quest'ultimo ha sviluppato in oltre un
anno una informativa, non inviata immediatamente alla AG ma utilizzata ai fini
di pressione contro il giovane parà che una volta preso atto della sua inutilità
è stata inoltrata causandone l'arresto nel 1988, accusato di rapina è finito
perciò in galera, rovinato socialmente e professionalmente e soprattutto
screditato di fronte ai propri colleghi eventualmente capaci di rendere
testimonianza; perchè l'isolamento all'interno di un reparto d'azione avviene
non per cause legate a fatti violenti, ma per il timore di essere accomunati ad
un collega che "dicono" essere mezzo "frocio", amante di transessuali oppure
mezzo pazzo, descrizione che è stata applicata in ogni fatto di cronaca che ha
riguardato un paracadutista.
Il
paradosso e la magnificenza dell'operazione falange armata è stato proprio
quello di utilizzare quello stesso paracadutista, posto in un supercarcere per
77 giorni, come un operatore idoneo per penetrare le celle di terroristi e
trafficanti di armi e piazzare i sistemi di captazione dei colloqui ambientali,
il quale pur se sottoposto a continue vessazioni all'interno di una gabbia, sia
dalle guardie che dai detenuti, posto in un carcere civile e non militare perchè
chirurgicamente posto in congedo poche settimane prima, pur se ingiustamente
arrestato proprio a causa dei propri colleghi, pur se cosciente di essere stato
sostanzialmente depersonalizzato ha comunque condotto positivamente il proprio
lavoro, accettandone gli elevati rischi di ritorsione da parte di questi
soggetti attenzionati, con i quali condivideva la
prigionia.
Questa
è la "psicologia" di cui parlo, il condizionamento e la
dipendenza
per la quale un giovane operatore resta fedele al proprio reparto ed al proprio
comandante nonostante questi siano la causa della propria situazione, accettata
però come una forma di addestramento, proprio per dimostrare la capacità di
gestire situazioni fisiche e psicologiche estreme e di eseguire lo stesso gli
ordini ricevuti, perchè la caratteristica degli operatori speciali è proprio
questa, gestire lo stress in situazioni estreme ed ostili e compiere il proprio
dovere ugualmente con il raggiungimento della missione.
Per
riuscire a farlo l'addestramento, parallelo e clandestino, che conducono nel
corso di almeno tre anni, non lo gestiscono le educande di un convento ma dei
soggetti che del dolore fisico e della mortificazione psicologica fanno la base
di questa formazione alla quale, se superata, segue la competenza tecnica di
elevata qualità, che associata alla capacità non solo di lanciarsi col
paracadute, immergersi, arrampicarsi, combattere con e senza le armi, parlare
più lingue, medicare ed automedicarsi, uccidere, manipolare fanno di un simile
operatore un soggetto od una aliquota idonea per condurre delle operazioni
clandestine a lungo termine, anche dietro le linee nemiche, autonomamente e
svincolato per lunghi periodi da una struttura di comando e controllo, quindi
capace di organizzare e porre in essere delle attività il cui risultato è atteso
in tempi lunghi, diverso dalle semplici operazioni militari speciali per le
quali vengono impiegati i più ‘semplici’ incursori.
Questo
giovane paracadutista è stata la "cavia" per la quale da quella operazione, i
cui risultati sono stati positivi, è stata ampliata l'operazione falange armata
che da quel periodo sarebbe diventata falange armata carceraria per poi
alternare le varie rivendicazioni negli anni successivi con le due sigle.
L'omicidio
in danno dell'operatore carcerario Scalone non è un fatto casuale ma la
disattivazione di una smagliatura.
Questi
atti sono stati compiuti da parte di soggetti che hanno avuto modo ed
opportunità non solo di gestire l'apparato di veicolazione delle informazioni di
Polizia e d'intelligence istituzionale, quindi accreditati dai necessari NOS, ma
anche di gestire lo strumento idoneo per veicolare false notizie di Polizia e
d'intelligence in danno di soggetti che per varie ragioni hanno rappresentato un
rischio o una smagliatura, fino alla eliminazione fisica laddove ve ne fosse
stata l'esigenza.
Chi
ha gestito questa operazione è stato formato nelle migliori scuole di guerra
psicologica ed ha avuto ai suoi ordini degli operatori capaci di dissimulare una
operazione illegale trasformandola in una attività d'istituto, capaci di
manipolare l'operato di ignari poliziotti e carabinieri con false informative,
fino
a rendere il soggetto attenzionato completamente screditato, oppure interdetto,
o alla peggio farlo ritrovare morto in circostanze ambigue, legate a strani
interessi sessuali,
ritrovato in un località specifica rispetto a luoghi di scambi e d'incontri
omosessuali, ucciso con il coltello da un amante occasionale e finito a
pietrate, o addirittura dimostrare che era appena stato in casa di un
transessuale per un "convegno carnale", fatti poi ben relazionati in una
conferenza stampa che riporterà negli articoli di cronaca quanto detto in buona
fede da autorevoli rappresentanti delle FF.PP che hanno raccolto le varie
informative, sia confidenziali che riservate ed hanno elaborato il contenuto
delle notizie fino ad allora conosciute fra le quali spicca proprio il luogo ove
è stato ritrovato il corpo, come detto luogo di scambi sessuali ambigui nei
quali nessuno vuole essere coinvolto, specialmente sui giornali.
Questo
è un esempio classico per interdire a basso costo un potenziale soggetto, con il
semplice uso del proprio ufficio.
Chi
ha gestito e preso parte alla operazione falange armata è stato anche a lungo a
Livorno, ove ha veicolato false informative, ove ha gestito il proprio ufficio
dal quale ha presumibilmente potuto apprendere notizie utili per capire cosa ha
causato la collisione del Moby Prince e la morte di almeno 140 persone.
L'operazione
falange armata ha rivendicato molti attentati avvenuti nel nostro
paese,
sempre dopo però, mai prima o nel tempo tecnico fra l'acquisizione della notizia
e la sua divulgazione, ma l'ha fatto in modo tecnico, con gerco specifico, non
sempre ma spesso, l'ha fatto dimostrando di conoscere dei dettagli,
apparentemente insignificanti rispetto alla natura di un evento giuridico, ma
troppo specifici sul conto degli inquirenti o degli strumenti da loro usati,
tanto da voler dimostrare il proprio potere all'interno delle strutture dello
Stato.
Questi
operatori non hanno mai dissimulato il proprio potere d'azione, specialmente in
campo elettronico, capaci di intercettare e di penetrare dei sistemi
computerizzati di elevato spessore, anzi al contrario hanno sempre lanciato dei
messaggi cifrati all'indirizzo degli inquirenti, raramente raccolti, perché
ritenuti depistanti o confusivi rispetto alle indagini, vero, ma vero anche che
la strumentalizzazione della magistratura è stata una delle risorse per
disattivare una smagliatura, offrendo l'opportunità per arrestarla dopo che ha
commesso numerosi omicidi, come nel caso della c.d. banda della una bianca.
L'operazione
falange armata ha visto i natali dentro le istituzioni dello Stato, i cui
responsabili hanno molte medaglie sul petto,
anche meritate perché fondamentalmente validi ed operativi nel loro servizio, ma
non per questo necessariamente meno pericolosi.
La rilettura storica di alcuni fascicoli processuali, il riscontro fra le notizie di Polizia scritte con dei fatti effettivamente accaduti, il confronto fra chi ha ricevuto quelle notizie e chi le ha originariamente erogate, laddove possibile, potrebbe fornire la conoscenza per comprendere come un depistaggio istituzionale può facilmente essere condotto in danno non solo del soggetto che ne subisce direttamente le conseguenze ma soprattutto della verità, giudiziaria, politica e storica di un evento grave che ha colpito il nostro paese, dalle bombe ai traghetti in collisione...
”
In questo racconto, pur essendo cauti
nel valutare tutti gli elementi, ci sono degli aspetti
interessanti:
1°
La falange armata è stata una serie di operazioni non una struttura con vita
propria. Operazioni tendenti alla prassi destabilizzazione per stabilizzare
maggiormente il quadro politico in senso reazionario. Molte di queste strutture
operanti sono state successivamente scaricate quando erano d’impaccio (Uno
Bianca).
2°
Gli operatori della Falange Armata avevano competenze specifiche in materia di
apparecchiature elettroniche. Perciò possono usare anche armi cosiddette ‘non
letali’ o strumenti per il ‘controllo mentale’.
3°
La storia di un giovane paracadutista di carriera accusato di rapina e perciò
finito in galera, e che penetra nelle celle dei ‘terroristi’ e dei trafficanti
di armi. Non credo che questo
paracadutista sia stato incastrato ma penso sia un’operazione di infiltrazione
all’interno del carcere. Operazione che assomiglia a quella di Marino Sacchetti
della “Brenno”.
4°
Parla dell’omicidio dell’operatore carcerario Scalone come una smagliatura. Vuol
dire presenza all’interno delle carceri e contrasti all’interno di
quest’operazione.
Ora
al di là dei nomi sicuramente le strutture che hanno operato per l’Operazione
Falange Armate. Sono rimaste operative anche dopo la fine ufficiale delle
rivendicazioni della Falange. Molto probabilmente la banda Brenno è una
continuazione di questo tipo di operazioni con marchio Falange Armata. Che
l’operazione Sacchetti era creata per evitare che all’interno delle carceri si
sviluppi un movimento autonomo dagli apparati dello stato e dalle varie mafie,
magari sviluppando tendenze apparentemente “sinistra” (con volontariato dei vari
gruppi Abele) o addirittura “rivoluzionarie”, ma con la condizione che non si
sviluppasse nessun movimento di lotta, e che questa lotta si collegasse con la
lotta della classe operaia e delle masse popolari.