Innanzitutto
chiariamo che questa critica NON è nei confronti dei compagni operai ed ai
compagni impegnati in SLAI Cobas per il sindacato di classe, per quanto tutti i
compagni-e con cui lavoro insieme sappiano che quanto è stato fatto, dal punto
di vista di compagno torturato in permanenza, non è mai sufficiente, e quindi
nemmeno quanto hanno fatto i-le compagni-e maoisti italiani che praticamente da
pochi mesi dopo l’ultimo arresto (23-10-1993), non hanno smesso di mandarmi
elementi utili a resistere e sviluppare conoscenza, né a discutere nei limiti
del possibile, con me.
Secondariamente
chiariamo gli scopi di questo file:
demistificare cose di nessuna importanza oggi, ma che
avranno la loro importanza allorquando si andrà a processare i torturatori,
perché all’epoca, cercando di speculare sui fatti, i cani da guardia della
borghesia ed i loro pennivendoli si spaccheranno in 4.000 pezzi per diffamare
la rivoluzione e i metodi e sistemi politici della sinistra, a fini certo
elettorali anche, ma principalmente anti-proletari, e quindi elettorali solo
secondariamente. (A noi rivoluzionari interessano le condizioni materiali e
politiche dello scontro più che le elezioni, in quanto essendo il proletariato
maggioranza, non abbiamo il problema di vincere sul tavolo della borghesia,
ricolmo di pietanze strappate ai lavoratori.
Quanto segue risponde in qualche modo alle provocazioni dei
torturatori, per quanto io sia cosciente che siano state veicolate in ambienti
istituzionali e non, a scopi più o meno chiari, non sempre chiaramente solo
repressivi, ma principalmente controrivoluzionari sia sul piano ideologico che
politico e di metodo (relativamente ad etica, conoscenza, morale e dignità,
legittimità politica, ecc.)
- Come
compagno di LC ed Autonomia non sono mai uscito dal seminato né dalle
responsabilità che mi competevano. In LC chi ha fatto l’attacco nei miei
confronti al congresso provinciale del ottobre 76 erano destri boatiani
che hanno fatto la fine politica che sappiamo.
- è
falso affermare che l’Autonomia operaia degli anni 70 fosse altra cosa in
termini di classe da altre situazioni ed organizzazioni. E l’esperienza
del movimento e dell’organizzazione del proletariato in Veneto non è stata
certo povera o seconda ad altre.
- è
falso affermare che la “ritirata strategica” sia stata una scelta corretta
dal punto di vista del proletariato. I rapporti di forza all’epoca non
erano disastrosi come oggi, affermare la “ritirata strategica” della
classe nel “pcc” che ancora non era costruito è stato un grave errore di
giovinezza politica che si è ripercosso sul proletariato.
- In
quegli anni, come compagno m-l appartenente al Centro di documentazione ML
di Marghera e aderente al Coordinamento dei comitati contro la repressione
ho sempre difeso in tutte le sedi ed in tutti i modi e sempre con dignità,
il diritto a praticare la politica di classe.
- In
altre sedi rivoluzionarie ho sempre collaborato alla rivoluzione e
discriminato dissociati e controrivoluzionari in quanto elementi della
discriminante principale nella fase che si viveva erano proprio le forme
di dissociazione che allignavano nel m.r. e nel proletariato.
- Non
sono mai stato aderente alle Br-pcc anche se ho solidarizzato con esse e
poi con la Unione dei comunisti combattenti.
- Non
sono contrario alle azioni antimperialiste e tantomeno a quella di Aviano
del 2-9-1993 ma considero Angelo Dalla Longa un controrivoluzionario di
professione e non un compagno che è passato dall’altra parte ad un certo
punto, e anche per questo, un interessato mentitore.
- Non
sono d’accordo che qualcuno utilizzi il metodo della ricerca dei capri
espiatori per coprire le proprie disgraziate incapacità, lacci e lacciuoli
che hanno tenuto legati all’opportunismo tutta una serie di militaristi.
- Ho
iniziato ad aderire al marxismo-leninismo-maoismo in maniera graduale
negli anni ’90 ma già da militante degli anni ’70 avevo compreso ed amavo
alcuni elementi costitutivi del maoismo, principalmente la linea di massa
che praticavo con notevoli affermazioni collettive ed anche individuali
nella classe.
- Non
considero che l’individuo si debba “subordinare” a collettivi
arraffazzonati ed inesistenti sotto il profilo della eguaglianza e del
metodo. I collettivi devono essere relazionati alla realtà e non inventati
per ragioni di sopravvivenza verso il nemico. L’essere collettivo è essere
all’offensiva sotto il profilo politico, dal che discende il resto,
viceversa è stare ad aspettare i colpi del nemico: di nessuna utilità per
la classe. Per il resto nessuno che sia stato con il sottoscritto corretto
nel metodo collettivista può avanzare critiche di individualismo al
sottoscritto. Mentre moltissimi che hanno speculato su ciò che all’epoca
scrissero i giornali borghesi hanno di fatto collaborato con la loro
mancanza di solidarietà, al tentativo di annientamento praticato
scientemente dallo stato borghese nei confronti del sottoscritto.
- Allorquando
fui arrestato, in Veneto ero l’unico diffusore di Rapporti Sociali ed uno
dei pochissimi a collaborare alla realizzazione delle Opere di Mao
Tse-Tung.
- Non
ho mai considerato possibile che un collettivo di propagandisti di
professione senza alcuna esperienza pratica rivoluzionaria possa
trasformarsi nel nucleo del Partito comunista, tuttavia, ignorando le
aspirazioni di alcuni in questo senso, ho collaborato al loro lavoro in
totale buona fede senza immaginarmi che avrebbero ceduto poi al
neo-revisionismo.
- Non
considero negativa la lotta armata in sé, ma il militarismo e lo
scientismo sì, in quanto forme esasperate di revisionismo armato e
collimante con il potere.
- Non
possiamo ammettere in alcun caso la tortura dei prigionieri, né in guerra,
né tantomeno per gioco, né in alcun caso tra di noi nel proletariato e nei
suoi organismi politici, la tortura e la violenza come ammissibili.
- Siamo
contro il terrorismo stragista e lo consideriamo una forma esasperata di
militarismo e di revisionismo armato, di chi cerca con la tecnica di
imporre idee sbagliate e sconfitte sul piano mondiale dal maoismo.
- Sono
per la fucilazione dei traditori che si siano macchiati di responsabilità
di sangue o di privazione della libertà per altri, e per l’isolamento di
tutte quelle schiere di opportunisti che si gloriano della parola
“comunismo” e che si fanno, alla grande, i cazzi loro, ben distanti dai
cantieri dove crepano gli operai giunti nel nostro paese da migliaia di
chilometri.
- Nella
lotta sono rimasto ferito numerose volte, ed a sangue due volte, e il mio
asserito “suicidio” è stato solo il prodotto di condizionamenti psichici
tecnologici già in atto a Novara nel 1995. Quando ho partecipato a scontri
fisici o sono stato aggredito, non ho mai pensato di dover dimostrare
qualcosa a qualcuno, ma solo di fare ciò che nelle diverse condizioni
andava fatto: attaccare per primi, o rispondere velocemente, o mantenere
la calma, o indietreggiare per attestarsi, senza mai fuggire.
- Non
ho mai aderito quindi ad alcun partito o gruppo politico negli anni ’90,
pur avendo prestato sostegno ideologico a diverse realtà con contributi
teorici e di lavoro internazionalista a varie realtà del movimento e
principalmente ai maoisti italiani ed ai Carc per un certo periodo.
- Non
ho mai creduto che un comunista possa mercanteggiare il corpo o parti del
corpo di un essere umano.
- Ho
sempre espresso pubblicamente le critiche politiche che ritenevo, e sono
stato eccessivo nell’autocritica, concedendo laddove non dovevo, solo per
umiltà e modestia verso uno sviluppo che presupponevo dignitoso del
movimento comunista nel nostro paese, sviluppo che non vi è stato: vi è
stata frammentazione e allontanamento dalle responsabilità di classe e
politiche che sono principalmente: essere là dove sono le masse, non
essere là dove è il nemico, se non quando lo si può umiliare.
- Non
ho mai dato alcuna adesione politica organizzativa o tecnica ad alcun
partito comunista o sedicente tale clandestino, mentre ho invece letto e
distribuito propaganda rivoluzionaria anche di partiti comunisti sedicenti
clandestini lungo tutti gli ultimi 30 anni senza particolari problemi
considerando la circolazione di documenti anche clandestini facente parte
del libero scambio delle opinioni.
- Le
forme in cui ho dato in qualche modo sostegno ad organismi proletari o
partiti sedicenti clandestini o meno, comunisti, non hanno mai significato
che io fossi loro “aderente” o “subordinato”: sono anche contro i metodi
“impliciti” e subliminali soprattutto perché contrari al Leninismo.
- Considero
controrivoluzionaria per definizione la calunnia ed i calunniatori non li
posso considerare compagni.
- Considero
quantomeno disonesti quanti assumono informazioni di carattere personale su
un compagno per ragioni di necessità di capri espiatori o di lotta
politica. Non mi interesso in alcun modo della vita personale dei quadri
politici con cui ho rapporti, ma solo delle difficoltà e necessità,
problemi e contraddizioni, dei compagni di base con cui lavoro e che
conosco.
- Non
posso considerare compagni persone che dialoghino di altri compagni a fin
di loro male in particolare, con membri dello stato, in particolare in
contesti estranei a problematiche processuali che hanno dato molto spesso
modo nel nostro paese di creare conflitti e confusioni inutili ed in
genere esagerate da paranoia derivante spesso dalla rabbia per i
meccanismi con cui lo stato ha invece sempre coperto i pentiti e creato
con loro dichiarazioni segrete montature ai danni di tutti.
- Non
ho mai partecipato a congreghe di tipo mafioso o maschilista, e ho vissuto
sempre spontaneamente ed autonomamente i rapporti personali.
- Non
ho sbagliato ad effettuare un matrimonio per poter stare vicina ad una
compagna prigioniera da dieci anni che NESSUNO andava a trovare se non
molto di rado, un familiare.
- Non
ho mai dato deleghe a terzi per cedimenti di alcun genere né ho mai
pensato dai miei atti, lotte, iniziative o denunce, di guadagnare in
termini opportunisti o personali, condizioni di vantaggio nei confronti di
altri.
- Non
ho mai avanzato i miei diritti di lavorare in carcere ai danni di altri
prigionieri che mancavano di fonti di sostegno, non mancandomene a livello
familiare.
- Ho
proposto più volte nelle sezioni con altri compagni, una totale parità di
tutti i prigionieri sul piano finanziario (cumulo delle entrate e
suddivisione equa delle uscite) e dell’accesso alle fonti di informazione
e dibattito. Sono uscito da un collettivo di compagni che non hanno
accolto varie mie proposte tra cui queste, in carcere, non per distanza
abissale di linea da loro, ma per metodo, anche su vicende delicate che
meritavano essere considerate con metodo corretto sulla base dei fatti e
non delle diffamazioni della borghesia.
- Non
ho mai considerato compagni i malavitosi né ambiti legittimati a prendere
sigle politiche i gruppi di rapinatori composti in gran parte da
malavitosi o addirittura del tutto da malavitosi.
- Ho
sempre lavorato in prigionia per costruire evasioni di massa, in quanto
considero il carcere, dal punto di vista dei prigionieri, un nemico da
abbattere e non da cambiare.
- Non
ho condotto una ventina di scioperi della fame per gusto estetico od
ancestrale ma perché torturato.
- Non
ho mai speculato sulla sentenza CEDU del 9.9.1998 e la ho tirata in ballo
solo dopo che hanno iniziato a torturarmi tecnologicamente e dopo che la
cosiddetta “antimafia” voleva far pesare a tutti i detenuti italiani la
continuità del decreto dei noti e famigerati Scotti-Martelli, che è caduto
solo sul “giusto processo”, sinora.
- Non
considero legittimo in alcuna maniera disquisire con membri parlamentari o
di ambiti locali partitici istituzionali, di condizioni detentive o di
salute di alcun altro compagno, senza il suo permesso.
- Ho
incontrato parlamentari solò durante gli scioperi della fame dal 2003 in
poi e, nel 2000, solo per relazionare ad uno di loro circa il Libro bianco
sul lager di sterminio di Opera e sulla giustezza delle rivendicazioni
dello sciopero del maggio 2000, iniziato a Genova, Torino, Roma Rebibbia femminile
e Opera.
- Ho
giudicato disdicevole che testate sedicenti rivoluzionarie abbiano
propagandato il programma di Rebibbia e non quello di Opera nel 2000.
- Non
considero confacente alla morale comunista spargere voci false circa lo
stato di salute mentale di altro compagno, soprattutto se allo scopo di
coprire e nascondere i sistemi di tortura tecnologica o anche solo di
“autoregolazione” segreta dei casini dei cessi che ammorbano le galere.
- Non
considero confacente alla nostra politica il difendere le teorie e
“scienze” borghesi della psichiatria, psicologia comportamentalista,
psicanalisi ecc. ecc. che si sono sempre caratterizzate come strumenti
violenti ed invasivi della borghesia contro la classe operaia ed il
proletariato intero, operai, donne e giovani in primis.
- A
seguire…