ITALIA PATRIA DELLA CALUNNIEIDE

 

pagina in allestimento n.8 del 26-1-2006

 

Figlia del fascismo, figlia della Santa Inquisizione, figlia del pci di togliatti, figlia dello stalinismo che non conosce il compagno Stalin, figlia dei diffamatori di Mao e della Rivoluzione Culturale, figlia della piccola borghesia, figlia dei repubblichini imboscatisi nella sinistra, figlia dei sionisti che si camuffano da rivoluzionari, figlia dei servizi segreti e di chi crea “contrasto nelle organizzazioni criminali”,. figlia dei vigliacchi, figlia dei satrapi, figlia dei malati mentali che si credono Napoleone Bonaparte …

 

 

QUANDO LE CALUNNIE FUNZIONANO ? QUANDO SI IMPONGONO I REGIMI, ED I VILI POSSONO TROVAR RISPETTO

“Però se l’invidioso, invece di restare isolato, riesce a trascinare dalla sua parte molte persone, se dispone di potenti mezzi di propaganda, se è appoggiato da una collettività organizzata può riuscire nella sua opera di calunnia e di svalutazione. (…)

Allora la gente crede a ciò che lui dice e non lo giudica più un invidioso.

Freud, alla fine degli anni Venti, era diventato una celebrità internazionale, e molti medici viennesi … quando parlavano male di lui non venivano ascoltati, e dovevano rodersi il fegato in silenzio. Con l’avvento al potere del nazismo tanto in Germania quanto in Austria incominciò una violenta propaganda antisemita. Tutti gli invidiosi hanno allora la possibilità di denigrare, svalutare Freud e la sua opera.” (Francesco Alberoni, Corriere della sera, 28.01.2002

“La cultura che arriva al potere si pretende onnisciente e schiaccia coloro che la pensano in modo diverso.”

“Ancor oggi ogni volta che ricordo questi personaggi, penso a quanti disgraziati sono stati condannati a morte senza nemmeno aver capito le accuse a loro mosse.” (ibid., 18.2.2002)

 

LA COPERTINA DI “UNA LAGUNA DI CHIACCHIERE”, brochure contro le deformanti interpretazioni politiche del problema dell’alta marea a Venezia, per la penna di Montanelli, pubblicata da mio padre Vladimiro Dorigo, all’epoca pluriquerelato dai potenti del nord Italia. (a disposizione in fotocopia previa telefonata – cfr.pag.contatti)

 

 

Persecuzioni di famiglia, d’abituée per una certa Venezia:  (non ha nulla a che vedere con la parte su di me, successiva, se non la propensione alla sfiga)

Montanelli del corriere sulla legge speciale di Venezia, sputtanato da mio padre e castigato dal consiglio comunale sull’argomento delle cause dell’acqua alta e del moto ondoso. All’epoca il consiglio comunale era più recettivo alle istanze di base che nella città non erano poco di fronte all’esodo della popolazione verso la terraferma; mio padre era stato agitatore e dirigente nazionale GIAC e direttore responsabile del “Popolo del Veneto” (stigmatizzato dai vescovi veneti negli anni ’50) dopo l’uscita dalla sinistra dc (dove aveva militato sin da giovane contro il clericalismo reazionario, da giornalista con i suoi limiti di cattolico ma molto avanzato verso il cambiamento politico e nel rispetto del movimento dei lavoratori (tanto che tra i miei amici più anziani molti lo stimavano ancora dopo decenni, uno per tutti il primo sindaco del dopoguerra il partigiano comunista Giobatta Gianquinto che aveva portato in piazza San Marco le camicie insanguinate dalla celere degli operai della Breda nei primi anni ‘50), su tutti i problemi della città e del mondo cattolico e del lavoro, lavorando a fianco e con la stima di persone come don Milani e tanti altri, ed avendo l’amicizia e la stima di Giangiacomo Feltrinelli; in casa riceveva molte riviste, da Cuba e non solo dal dissenso cattolico post-Budapest nell’est europeo; io leggevo abitualmente in casa Gramna e Bohemia; altre calunnie le scagliò la famiglia dei proprietari della Montecatini Edison, sulla fine dei 60 inizio dei 70, dopo la scomunica cardinalizia (fine anni 50) causa la sua rivista Questitalia; Mio Padre Vladimiro nasce nel 1927 a Venezia da padre fuochista macchinista delle Ferrovie e da madre figlia di contadini della zona di Gaggio-Marcon. Lei fa la serva e lui si ammala di silicosi prima dei 30 anni di età. Rimane socialista per tutto il ventennio vivendo di ritratti a buon mercato e di lavori abusivi (motoscafista su mezzo di altra persona, raffinazione casalinga del sale durante la guerra, che mio Padre portava in campagna in cambio di uova e farina), la guerra vide mio Padre giovane dc di sinistra e  partigiano nelle SAP; mio Nonno non era felice che mio padre fosse dc, ma lo salvò dal lager buttando le carte ed i volantini appena saputo che lo avevano fermato i fascisti durante una contestazione in un cinema. Nel 1974 fu calunniato per errore dalle BR che lo definirono legato a Sogno in quanto le BR ne avevano perquisito la sede, e la rivista Questitalia da mio Padre diretta dal 1958 al 1970, riceveva non solo le riviste a cui mandava in cambio l’abbonamento, ma anche la rivista di questo fascista, che mio padre non gli ha mai chiesto in vita. Subì comunque anche una minacciosa aggressione di un fascista con una bomba a mano nelle mani sotto il suo appartamento quando io avevo 10-11 anni. Le BR non si smentirono in quanto dopo quel volantino di rivendicazione di alcune azioni tra cui quella a mitragliate contro la casa del PG di Venezia,  la colonna veneta chiuse e riaprì sotto un’altra direzione nel 1980.    Il bello è che mio Padre nel 1974 si era dato molto da fare per tutta la propaganda della Biennale PRO-CHILE del 1974, cosa che contribuì molto felicemente in quel periodo alla mia stima per lui in un periodo difficile di separazione tra lui e mia Madre, dato che al Cile ero molto sensibile e che vedere dal vivo gli Inti Illimani a pochi metri, in campo San Polo, fu per me molto formativo. Mio Padre non aveva che da irridere e sbraitare per la demenzialità di questo inserimento e non poteva certo scrivere lettere aperte alle BR in quanto è sempre stato un Intellettuale autentico e non certo uno sbraitatore di fogliacci padronali. Peraltro nei giri del movimento rivoluzionario veneziano nel 1976 venni a sapere che questa calunnia era stata poi smentita.  Poi è stato come indipendente di sinistra consigliere regionale del PCI dal 1980 al 1985, ed ha sospeso l’impegno politico in seguito al mio arresto del 8-2-1985, in quanto mi temeva colpevole conoscendo la mia adesione ideologica alla lotta armata.

 

Le aziende delle telecomunicazioni e i generali contro M., mio fratello, deputato del prc dal 1992 al 1996, con l’abitudine di denunciare le malefatte (in allestimento)

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SEZIONE   NO VICTIM, COMMUNIST: COME SONO STATE SCONFITTE MOLTE ALTRE PROVOCAZIONI

 

Per quanto di attacco alla mia vita (n.24-10-1959)

Premessa.

Rivoluzionario è chi rischia, ma non si allinea, e costruisce comunque, in assenza di un Partito VERAMENTE IN GRADO DI DIRIGERE LE MASSE ALLA RIVOLUZIONE (1982-2003)

Odisseide delle biciclette carcerarie e non contro Paolo (in allestimento, ne trovate traccia nella Controinchiesta e nella pagina Denunce)

MISTIFICAZIONI PRINCIPALI OPERATE NEI MIEI CONFRONTI SIN DA RAGAZZO

1970-1971, Distretto II di PS di Venezia Campo della Lana, mi interrogano a 12 anni compilando un modulo sulle mie abitudini per sapere se mi drogo o faccio uso di alcool o rapporti omosessuali o se frequento bar. Negativo.

1971-1973  strane bocciature a giugno in materie in cui non avevo problemi particolari.

1976    il mio intervento alla assemblea nazionale di LC in commissione scuola-occupazione giovanile viene pubblicato completamente stravolto con contenuti del tutto estranei a ciò che dissi. In redazione raccolgono la mia protesta e verificano che avevo ragione, ma non pubblicano la correzione. La lettera di risposta loro forse salterà fuori, a tutt’oggi non l’ho trovata.

1976                          al congresso provinciale di LC vengo accusato assai tragicamente, ma col senno del poi una cosa ridicola ed assurda, da destri impazziti di paura per i miei rapporti con l’autonomia, di “carrierismo” (cfr documentazione sul Convegno di LC sull’occupazione giovanile, settembre 1976, e sul 2°congresso di LC, ottobre 1976, www.paolodorigo.org/1976LC.pdf). Tanto LC si scioglie, che me ne sono sempre fregato, dato che quella persecuzione trotsko-jagodista è andata male avendo compreso diversi compagni all’epoca ciò che era diventata la sezione veneziana di LC. Più che altro dava fastidio che uno “sbarbato” di 16-17 anni osasse criticare ed agire al di fuori dei “dettami” della scuola boatiana veneziana. Ma un motivo fu anche la paura di qualcuno perché mi ero spostato di scuola, a Mestre.

1977-1978  Non mi autorizzano l’uscita da scuola 1 ora prima per andare a lavorare in fabbrica (4 ore al giorno, dalle 14 alle 18, mangiando in mensa alle 13,15 circa) a Martellago. Quindi accumulo, sommando a ciò scioperi e assenze, tante e tali assenze da venire bocciato a giugno.

...  da aggiornare

Index dell’infame processo,  che riassumeva queste suddette cose, particolarmente svoltosi nel maggio-giugno 2002 e ancor oggi a volte lazzaramente riemergente  (ossia demistificazione preventiva dei contenuti polizieschi del trattamento torturatorio subito)

Ossia: non è vero che dirigere la classe (1976-1984) nella rottura con il revisionismo prima e con l’opportunismo dell’ex autonomia operaia poi,  SIA UN PRANZO DI GALA (ogni cosa è infinitamente documentabile e conoscibile ben oltre chiacchiere e mistificazioni) e questo crea strascichi … anche laddove meno te l’aspetteresti (avere un brutto carattere e non aver coltivato orticelli costa assai)

La fLotta continua veneziana di pochi destrosi infastiditi di troppo attivismo politico definito “carrierismo” ad un compagno di 17 anni capace solo di muovere la gente e di lavorare instancabilmente sul sociale e nelle scuole

La pretesa di un boato, di non permetterci usi impropri della sede già di LC di Mestre nel 1977, l’ “inutile antifascismo militante” da alcuni suoi seguaci asserito

Le invenzioni banali sull’incidente del 18 giugno 1977 di cui mi presi responsabilità solo perché avvenne in uno scantinato della palazzina dove abitavano i miei, responsabilità che non avevo

La mia uscita di casa a causa della militanza poliziesca nella FGCI del fratello (1977)

La sconfitta degli opportunisti di “avanguardia operaia” nelle scuole di Mestre e la loro linea di lingua (1977)

Le criminalizzazioni dell’autonomia nel veneziano sull’onda del 7 aprile ad opera dei revisionisti e la collaborazione pcista-mls-cerchie di quartiere a fronte delle iniziative di lotta: di come venni per esempio accusato segretamente di un incendio mentre ero da un’altra parte per un’altra azione (1978)

Le fissazioni codiste interne all’autonomia dopo l’emergere dell’operatività br nel territorio di Mestre e Veneto, si esplicano anche nel veneziano e mi costano qualcosa (1980-1981)

La soluzione drastica dell’operazione taliercio fa il resto e si determina l’abitudine di diffamare i comunisti combattenti all’interno delle aree della autonomia padovana e sandonatese, e in parte minore anche veneziana; questo provoca il formarsi di gruppi di compagni solidali ai prigionieri rivoluzionari e la conseguente pratica di diffamazione interna all’autonomia verso chi frequenta i familiari dei brigatisti, o, peggio, si batte per essi (1982). Le paranoie fanno il resto, per cui si determinano fratture SUI PRINCIPI che solo successivamente producono maturazione politica e rotture (es l’uscita dei padovani-rodigini-sandonatesi dall’intervento esterno sul Comitato dei lavoratori del Petrolchimico nel giugno 1983) che a loro volta producono “voci” di brigatismo, prontamente raccolte da Ganzer (rapporto del 30 aprile 1984 e successivi) attaccate alla schiena a chi pratica solo e pubblicamente la solidarietà verso i prigionieri (1982-1984). L’emergere allora di aree solidali anche a Padova e nel Vicentino (1983-1984).

Il blitz 1 di Mastelloni è contro compagni processati che si trovavano a piede libero (febbraio 1984) e colpisce nell’indifferenza pressocché generale, alcuni compagni del coordinamento contro la repressione. Il bltz del 8 febbraio 1985 raccoglie pochissime iniziative di solidarietà. “Se la sono cercata” era sostanzialmente l’idea di molte aree che all’epoca non mossero un dito, e che per muoversi dovettero attendere i blitz successivi (giugno, settembre 1985, maggio 1986) quando la tenaglia fobica paranoide della procura veneziana avvolse aree molto più vaste.

In un caso un compagno anzianotto ha voluto criticarmi moderatamente poiché invece di trincerarmi nel silenzio, difesi le situazioni politiche di movimento comunista e anti-repressione anche in sede giuridica, SMONTANDO PEZZO PER PEZZO, sia ai pm, sia al gip mastelloni, ogni montatura. Il problema che si poneva era di impedire che la criminalizzazione della mia persona e degli indizi che ne sostanziavano le accuse, potesse essere usata contro altre realtà. Il fallimento della montatura si esplicò quando mastelloni e ganzer, dopo aver sparato tutte le loro cartucce contro compagni pedinati da 1 anno e mezzo prima del febbraio 1985, ossia dalla relazione di Craxi dell’ottobre 1983 (cfr. il dossier delle Edizioni Rapporti Sociali nel merito), si accorsero che avevano contro tutta l’opinione pubblica del Veneto e non solo, perché anche a Milano i/le compagni/e arrestati/e erano conosciuti nel movimento operaio.  A quel punto si giocarono la carta della mia “depressione” (abbastanza normale per uno che è in una sezione di isolamento e bocca di lupo da mesi e mesi) per giustificare, con la concessione a me dei domiciliari, anche quella per gli altri/e compagni, visto che mastelloni mi considerava il principale accusato, quello su cui vi erano le maggiori prove (tanto che avevo dovuto ricorrere agli avv.Maniacco ed Artale perché la mia posizione, “compromessa” da un garage semiclandestino secondo l’accusa svuotato poco dopo il mio arresto e poco prima della visita dei carabinieri che ne ignoravano l’esatta locazione ma misteriosamente ne conoscevano l’edificio, richiedeva che io non avessi gli stessi avvocati di Bepi, per esempio). Che la critica fosse infondata lo dimostra sia l’esito processuale sia il fatto che la preparazione della difesa collettiva al processo fu fatta anche con un mio sostanzioso contributo di lettura e documentazione critica di ogni carta dell’istruttoria.

Il livello di solidarietà era comunque commisurato alla durezza di fase e diede continuità alla militanza rivoluzionaria del sottoscritto anche dopo questo primo blitz, per cui si rese necessario al solito noto Ganzer, colpire le aree di continguità anche solo per una telefonata (che ovviamente non era né mia né a me diretta, visto che all’epoca avevo molto ostracismo al mezzo). (1987). L’organizzazione di lotte interne di massa nel carcere di Trento e un progetto di evasione, “scoperto” dal solito noto, generano voci da mercato delle pulci in quel di Padova sulla legittimità o meno della mia persona ad organizzare una evasione da imputato liberabile in non molto tempo. In realtà, fui fortunato ad uscire in libertà provvisoria (per ultimo) grazie all’azzeramento di tutte o quasi le altre posizioni processuali dovuto anche proprio alle dichiarazioni di un imputato, che ammise i dibattiti clandestini con una OCC ma in chiave di rapporto esterno, negando l’esistenza di una struttura organizzativa vera e propria in Veneto. Da parte mia, da carcerato, ho sempre teorizzato e cercato di praticare nei limiti delle mie forze, il diritto all’evasione, e la socializzazione di questo diritto ai migliori bravi ragazzi che incontravo, come metodo e linea politica e non come vezzo.

La cosa antipatica è che nei circolini c’è sempre qualcuno che ha qualcosa da ridire, e così per qualche mistero mi sarei dovuto sentire in colpa di essere uscito ai domiciliari, in realtà fu una mossa azzardata del gip, che si trovò sul tavolo una istanza di colloquio da parte del direttore del dipartimento di storia dell’arte di Venezia, Mazzariol, colpito dai disegni che avevo fatto in carcere e che mia madre gli aveva fatto vedere.  In realtà la Procura di Roma prese per buone le testimonianze di un imputato che ammettendo i dibattiti con l’Unione non ammise la banda armata, e nel complesso questa ipotesi prevalse nei due gradi processuali, per cui i domiciliari arrivarono a conclusione dell’istruttoria e con tutti i coimputati veneti a casa.

Subito dopo la concessione dei domiciliari a istruttoria conclusa, ravvisatasi da parte dell’accusa la non sussistenza giuridica delle accuse trentine, i livelli di paranoia sono inizialmente alti tanto da creare paure di compagni che mi conoscevano bene a frequentare la mia compagna.  Anche questo tipo di cose fa parte del campionario del 1982 di tante persone, ma non pensavo arrivasse a sopravvivere sino al 1988-1989.

Nel 1989 scelgo di presenziare al processo al Bollettino mentre sono ancora ai domiciliari, unico detenuto, anziché recarmi al contemporaneo processo della UdCC, ove avrei in quel caso dovuto far proclami con quei pochi compagni con cui avevo identità di vedute a fronte di una larga pattuglia acquisita alla soluzione politica  e farmi condannare, non per opportunismo ma per la delicatezza del processo al Bollettino.  La scelta si rivelerà corretta anche rispetto al processo, io ed un altro imputato veneto otteniamo lo stralcio non sulla mia istanza di incompetenza territoriale, ma similmente, perché le indagini sugli imputati del Veneto, a parte le generiche e per sentito dire, dichiarazioni di liberti e mennella, non interessavano l'indagine di Dalla Costa di Venezia, che del resto nasceva addirittura sull'ipotesi che io ed i compagni che conoscevo avessimo a che fare con le BR-PCC all'epoca del febbario 1987 !!!  Quindi veniamo assolti, io dall'accusa di costituzione lui di partecipazione, in mia contumacia, sia in primo grado che in appello.  Quasi tutti noi imputati firmiamo dei documenti collettivi e prendiamo posizione contro il taglio dei capelli per motivi di indagini della procura forlinese ai militanti delle BR-PCC in carcere.

La stima e l’amicizia di compagni di Rapporti Sociali, e dei compagni m-l italiani non essendo venuta meno, fecero sì che non mi curai di queste cose, né di strascichi apparentemente personali ma dovuti in realtà al fatto che ero diventato un “pericolo rosso” per chiunque mi frequentasse, ganzer comandando. (1988-1993)

Per quanto riguarda la provvisoria, la ebbi dopo aver impugnato il rigetto, discutemmo con Artale e Baccioli la cosa, io sostenevo con il loro scetticismo, che la “pericolosità” del reato non era gran motivo per negare la provvisoria, e che semmai la legge chiedeva di precisare i caratteri individuali di questa pericolosità. La Cassazione invece mi dette ragione chè se mi dava torto erano all’epoca 800.000 lire, (a breve l’inserimento) e il vecchio codice divenne stretto per certi pm … Poi nel 1989 lo fecero nuovo, e la pericolosità del reato effettivamente adesso è legata alle fattispecie personali.  Poi nel 1992 Scotti e Martelli banditi gemelli riportarono a galla l’emergenza …

Una frase di uno che se la tirava, e che essendo pericolosi questi tifosi occorreva lasciar correre, fu “stai tranquillo e sposati la mogliettina”.  (1990, epoca in cui la controrivoluzione non stava certo a guardare per il sottile e preferiva ordire trappole militari che montature giudiziarie).   Lasciai correre perché avrei dovuto uccidere, e i colloqui con la compagna Alberta mi interessavano di più delle aree che stampavano traduzioni a titatura industriale in un periodo in cui a queste non corrispondeva pressocché alcuna attività rivoluzionaria. Appena coniugato, un attentato dei servizi con un agente microesplosivo sulla gomma anteriore sinistra della mia auto praticamente nuova per poco non mi uccide, di ritorno da un colloquio a Opera (1991).  Nel movimento di massa della Pantera (1990) a Venezia queste cose non arrivano a far breccia in alcun modo e ho la possibilità di tessere rapporti di massa e di cercare di indirizzare non solo situazioni legate a movimenti di opinione (No Expo, 1990) ma anche di classe, specie sulla guerra.  Purtroppo la situazione del m.r. è di sfacelo.  

Rifiutai in quel periodo di accettare un rapporto di lavoro con una presunta “cellula” poiché anteponevano il dibattito di ruolo e divisione dei compiti (“che cosa sai fare ?”) alla omogeneità politica (“prima di chiedere questo occorre che abbiamo omogeneità su che partito vogliamo costruire”).  

 

(… in preparazione: Aviano e dintorni, COMPATIBILMENTE ALLA NECESSARIA PRUDENZA PER LA REVISIONE PROCESSUALE A VENIRE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALTRI CASI – UN

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Diario di una prigioniera politica... - 5 puntata... 1-11-2005 Indy