COMUNICATO COMUNE
Paris, le 8 novembre 2005
Di fronte ad una rivolta nata dall’accumulazione di diseguaglianze e di
discriminazioni nelle banlieu e nei quartieri poveri, il governo sta facendo
partire una nuova tappa, di una estrema gravità, nella escalation sicuritaria. Ma
nel maggio 1968, quando la situazione era più drammatica, nessuna legge di
eccezione era stata utilizzata dai poteri pubblici. La proclamazione dello
stato di emergenza risponde ad una rivolta le cui cause sono profonde e ben note
sul solo terreno della repressione.
Al di là del messaggio simbolico disastroso che nutre il
riferimento alla guerra d’Algeria, non si tratta solo di “coprifuoco”, cosa che
è già nell’ordine di una logica di guerra. Infatti il governo ha scientemente
mentito. La legge del 3 aprile 1955 autorizza delle interdizioni al soggiorno
per « ogni persona che cerca di intralciare, in ogni modo, l’azione dei
poteri pubblici », delle assegnazioni alla residenza per « ogni
persona (...) la cui attività sia pericolosa per l’ordine pubblico », la
chiusura dei « luoghi di riunione di ogni genere” e l’interdizione delle “riunioni
di natura a provocare o agevolare il disordine”. Il governo ha anche previsto delle perquisizioni notturne.
Si può, inoltre, far « prendere ogni misura per assicurare
il controllo della stampa e delle pubblicazioni di ogni genere » e dare
competenze alle giurisdizioni militari in concorrenza con i giudici ordinari.
Fermare le violenze e ristabilire le solidarietà nelle banlieu è
una necessità. Questo implica di sottomettersi ad una legislazione di eccezione
ereditata dal periodo coloniale ? Si sa
dove porta il ciclo ben noto che lega provocazioni e repressione, e a quali
risultati porta. Le banlieu non hanno bisogno di stato di eccezione: hanno
bisogno, disperatamente, di giustizia, di rispetto e di eguaglianza.
Firmatari:
Alternative Citoyenne, ATMF, CEDETIM, Comité des
sans-logis, CRLDHT, Fédération syndicale unitaire,
Ligue communiste révolutionnaire, Ligue des droits de
l’Homme, MRAP, Parti communiste français, Syndicat des
avocats de France, Syndicat de la magistrature, Union
syndicale Solidaires, Les Verts.