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notizia di “Ristretti orizzonti”
Psichiatria: oggi la Giornata mondiale della salute mentale
Redattore Sociale, 10 ottobre 2005
Nel
mondo 450 milioni di persone soffrono di una malattia mentale, ogni anno i
suicidi sono quasi un milione. Tra il 1993 e il 1999 le assenze dal lavoro per
motivi psicologici si sono quadruplicati. Eppure il malato di mente resta,
quasi ovunque, un problema da rinchiudere in un ospedale psichiatrico piuttosto
che una persona da curare. Secondo i dati della Caritas, un terzo della popolazione
mondiale, circa 2 miliardi di persone, vive in paesi che dedicano alla salute
mentale meno dell’1% del loro budget sanitario. Nei paesi sviluppati la
percentuale dei malati mentali che non riceve alcuna cura arriva fino al 70%,
nei paesi del Sud del mondo sale al 90%. La malattia mentale è ancora una
realtà ignorata in gran parte del pianeta: il 25% dei paesi non ha una
legislazione sulla salute mentale e più del 40% non ha una politica su questa
materia.
In
Europa una persona su quattro si scontra con un episodio di malattia mentale.
Circa 3 milioni di adulti soffrono di schizofrenia. La legislazione italiana
rimane una tra le più "illuminate", un modello per l’intera Europa.
Nonostante questo, anche nel nostro paese continuano ad esistere gli Ospedali
Psichiatrici Giudiziari. Strutture più simili a luoghi di reclusione che di
cura.
In
occasione della Giornata mondiale della salute mentale che si celebra oggi e
che quest’anno è dedicata alla prevenzione la Caritas ha invitato la società
civile, e in particolare le comunità cristiane, a adoperarsi per facilitare i
rapporti tra i malati e gli operatori sanitari. La giornata mondiale della
salute mentale offre l’opportunità di approfondire e fare il punto su quanto si
sta facendo si è fatto e si conta di fare. La giornata ha anche lo scopo di
informare, sensibilizzare e coinvolgere i cittadini sui temi legati alla salute
mentale. Molte iniziative sono già in atto da anni. La Caritas Italiana, ad
esempio, sostiene programmi di salute mentale nei paesi della ex Iugoslavia. Il
progetto coinvolge quattro ospedali psichiatrici: tre in Serbia (Gornja
Toponica, Kovin e Vrsac) e uno in Montenegro (Podgorica). L’obiettivo è
migliorare le condizioni di vita dei pazienti e favorirne il re-inserimento
sociale. Al programma partecipano anche molti psichiatri italiani con il
compito di formare il personale.
Numerosi
gli interventi anche nelle città italiane, dove le Caritas diocesane operano a
sostegno delle persone con disagi psichici e delle loro famiglie. Molte
parrocchie organizzano corsi per i volontari che intendono avvicinarsi a questa
realtà. Centri diurni, laboratori, borse-lavoro, ascolto telefonico, gruppi di
auto-mutuo aiuto. I servizi gestiti dalla Caritas non sostituiscono le risposte
istituzionali. Sono, piuttosto, tentativi di rispondere in modo sempre più
adeguato ai bisogni dei malati di mente. Nel 2005 sono stati finanziati 28
progetti. La metà della spesa, 2.340.000 euro, è stata finanziata attraverso
l’otto per mille.
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Commento
Nel mondo 450 milioni di persone significherebbe 1 su 10 o quasi, soffrirebbero di malattia mentale, cioè la fame, la disoccupazione, il mobbing padronale (e per alcuni carcerario delle combriccole infami che bagolano oggigiorno tra le cattedre delle maestre e quelle delle psicologhe e quelle dei direttori ed i discorsini con gli ispettori), di stupro, di pedofilia, di sfruttamento, di mancanza di soldi per un figlio invalido o per una moglie col tumore, ecc. ecc. Li chiamano “malati mentali” o “affetti da patologie mentali”.
Suvvia ancora dobbiamo legittimare una
infamia chiamata psichiatria ? Non ci
guadagniamo mica noi detenuti, no, a farlo. E poi, perché continuare ad usare
ed abusare di psicofarmaci, per difenderci da cosa ? Da ciò che non si può, o
non si deve, denunciare ?
Il sottoscritto non ci sta, e non da ora
che sto al di là delle mura. E agli psichiatri
ho ricorso proprio per non passar per pazzo.
Che facciano grandi ospedali psichiatrici
in Jugoslavia, la Caritas, si chiama poi solo così: imperialismo che si
allarga, prima le bombe, poi i preti, è andata così anche in Africa dopo le
colonie, anzi, con il colonialismo, e anche dopo. Ma prima del colonialismo,
no, ovvio.
Grazie a Dio, esiste un
giudizio universale.
Paolo Dorigo