Palermo: 9 medici indagati per la morte di un detenuto
La Sicilia, 10 ottobre 2005
Nove
medici sono indagati dalla procura di Palermo per omicidio colposo. Il
procedimento è stato aperto in seguito alla morte di Michele Palazzolo, 23
anni, catanese, deceduto nel luglio scorso all’ospedale Civico di Palermo. Il
giovane, detenuto con gravi problemi di salute, era stato trasferito dal
carcere Piazza Lanza di Catania a quello palermitano dei Pagliarelli. Prima di
partire per Palermo Palazzolo, che l’anno scorso aveva avuto una grave
encefalite ed era stato in coma, si era sentito male. Ma il medico
dell’istituto di pena della città etnea gli aveva diagnosticato una semplice
lombosciatalgia autorizzandone la traduzione. Le condizioni del giovane erano
peggiorate, tanto che il cellulare sul quale viaggiava era stato più volte
costretto a fermarsi. In una sosta nel carcere di Bicocca, a Catania, la
vittima aveva avuto gravi crisi di vomito e febbre. Arrivato al Pagliarelli
Palazzolo era stato visitato, ma anche in questo caso il medico del carcere non
aveva ritenuto allarmante il suo stato di salute. Un ulteriore peggioramento
aveva, invece, indotto un altro sanitario della struttura penitenziaria a
disporre il ricovero del giovane all’ospedale Civico. Palazzolo, però, era
morto subito dopo essere giunto al nosocomio. Nel registro delle notizie di
reato sono finiti il medico del carcere di Piazza Lanza, tre sanitari del
Pagliarelli e 5 del Civico. L’inchiesta è condotta dal pm Sergio De Montis.
"Faremo chiarezza su questa vicenda", annuncia l’avvocato Maria
Chiaramonte, il legale dei familiari della vittima, che si costituiranno parte
civile nel procedimento. "Michele era guarito da poco - racconta - da una
terribile encefalite che gli era stata curata proprio a Palermo. Poi era stato
arrestato perché doveva scontare una condanna per rapina ma le sue condizioni
di salute non erano mai tornate normali, tanto che i medici gli avevano
prescritto una cura che avrebbe dovuto seguire per tutta la vita". I
familiari del ragazzo hanno sostenuto di avere più volte richiesto al carcere
catanese di fare avere al giovane i farmaci indicati. "Non sono mai stati
autorizzati", dice il legale che annuncia l’intenzione di accertare se
"oltre ai sanitari che hanno evidentemente sottovalutato le condizioni di
Michele, le condotte dei responsabili dell’istituto di pena possano avere avuto
un ruolo nella morte del giovane".