Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale
LA VERITA’ E’ RIVOLUZIONARIA E NON CE LA RACCONTANO I FILM
BORGHESI E NEMMENO I MAGISTRATI LIBERTICIDI FRANCESI CHE STILANO LA MONTATURA
DELL’ASSIOMA PCE r = GRAPO
SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI POLITICI SPAGNOLI DEL PCE r E
DEI GRAPO CHE SEMPRE SI SONO BATTUTI AL FIANCO DEI PRIGIONIERI POLITICI
RIVOLUZIONARI IN LOTTA IN EUROPA
Complemento
alla Pubblicazione della Edizione Italiana del Libro “La Guerra di Spagna, il
PCE e l’Internazionale Comunista” (traduzione di Paolo Dorigo, dallo spagnolo,
delle parti aggiunte alla seconda edizione del libro:
Aproximacion
a la Historia del PCE” 2a ed.
settembre
1997
la
traduzione e le note dell’edizione italiana di Rapporti sociali sono pure
curate da Paolo e frutto di lavoro editoriale collettivo –ad esclusione della
presentazione del neorevisionista U.C.-, ma la 2° parte ed il capitolo 5.5
aggiuntivo non è mai stata data alle stampe dall’Editore) – Presto in mancanza
di una nuova seconda edizione priva della introduzione di U.C., nei limiti
delle nostre possibilità metteremo in rete l’intero testo
indice delle traduzioni:
·
Breve
cronologia storica (PCE r)
·
Presentazione
alla 2° edizione (PCE r)
·
Capitolo
5.5 GLI AVVENIMENTI DI MAGGIO (PCE r)
·
Appendice
1 La Guerra di Spagna Fu
una Lezione Per le Masse ed Anche Per i Comunisti (da:José Diaz, Segretario
Generale del PCE, “Gli Insegnamenti di Stalin, Guida Luminosa Per i Comunisti
Spagnoli”, edito in Messico, 1940)
·
Appendice
2 Risoluzione del Presidium
del Comitato Esecutivo della Internazionale Comunista, 15 Maggio 1943
·
Appendice
3 Sul Movimento
Guerrigliero In Spagna - (Il testo è un estratto di un documento attribuito,
dall'Archivio Storico del PCE -AHPCE-, ad Antonio Cordón, dirigente del PCE e
membro componente della direzione centrale della guerriglia stabilitasi in
Francia; è datato marzo 1948)
·
Appendice
4 Indice delle Sigle
·
Appunti
sulla presentazione ai lettori italiani della Ia edizione italiana
·
1808: Ammutinamento di Aranjuez. Sollevazione popolare del 2
maggio a Madrid contro le truppe napoleoniche.
1812: Viene approvata la Costituzione di Cadice.
1814: Ha termine la Guerra di Indipendenza.
1820: Sollevazione del comandante Riego alla testa di un
contingente militare destinato a soffocare l'insurrezione nelle colonie.
1820-1823: Triennio liberale.
1821-1824: Indipendenza del Messico e di tutta l'America centrale
dai colonialisti spagnoli.
1839: Il Patto di Vergara pone fine alla prima guerra carlista.
1843: Incoronazione di Isabella lì.
1848: Insurrezioni rivoluzionarie in diversi paesi Europei; è la
prima grande battaglia tra la borghesia e il proletariato. A Madrid, il popolo
si solleva contro il governi di Narváez.
1864: Il 28 settembre viene fondata a Londra la Associazione
Internazionale dei Lavoratori [AIL, in spagnolo AIT, ndT], conosciuta con il
nome di I Internazionale.
1868: Fanelli, delegato della AIL, è inviato in Spagna, dove crea
nuclei internazionalisti a Madrid e a Barcellona.
1871: Proclamazione della Comune di Parigi.
1873: Il 18 febbraio è proclamata la I Repubblica, primo
tentativo conseguente alla rivoluzione democratico-borghese in Spagna.
1874: L'esercito scioglie il Parlamento della I Repubblica e i
Borboni ripristinano al potere la loro dinastia in Spagna.
1879: Fondazione del PSOE.
1909: La Settimana Tragica di Barcellona.
1911: Fondazione della CNT.
1914: Scoppia la I Guerra imperialista mondiale.
1917: Il 7 novembre il proletariato prende il potere in Russia.
1919: Viene fondata in Russia la Internazionale Comunista (IC).
1921: Fondazione del PCE.
1923: Colpo di Stato in Spagna del generale Primo de Rivera.
1929: Crack della
borsa a New York.
1931: Proclamazione della Il Repubblica spagnola, l'undici
aprile.
1932: Sollevazione militare a Madrid e Siviglia diretta dal
generale Sanjurjo ("La sanjuriata").
1932: IV Congresso del PCE.
1933: Il 30 gennaio il partito nazista sale al potere in
Germania.
1934: Sciopero generale a Madrid, nei Paesi Baschi, a Barcellona,
ecc., e insurrezione armata delle masse operaie nelle Asturie.
1935: Celebrazione del VII Congresso dell'Internazionale
Comunista.
1936: Il 16 febbraio il Fronte Popolare trionfa nelle elezioni
generali spagnole. Il 18 luglio avviene il sollevamento militare fascista.
1937: Gli "avvenimenti di maggio": tentativo di
"golpe" anarco-Trotzkysta a Bercellona contro il Governo della
Repubblica.
1938: Il "Patto di Monaco" tra Germania, Gran Bretagna
e Francia.
1939: A marzo avviene il golpe capitolazionista del colonnello
Casado. Il 28 dello stesso mese le truppe repubblicane si arrendono e i
fascisti fanno ingresso a Madrid.
1939: In settembre ha inizio la II Guerra Mondiale con
l'invasione della Polonia da parte delle truppe naziste.
1943: Sconfitta delle truppe hitleriane nella battaglia di
Stalingrado, in Unione Sovietica.
1945: L'Esercito Sovietico conquista Berlino.
1949: L'Esercito di Liberazione Popolare Cinese fa ingresso a
Pechino.
1954: Si celebra il V Congresso del PCE, nel quale prende il
sopravvento la linea revisionista.
1955: Ammissione dello Stato Spagnolo all'ONU.
1955: Franco designa quale suo successore Juan Carlos de Borbon.
1956: Celebrazione del XX Congresso del PCUS nel quale
si affossa la linea marxista-leninista e tutta l'opera rivoluzionaria
precedente.
1956: Il PCE formula il programma di "riconciliazione
nazionale".
Presentazione alla Seconda
Edizione
Il libro che presentiamo qui, con il titolo di
"Aprossimazione alla Storia del PCE", fu pubblicato precedentemente
per capitoli, come supplementi di Resistencia. Ouesto ci ha permesso di
inserire nella presente edizione alcune opinioni e correzioni suggerite dai
militanti e simpatizzanti del Partito. Nonostante ciò, se si eccettua l'ultima
parte del Capitolo V, riferito agli “avvenimenti di Maggio”, che non appariva
nella precedente edizione, delle altre modificazioni che abbiamo introdotto si
può dire ben poco, giacché si tratta di semplici sfumature o di correzioni redazionali.
Gli "avvenimenti di Maggio", il tentativo di
"golpe" anarco-trotzkista della primavera 1937, e la lotta che venne
scatenata contro di esso, furono, certamente, un avvenimento politico di enorme
importanza, che evidenziò l'antagonismo a cui erano giunte le contraddizioni
nel Fronte Popolare. Perciò risulta di grande importanza per poter comprendere
ciò che doveva accadere nel paese, in particolare la formazione del
"blocco anticomunista" e del golpe controrivoluzionario di Casado,
che costituì l'ultima pugnalata alle spalle contro la Repubblica.
In ogni modo, e come già indicammo nella presentazione della
prima edizione, non bisogna dimenticare che quest'opera vuole essere una
"Aprossimazione" alla storia, che ha per principale protagonista e
oggetto della nostra attenzione il PCE. Sicché, allo scopo di non
sovraccaricare oltre il contenuto a detrimento della sua chiarezza espositiva e
del suo carattere fondamentalmente interpretativo, abbiamo fatto astrazione da
numerosi dati e fatti, salvo nei casi in cui erano imprescindibili per
comprendere il percorso fatto dal PCE. D'altra parte, abbiamo ritenuto, in ogni
momento, di appoggiarci, per le nostre valutazioni e conclusioni, sulla
documentazione del PCE e della IC che abbiamo potuto consultare. Orbene, il
lettore deve tenere in debito conto che la attività del Partito in questi primi
tempi (e anche dopo) -come avvertiva Luìs Portela, uno dei fondatori del PCE,
"non si registra negli atti ma nei fatti", cosa che, certamente,
rende più difficile il lavoro di ricerca. Come egli stesso segnala, ci serva
almeno da consiglio il pensare che questa carenza di testimonianze scritte
della vita del PCE ostacolò anche l'azione della polizia".
Capitolo
5 Il Sollevamento Fascista e la Rivoluzione Popolare
Paragrafo Aggiunto
5.5. Gli "Avvenimenti di Maggio".
Nella misura in cui le necessità della guerra rendevano più
vicino il momento della soluzione di tutta una serie di problemi, sia al fronte
che nella retroguardia, davanti alla necessità di unificare i mezzi e le
energie dirette a far fronte alle forze fasciste, le incoerenze delle altre
organizzazioni operaie, così come la loro progressiva perdita di influenza tra
le masse, si rendevano sempre più evidenti. Tutto questo, parallelamente, portava
a galla l'antagonismo latente della maggioranza dei dirigenti socialdemocratici
della FAI e del POUM, contro i comunisti, tanto da ricorrere a frequenti
provocazioni contro questi ultimi e in alcuni casi addirittura con l'appoggio
della base che rimaneva ancora sotto la loro influenza. Una di queste
provocazioni, la più sanguinosa, ebbe luogo all'inizio di Maggio del
1937, a Barcellona, mentre era in corso l'offensiva dell'esercito fascista
contro la Biscaglia, Santander e le Asturie, ed era invece necessaria la
concentrazione delle forze e delle energie del popolo nella lotta contro il
nemico. I rapporti di forza, nelle fila operaie, specie in Catalogna,
dove l'anarcosindacalismo aveva maggior peso, stava cambiando a favore del
PSUC, cosa che comportava degli inevitabili effetti negli organi
governativi. Nel Dicembre 1936 il Consiglio della Generalitat della
Catalogna venne riorganizzato, con l'estromissione di un rappresentante della
CNT e del dirigente del POUM Andreu Nin. Ma furono fatte contemporaneamente
delle concessioni agli anarchici, lasciando nelle loro mani il Consiglio della
Difesa, nonostante fosse noto che stavano portando avanti tutta una campagna
contro la mobilitazione generale e l'integrazione di tutti i combattenti
nell'Esercito Popolare. In quello stesso periodo, un foglio anarchico affermava
che nella guerra moderna "ha importanza la tecnica e la strategia, ma
non la disciplina, che presuppone la negazione della personalità".
Così, sul fronte di Aragona, dove all'inizio della guerra combattevano 42.000
uomini appartenenti a diversi gruppi anarcosindacalisti, alcuni mesi dopo
rimanevano solo 18 mila di loro, che un po' alla volta lasciavano il fronte
dirigendosi a Barcellona o nelle altre città catalane per rispondere agli
appelli dei loro capi a fare la rivoluzione".
"Ruta" il periodico dei giovani libertari,
stigmatizzava negativamente la difesa della Repubblica, che qualificava come
regime borghese. Analogamente faceva la stampa dei trotzkisti. Gli
anarchici, che controllavano le frontiere con la Francia, i porti e le
comunicazioni, giunsero fino ad interferire nelle conversazioni del Presidente
della Repubblica. Gli incidenti si moltiplicavano. L'ambiente era già
ribollente allorquando, il 3 Maggio, uno di questi incidenti face scoppiare la
rivolta.
Il Ministro degli Interni della Generalitat ordinò la presa della
azienda telefonica. Fu accolto con una sparatoria. A Barcellona si alzarono
immediatamente le barricate. Gli aderenti alla FAI rivolsero un ultimatum al
governo catalano chiedendo lo scioglimento di tutti i partiti politici e delle
forze armate della Generalitat. Gruppi armati aderenti al Fronte (che non
si sciolse grazie agli sforzi di alcuni responsabi1i centristi che, insieme ai
combattenti del PSUC, si sforzarono di mantenere l'unità, si lanciarono
all'assalto delle sedi istituzionali del PSUC, della UGT, del "Casale Karl
Marx", ecc. Ci furono 500 morti. Nei mesi che seguirono questi fatti, il
PSUC cercò di impedire lo scontro armato tra le organizzazioni operaie, senza
rispondere alle continue provocazioni e agli assassinii dei suoi militanti. Ma,
davanti al sollevamento dei membri della FAI e del POUM, sia il Partito che le
JSU [Gioventù Socialiste Unificate, ndT] e la UGT mobilitarono tutte le proprie
forze per soffocarlo. Ad ogni modo, questa avventura era votata al fallimento,
ma né gli aderenti alla FAI né i trotzkisti riuscirono a trascinare la massa
degli operai confederali dai quali rimasero sempre emarginati.
Il sollevamento di Maggio costò molto caro agli anarchici. La
CNT, principale sindacato operaio della Catalogna fino ad allora, perse molta
influenza, e venne a poco a poco spiazzata dalla UGT. Pure l'autonomia della
Catalogna ne risentì, dato che se era corretta la decisione di sottoporre al
comando del governo centrale tutte le forze militari, per creare una unica
direzione militare della guerra, non si può dire la stessa cosa per la
decisione di sottovalutare anche i compiti diretti al mantenimento dell'ordine
pubblico, attribuite alla Generalitat dallo Statuto del ‘32. Questa misura che
contrastava le prerogative autonome, irritò fortemente i sentimenti nazionali
ed ebbe delle gravi conseguenze sul futuro.
Il rifiuto di Largo Caballero dall’ assumere delle misure contro
gli istigatori del sollevamento di Barcellona, con la scusa che si trattava di
uno scontro interpartitico, causò la sua caduta dal governo e la sua
sostituzione con Negrín. Il PCE, da parte sua, dava molta importanza al nuovo
governo, ma questo fatto ebbe poi delle gravi ripercussioni negative. Il suo
timore di rompere l'unità nel Fronte Popolare lo spinse a denunciare
chiaramente e apertamente le incertezze del governo e degli altri partiti che
lo componevano, e soprattutto, a non denunciare la tendenza alla formazione di
un blocco anticomunista guidato dai caballeristi [dal nome di Largo Caballero,
ndT] e dai suoi nuovi alleati anarchici, e da alcune altre formazioni
repubblicane e nazionaliste. In realtà, dietro l'apparenza di questa alleanza
anticomunista che andava delineandosi, si nascondeva una politica di
capitolazione ai fascisti e di abbandono della Repubblica Popolare alla quale,
da questo momento in poi, solo il PCE dedicò una decisa difesa. Gli avvenimenti
di Maggio non furono altro che il preludio di quello che successivamente
sarebbe accaduto a Cartagena e del successivo golpe casadista.
Il PCE e il PSUC non seppero trarre le necessarie esperienze da
ciò che era accaduto a Barcellona. Non videro che la lotta contro l'anarchismo
non poteva essere portata a termine da una mera posizione di difesa ad oltranza
della legalità repubblicana, ma che occorreva invece una posizione di lotta
indipendente, di difesa della Repubblica Popolare che sapesse preservare al
contempo l'unità combattiva della classe operaia e le sue conquiste
rivoluzionarie. Inoltre, il PCE e il PSUC non seppero fare distinzioni tra le
diverse correnti anarchiche, né sfruttare le divisioni e i dissensi tra loro;
non seppero neppure guadagnarsi l’amicizia dei suoi dirigenti più combattivi e
onesti. In questo modo, molti operai cenetisti, stufi di queste avventure, ma
del tutto disorientati, cadettero sotto l'influenza dei socialdemocratici e dei
nazionalisti.
La Guerra di Spagna Fu una Lezione Per le Masse
ed Anche Per i Comunisti (da:José Diaz, Segretario Generale del PCE, “Gli
Insegnamenti di Stalin, Guida Luminosa Per i Comunisti Spagnoli”, edito in
Messico, 1940)
Nel determinare la nostra linea politica e tattica, noi comunisti
spagnoli; dobbiamo tener presenti i princìpi tattici del leninismo, così come
li ha formulati Stalin: "il principio ineludibile di tenere presente la
verità del fatto che la propaganda e la educazione da sole non sono sufficienti
all'educazione politica di milioni di proletari, ma che è l'esperienza politica
delle masse stesse ad essere necessaria". (Stalin: "Commenti su
argomenti di attualità")
La rivoluzione democratico-borghese, in particolare nel periodo
della guerra nazionale rivoluzionaria, dette alle masse una grande esperienza.
Nel corso di questa lotta, il proletariato riconobbe il suo potere e il suo
ruolo di classe dirigente. Le masse contadine videro nella classe operaia il
proprio nuovo alleato e la migliore guida. Migliaia di persone nuove sorsero
dal più profondo della classe operaia e del popolo spagnolo, uomini che
grazie al proprio eroismo e alla propria capacità, occuparono tra l'80 e il 90%
dei ruoli di direzione intermedi.
Nell'industria e nell'agricoltura decine di migliaia di uomini,
donne e giovani, rivelarono il proprio entusiasmo creativo sviluppando una
capacità produttiva fino ad allora sconosciuta nel paese, e così si
guadagnarono un lavoro sicuro indipendentemente dal fatto che i centri
produttivi fossero il principale e permanente obiettivo degli attacchi aerei e
dei bombardamenti del nemico. L'iniziativa delle masse, il loro entusiasmo e la
loro abnegazione costituirono le condizioni per le nostre grandi operazioni
militari; la difesa di Madrid è l'evidenza più contundente della volontà e della
energia del popolo, che compensò gli errori dei comandanti incompetenti,
successivamente divenuti traditori, con la sua tremenda energia. Un'altro
esempio significativo è la difesa del Levante, dove migliaia di combattenti
lottarono per settimane senza alcuna tregua; dove le masse, con l'energia
febbrile dell'ispirazione, trasformarono le campagne e le colline del Levante
in zone fortificate chiudendo in pochi giorni la strada agli invasori nemici.
Infine, dobbiamo citare l'esemplare battaglia dell'Ebro, una delle maggiori
battaglie della nostra guerra, in cui migliaia di combattenti, soldati,
comandanti e commissari politici rimasero bloccati per oltre quattro mesi sotto
un fuoco nemico infernale; e diedero un esempio che una volta ancora ci
dimostra l'invincibile Potere della classe operaia e delle sue capacità
creative.
Nella nostra guerra, le masse acquisirono attraverso esempi
concreti e reali, una conoscenza che è di importanza decisiva per la
continuazione della lotta nelle nuove condizioni.
Le masse si resero conto dell'importanza dell'unità
rivoluzionaria e compresero che il compito della classe operaia è quello di
assumere la direzione nella lotta di tutto il popolo. Compresero l'importanza
di una ferma alleanza con la classe contadina. Dopo le amare esperienze della
politica del "non intervento", compresero l'importanza e il carattere
proprio delle democrazie borghesi quale forma, essenzialmente, propria, del
dominio capitalista. Si convinsero del fatto che queste democrazie non sono
che un mezzo per ingannare le masse, una cortina di fumo dietro la quale si
nascondono i gruppi dominanti della reazione capitalista. Si convinsero con i
propri occhi che la “teoria” e la pratica dell'anarchismo crollavano di fronte
alla realtà della rivoluzione popolare. Si convinsero del fatto che la
socialdemocrazia porta la classe operaia alla sconfitta e che i dirigenti della
II Internazionale tradirono gli interessi del proletariato internazionale, come
quelli che, all'epoca, tradirono gli interessi del popolo spagnolo.
Nella loro ostinata ed eroica lotta, le masse riconobbero che non
c'è cammino per la liberazione dallo sfruttamento e dal giogo capitalista al di
fuori della lotta rivoluzionaria. La classe operaia spagnola riconobbe che
l'internazionalismo proletario è la forza che unisce la classe operaia in un
fronte unico contro il nemico comune. Dalle esperienze della sua lotta
individuò anche il profondo abisso che separa gli Stati capitalisti dai Paesi
del socialismo. Per questo l'idea del socialismo penetrò profondamente nella
coscienza delle masse, perché nei giorni in cui più era dura la lotta, i suoi
più fedeli amici si trovavano insieme con loro. Per questo i lavoratori
spagnoli pronunciano la parola Unione: Sovietica e il nome del compagno Stalin
con profondo e inesauribile amore.
Milioni di operai, contadini e intellettuali compresero per la
prima volta il ruolo di un Partito rivoluzionario. Videro questo Partito nel
suo lavoro quotidiano nei posti più pericolosi e gli riconobbero la sua forza
poderosa e degna di fiducia, capace di difendere gli interessi della classe
operaia. Lo riconobbero come il loro proprio Partito. E' per questo che
si unirono attorno ad esso per risolvere i problemi di ogni giorno; per questo
lo appoggiarono attivamente e gli diedero totale fiducia. Se le masse
lavoratrici furono in grado di comprendere tutto questo, fu grazie alla loro
stessa esperienza, e alla direzione del Partito Comunista che si sforzò di
elevare la loro coscienza di classe sulla base delle loro stesse esperienze.
Se il Partito Comunista si trasformò nel Partito genuino delle
masse operaie, ciò avvenne non solo perché educava le masse ma anche perché
apprendeva da esse. Nell'agire in questo modo, il Partito seguiva le parole del
compagno Stalin: “Noi, i dirigenti, vediamo le cose, gli avvenimenti, le
persone, soltanto da un lato, diciamo dal di sopra; la nostra visione, di
conseguenza, è più o meno limitata. Le masse, al contrario, vedono le cose, i
fatti, le persone, da un'altro lato, si potrebbe dire dal di sotto; la loro
visione è di conseguenza in un certo qual modo limitata. Per giungere alla
soluzione corretta dei problemi, queste due esperienze devono combinarsi. Solo
così si può avanzare correttamente". (Stalin, “Relazione al Plenum del
C.C. del PC(b) dell'URSS”, marzo l937). All'inizio della rivoluzione
democratico-borghese, nell'aprile 1931, il nostro Partito non era altro che una
associazione di gruppi sparsi in tutto il paese, ai quali mancava la chiarezza
ideologica e la stabilità organizzativa. Il Partito crebbe nella lotta
quotidiana, liberandosi gradualmente del settarismo e nel 1935 contava già su
20.000 aderenti.
Alla vigilia del sollevamento organizzato dai generali, migliaia
di militanti furono attratti dal nostro Partito, che poteva contare in quel
momento su 100.000 militanti. Ciò fu possibile grazie alla attiva
partecipazione del Partito nella lotta armata nelle Asturie, al suo ruolo di
avanguardia nello spronare le forze progressiste del paese ad entrare nelle
fila del Fronte Popolare contro la reazione che stava preparando
l'instaurazione di una dittatura terroristica.
Quando ebbe inizio il conflitto armato, il Partito si trovò a
dover risolvere problemi politici e organizzativi della massima importanza, sul
percorso da intraprendere; obiettivi che per il loro carattere e la loro
ampiezza non avevano precedenti. La guerra esigeva la presenza di quadri del
Partito nell'esercito, nella industria, nelle campagne, nell'apparato dello
Stato, nei sindacati, e per le necessità del lavoro quotidiano del Partito
stesso; doveva trattarsi di quadri fermi e capaci che comprendessero la nuova
situazione e fossero autentiche guide e dirigenti delle masse.
Il Partito Comunista crebbe e si fortificò nella lotta armata, al
fronte e nella lotta contro i nemici del popolo nella retroguardia, contro la
cosiddetta quinta colonna e i criminali contro-rivoluzionari trotzkisti. Il
Partito crebbe e si fortificò nella lotta contro gli avventurieri anarchici e
gli opportunisti socialdemocratici.
Il compagno Stalin ci insegna a vigilare sull'unità e la purezza
ideologica del Partito. Noi sostenevamo una lotta senza quartiere contro le
deviazioni nelle nostre fila; noi fortificavamo la disciplina del Partito e
fummo capaci di stabilire una unità di ferro nelle nostre fila fino al
punto di riuscire ad affrontare tutte le prove a cui ci sottoponeva la
guerra.
Gli insegnamenti di Lenin e di Stalin sul Partito di nuovo tipo
permisero ai comunisti spagnoli di forgiare un Partito composto di oltre
300.000 membri (cifra riferita al solo territorio repubblicano), un Partito che
corresse i propri errori e non ebbe timori né verso la critica né verso
l'autocritica. Dal grande Stalin noi, comunisti spagnoli, apprendiamo l'audacia
rivoluzionaria, la vigilanza contro gli intrighi del nemico, la fermezza nel
seguire una politica e la flessibilità nell'affrontare con rapidi e inaspettati
cambiamenti la situazione.
Il nostro Partito era considerato e appoggiato da vaste masse. E
questo è naturale, visto che il popolo poté toccare con mano il valore e
l'eroismo dei comunisti durante gli indimenticabili giorni della difesa di
Madrid, di Teruel e delle battaglie dell'Ebro. Il popolo vide che il
Partito non si limitava a correggere le direttive e gli insegnamenti, ma che a
sua volta indicava la strada da percorrere, con l'esempio.
Il Partito seppe come comunicare il suo spirito di
auto-sacrificio e di eroismo alle masse. Attraverso continue lotte, il Partito
mantenne comunque sempre stretti legami con le masse. Per questo il
Partito Comunista era amato dal popolo spagnolo e continua ad esserlo. Il
Partito Comunista di Spagna seguì una giusta linea politica durante la guerra
nazionale rivoluzionaria, ma commise anche degli errori, il principale dei
quali fu che, saputa la minaccia della ribellione controrivoluzionaria a Madrid
(5-6 marzo del 1939), non ne mise a conoscenza le masse, e che non operò con la
necessaria energia e risolutezza allorquando iniziò la ribellione così come
richiedeva la difficile situazione. Ma il Partito riconobbe sempre onestamente
i propri errori e ciò contribuì a rafforzare il suo prestigio e la sua unione
alle masse. Ma nonostante la linea politica corretta del nostro Partito, il
popolo spagnolo subì una seria sconfitta. Il governo di Franco voleva
farne uso per distruggere il nostro Partito, ardente combattente pieno di
abnegazione contro la dittatura della borghesia e dei latifondisti.
Indipendentemente dagli innumerevoli colpi diretti contro il nostro Partito,
esso vivrà sempre, perché vive nel profondo del cuore delle masse.
Nella nuova situazione, i comunisti spagnoli non si fanno
prendere né dal panico né dalla disperazione. Ricordiamo le parole del compagno
Stalin: “Un vero rivoluzionario non è colui che dimostra il suo valore nel
periodo vittorioso, ma quello che sa come lottare, non solo nel momento
dell'avanzamento vittorioso ma anche nel periodo del riflusso della
rivoluzione; colui che dimostra il proprio valore nel periodo della sconfitta
del proletariato, che non perde la testa, che non abbandona il cammino quando
la rivoluzione soffre una sconfitta e il nemico incassa i propri successi;
quello che non si fa prendere dal panico, né cade in disperazione nel periodo
del riflusso della rivoluzione”. (Stalin, “All'opposizione”, edizione
russa).
Il nostro Partito, educato nello spirito di Lenin e Stalin, ha
mantenuto la sua unità politica, la sua lealtà ai princìpi del
marxismo-leninismo, la sua ferma determinazione a vincere questo transitorio e
difficile periodo. Ha mantenuto la sua incrollabile fede nella inevitabile
vittoria della classe operaia. Tutto ciò tempra i comunisti e li rende fermi,
incrollabili campioni della classe operaia.
Né il repentino cambio della situazione, né la propaganda con cui
la reazione intende ricoprire il carattere imperialista della guerra, né la
fame, né il terrore, possono far deviare dal proprio percorso i comunisti, o
impaurirli, o terrorizzarli.
La maggioranza dei nostri militanti compie il loro dovere verso
il Partito anche nella nuova situazione. Nei campi di concentramento spagnoli,
semplici membri del Partito danno l'esempio di fermezza, di sacrificio e una
ferma e incrollabile volontà di affrontare le nuove prove imposte loro dalla
lotta.
I tribunali di Franco hanno condannato migliaia di comunisti ma
non hanno potuto condannare pubblicamente un solo comunista come hanno fatto
per esempio con le sentenze di condanna dei dirigenti “pentiti” socialisti e
anarchici, perché i comunisti seppero essere fermi e valorosi negli
interrogatori e nel processo, come conviene ai rivoluzionari proletari.
Le migliaia di comunisti ammucchiati negli antri infernali dei
campi diconcentramento hanno mantenuto la loro lealtà al Partito e alla classe
operaia.
“Comprenderete la difficoltà della nostra situazione -scrive un
compagno- poiché la politica reazionaria ha degli effetti terribili nei
nostri confronti. Ogni giorno, la lotta assume forme più acute, sia dentro che
fuori la nostra prigione, i nostri nemici utilizzano tutte le opportunità per
colpirci. Ma noi resistiamo e loro iniziano a disperare. Fino ad oggi non
abbiamo perduto una sola posizione, un solo uomo. Noi guardiamo al Partito come
alla fanciulla dei nostri occhi, e possiamo segnalarvi dei buoni risultati ...”
“Sentiamo le direttive come fossero nostre, aumentiamo le nostre
risorse, non le sottomettiamo a nulla ma andiamo invece avanti. Non
dimenticheremo niente del nostro stile di onore come avanguardia, che abbiamo
conquistato noi stessi. Noi perfezioniamo nella lotta di ogni giorno contro il
nemico e in ogni momento studiamo le opere dei nostri maestri.”
“... I tetti cadono a pezzi, le finestre sono senza vetri, le
porte non si chiudono e i nostri stomachi sono vuoti; ma potete stare sicuri
che le nostre braccia non stanno incrociate, stiamo lottando per la nostra causa
comune”.
Il trionfo della reazione in Spagna non ha eliminato le cause che
condussero il nostro popolo alla lotta, ma le ha rese più acute. La classe
operaia, i contadini e le masse del popolo hanno visto tempi migliori. Hanno
avuto nelle proprie mani le fabbriche e la terra; hanno compreso che cos’è
la libertà e sono stati degni del proprio destino. Il nostro popolo ha
vissuto senza latifondisti, senza grandi capitalisti, e sa che questo è
importante.
Per questo la lotta continua in forma nuova nella nuova
situazione, una lotta per riconquistare ciò che è stato rubato alle masse, una
lotta per ampliare queste conquiste fino alla completa emancipazione. Per
questa lotta, le masse hanno le ricche esperienze di una guerra e di una
rivoluzione che costituiscono un arsenale inestimabile per le battaglie a
venire.
La classe operaia spagnola ha il suo Partito Comunista che
-educato agli insegnamenti del marxismo-leninismo e fortificato nella più dura
lotta-, lavora per la riorganizzazione delle sue proprie forze e delle forze
della classe operaia per la lotta contro la dittatura della borghesia e dei
latifondisti. Nel Partito Comunista la classe operaia spagnola trova un Partito
che, nella attuale e difficile situazione, sarà più che mai guidato dai
brillanti insegnamenti dei grandi maestri, Lenin e Stalin; un Partito che
condurrà alla vittoria la classe operaia sotto la bandiera trionfante di Marx,
Engels, Lenin e Stalin.
(traduzione a cura di un prigioniero politico.)
Risoluzione del Presidium del Comitato
Esecutivo della Internazionale Comunista, 15 Maggio 1943
Il ruolo storico della Internazionale Comunista, fondata nel
1919; a seguito della sconfitta politica della schiacciante maggioranza dei
vecchi partiti operai dell'anteguerra, è consistito nel difendere la dottrina
del marxismo contro il suo indebolimento e la sua falsificazione da parte degli
elementi opportunisti del movimento operaio; nell'aver contribuito ad unificare
in una serie di paesi l'avanguardia degli operai avanzati in autentici partiti;
nell'aiutarli a mobilitare le masse lavoratrici per difendere i loro interessi
economici e politici, per lottare contro il fascismo e contro la guerra che
stava preparando, così come per appoggiare l'Unione Sovietica, baluardo
fondamentale contro il fascismo. L'Internazionale Comunista smascherò
opportunamente il vero significato del "Patto Anti-Comintern", quale
strumento di preparazione della guerra da parte dei nazisti. Smascherò
infaticabilmente, molto prima della guerra, l'infame lavoro sotterraneo degli
hitleriani negli Stati stranieri, lavoro mascherato come campagna contro una
supposta ingerenza internazionale comunista negli affari interni di questi
Stati.
Ma già molto prima della guerra era sempre più evidente che, a
misura che si complicava la situazione di ogni paese, sia a livello interno che
internazionalmente, la soluzione dei problemi del movimento operaio di ogni
paese da parte di qualsiasi centro internazionale, avrebbe incontrato
difficoltà insuperabili. La profonda diversità dei percorsi storici dello
sviluppo dei diversi paesi del mondo, il carattere diverso e anche
contraddittorio dei loro regimi sociali, il diverso livello di vita e ritmo di
sviluppo sociale e politico e, infine, la diversità del grado di coscienza e di
organizzazione degli operai, imponevano pure diversi obiettivi alla classe
operaia dei diversi paesi.
Tutto lo scadenzarsi degli avvenimenti nell'ultimo quarto di
secolo, così come l'esperienza accumulata dalla Internazionale Comunista,
dimostrarono in modo convincente che la forma di organizzazione per
unire gli operai, decisa nel I Congresso della Internazionale Comunista, era
una forma che corrispondeva alle necessità del periodo iniziale della rinascita
del movimento operaio, la quale andava incespicando a misura che si sviluppava
questo movimento e la complessità dei suoi compiti nei diversi paesi, giungendo
così ad essere un ostacolo per il rafforzamento ulteriore dei partiti operai
nazionali.
La Guerra Mondiale, scatenata dagli hitleriani, approfondì ancor
più le differenze nella situazione dei diversi paesi, tracciò una profonda
linea di demarcazione tra i paesi soggetti alla tirannia hitleriana e i popoli amanti
della libertà, uniti in una potente coalizione antihitleriana. Mentre nei paesi
del blocco hitleriano il compito fondamentale degli operai, dei lavoratori e di
tutte le persone oneste, consiste nel contribuire in tutti i modi alla
sconfitta di questo blocco facilitando l'abbattimento dei governi colpevoli
della guerra; nei paesi della coalizione antihitleriana il sacro dovere delle
grandi masse popolari e, innanzitutto, il dovere degli operai d'avanguardia,
consiste nell'appoggiare con tutti i mezzi gli sforzi militari dei governi di
questi paesi per il più rapido annientamento del blocco hitleriano, e per
garantire l'amicizia reciproca delle nazioni sulla base della uguaglianza dei
diritti.
Non bisogna nemmeno perdere di vista il fatto che i diversi paesi
che compongono la coalizione antihitleriana hanno anch'essi i loro compiti
specifici. Così, per esempio, nei paesi occupati dagli hitleriani, che persero
la loro indipendenza statale, il compito fondamentale degli operai avanzati
consiste nello sviluppare la lotta armata, affinché si trasformi in guerra di
liberazione contro la Germania hitleriana. Contemporaneamente, la guerra
liberatrice dei popoli amanti della libertà contro la tirannia hitleriana, nel
porre in movimento le più ampie masse che si uniscono senza distinzione di
partito o di credenze religiose, nelle fila della potente coalizione
antihitleriana, ha messo in evidenza indiscutibilmente che l'auge generale
nazionale e la mobilitazione delle masse per accelerare la vittoria sul nemico,
possono essere realizzate in maniera migliore e più feconda dall'avanguardia
del movimento operaio di ogni paese all'interno dei confini del proprio Stato.
Il VII Congresso della I.C., celebrato nel 1935, tenendo presenti
i cambiamenti avvenuti nel frattempo, sia a livello internazionale che nel
movimento operaio, cambiamenti che richiedevano una grande mobilità e una
grande autonomia da parte delle sue sezioni [nazionali, ndT] per risolvere i
problemi presentatigli innanzi, sottolineò già allora la necessità che il
Comitato Esecutivo della I.C., per risolvere tutti i problemi del movimento
operaio, “si basasse sulle condizioni e sulle particolarità concrete di ogni
paese, evitando come regola generale quella di immischiarsi direttamente negli
affari organizzativi interni dei partiti comunisti”. Queste stesse
considerazioni furono quelle che spinsro l'I.C. ad approvare, una volta che gli
fu nota, la risoluzione adottata dal P.C. degli USA, nel novembre 1940, sulla
sua uscita dalle fila della Internazionale Comunista.
I comunisti, guidati dalla dottrina dei fondatori del
marxismo-leninismo, non furono mai partigiani della conservazione delle forme
di organizzazione del movimento operaio e dei metodi di lavoro di questa
organizzazione, subordinarono sempre le forme di organizzazione del movimento
operaio e i metodi di lavoro di questa organizzazione agli interessi politici
vitali del movimento operaio nel suo insieme, alle peculiarità della situazione
storica concreta e agli obiettivi che si deducono direttamente da questa
situazione. I comunisti ricordano per esempio il grande Marx, che seppe unire
gli operai di avanguardia nella Associazione Internazionale dei
Lavoratori, e anche, quando la Prima Internazionale aveva compiuto la sua
missione storica, gettando le basi per lo sviluppo dei partiti operai nel paesi
dell'Europa e dell'America, una volta che maturò la necessità di creare partiti
operai nazionali delle masse, procedette allo scioglimento della Prima
Internazionale, dato che questa forma di organizzazione non corrispondeva più a
quella necessità.
Partendo dalle considerazioni citate, e tenendo presente la
crescita e la maturazione politica dei partiti comunisti e dei loro quadri
dirigenti nei diversi paesi, e considerando inoltre, che durante l’attuale conflitto
mondiale, una serie di sezioni proposero lo scioglimento dell’Internazionale
Comunista quale centro dirigente del movimento operaio internazionale, il
Presidium del Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista,
impossibilitato, a seguito della Guerra Mondiale, a convocare un congresso
della Internazionale Comunista, si permettere di proporre all'approvazione
delle sezioni [nazionali, ndT] della Internazionale Comunista la seguente
decisione: sciogliere la Internazionale Comunista quale centro dirigente del
movimento operaio internazionale, liberare le sezioni della Internazionale
Comunista dagli obblighi derivanti dagli statuti e dalle risoluzioni dei
congressi dell'Internazionale Comunista.
Il Presidium del Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista
esorta a partecipare attivamente e con ogni mezzo alla guerra di liberazione
dei popoli e degli Stati della coalizione antihitleriana, al fine di accelerare
la sconfitta del nemico mortale dei lavoratori, il fascismo tedesco e i
suoi alleati vassalli.
I membri del Presidium del Comitato Esecutivo della
Internazionale Comunista: Dimitrov, Ercoli, Florin, Gottwald, Kolarov,
Koplening, Kusinen, Manuilsky, Marty, Piek, Zdanov, Thorez.
(traduzione a cura di un prigioniero politico.)
Sul Movimento Guerrigliero In Spagna
(Il
testo che segue è un estratto di un documento attribuito, dall'Archivio Storico
del PCE -AHPCE-, ad Antonio Cordón, dirigente del PCE e membro componente della
direzione centrale della guerriglia stabilitasi in Francia; è datato marzo 1948)
(...) Il movimento guerrigliero spagnolo nel periodo attuale si è
sviluppato negli ultimi 12 anni. Sorse spontaneamente nelle regioni ove il
sollevamento franchista riuscì a schiacciare rapidamente l'opposizione delle
masse e a dominare la situazione. Coloro che non accettarono di sottomettersi
scapparono sulle montagne, presero le armi: alcuni, forse più di qualcuno,
marciarono verso il territorio repubblicano e si aggregarono nell'Esercito
Popolare della Repubblica, cosa che avvenne soprattutto in Andalusia ed
Estremadura; altri si stabilirono nel territorio adatto e colpirono la
retroguardia franchista vendicando i propri compagni assassinati, senza
allontanarsi troppo dalle proprie case; ciò avvenne particolarmente in Galizia
e León. ”Alla Galizia spetta l'onore di essere stata culla dei primi
distaccamenti guerriglieri nella nostra guerra di liberazione. Fu Benigno
Alvarez, comunista conosciuto e amato in tutta la provincia di Orense, ad
operare nella guerriglia fin dall'agosto 1936" scrive il Colonnello
Lister in "Nuestra Bandera" del settembre 1946. Ed in effetti,
tra il 1936 e il 1937, nella regione dei Monti di León nel crocevia geografico
tra León, Galizia e Asturie, furono attive molte unità guerrigliere che presero
contatto con l'Esercito del Nord e dettero valorosi contributi. Essi
interruppero la linea ferroviaria da Coruña a Madrid quando si rese necessario,
assestarono audaci colpi alle comunicazioni del generale Aranda e punirono in
maniera esemplare molti aguzzini falangisti che avevano duramente colpito il
popolo galiziano. In altre regioni della Spagna, della retroguardia nemica, ci
furono anche unità guerrigliere organizzate più o meno bene, come appunto
quella dei Monti di León.
Quando nell'ottobre 1937 fu perso il fronte Nord, molti
combattenti fecero ingresso nelle fila guerrigliere; alcuni passarono nelle
fila delle unità guerrigliere già esistenti; altri crearono nuove unità lungo
la cresta montana dei Pirenei Cantabrici.
Di essi, molti caddero nella lotta, altri raggiunsero il
territorio repubblicano facendo rientro nell'Esercito, come il comunista
asturiano Manolin Alvarez, il capo eroico della 42a Divisione, caduto
gloriosamente nel attacco alle linee sull'Ebro lanciato del generale Moscardo,
nel 1938.
La tendenza generale dei guerriglieri nel corso della guerra fu
così quella di unirsi all'Esercito Popolare, e i gruppi guerriglieri che
continuarono ad operare per tutto quel tempo dietro le linee nemiche, come
quello dei Monti del León, rimasero fiduciosi nella vittoria delle armate
repubblicane; ciò durò fin dal marzo 1939, cioè per 9 anni, fino ad oggi.
Con la temporanea sconfitta dell'Esercito Popolare, la lotta
guerrigliera entrò in una nuova fase, rimaneva distaccata nel ruolo primario
della resistenza armata del nostro popolo contro il franchismo; da allora il
movimento guerrigliero ha attraversato varie tappe nel suo sviluppo e per
studiarne l'esperienza andiamo quindi a considerare tutte queste tappe insieme,
suddivise in tre periodi: la prima tappa comprendente il periodo dal marzo 1939
al 1942, vale a dire dalla caduta del fronte repubblicano alla sconfitta
dell'aggressione fascista contro Mosca e Stalingrado.
La seconda tappa comprendente il periodo tra il 1942 e il 1946,
ossia dalla sconfitta hitleriana di Stalingrado alla formazione dell’ A.G.L.
(Raggruppamento Guerrigliero del Levante).
Ed infine indichiamo la terza tappa della guerra di guerriglia
nel periodo che iniziò nell'inverno del 1946 fino al 1947 e che sta
raggiungendo ai giorni nostri un ampio sviluppo.
Questa suddivisione non è del tutto arbitraria come vedremo, e ci
permette di comprendere la successione degli avvenimenti per trarne i più
importanti insegnamenti. Potremmo dividere la seconda tappa in due distinti
periodi, ponendo la sconfitta della Germania nella primavera del 1945 come
spartiacque tra loro; inoltre, e come più avanti vedremo studiando l'evolversi
dei fatti, proprio nel 1945 le azioni guerrigliere assumono caratteristiche
omogenee in tutto il paese.
Prima tappa. Durata.
Circa tre anni che comprendono la caduta del fronte repubblicano
alla fine del marzo 1939 e le sconfitte hitleriane dinanzi a Mosca e
Stalingrado con lo sbarco degli angloamericani nel Nord Africa
(ottobre-novembre 1942).
Caratteristiche della situazione.
A-Situazione generale.
Offensiva del franchismo da Madrid a Stalingrado, apogeo della
effimera dominazione del fascismo italo-tedesco nell'Europa Centrale e
Occidentale.
B-Situazione interna.
Euforia falangista, chiacchiericcio scatenato con frasi
altisonanti: "Impero", "Gibilterra", "Tangeri",
ecc.
Gli sforzi per partecipare all'avventura hitleriana, l'invio della
divisione Azul al fronte sovietico, l'occupazione di Tangeri (14.6.1940)
contemporaneamente alla capitolazione di Parigi. L'uscita delle truppe tedesche
attraverso la frontiera di Irún (20-22.6.1940), il bombardamento di
Gibilterra da parte dell'aviazione italiana (?) il 15.7.1940, e, undici anni
dopo, l'accordo commerciale con l'Inghilterra a Lisbona. Il Ministro degli
Affari dello Stato, Serrano Suñer, visita Hitler a Berlino (17.agosto ?.1940)
dove concorda 1'entrata di Franco in guerra contro l'Inghilterra in
cambio di Gibilterra, del Marocco francese, di parte dell'Algeria e
l'estensione del territorio del Rio de Oro. Franco scatena una nuova ondata di
terrore nel paese, fa assassinare l'Onorevole Presidente della Catalogna, Lluis
Companys, il 20.10.1940, e si incontra di lì a tre giorni con Hiltler
alla frontiera franco-spagnola, i123.l0.1940, quando 1'offensiva aerea tedesca
contro l'Inghilterra è già fallita e Hitler prepara il colpo dei Balcani. Firma
a Madrid un trattato commerciale con l'Inghilterra, il 2.12.1940, e tiene
conversazioni per ricevere un prestito di 100 milioni dagli USA. (Nel
novembre-dicembre sono iniziati nel frattempo i preparativi tedeschi per
l'aggressione all'URSS). Il 24.6.1941, a due giorni dall'aggressione hitleriana
all'URSS, i falangisti colpiscono a sassate le finestre dell'Ambasciata
britannica a Madrid, e Serrano Suñer dichiara il 3.7.1941 che la Spagna
franchista "combatte moralmente al fianco dei tedeschi. Ingegneri tedeschi
lavorano a predisporre le ferrovie spagnole per il passaggio delle loro truppe
nel Nord Africa (11.8.1941). Franco invia al fronte orientale la Divisione
Azul. Conversazioni di Muñoz Grandes con Hitler a Berlino sull'entrata spagnola
in guerra, nel dicembre 1942.
Il regime franchista attraversava in questo periodo una fase che
potremmo definire di "vacche grasse"; nel frattempo nel popolo
spagnolo, esaurite le possibilità di resistenza a causa del tradimento di
Casado, "coloro che erano in grado di continuare a lottare,
indipendentemente dai difficili alti e bassi di una guerra terribile e marcata
da un rapporto di forza fortemente squilibrato, avevano fede nella vittoria del
popolo, dato che la loro causa era giusta, e avevano inoltre delle possibilità
di ottenere questa vittoria, non si unirono alla resa.
Fin dall'entrata di Franco a Madrid si profilava molto
chiaramente la differenza di vedute sulla politica da seguire nella nuova
situazione, differenza che si è protratta fino ad oggi -dice Dolores Ibaurri
nel gennaio 1948- tra quelli che consideravano la resistenza armata possibile,
e quelli che sostenevano che tutto era finito. Costoro, ascoltando le voci
scoraggianti che affermavano, tra piagnistei isterici, che ci sarebbe stato il
fascismo per cinquant' anni, si inginocchiavano sotto i colpi dei vincitori e
si trasformavano in suoi ausiliari con tutto ciò che questo comportava,
tra colpi bassi e infamie.
Gli altri, che consideravano la lotta tutt'altro che conclusa, si
prepararono all'azione. E dalle carceri in cui li aveva rinchiusi la fellonia
casadista, come i nostri indimenticabili Gir6n e Ascanio, o dalle strade, nel
loro effimero periodo di libertà come Cazoria, Matilde Landa, Enrique Sànchez,
Valenzuela, Larrañaga e molti altri eroici compagni, iniziarono
l'organizzazione della resistenza popolare nelle diverse localita' del paese e
posero le basi di questa resistenza per il futuro".
Abbiamo trascritto le parole con cui Dolores ci scrive in modo
insuperabile la situazione che attraversava il nostro popolo alla fine della
guerra e le condizioni con cui fu organizzata la guerra guerrigliera.
La linea del partito in quella tappa - può riassumersi affermando che si poneva come
compito immediato la riorganizzazione del partito, depurandolo da tutte
le correnti opportuniste, proteggendolo dalla infiltrazione del provocatori
fascisti. Lottando contro coloro che cercavano di “conservare” il Partito
nell'attendismo suicida e orientando con tutti i mezzi la attività del
Partito all'interno del paese, dirigendo la sua azione sulla realizzazione di
obiettivi concreti nella misura in cui allora questi erano raggiungibili.
Successivamente, nel Plenum di Tolosa del dicembre 1945, la compagna Dolores
diceva che: "Ripeto che occorre prestare una grande attenzione al
problema del legame con le masse. Questo legame è l'aspetto decisivo."
E, più avanti: "Noi comunisti traiamo le nostre energie, la nostra
forza, la nostra capacità combattiva, dall'appoggio vivo delle masse. Quando
noi ci isoliamo da esse, siamo deboli; quando siamo solidamente legati ad esse,
siamo forti e invincibili". Orbene, il partito stringe i suoi legami
con le masse attraverso l'azione, ed è l'inattività, la non azione, a
separarli da esse e ad isolarlo.
Per il Partito la lotta non era una cosa facile da portare
avanti, e questo lo diceva anche Dolores, ma non per questo fummo mai dubbiosi
della vittoria; diceva successivamente Dolores: “... i comunisti sono
persone pratiche, e quantunque noi siamo capaci di sconfiggere le maggiori
difficoltà e di affrontare tutti i rischi e i pericoli della lotta e del
combattimento, non siamo demagoghi né golpisti: accettiamo i mezzi legali di
lotta quando è possibile, pratichiamo la lotta armata insurrezionale
allorquando ci si chiudono le possibilità di condurre la lotta legalmente e
allorquando le condizioni del paese lo esigono”. E così avveniva proprio
allora, quando il franchismo impediva ogni possibilità di lottare legalmente e
la situazione del paese esigeva imperiosamente di continuare la lotta contro il
regime.
"In Andalusia, in Estremadura, nelle Asturie, Aragona,
nel centro della Castiglia, nella regione di Santander e in Galizia, numerosi
gruppi di combattenti repubblicani le cui vite erano in pericolo, o che , più
semplicemente, non accettavano di considerare definitiva la vittoria franchista,
si aggiunsero a quanti fin dal 1936 vivevano ai margini della legge, senza aver
potuto passare nella zona repubblicana durante la guerra.”
La lotta continuava ... era il popolò spagnolo a
continuarla spontaneamente, non rassegnandosi a vivere in ginocchio, ed era il
Partito, come diceva Dolores nella sua lettera alle personalità della
emigrazione del 16.12.1945, che si sforzò "di organizzare
la lotta armata e l'insurrezione nazionale contro il regime franco-falangista,
in quanto era il mezzo migliore per farla finita con questo e sradicarlo ...”
Caratteristiche della lotta armata in questa tappa.
Questa lotta aveva un carattere molto spontaneo, vi era carenza
di mezzi e forme appropriate di organizzazione, ed era molto crudele: “Coloro
che nel corso della nostra guerra si erano comportati da codardi diventarono
delatori. La morte era dietro ogni angolo, ogni pietra, nei saluti dei falsi
amici, nel sorriso delatore della meretrice, nei trenta denari dei giuda ..."
"Inseguiti come belve, perseguitati come animali dai distaccamenti
repressivi del franchismo, che una volta concluse le operazioni militari
potevano dedicarsi a liquidare i combattenti nelle montagne e nei villaggi, i
gruppi di resistenza repubblicani si trovavano obbligati ogni giorno a dar battaglia
per difendere la propria vita, per tenere alta la bandiera della repubb1ica che
non volevano ammainare...”
Do1ores ci descrive le circostanze di quella lotta che portavano
avanti dei gruppi isolati di eroi nella città e nella montagna; il movimento
guerrigliero non poteva essersi esteso anche alle masse contadine, Dolores dice
quindi: “Sappiamo che non c’erano grandi unità della guerriglia. E come
poteva essere altrimenti in un paese dove non esisteva un Esercito occupante,
dove i combattenti erano ricercati, accerchiati ogni giorno senza alcun aiuto
esterno, e dovevano basarsi unicamente sulle proprie forze, essendo il paese
sottomesso al più barbaro terrore ? ...”
Nei territori che difendevano gli Eserciti del Centro e dell’
Estremadura, fin da quando i casadisti aprirono la strada al fronte nemico con
il loro tradimento, erano rimaste molte unità in grado di combattere, con un
morale elevato; alcune di queste unità cercarono di rompere la difesa
franchista a Fuenteovejuna e penetrarono vittoriosamente nei territori
dell'Andalusia. Questi uomini pieni di vita e di energia non si rassegnarono a
morire né a subire il giogo nemico, e i più combattivi di loro si rifugiarono
nella montagna da dove riuscirono a mantenersi uniti per molto tempo e a costituire
nuclei di resistenza armata che, successivamente formarono valorose unità
partigiane della guerriglia.
Tra loro vi erano anche il Maggiore Aguado con il resto della sua
Brigata dell'Esercito del Centro, che si impadronì per un certo periodo dei
monti di Toledo, e il leggendario contadino Julian Caballero, segretario
dell'organizzazione del Partito Comunista di Cordova, che riunì attorno a sé i
più audaci guerriglieri e costituì i primi distaccamenti guerriglieri
dell'Andalusia. Questi esempi non sono unici, e in tutti i settori del vecchio
fronte repubblicano ci furono isolotti eroici di abnegazione e resistenza, in
cui trovarono rifugio i patrioti perseguitati dal terrore falangista; lì
l'appello alla lotta non si sopì né si perse nemmeno per un attimo la fiducia
nella vittoria. La lotta del franchismo contro il movimento popolare di
resistenza, nella sua prima tappa che stiamo considerando ora, ebbe una
caratteristica particolare che Dolores descrive in questo modo: "C'era
qualcosa di più triste della repressione, in questa lotta senza quartiere che
gli sciacalli fascisti portavano implacabilmente contro i repubblicani che
avevano il coraggio patriottico di non sottomettersi alla dispotica tirannia
fascista. Era il silenzio sprezzante che si diffondeva attorno alla eroica
resistenza. Un silenzio diffuso dai codardi e dalle complicità
tatticistiche, con le quali vo1evano tranquillizzare le loro coscienze,
coprendo per sempre nel silenzio il problema spagnolo dopo aver preparato
coscienziosamente la liquidazione della democrazia in Spagna".
Gli eroi della resistenza durante questa prima tappa furono
migliaia di anonimi patrioti; nessuno e in nessun luogo lavorò più intensamente
come il boia e l'assassino di quegli anni nella nostra Patria martirizzata,
davanti al vivaio innumerevole di quegli eroi, tra i quali Dolores evidenzia i
nomi di Girón e Ascanio, di Cazorla, Matilde
Landa, Enrique Sanchez, Valenzuela, Larranaga ...
quest'ultimo, grande eroe basco, insieme ai suoi compagni, ebbe il conforto e
l'allegria di venire a sapere, prima che la scarica di pallottole tranciasse
via le loro ammirabili esistenze, che il fascismo stava iniziando a perdere,
perché nel gennaio 1942 gli eserciti hitleriani erano stati sconfitti nei
pressi di Mosca, e nuove e più positive prospettive che si aprivano davanti
agli uomini che non volevano sottomettersi alla schiavitù fascista.
Risultati Raggiunti nella Tappa.
Venne superata la crisi morale della sconfitta militare sofferta
e dello schifoso tradimento di Casado, in un periodo in cui nel mondo tutto
pareva vacillare e opporsi alla causa del nostro popolo.
Franco non poté consolidare la propria vittoria militare e
inviare nuove forze in appoggio ad Hitler, nel momento più critico della
guerra.
Le masse ripresero la fiducia nelle proprie forze e vennero poste
le basi della resistenza per l'indomani.
Gli eroi di questa prima tappa "avviarono
l'organizzazione della resistenza popolare nei diversi luoghi del paese e
posero le basi di questa resistenza per il futuro" (Dolores Ibaurri).
Seconda Tappa. Durata.
I tre anni compresi fra l'inverno del 1942-43 quando la guerra
volse a favore dell' Esercito Sovietico, e l'inverno del 1946-47 in cui inizia
la pratica dei Raggruppamenti Guerriglieri (A.G.) come forze guerrigliere di
nuovo tipo nello sviluppo del movimento guerrigliero in Spagna.
Caratteristica della Situazione.
A- Situazione
generale.
Questa tappa si svolge in un clima di vittoria sull' hitlerismo,
e questo clima si va estendendo più intensamente in tutto il mondo, fino al maggio
1945 quando avvenne la capitolazione della Germania hitleriana.
In questa tappa, e soprattutto nella sua seconda parte, diviene
evidente la coalizione delle forze imperialiste contro l'URSS e le democrazie
popolari.
B- Situazione
interna.
Franco si è orientato verso Londra dove aveva sempre goduto di
buoni appoggi. Agli inizi della tappa (1942), Franco minacciava di inviare un
milione di soldati spagnoli in aiuto di Hitler, ma già nel 1944-45, davanti
alla imminente sconfitta hitleriana, Franco opera sforzandosi di organizzare un
blocco reazionario in Europa basato sui resti dell’Esercito hitleriano e
sull'Esercito franchista che all'epoca avevano dispiegato al massimo le proprie
capacità di mobilitazione, dato che tutte le Divisioni erano dispiegate; delle quarantadue
Divisioni (senza contare i Reggimenti e i Battaglioni indipendenti e altre
formazioni armate), non meno di ventotto erano dispiegate sulla
frontiera pirenaica quale primo gradino per un successivo avanzamento. In quel
periodo Franco tiene nelle caserme la quasi totalità della popolazione maschile
utile per il servizio, che si trovasse in età mobilitabile.
Numericamente l'Esercito franchista era ancor più grande che nel
1938-39, dato che allora, alla fine della nostra guerra, Franco aveva circa
cinquanta divisioni, e nel 1945 gli effettivi totali dell'Esercito, senza
contare la Guardia Civil e la Polizia Armata, non erano meno di settanta
Divisioni (compresi i Reggimenti e i Battaglioni indipendenti e le altre
formazioni slegate dalle Divisioni). Questa forza era numericamente maggiore a
quella dell'Esercito di Mussolini all'epoca della capitolazione italiana, nel
1944, che contava su 65 divisioni.
Nella prima metà di questa seconda tappa, tutti gli elementi
opportunisti e capitolazionisti, i partigiani di qualsiasi compromesso utile a
partecipare allo sfruttamento del popolo, si sforzarono di diffondere tra le
masse la falsa speranza che la caduta di Hitler determinasse automaticamente la
caduta di Franco e che per questo motivo non si doveva lottare ed era meglio
aspettare placidamente che le cose succedessero da sole. Una propaganda del
genere perseguiva degli evidenti obiettivi: disorganizzare le masse, isolare i
guerriglieri da esse per liquidarli meglio vedendo in essi, la reazione,
l'ostacolo principale sulla via dei propri affari.
Il movimento guerrigliero era divenuto a quel punto una seria
preoccupazione per il franchismo e i suoi complici; la compagna Dolores ci
descriveva così: "Davanti all'ampliamento crescente del movimento
guerrigliero, lo Stato Maggiore franchista preparò un esteso piano di
operazioni contro i guerriglieri, da realizzare nella primavera e nell'estate
del 1946. Furono poste in stato di guerra le città di Avila, Caceres, Badajoz,
Toledo e Città Reale; vennero concentrate le forze
dell'Esercito e le forze regolari locali assieme alle guardie civil; furono
impiegati centinaia di confidenti, distaccamenti speciali con cani ammaestrati,
ecc. Avvennero dei combattimenti sanguinosi, le forze repressive applicarono la
'legge di fuga' [vedi nota del traduttore n.27 del libro “La guerra di
Spagna, il PCE e l'internazionale Comunista"] ... Il risultato di tutto
questo fu che il movimento guerrigliero nel 1947 si era rafforzato anziché
indebolito rispetto all'anno precedente".
La Linea Politica del Nostro Partito.
José Diaz aveva frequentemente ripetuto, prima di morire, che
"il dovere storico del popolo spagnolo era quello di organizzare la
lotta per la sua liberazione basandosi su un’ampia unità nazionale, che comprendesse
tutti gli spagnoli amanti della Spagna libera dalle ingerenze straniere e da
regimi estranei".
Questa grande verità non era stata compresa da alcuno tra i
partiti politici sopravvissuti; e nessuno tra questi si trovava nemmeno nelle condizioni
per poter condurre a termine un simile compito di così storica portata. Solo il
nostro Partito Comunista di Spagna, essendo alla guida della parte più
progressista e migliore del nostro popolo, e interpretando la necessità
imperiosa della situazione e dei desideri e interessi delle masse popolari,
lanciò verso la fine del 1942 la parola d'ordine della Unione Nazionale e
dedicò -e tuttora dedica- al suo conseguimento, tutti i suoi sforzi,
qualificandola come l'obiettivo fondamentale della sua politica.
Il nostro Partito sapeva che non esistevano ancora in Spagna
delle grandi unità di guerriglia, ma sapeva anche che: “pochi o molti, male
armati e ancor peggio alimentati, questi gruppi di combattenti erano la
Repubblica, erano la libertà. Erano loro i continuatori della volontà eroica
delle migliaia di combattenti caduti nei campi di battaglia; essi alzavano le
loro bandiere macchiate del sangue eroico dei nostri morti” (Dolores).
Ed il nostro Segretario Generale continuava dicendo:
“E noi dobbiamo dedicare i nostri sforzi e aiutarli nella loro lotta, a
rendere possibile il suo ampliamento. Tutta la nostra attività politica e
pratica, tutti i nostri mezzi e i nostri uomini meglio preparati ad un
combattimento del genere, furono dedicati al paese, inviati in Spagna,
impiegati per far conoscere a coloro che si tappavano le orecchie e chiudevano
gli occhi per non sapere nulla, che in Spagna non era cessata la guerra. E la
chiarezza si andò facendo strada nelle coscienze e la lotta eroica ricevette un
nuovo impulso”. Commentando successivamente, nel marzo 1947, il
bilancio di questo periodo della lotta, il nostro compagno Antón
scriveva: “Il 1946 presenta un importante bilancio di capacità espresse dal
Partito nell'essersi saputo unire alle masse dentro e fuori il paese” e il
nostro compagno Mije rilevava il fatto molto significativo che "i
guerriglieri dell'Estremadura, dopo aver discusso la relazione di Dolores nel
Plenum del 1945, fecero propria la linea del Partito".
Sviluppo e Caratteristiche della Lotta di Classe in Questa Tappa
Il dato principale e più evidente della lotta guerrigliera nel
periodo dal 1943 al 1946 è costituito senza dubbio dalla estensione del
movimento guerrigliero dalla città e dalla montagna fino alla campagna; la
crescita del numero dei gruppi di guerriglia e la loro crescente attività,
tanto da essere in grado di realizzare spedizioni a decine e a centinaia di
chilometri dalle proprie basi. Risulta anche interessante verificare
nelle operazioni di questo periodo la cooperazione strategica dei
Raggruppamenti per meglio fronteggiare le offensive nemiche.
Per farsi un'idea chiara dello sviluppo del movimento
guerrigliero in questo periodo è sufficiente osservare i grafici che includiamo
nelle annesse corrispondenze e ai quali sarà necessario riferirsi
frequentemente per seguire la relazione sugli avvenimenti. (...) Ciò che siamo
andati delineando non ci permette di verificare ciò che già annotavamo
all'inizio, dato che durante questa seconda tappa la caratteristica del
movimento guerrigliero è il suo ampliamento a nuove zone di attività, e a
questo scopo i quadri veterani sono scesi dalle montagne alla pianura e sono
usciti dalle città per dirigersi alle campagne dove si formarono così in breve
tempo nuovi quadri contadini. In questo modo non si faceva altro che
utilizzare, dando forma organizzativa al movimento di indignazione popolare e
al malessere prodottisi tra i contadini grazie alla recrudescenza del sistema
delle requisizioni, e della rovina economica del franchismo, il fatto che alla
fine dei conti è il contadino a pagare le euforie del biscazziere falangista.
La preoccupazione principale del Comitato Centrale del nostro
Partito fu allora quella di unire il movimento guerrigliero alle rivendicazioni
contadine; nel manifesto pubblicato il Primo Maggio 1946 si diceva: "Guerriglieri!
Aiutate i contadini contro le Giunte di Requisizione dei Falangisti ! Liberate
con colpi precisi e sicuri i prigionieri, estendete e ampliate le vostre unità
di combattimento: fortificate i Raggruppamenti e intensificate la creazione
delle riserve, celebrate ovunque potete, tra il popolo, la festa del Primo
Maggio, fraternizzando con i contadini e spiegandogli il significato di questa
giornata".
Insegnamenti ed Esperienze della Lotta in Questa Tappa.
Analizzando i fatti degli anni 1945-46, il compagno Lister
scriveva in "Nuestra Bandera" dell' aprile-maggio 1946
che: - la “cospirazione del silenzio” imposta da Franco verso la lotta
guerrigliera venne sconfitta.
- la lotta era continuata senza interruzioni
fin dal 1939 e i guerriglieri vi occupavano il ruolo principale con la propria
attività.
- dal 1939 al 1946 il movimento
guerrigliero ha attraversato varie tappe di organizzazione della sua attività,
metodi di combattimento e obiettivi. Ma che, sempre e in ogni circostanza,
svolse un ruolo crescente, sostenendo la fiducia del popolo nella riconquista
della Repubblica. Non permise al franchismo di rafforzare il suo potere, e
impedì ai nemici franchisti e falangisti di trascinare la Spagna nella guerra al
fianco della Germania.
Nella sua lotta contro i guerriglieri il regime cercò di
impiegare innanzitutto la “cospirazione del silenzio” cercando
inutilmente di occultare l'esistenza del movimento guerrigliero nel paese.
Cercò pure di diffamarlo presentando i guerriglieri come un movimento fomentato
dall'estero e infine cercò di spacciare il movimento guerrigliero per un gruppo
di avventuristi attraverso la propaganda falangista. Nel frattempo però il
franchismo rafforzava i propri effettivi delle forze repressive, portando a 100
mila le guardie civili e offrendo un premio di 1000 pesetas per ogni
guerrigliero catturato o ucciso.
Nella sua documentata analisi delle azioni guerrigliere il
compagno Lister evidenziava che:
- esisteva ancora una mancanza di coesione
e rapporti tra i diversi gruppi e distaccamenti, cosicché Franco poteva giocare
sulla provocazione e sulla repressione per separare le realtà della guerriglia
tra loro.
- il franchismo era riuscito ad attivare
squadriglie di banditi falangisti che operavano simulando le unità della
guerriglia e derubando i contadini. A questo riguardo evidenziava l'esperienza
dei guerriglieri del VI Battaglione dell'A.G. di Toledo rispetto agli gruppi,
che procedendo energicamente avevano liquidato i provocatori e fermato le
rapine e gli atti di banditismo.
- la necessità di rafforzare il lavoro
politico tra i contadini e di combinare le azioni guerrigliere e le lotte dei
contadini contro le requisizioni e contro i banditi della Falange. A questo
riguardo evidenziava l'esperienza del VI Battaglione che aveva organizzato ben
65 Comitati di lotta a Málaga, pubblicava un periodico intitolato “Per la
Repubblica”, e aveva saputo operare come dirigente politico dei contadini.
Il compagno Lister evidenziava anche l'esempio del Raggruppamento
Galiziano-Leonese che toglieva alla Falange il frutto delle requisizioni e lo
restituiva ai contadini, e dell'A.G. di Cáceres che dette ai contadini della
regione i maiali che gli erano stati portati via dai falangisti, quindi:
- L'importanza decisiva della giusta
scelta degli obiettivi, dovendo essere sempre curati con attenzione i risultati
politici delle azioni.
- Segnala che le esperienze di lotta
delle guerriglie nelle città devono essere aumentate e organizzate, tenendo presente
che le azioni urbane sono più efficaci delle guerriglie sulle montagne, e
unendo alla guerriglia le organizzazioni operaie per giungere alla
realizzazione di azioni combinate.
- Segnala che il problema delle riserve
guerrigliere va trattato avendo ben chiaro che si tratta di portare alla lotta
armata una quantità sempre maggiore di uomini attraverso delle piccole azioni
quotidiane, senza che essi abbandonino il proprio lavoro, e organizzare,
mobilitare e istruire le riserve guerrigliere armandole e preparandole per il
loro passaggio alla lotta aperta nel momento in cui si renda necessario.
Queste conclusioni corrispondevano al periodo precedente alla
primavera del 1946; verso la fine di quell'anno, il compagno Modesto, in un
articolo che appariva su “Nuestra Bandera” del novembre 1946 (n.12),
analizzando 266 azioni avvenute nell'estate e nell'autunno di quello stesso
anno, faceva risaltare come gli sforzi di Franco per liquidare l'attività
guerrigliera avevano fallito nel loro obiettivo, e che anzi, in seguito alle
furiose offensive scatenate dal franchismo nel giugno-ottobre 1946, si era
avuto un aumento del volume e delle attività della guerriglia.
Le forze repressive avevano condotto tre principali offensive
contro i guerriglieri nell'intervallo di quei cinque mesi:
La Prima:
Nel giugno 1946, nella provincia di Málaga che si svolse nella sierra del
Monte Grasso.
Il nemico attaccò con le forze di un battaglione di regolari, tre
compagnie della guardia civil e una sezione, il tutto al comando del capo del
Mandamento della guardia civil di Málaga. Il rapporto di forze tra le forze
repressive e i guerriglieri era di 180 ad uno a favore del nemico.
Il risultato fu che i guerriglieri seppero evitare in tempo
l'attacco, uscire dall'accerchiamento e raggiungere quindi la retroguardia,
assestando dei colpi alle sue colonne.
La Seconda:
Nell'ottobre 1946, ci fu un nuovo attacco repressivo a Málaga e nella regione
di Alozaina-Tolox, in cui ancora una volta le forze della guardia civil e
regolari, in numero uguale all'attacco precedente, non riuscirono nel loro
intento.
La Terza:
Nella provincia di Albacete, nella regione di Robledo, vi fu un'altra offensiva
analoga a quella precedente dell'ottobre 1946; questa volta tre compagnie della
guardia civil attaccarono senza risultato.
In tutte queste occasioni i guerriglieri operavano in piccoli
gruppi che si univano giusto il tempo di assestare dei colpi fulminei con delle
azioni simultanee; erano animati da un alto spirito offensivo e svolgevano una
attività incessante attraverso la quale riuscivano frequentemente a sorprendere
il nemico. I diversi gruppi dimostrarono nella lotta una eccellente solidarietà
combattiva.
Nella lotta contro i guerriglieri il regime franchista sì
impegnava a fondo, mentre la guardia civil conduceva delle spedizioni punitive
grazie anche all'aiuto dei gruppi di provocatori noti con il nome di
“anti-partiti” [“contrapartidas” in spagnolo, ndT]. Dello sviluppo raggiunto da
questi gruppi ci dà un'idea il compagno Modesto quando riporta il dato secondo
cui, nell'arco di un solo mese (ottobre 1946) e di una sola provincia (Málaga),
il Comando della guardia civil spese in “fondi speciali” 486.885 pesetas, ossia
quasi mezzo milione !!!
Franco, che ha sempre fatto della provocazione un sistema, ha
organizzato le unità anti-partiti creando scuole speciali funzionanti a Madrid,
in Estremadura, a Barcellona, Alicante, nell'Andalusia e nella Galizia,
rifornendole principalmente di falangisti e di altri elementi indesiderabili,
come delinquenti comuni, ecc. Le unità “antipartiti” operavano sotto la
direzione dei Capi dei Mandamenti della guardia civil, e nelle loro operazioni
cercavano in ogni modo di rendere impopolari i guerriglieri, e per questo
realizzavano azioni di banditismo spacciandosi per guerriglieri.
Nel 1946 le unità “antipartiti” operarono in particolare nelle
regioni di Città Reale Toledo, Estremadura, Málaga e Leon. Nella lotta contro
le unità “antipartiti”, i guerriglieri dovevano saper:
- aumentare la propria disciplina e renderla dura come l'acciaio.
- sviluppare al massimo l'informazione.
Il nostro compagno Modesto, nel succitato articolo, consigliava
anche di:
- assicurarsi di avere una buona conoscenza del territorio.
- fare una corretta scelta degli obiettivi delle azioni di
guerriglia.
- legarsi maggiormente alla popolazione della zona.
- e poter in questo modo lottare meglio e più efficacemente
contro le unità “antipartiti” e le altre forme di provocazione franchiste.
Mesi più tardi, nel Plenum di marzo a Parigi, il compagno
sintetizzava in poche parole gli insegnamenti fondamentali della lotta in
questa seconda tappa, quando diceva che: “l'ampliamento e il coordinamento
della lotta rendono impossibile o comunque frenano l'azione repressiva”;
questa grande verità l'abbiamo vista ripetersi varie volte, è confermata nella
pratica in tutta l'esperienza di anni di lotta; e la abbiamo vista soprattutto
nella cooperazione delle A.G. delle Asturie e Santander, di Córdova e Málaga.
Gli eroi più importanti della lotta in questa seconda tappa della
guerra, gli organizzatori della resistenza, coloro che con il sacrificio delle
loro vita contribuirono a dare il grande impulso degli anni 1945 e 1946
preparando le condizioni per il passaggio ad una nuova tappa, furono
soprattutto, tra gli altri: Cristano Garcia “Capitano senza eguali
dei guerriglieri, combattente di tre guerre! ...” come disse di lui
Dolores, e con lui Ramon Via, Casto Garcia Roza, dirigente della
resistenza nelle Asturie, Torres, Ponte, Lucas Nuño, Agustin
Zoroa... “Dirigenti memorabili del nostro Partito e animatori del
movimento guerrigliero !...” (Dolores).
Risultati raggiunti nella tappa.
Lungo questi anni che seguirono immediatamente alla sconfitta di
Hitler, le masse appresero che nessuno gli avrebbe regalato la libertà e che Franco
non cadeva se non gli si dava una spinta. Questo fatto rappresentò un grande
passo avanti nel cammino della lotta contro gli opportunisti, come Prieto e i
suoi complici, e contribuì in maniera fondamentale a preparare le condizioni
più favorevoli per lo sviluppo di più grandi movimenti delle masse come lo
Sciopero di Biscaglia nel maggio 1947, così come per l'apparizione di nuove e
più evolute strutture di lotta nel movimento guerrigliero, come il
Raggruppamento del Levante.
Riferendosi al bilancio di questi risultati la nostra compagna
Dolores, nel Plenum di Parigi, diceva: “La lotta guerrigliera si è fatta
maggiormente politica, maggiormente offensiva: gli obiettivi sono selezionati
con maggior cura, i colpi sono diretti con più precisione contro il regime e i
suoi servi. Questo permette ai guerriglieri di trovare un appoggio tra le masse
popolari via via crescente; esse, sentendosi difese dai guerriglieri
continuavano ad aiutarli nella loro lotta di liberazione”.
La Terza Tappa
Questa tappa comprende il periodo di lotta che iniziò con la
formazione dell'A.G.L. nell'inverno del l946/l947, e il Grande Sciopero
Rivoluzionario della Biscaglia nel Maggio 1947.
Caratteristiche della Situazione.
A- Situazione
Generale.
Questa terza tappa si svolge attraverso la lotta del nostro
popolo contro la tirannia franchista e la colonizzazione imperialista straniera
nelle condizioni di una nuova offensiva generale delle forze reazionarie contro
l'URSS e contro i democratici di tutti i paesi., offensiva diretta innanzitutto
contro i Partiti Comunisti.
Ma allo stesso tempo, si sviluppano in tutto il mondo intense
lotte delle masse per la libertà e i loro diritti, e in tutte queste lotte la
classe operaia e i partiti comunisti sono i dirigenti delle masse popolari e i
difensori della sovranità e degli interessi nazionali dei popoli; e così la
lotta armata si sviluppa vittoriosamente in Grecia, in Cina, in Indonesia,
e gli scioperi si estendono raggiungendo una enorme forza in Francia, in
Italia, in Belgio; trionfano e prendono consistenza le nuove
democrazie popolari che come in Romania, in Cecoslovacchia, sono
in grado di vincere la battaglia contro le forze della reazione interna
appoggiate dall'imperialismo straniero; e finalmente, mentre l'URSS ricostruisce
con passi da gigante la propria economia sfibrata duramente dalla guerra e
marcia con sicurezza in avanti verso la conquista di nuovi orizzonti di
benessere e di felicità per l'umanità lavoratrice, negli USA iniziano a farsi
sentire gli effetti di una nuova e terribile crisi economica.
Di fronte a tutti i tentativi degli imperialisti per un
aggravamento della situazione mirante ad una nuova aggressione ai popoli
democratici dell'Europa e ad una unificazione della reazione mondiale con la
dottrina Truman e il Piano Marshall, si svolge questa terza tappa in condizioni
di una travolgente crescita delle forze democratiche, in un secolo in cui “tutte
le strade portano al comunismo”, e in cui i maggiori pericoli per le masse
popolari sono costituiti dalla sottovalutazione delle proprie forze e dalla
sopravvalutazione delle forze reazionarie.
B- La Situazione Interna
La caratteristica principale di questo periodo risiede nel
passaggio di Franco al servizio degli USA e negli sforzi dell'imperialismo yankee
verso la colonizzazione della Spagna e la conversione della Penisola iberica in
principale piazza d'armi del continente europeo. Ed allo scopo di raggiungere
questo obiettivo, l'imperialismo americano mette in gioco tutti i suoi
burattini, dal principe Don Juan fino ad Indalecio Prieto.
La repressione e il terrore raggiungono una nuova virulenza e i
suoi colpi si abbattono sui comunisti, in un tentativo disperato di annientare
il movimento armato di resistenza attraverso la provocazione, il terrore e le
offensive di straordinarie dimensioni a cui prendono parte fino a 25 mila
mercenari francesi, Dopo aver visto fallire tutti i tentativi di attuare la
cospirazione del silenzio attorno alla lotta guerrigliera, Franco si vide
obbligato a riconoscere “ci portiamo addosso dieci anni di guerra” e il
suo ministro Benjumea, in alcune dichiarazioni del 31 dicembre 1947, diceva che
“in uno stato di pace dichiarata ufficialmente, persiste uno stato di
latente insurrezione, di aggressione e oltraggio che sono più pericolosi della
stessa guerra”.
E questa situazione, anziché risolversi, si va complicando ogni
giorno, la lotta si estende e si acutizza, in modo tale che agli inizi del 1948
la nostra compagna Dolores affermava che la Spagna “vive un clima di
sollevamento e di colpo di Stato”.
La Linea Politica del Nostro Partito.
Conseguentemente alla sua lotta per l'Unità Nazionale, il nostro
Partito definisce la costituzione del Consiglio Centrale della Resistenza, che
già la nostra compagna Dolores aveva qualificato nel marzo 1947 come “un
Consiglio della Resistenza combattivo”, come un organismo ove fossero
presenti tutte le forze attivamente impegnate nell’antifascismo; il che è
la continuazione logica della direttiva lanciata dal Comitato Centrale del
nostro Partito nel suo Manifesto al Popolo spagnolo del 15 agosto 1946: “per
la creazione di un Consiglio Centrale della Resistenza all'interno del Paese”;
in un momento in cui la lotta stava facendo, maturare le condizioni necessarie
alla formazione dei Consigli locali, regionali e infine del Consiglio Centrale.
Nello stesso tempo, nel Plenum del Marzo 1947, il nostro
Segretario Generale sviluppava le direttive concrete della lotta in questo
periodo: “Dobbiamo sforzarci di aumentare e sviluppare la resistenza
popolare contro il franchismo. Nel campo della lotta pratica, occorre preparare
con attenzione, sviluppare in profondità e in estensione, coordinandole, le
azioni di protesta delle masse, gli scioperi, non lasciando che abbiano a
svilupparsi isolatamente. La ampiezza e il coordinamento della lotta impedisce
o comunque frena l'attività repressiva.”
Lo stesso si può dire per le A.G. (Raggruppamenti Guerriglieri).
I guerriglieri non possono essere semplici distaccamenti di combattenti, ma
devono pure essere degli organizzatori, come già sono, della resistenza contro
il franchismo. Devono operare strettamente uniti alla popolazione delle
campagne, difendendola dalle stragi falangiste e proteggendo i raccolti dei
contadini poveri dagli artigli delle Giunte di Requisizione e delle Commissioni
di Rifornimento. “Nel merito della tattica da impiegare, i guerriglieri
devono tener conto”, come dice Galdós nei suoi Avvenimenti Nazionali, che “i
guerriglieri sono la sorpresa ... la base della loro strategia è l'arte di riunirsi
e di disperdersi. Si uniscono per cadere come la pioggia e si disperdono per
sfuggire alle persecuzioni, cosicché gli sforzi dell’esercito miranti al loro
sterminio sono resi vani, perché non si può lottare contro le nuvole ...”
E Dolores continua dicendo: “'I guerriglieri non devono
accettare il combattimento allorquando a volerlo sono le forze repressive, ma
nel momento e nel terreno adatto scelto da sé”.
E la direzione del nostro Partito non si limitò a tradurre in
sagge direttive le esperienze di dieci anni di lotta; ad esse si aggiungevano
queste parole uscite dalla bocca della nostra suprema autorità, dirette ai
guerriglieri: “E Vi promettiamo che per quanto ci riguarda non mancherà né
l'aiuto né la collaborazione per far sì che la bandiera della Repubblica
ondeggi trionfante su una Spagna liberata”' (Dolores). (...)
Sintesi della Terza Tappa.
La terza tappa continua e si trova forse proprio adesso nel
momento culminante del suo sviluppo, mentre la lotta guerrigliera ha
contribuito in notevole misura a creare le condizioni per la realizzazione
dell'obiettivo politico fondamentale di questa terza tappa, quale è senza
dubbio la formazione nel paese del Consiglio Centrale della Resistenza.
“Le necessità dello sviluppo della lotta in Spagna, che si
manifesta in questo momento in molteplici maniere in tutto il paese, esigono
l'accelerazione delle misure atte a creare un Consiglio Centrale della
Resistenza all'interno del paese.
E' chiaro che la creazione di questo organo dipende in grande
misura dalla decisione e iniziativa dei combattenti più coscienti della
Resistenza spagnola. Dalla loro capacità di coordinare le diverse forze nella
lotta contro il franchismo, per legarsi più ampiamente alle masse e ottenere
l'appoggio attivo ed entusiasta di esse”.
Così dice il Manifesto del Comitato Centrale del Partito
Comunista di Spagna del 11 marzo 1948, nel quale si dà la direttiva di: “Avanzare
con audacia fino a raggiungere la creazione del Consiglio Centrale della
Resistenza e dei Consigli locali, regionali e nazionali. Dalle Giunte della
Resistenza, dai Comitati di unità repubblicana e antifranchista, nasceranno le
direzioni municipali, provinciali e nazionali della ritrovata
Repubblica democratica”. Le operazioni di guerriglia in questa terza tappa
sono oggi in pieno sviluppo, ma tuttavia non si può farne un bilancio
definitivo e è molto prematuro avanzare delle conclusioni. Certamente,
dai dati di cui siamo in possesso, che sono senza dubbio assai incompleti, si
può evidenziare la tendenza prima annotata al raggruppamento delle regioni di
massima attività della guerriglia, in tre grandi aree di lotta:
- Sud e sudovest della Spagna; attorno al triangolo: Badajoz,
Città Reale, Córdova. Qui si considerano le azioni delle A.G. di Badajoz,
Córdova e La Mancha. Nel territorio a cui ci riferiamo operano forze della
guardia civili e battaglioni di regolari. Per il numero delle azioni, occupa il
primo posto di tutto il paese, con 157 azioni di combattimento e 57 azioni di
sabotaggio e punizione, con una media mensile di 12 azioni di combattimento e 5
di sabotaggio e punizione.
- Nord e nordest della Spagna, con la sua area principale attorno
all'enclave geografico delle Asturie, León e Galizia. In questa area si
integrano le A.G. Galiziana-Leonese ed Asturiana. Per numero di azioni
occupa il terzo posto con circa 48 azioni di combattimento e 66 di sabotaggio e
punizione, ma è l'unica regione dove le azioni di sabotaggio sono più numerose
di quelle di combattimento. La media mensile del 1947 è di circa 5-6 azioni di
sabotaggio e punizione e 4 di combattimento.
- Levante, che si estende anche alla Catalogna meridionale e la
cui area di attività principale è collocata attorno al triangolo geografico
Cuenca, Teruel e Tarragona.
Questa regione, che per numero di azioni occupa il secondo posto
a livello nazionale con 91 azioni di combattimento e 79 di sabotaggio e
punizione, è certamente la più importante di tutte se guardiamo alla qualità
politica e al significato militare di queste azioni. La media mensile nel 1947 fu
da 6 a 7 azioni di sabotaggio e punizione e di 7-8 azioni di combattimento.
Il bilancio della lotta del 1947 costituisce, rispetto al l946,
un enorme avanzamento nella qualità delle azioni, circa 800, ma se
queste azioni nel 1946 si dividevano in:
- combattimento, 25% del totale (circa 200)
- sabotaggio e punizione, circa l'8% (96)
- recuperi, circa il 66% (518)
Nel 1947 le azioni si distribuirono in una proporzione
diversa:
- combattimento, il 39% del totale (più di .160)
- sabotaggio e punizione, il 20% del totale (più di 160)
- recuperi, un po' meno del 50% del totale (meno di 400).
[Per “recuperi” si intendono le azioni legate
all'approvvigionamento di materiali, armi, fondi, ecc., ndT]
Per comprendere l'importanza delle azioni in uno e nell'altro
anno si potrà farsi un'idea guardando al raffronto tra le cifre dei caduti nel
campo nemico che fu di 166 nel 1946 e che nel 1947 ha superato le 400 perdite.
Nel 1947 inoltre ebbero luogo nella lotta guerrigliera degli
altri fatti di importanza trascendentale come lo sciopero di Biscaglia in
maggio, sciopero a cui parteciparono 60 mila operai e che durò più di una
settimana. E questi risultati si sono conseguiti in un periodo in cui Franco e
tutti i suoi complici concentrarono tutti i propri sforzi per rompere il morale
combattivo del nostro popolo e distruggere nelle masse la fiducia nelle proprie
forze. In un periodo in cui Franco dirigeva le bestie feroci contro i
guerriglieri usando ogni mezzo, dalla provocazione alla forza
militare, mentre Prieto consigliava ai guerriglieri delle Asturie di
consegnare le armi.
QUADRO COMPARATIVO DELLA CRESCITA DELL’ATTIVITA’ GUERRIGLIERA IN
SPAGNA PER REGIONE, E CON RIFERIMENTO AL CARATTERE DELLE AZIONI (riassunti
attuali)
REGIONE |
AZIONI
1945 |
AZIONI
1946 |
AZIONI
1947 |
|
ANDALUSIA
Totale azioni- |
81 |
345 |
300 |
|
Sabotaggio
e punizione |
19 |
3 |
41 |
|
Combattimento |
28 |
74 |
102 |
|
Recuperi |
34 |
238 |
157 |
|
Nemici caduti |
51 |
59 |
100 |
|
ESTREMADURA
Totale azioni |
79 |
60 |
50 |
|
Sabotaggio
e punizione |
22 |
4 |
4 |
|
Combattimento |
33 |
20 |
18 |
|
Recuperi |
24 |
36 |
34 |
|
Nemici caduti |
73 |
8 |
10 |
|
CENTRO
Totale azioni |
|
148 |
100 |
|
Sabotaggio
e punizione |
|
13 |
12 |
|
Combattimento |
|
34 |
37 |
|
Recuperi |
|
101 |
50 |
|
Nemici caduti |
|
23 |
20 |
|
GALIZIA-LEÓN
Totale azioni |
66 |
113 |
114 |
|
Sabotaggio
e punizione |
29 |
20 |
60 |
|
Combattimento |
21 |
31 |
29 |
|
Recuperi |
16 |
62 |
25 |
|
Nemici caduti |
57 |
36 |
50 |
|
NORD
Totale azioni |
45 |
66 |
20 |
|
Sabotaggio
e punizione |
22 |
14 |
6 |
|
Combattimento |
10 |
17 |
19 |
|
Recuperi |
13 |
35 |
|
|
Nemici caduti |
9 |
19 |
20 |
|
LEVANTE
Totale azioni |
14 |
45 |
168 |
|
Sabotaggio
e punizione |
3 |
7 |
64 |
|
Combattimento |
7 |
14 |
80 |
|
Recuperi |
4 |
24 |
24 |
|
Nemici caduti |
8 |
10 |
269 |
|
CATALOGNA
Totale azioni |
44 |
20 |
33 |
|
Sabotaggio
e punizione |
20 |
3 |
15 |
|
Combattimento |
12 |
8 |
11 |
|
Recuperi |
12 |
9 |
|
|
Nemici caduti |
35 |
7 |
10 |
|
TOTALE
SPAGNA Totale azioni |
330 |
814 |
800 |
|
Sabotaggio
e punizione |
115 |
96 |
200 |
|
Combattimento |
117 |
200 |
300 |
|
Recuperi |
103 |
518 |
300 |
|
Nemici caduti |
241 |
166 |
380 |
|
N.B. Ad esclusione del Levante, le cifre sono incomplete ed
approssimative.
Conclusioni.
1. Abbiamo analizzato a grandi linee lo sviluppo della lotta
guerrigliera nel nostro paese durante questi ultimi 9-12 anni. Lotta che non
sorse per nostra volontà, ma per la necessità, a cui fu spinto il. nostro
popolo dal sollevamento fascista e dall'intervento straniero. E' per questo che
la lotta può in futuro accentuarsi ancora, di fronte all'intromissione sempre
più camuffata e inammissibile del capitale straniero.
I nostri nemici ci calunniano dicendo che la lotta armata dei
guerrigileri spagnoli è una cosa che abbiamo messo in moto noi; questa è una
infamia e una stupidità; nessuno, nemmeno i comunisti, è abbastanza forte da
poter creare artificialmente la guerra di guerriglia se non vi sono le
condizioni necessarie per farlo. Le condizioni per la guerriglia in Spagna le
ha create il regime di Franco; la lotta sorse, come abbiamo visto prima, in
forma spontanea ovunque si trovasse un patriota, un democratico, un uomo che
non volesse vivere strisciando sulle ginocchia. Il lavoro e il merito del
nostro Partito è quello di aver saputo fare in modo che dall'esplodere
dell’indignazione popolare nascesse un movimento organizzato, poderoso,
disciplinato e coerente, capace di vincere; il movimento armato dei nostri
guerriglieri che è oggi l'esponente più importante della lotta del nostro
popolo e una delle prove più solide della compenetrazione tra il nostro popolo
e la politica del nostro Partito, e della esatta comprensione, da parte del
nostro Partito, della situazione e delle necessità del nostro popolo.
Il movimento guerrigliero in Spagna è anche l'espressione della
fiducia del popolo nelle sue stesse forze.
Essere riusciti a concretizzare quella che è la splendida realtà
offerta oggi dai nostri guerriglieri non è stata un'impresa facile; fu
necessario superare enormi difficoltà lungo il cammino trascorso dal tradimento
di Casado fino alla formazione dell'A.G.L. e per vincerle non bastò l'invio di
sagge e verificate direttive da parte della Direzione del nostro Partito,
all'interno del paese; fu necessario soprattutto l'invio di uomini, mezzi,
denaro: “...tutti i nostri mezzi e i nostri uomini più preparati ad un
combattimento di questo tipo, furono dedicati al paese e inviati all'interno
della Spagna ...” (Dolores).
La quasi totalità degli uomini gloriosi, degli eroi della
resistenza del nostro popolo, sono usciti dalle fila del nostro Partito, ed è
così sentita la loro gloria tra le masse del nostro popolo, che i migliori tra
i lottatori del popolo, giungono al nostro partito da soli, seguendo la via indelebile
che le vite luminose dei nostri eroi lasciarono sulle campagne della nostra
Patria, come ci dice con le sue parole, infuocate la nostra Dolores.
Non potremo mai dimenticare il meritato valore del ruolo svolto
dalla direzione del nostro Partito e personalmente dalla compagna
Dolores nello sviluppo e nella direzione del movimento guerrigliero, che oggi è
una delle più limpide glorie della nostra storia; il nome amato di Dolores è
per i patrioti spagnoli una bandiera di combattimento e una garanzia di
vittoria; è anche e soprattutto la promessa di un futuro migliore di libertà,
di felicità e di lavoro costruttivo, per la nostra Patria unita alla
grande famiglia delle democrazie popolari.
2. E' necessario evidenziare in modo particolare il ruolo della
direzione del nostro Partito nella risoluzione politica del problema
dell'orientamento politico della lotta guerrigliera. La guerriglia è già di per
sé stessa una viva forma della unità del popolo, della più grande unità; la
politica che corrisponde pertanto alla guerriglia è necessariamente una
politica più ampia, più chiara e facilmente assimilabile, come lo sono la
repubblica e la Democrazia.
La guerra di guerriglia nelle sue prime tappe di sviluppo ha, tra
gli obiettivi immediati, quelli di spaccare moralmente, economicamente e
materialmente il regime franchista. Contribuire allo sviluppo di tutte le altre
forme di lotta delle masse aiutando gli operai nei loro scioperi, i contadini
nella loro lotta contro le requisizioni, bruciando i documenti, le ricevute,
ecc., lottando contro il terrore e le provocazioni, contro i crumiri e i
confidenti, sostenendo così i contadini nella campagna e gli operai nella
città, i minatori nelle miniere in modo tale che le masse lavoratrici
sentendosi forti e rispettati ritrovino la fiducia nelle proprie forze e si
uniscano alla lotta attiva.
I guerriglieri compiono anche una grande missione di propaganda e
di educazione delle masse contadine. Per questo è necessario che il
guerrigliero sappia farsi interprete e portavoce delle necessità, dei
sentimenti dei contadini, conoscendo nel dettaglio tutti i suoi desideri non in
maniera generale ma bensì concreta, le necessità e i problemi di ogni luogo
dove avviene, e a questo riguardo è notevole l'esempio del capo guerrigliero del
Levante che liberò il villaggio di Ladruña il 10 aprile dell'anno scorso.
La guerriglia è un mezzo di lotta per l'unità nel popolo e
nessuno meglio dei guerriglieri può applicare in pratica e nelle circostanze
della situazione concreta di ogni luogo la politica di Unità Nazionale;
raggruppare tutti i patrioti, attrarre a sé tutti gli elementi ostili contro il
regime isolando i franchisti.
La realizzazione di questa saggia politica sta riuscendo a
superare nei villaggi le vecchie divisioni tra “destri e sinistri”, tra atei e
credenti, differenze che nella maggior parte dei casi non dicono nulla e hanno
molto di artificioso e di reazionario, per dividere gli spagnoli nei due unici
campi che conoscono i guerriglieri, riconoscendo il campo dei patrioti e il
campo dei falangisti; di quelli che stanno con il nostro popolo contro
Franco e di quelli che stanno con Franco contro il nostro popolo..
3. Come vediamo in pratica una tale politica produce risultati
eccellenti riuscendo a neutralizzare gli elementi incerti nella popolazione
come i sindaci, le autorità, i contadini ricchi, ecc. Giungendo a stabilire in
questo modo anche attraverso taciti compromessi con determinati dirigenti
sociali non amici, e concentrando così tutti i colpi contro il franchismo,
flagello del nostro popolo e veicolo dell'intervento degli imperialisti
stranieri.
Quale esempio concreto di ciò, possiamo dare questo episodio: in
una zona che comprende 25-30 villaggi un gruppo di cinque guerriglieri
riuscì in meno di quattro mesi ad organizzare mille contadini, ottenendo
che molti sindaci collaborassero più o meno apertamente o che “lasciassero
fare”. Da tener presente che in questa zona non vi erano stati mai comunisti,
prima.
L'esperienza dimostra più volte che l'aspetto decisivo
risulta lo stretto legame con le masse. I gruppi guerriglieri che non
sono riusciti ad unirsi strettamente alle masse, sono stati presto distrutti.
Al contrario, quelli che sono riusciti ad allacciare rapporti con le masse si
sono sviluppati.
Può essere evidenziato rispetto a questo punto un altro caso
molto interessante: un gruppo guerrigliero fu distaccato in una regione dalla
quale proveniva il compagno che li aveva inviati, e in uno dei villaggi che si
trovavano nella zona di azione del gruppo, viveva, e vive, il padre di questo
guerrigliero, che era un contadino benestante. Onde evitare complicazioni il
capo dell'A.G. proibì al capo del gruppo di farsi conoscere nella zona e gli
impose di tenere segreto il suo nome. Orbene, il gruppo non riusciva a vincere
il timore e la sfiducia nei contadini, non riusciva ad unirsi al le masse e
correva il serio pericolo di scomparire, allora il compagno in questione decise
di farsi riconoscere scoprendo il proprio nome ai contadini e quindi, di fronte
alla prova che non si trattava di un provocatore dettero il loro appoggio al
gruppo, che si svìluppò e operò con molto successo.
4. Non è sufficiente avere una politica giusta, è anche
necessario che i guerriglieri osservino una condotta inattaccabile nelle loro
relazioni con la popolazione. Ogni guerrigliero deve tener presente in ogni
momento che ostenta la rappresentazione della Repubblica di fronte a tutti i
contadini, che vedono in lui una autorità della Repubblica.
In quanto tale, il guerrigliero deve avere un profondo rispetto
nei confronti del contadino, e verso le donne. Questa condotta spiega molti dei
risultati ottenuti; il guerrigliero paga tanto quanto riceve dal contadino e lo
paga al suo vero valore e non al prezzo fissato. Il guerrigliero è sobrio, con
i contadini come lo sono loro, e senza mai dare l'impressione del signorino.
Il guerrigliero dedica una grande attenzione e sollecitudine ai
problemi personali e familiari dei contadini, la vita di ognuno dei quali è una
vera tragedia sotto il regime franchista. Proteggere i contadini dalle
requisizioni e dalle arbitrarietà del regime, aiutare le vittime del terrore
franchista; la A.G.L consacra a questo tutte le sue premure: il 15
dicembre 1946 il Comando della A.G.L. pubblicava un Ordine in cui si diceva: “Sarà
missione d'onore della A.G.L. quella di proteggere la popolazione vittima
dell'odio falangista”. Ed il 20 maggio 1947 il Comando dell’A.G.L. trova
degli efficaci metodi per rendere concreta la sua protezione dei contadini
dalle autorità cui era rivolta la direttiva: il sindaco, il capo della Falange,
il resto delle autorità che non si opponevano a costoro, e infine i delatori.
Ed in questo modo si ottenne che il municipio del villaggio di Cabra (Teruel)
influisse verso il governatore civile della provincia in favore di un gruppo di
contadini arrestati che furono liberati grazie ai guerriglieri.
La pratica dimostra la grande verità che ha in sé la direttiva
guerrigliera di Mao Tse-Tung: “Aiuta il popolo e il popolo ti aiuterà”.
5. La preparazione politica di tutte le operazioni riveste una
importanza straordinaria affinché siano ben comprese dalla popolazione, perché
essa senta come propri gli obiettivi dei guerriglieri, comprenda i motivi della
loro lotta, non solo in maniera generica e astratta ma nel concreto, in ognuna
delle sue azioni.
La preparazione politica dell'operazione, comprende anche
l'aspetto di evitare che vengano allo scoperto i contadini e gli elementi
civili che collaborano con proprie relazioni, con proprie indicazioni o
realizzando compiti secondari. Sia quale sia il risultato della operazione è
assolutamente necessario preparare le cose in modo tale che quanti aiutarono i
guerriglieri restino fuori dai sospetti del nemico. Solo in questo
modo potremo contare su di un'aiuto efficace e permanente da parte della
popolazione.
La guerriglia non può operare isolatamente, è necessario 1egarla
alle masse e a tutte le organizzazioni antifranchiste, guardando sempre alle
precauzioni che la sicurezza richiede.
6. La
tattica delle A.G. più attive e in particolare della A.G.L. si caratterizza in
base a questi elementi:
- la loro attività.
- i guerriglieri attaccano
solo in condizioni vantaggiose, ma quando sono raggiunti dal nemico il
combattimento è obbligato, in tal caso i guerriglieri lottano fino alla fine
senza mai cadere vivi nelle mani del nemico.
- il guerrigliero deve tenere
la possibilità di agire nelle proprie mani; beninteso che questo non significa
attaccare sempre, ma agire in ogni momento come più conviene e si può in ogni
momento, anche nel corso stesso della operazione, e agire diversamente se
questo conviene ai propri interessi.
- il guerrigliero deve saper attaccare
come il fulmine e dissolversi come il fumo; la ritirata deve essere preparata
bene come l'attacco.
- rifuggire sempre dalla routine, è il
miglior trucco del combattimento, la migliore manovra è negativa quando è
ripetuta.
- bisogna sempre tenere vivo lo spirito creativo.
- uno dei
migliori vantaggi su cui può contare il guerrigliero sul suo nemico è la
buona informazione, rapida e precisa. Il guerrigliero deve sapere i
movimenti delle forze nemiche, deve conoscere fin nei minimi particolari i
comandanti dei distaccamenti nemici e le loro probabili reazioni ai nostri
attacchi. Rispetto a questo punto, è d'insegnamento l'esperienza di un colpo
assestato dalla A.G.L.; conoscendo la psicologia dei capi falangisti, il
Comando della A.G.L. aveva segnalato ai guerriglieri la via della ritirata dove
era meno probabile incorrere nei nemici come effettivamente accadde. E la
polizia cercava le 800 mila pesetas nelle bische e nei postriboli della città
mentre invece il denaro recuperato era in montagna e al sicuro nella base della
A.G.L.
- è fondamentale sviluppare al massimo la capacità di manovra, abituarsi a
camminare a lungo di notte, fuori dalle strade e senza far rumore, senza
perdere l'orientamento; nei riposi che si fanno durante il giorno, non
accendere fuochi per non essere denunciati dal fumo; abituarsi a resistere al
freddo e al vento, ad acutizzare la vista e l'olfatto perché tali qualità sono
imprescindibili per sopravvivere e lottare nella montagna.
- questo definisce la necessità di preparare ed educare i quadri di comando,
per questo è necessario organizzare scuole, dedicare particolare attenzione
alla creazione dei quadri, tramite l'insegnamento e la capacità dei migliori
guerriglieri.
7. La migliore soluzione al problema
dell'approvvigionamento della guerriglia consiste nelle requisizioni pagando
tutto quanto si è preso e al suo giusto prezzo, e per questo è necessario
disporre dei mezzi economici che si ottengono in tre modi:
- le multe ai nemici.
- la “vendita” di “azioni” per il sostegno della lotta guerrigliera; queste
azioni si danno nel nome della Repubblica e con la indicazione esplicita che il
denaro sarà rimborsato dal Tesoro della Repubblica, al suo avvento se la
condotta dello “azionista” sia coerente con essa.
- l'aiuto volontario degli antifascisti.
Il denaro così raccolto è necessario che venga amministrato
severissimamente. E' chiaro che la A.G. non potrà avere una sola Cassa
centrale, né tale centralizzazione dei mezzi risulterà conveniente, ma il
denaro che si distribuisce ai guerriglieri è da loro ricevuto in qualità' di
deposito, del quale devono rispondere giustificandone l'impiego; così come
è organizzata l'Intendenza della A.G.L.. Questo sistema di “base in tasca” può
definirsi nuovo nella tattica della guerriglia e corrisponde alle circostanze
concrete, della vita attuale nei paesi capitalisti.
8. La vigilanza. Se ricordiamo che il più pericoloso nemico della
guerriglia è la provocazione, comprenderemo l'immensa importanza della
vigilanza interna tra il personale della guerriglia.
La vigilanza interna deve svilupparsi non già solo come un
determinato servizio ma come il dovere fondamentale di ogni guerrigliero
giacché da questo elemento dipende l'esito della sua lotta e della sua stessa
sicurezza. E non sono richieste molte qualità né conoscenze particolari per
scoprire il lavoro di provocazione del nemico in ogni sintomo di indisciplina,
di insubordinazione, in ogni manifestazione, di disfattismo, in ogni vessazione
o abuso verso la popolazione civile, nel dispendio dei mezzi della Intendenza
guerrigliera e in tutto ciò che pregiudica direttamente o indirettamente la
lotta.
E' necessario dedicare particolare attenzione al reclutamento del
personale della guerriglia, ricordando, a questo riguardo che la forza della
guerriglia non è nel suo numero ma nella sua qualità, soprattutto nel
momento attuale della lotta. L'ammissione dei nuovi guerriglieri deve essere
fatta attraverso una tappa preparatoria, attraverso delle “riserve”
guerrigliere in cui si educano e si provano i futuri guerriglieri e a partire
dalle quali vanno incorporandosi alla guerriglia nella misura in cui diventano
“bruciati”, ossia quando risulta pericolosa la loro permanenza nella
“illegalità” dato che il nemico sospetta di loro e corrono il rischio di essere
arrestati o semplicemente messi sotto controllo. E' vigilando sugli
elementi sospetti che il nemico arriva sulle tracce delle organizzazioni
clandestine,. e di quelle guerrigliere; da qui la necessità di ritirarsi
prontamente, incorporandosi alla guerriglia, a tutti coloro che possono essere
già sospettati dal nemico.
La vigilanza obbliga a riguardarsi da tutti i rapporti con la
popolazione civile riducendo all'indispensabile i permessi ai guerriglieri di
far visita ai propri familiari, coniugi, ecc.
E' necessario disporre sempre di accampamenti di riserva allo scopo
di non essere mai sorpresi. Ed in tutti gli accampamenti avere installato
un eccellente servizio di sicurezza tanto negli accessi vicini quanto nelle
immediate prossimità; tale servizio di sicurezza è complementato da un sistema
chiaro e sicuro fatto di pochi segnali.
Per combattere la provocazione tra la popolazione civile è
necessario insegnare al contadino come distinguere i veri guerriglieri dai
banditi franchisti delle unità “anti-partito”; per questo si stabilisce un
sistema di controsegnali, ecc., ma la base fondamentale del successo nella
lotta contro le unità anti-partiti e le altre forme di provocazione franchista
risiede nel solido legame con. la popolazione.
Nella lotta contro i provocatori occorre essere inflessibili e
procedere senza compassione contro ogni spione, provocatore, contro ogni
elemento delle unità “anti-partito”.
9. Il sistema di direzione. Comando unico, il capo è designato in
ogni unità o gruppo guerrigliero dal capo dell'A.G.. Non c'è un Commissario
politico, e la base fondamentale dell'organizzazione di tutta l’unità
guerrigliera è l'organizzazione del Partito al suo interno.
La disciplina guerrigliera è una disciplina cosciente e per
questo eminentemente solida e ferma. Rimanendo costituita la guerriglia,
totalmente, di personale volontario, ogni guerrigliero, nell'entrare a far
parte dell'unità, si impegna ad osservare la disciplina guerrigliera.
10. Sulle forze della'repressione.
Il nemico impiega fondamentalmente nella lotta anti-guerrigliera,
la Guardia Civil nella campagna e nella montagna e la Polizia armata nella
città. Orbene, il regime franchista non si fida molto della Polizia Armata
costituita per lo più dalle vecchie guardie di Assalto, che la Falange
considera di dubbia lealtà verso il franchismo.
Utilizza anche i corpi di gruppi armati non appartenenti
all’esercito [in spagnolo: somatenes, ndT], soprattutto quelli inquadrati con
la guardia civil perché da soli non avrebbero alcuna efficacia combattiva e
sono per dire così i principali fornitori di armi e munizionamento per i
guerriglieri.
Il franchismo impiega con profusione il sistema dei confidenti e
dei provocatori, ha organizzato scuole speciali per preparare unità
“anti-partito” altamente pericolose perché fingendosi guerriglieri saccheggiano
e nuociono con ogni mezzo ai contadini attaccando in questo modo il movimento
guerrigliero nella sua base fondamentale, il legame con le masse. La Falange
non ha proprie organizzazioni di lotta e i falangisti suolono agire come parte
delle unità “anti-partiti”.(traduzione a cura di un prigioniero -politico)
Indice delle Sigle
AG
Raggruppamenti Guerriglieri
AGLA
Raggruppamento Guerrigliero del Levante e Aragona
AGL
Raggruppamento Guerrigliero del Levante
AIT
(AIL)
Associazione Internazionale dei Lavoratori
BP
(UP)
Ufficio Politico
CAMPSA
Compagnia Concessionaria del Monopolio dei Petroli
CC
Comitato Centrale
CE
Comitato Esecutivo
CEDA
Confederazione Spagnola delle Destre Autonome
CGTU
Confederazione Generale del Lavoro Unitaria
CNT
Confederazione Nazionale del Lavoro
FAI
Federazione Anarchica Iberica
IC
Internazionale Comunista
INC
Istituto Nazionale della Colonizzazione
INI
Istituto Nazionale dell'Industria
IOS
Internazionale Operaia Socialista
ISR
Internazionale Sindacale Rossa
JJSU
Gioventù Socialiste Unificate
MAOC
Milizie Antifasciste Operaie e Contadine
PCE
Partito Comunista di Spagna
PCF
Partito Comunista Francese Partito Comunista Italiano
PCUS
Partito Comunista dell'Unione Sovietica
PCCh
Partito Comunista Cinese
PCOE
Partito Comunista Operaio Spagnolo
POUM
Partito Operaio di Unificazione Marxista
PSOE
Partito Socialista Operaio Spagnolo
PSUC
Partito Socialista Unificato della Catalogna
UGT
Unione Generale dei Lavoratori
UJCE
Unione delle Gioventù Comuniste di Spagna
URSS
Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
(traduttore dell’opera)
primavera 1997
APPUNTI SULLA
“PRESENTAZIONE AI LETTORI ITALIANI” DI U.C.
ALLA Ia
EDIZIONE ITALIANA DEL LIBRO “APROXIMACION A LA HISTORIA DEL PCE”
PUBBLICATO DA EDIZIONI RAPPORTI
SOCIALI CON IL TITOLO “IL PCE, LA GUERRA DI SPAGNA E L’INTERNAZIONALE
COMUNISTA”, OPERA DEL PCE ( r ) E SU ALTRI ASPETTI DELLA PUBBLICAZIONE -E
SULL’USO POLITICO CHE SE NE E’ FATTO CON I PARALLELI CON LA SITUAZIONE
ITALIANA E LA STORIA DEL PCI-
(richiestami dall’editore, e
mai pubblicata; va fatto notare che, dopo e a causa dell’appoggio dato dalla
commissione del nPci alla “Fraction Octubre” del PCE ( r ) nel 2000-2001, il
PCE ( r ) ed i prigionieri del PCE ( r ) e dei GRAPO hanno rotto ogni rapporto
politico con l’editore e la sua area politica, e che in seguito alla
sottovalutazione di questo fatto nell’ambito della proposta del SRI e
nell’ambito della Piattaforma 19 giugno dei prigionieri rivoluzionari,
comunisti, anarchici, antifascisti, antimperialisti europei, i compagni
aderenti a questa Piattaforma, spagnoli, italiani, turchi, francesi, ne sono
usciti)
Il libro è ben costruito e strutturato. Forse però la
Cronologia storica del MCI andava strutturata più ampiamente (triplicata, come
spazio [contenuti], direi).
In pratica questo libro mette in evidenza il legame
imprescindibile tra scienza materialista, critica teorica e prassi concreta.
[Sull’edizione:] Marx ed Engels hanno anche partecipato in prima persona,
con ruoli di direzione, al 1848 in Europa ed [indirettamente] alla Comune di
Parigi, non hanno solo elaborato la critica dell’economia politica. Non basta
parlare delle grandi sconfitte sul piano mondiale, affermando che accompagnano
un movimento storico in ascesa verso la sua affermazione.
La presentazione è in più parti condivisibile (soprattutto
2,5,6, [gran parte del] 7) da parte mia, non lo è su questi punti seguenti:
1.
Non è corretto (pag.11)
raggruppare le deviazioni trotskiste e, al limite, bordighiste, né al movimento
anarchico e alle “deviazioni” sindacalistiche ed anarchiche, né tantomeno,
ammucchiando anche qui, alle deviazioni “combattentistiche”.
Stranamente l’autore [della presentazione]
non comprende nell’elenco l’opportunismo di molti gruppi di linea ml a parole
ed opportunisti nei fatti.
Quanto al distinguere il giusto e lo
sbagliato nella storia del PCI [sempre con questa sigla chiamato, e mai
con il suo nome all’epoca dei fatti oggetto del volume, PCdI], l’autore incorre
in una pericolosa svista quando non storicizza al 1958-1963 il limite temporale
a questo distinguo [a voler essere di manica larga]. Domando: dopo la
pubblicazione di “Sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi” e “Ancora
sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi”, che cosa c’era di giusto,
ancora, nel PCI ?
3.
Sul contenuto della
rivoluzione proletaria.
Nessuno considera “prioritaria” la
lotta antimperialista ed il FCA [sulla costruzione del Partito, come fosse in
alternativa]. Ma oggi, come e più che ai tempi della Terza Internazionale, la
lotta antimperialista è assolutamente necessaria e decisiva oltre che
formidabile volano di arricchimento e rafforzamento –su tutti i piani- del
Partito in costruzione e del movimento rivoluzionario delle masse.
I n questo senso è discriminante, ed
è da opportunisti semplificare il rifiuto con la critica al terzomondismo.
Il problema non è il terzomondismo, ma la incapacità di capire quanto sia
importante oggi la direzione [cioè l’indirizzamento, la via verso cui si
dirige] mondiale della lotta di classe così come della lotta rivoluzionaria dei
comunisti. (Vedi mio doc. del 15-6-95). Chi può dire che i comunisti che
sostengono la necessità strategica del FCA e dell’antimperialismo non capiscono
per questo motivo la natura che il processo rivoluzionario nel loro
paese “dovrà” affrontare ?
4.
L’autore riconosce la
prospettiva della guerra popolare. Ma affermando che “ANCHE” il problema della
rivoluzione proletaria nella nostra storia è un problema “irrisolto” incorre in
una pronuncia di sentenza assolutamente contraddittoria con l’assunto teorico
materialistico che cerca di adottare attorno alla storia delle rivoluzioni
socialiste già vittoriose; infatti si limita a citare le esperienze, ma non si
sofferma, e del resto forse non era tra i compiti della presentazione, sulle
specifiche tappe del “biennio rosso” alla FIAT di Torino e al movimento degli
Arditi del popolo (e alle giornate di Parma); utile potrebbe essere la lettura,
per l’autore, del testo di Caporossi “Storia di antagonismo e di resistenza”)
né sulla lotta armata nella sua fase vittoriosa (1971-1981), che cita “tra
virgolette” ! Dov’era, l’autore, che parla tra virgolette di quella fase
potente, all’epoca ?
Complessivamente appare rilevante lo
sforzo compiuto dall’autore sia nello storicizzare il contesto politico del
volume, sia nel voler indicare gli aspetti rilevanti per i compagni italiani.
Meno corretto appare lo sforzo di negare comunque le grandi ed importanti
acquisizioni, a mio parere e tanto più oggi, imprescindibili, dell(e)
[‘esperienza delle] BR, e principalmente l’unità del politico e del militare
che costituiscono il dato discriminante e fondamentale di partenza di qualunque
processo rivoluzionario nei paesi capitalistici di area Ocse così come nei
villaggi andini. [da non confondere con il rifiuto dei 3 strumenti della
rivoluzione, che, diretti dal partito di tipo nuovo, non assolutizzano l’
“unità del p-m” in un’unica attività combattente che tutto domina, ma governa e
dirige il processo rivoluzionario nella guerra popolare prolungata].
[Queste osservazioni critiche, sia pur
nella loro distanza dall’impianto del PCE ( r ), individuavano alcuni punti di
chiara strumentalizzazione di impronta neo-revisionista (cfr. Alcune riflessioni necessarie, Paolo Dorigo, novembre
2001, capitolo 2, di cui di primo acchitto i compagni spagnoli non si avvedevano, e che
con il tempo venivano alla luce].
Note tra parentesi quadre del 2005