20.8.2009 CRONACHE DEL BEL PAESE

PER 20 GIORNI IN MARE APERTO SENZA CARBURANTE NE' VIVERI. 9 BARCHE HANNO INCROCIATO I PROFUGHI E NON SOLO NON HANNO DATO LORO AIUTO, MA NEMMENO HANNO AVVERTITO LE AUTORITA'. MORTI 73 UOMINI DONNE E BAMBINI ERITREI IN MARE APERTO, DIRETTI ALLA SICILIA.

INTANTO A VENEZIA E' ARRIVATO UN PANFILO DI 117 METRI DEL VALORE DI 400 MILIONI DI EURO, DI UNO SCHIAVISTA MAFIOSO RUSSO. TUTTI I VENEZIANI NON IMPEGNATI PER SOPRAVVIVERE ALLA FATICA DEL LAVORO, SON CORSI A VEDERE "A", L'ULTIMA NEFANDEZZA IMPERIALISTA.

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ERITREI SOCCORSI A LAMPEDUSA: 73 MIGRANTI MORTI 

dal sito dell'ANSA 20.8.2009

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) - Quando sono sbarcati sul molo del porto di Lampedusa sembravano fantasmi, come ha raccontato uno degli operatori in servizio nel Centro di accoglienza. Cinque eritrei, tra cui una donna e due ragazzi minorenni, con il corpo ridotto a uno scheletro e gli occhi persi nel vuoto, che a fatica hanno ricostruito la loro odissea: "Siamo partiti oltre venti giorni fa dalla Libia, eravamo in 78. Noi siamo gli unici sopravvissuti. I nostri compagni morivano e noi gettavamo in mare i loro cadaveri".

Una nuova tragedia dell'immigrazione il cui bilancio difficilmente potrà essere verificato. Il racconto dei superstiti viene ritenuto attendibile dalle organizzazioni umanitarie mentre il Viminale esprime dubbi e perplessità, tanto che il ministro Roberto Maroni ha chiesto al prefetto di Agrigento una relazione sulla vicenda. Le autorità maltesi in serata hanno comunque comunicato di aver avvistato negli ultimi giorni sette cadaveri in mare, in acque libiche, che potrebbero appartenere al gruppo di migranti che erano sul gommone con gli eritrei soccorsi oggi. Gli immigrati sono stati soccorsi questa mattina da una motovedetta della Guardia di Finanza: erano su un gommone alla deriva, dopo essere rimasti per diversi giorni senza carburante e senza viveri.

"Durante la traversata - ha raccontato Habeton, 17 anni, uno dei superstiti - abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, alle quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Solo qualche giorno fa un pescatore ci ha offerto acqua e cibo". L'imbarcazione è stata intercettata al confine con le acque territoriali, in seguito a una segnalazione delle autorità maltesi a quelle italiane impegnate nell'operazione Frontex. Un allarme scattato solo all'alba di oggi, quando l'imbarcazione era ormai al limite delle acque di competenza del nostro Paese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso in mare. Una circostanza che rischia di fare esplodere un nuovo caso diplomatico tra Malta e l'Italia. L'ennesima strage nel Canale di Sicilia suscita anche la dura reazione di numerose organizzazioni umanitarie, da Save The children all'Alto commissariato Onu per i rifugiati.

"E' allarmante - osserva Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr - che per oltre 20 giorni queste persone abbiamo vagato nel Mediterraneo senza che nessuna imbarcazione le abbia soccorse. Come se fosse passato il messaggio che ci arriva via mare sia una sorta di 'vuoto a perdere'". Boldrini ricorda che gli eritrei che arrivano in Italia via mare "sono richiedenti asilo, persone in pericolo che cercano protezione a e a cui l'Italia riconosce questo bisogno e questo diritto". Un riferimento, sia pure indiretto, alla politica dei respingimenti adottata dal governo italiano dopo l'accordo bilaterale con la Libia. Ancora più esplicito è Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati: "Dopo il primo respingimento dello scorso maggio, il numero di sbarchi è drasticamente diminuito, ma l'Italia ha detto a metà luglio alla Commissione europea che non avrebbe più fatto respingimenti e ciò non è vero perché ci risulta che nella prima parte di agosto ne siano stati fatti altri. Ce l'hanno comunicato i migranti stessi respinti in Libia, dove siamo presenti in un centro per immigrati". La polemica si ripercuote inevitabilmente anche tra le forze politiche: se il ministro Roberto Calderoli difende la "linea dura" sottolineando che grazie ai respingimenti gli arrivi di clandestini "sono fortemente diminuiti", il segretario del Pd Dario Franceschini dice di "provare orrore" di fronte al racconto dei cinque superstiti, e invita il governo "a chiarire in Parlamento quello che è successo".

A Lampedusa, intanto, dopo i cinque eritrei soccorsi in mattinata, nel pomeriggio sono approdati altri due barconi. Uno dei quali è colato a picco mentre veniva trainato in porto. Una conferma che si tratta di vecchie "carrette", anche se il rischio di naufragare non ferma le traversate della speranza con il loro corollario di morti.

) - Quando sono sbarcati sul molo del porto di Lampedusa sembravano fantasmi, come ha raccontato uno degli operatori in servizio nel Centro di accoglienza. Cinque eritrei, tra cui una donna e due ragazzi minorenni, con il corpo ridotto a uno scheletro e gli occhi persi nel vuoto, che a fatica hanno ricostruito la loro odissea: "Siamo partiti oltre venti giorni fa dalla Libia, eravamo in 78. Noi siamo gli unici sopravvissuti. I nostri compagni morivano e noi gettavamo in mare i loro cadaveri".

Una nuova tragedia dell'immigrazione il cui bilancio difficilmente potrà essere verificato. Il racconto dei superstiti viene ritenuto attendibile dalle organizzazioni umanitarie mentre il Viminale esprime dubbi e perplessità, tanto che il ministro Roberto Maroni ha chiesto al prefetto di Agrigento una relazione sulla vicenda. Le autorità maltesi in serata hanno comunque comunicato di aver avvistato negli ultimi giorni sette cadaveri in mare, in acque libiche, che potrebbero appartenere al gruppo di migranti che erano sul gommone con gli eritrei soccorsi oggi. Gli immigrati sono stati soccorsi questa mattina da una motovedetta della Guardia di Finanza: erano su un gommone alla deriva, dopo essere rimasti per diversi giorni senza carburante e senza viveri.

"Durante la traversata - ha raccontato Habeton, 17 anni, uno dei superstiti - abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, alle quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Solo qualche giorno fa un pescatore ci ha offerto acqua e cibo". L'imbarcazione è stata intercettata al confine con le acque territoriali, in seguito a una segnalazione delle autorità maltesi a quelle italiane impegnate nell'operazione Frontex. Un allarme scattato solo all'alba di oggi, quando l'imbarcazione era ormai al limite delle acque di competenza del nostro Paese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso in mare. Una circostanza che rischia di fare esplodere un nuovo caso diplomatico tra Malta e l'Italia. L'ennesima strage nel Canale di Sicilia suscita anche la dura reazione di numerose organizzazioni umanitarie, da Save The children all'Alto commissariato Onu per i rifugiati.

"E' allarmante - osserva Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr - che per oltre 20 giorni queste persone abbiamo vagato nel Mediterraneo senza che nessuna imbarcazione le abbia soccorse. Come se fosse passato il messaggio che ci arriva via mare sia una sorta di 'vuoto a perdere'". Boldrini ricorda che gli eritrei che arrivano in Italia via mare "sono richiedenti asilo, persone in pericolo che cercano protezione a e a cui l'Italia riconosce questo bisogno e questo diritto". Un riferimento, sia pure indiretto, alla politica dei respingimenti adottata dal governo italiano dopo l'accordo bilaterale con la Libia. Ancora più esplicito è Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati: "Dopo il primo respingimento dello scorso maggio, il numero di sbarchi è drasticamente diminuito, ma l'Italia ha detto a metà luglio alla Commissione europea che non avrebbe più fatto respingimenti e ciò non è vero perché ci risulta che nella prima parte di agosto ne siano stati fatti altri. Ce l'hanno comunicato i migranti stessi respinti in Libia, dove siamo presenti in un centro per immigrati". La polemica si ripercuote inevitabilmente anche tra le forze politiche: se il ministro Roberto Calderoli difende la "linea dura" sottolineando che grazie ai respingimenti gli arrivi di clandestini "sono fortemente diminuiti", il segretario del Pd Dario Franceschini dice di "provare orrore" di fronte al racconto dei cinque superstiti, e invita il governo "a chiarire in Parlamento quello che è successo".

A Lampedusa, intanto, dopo i cinque eritrei soccorsi in mattinata, nel pomeriggio sono approdati altri due barconi. Uno dei quali è colato a picco mentre veniva trainato in porto. Una conferma che si tratta di vecchie "carrette", anche se il rischio di naufragare non ferma le traversate della speranza con il loro corollario di morti.

di Francesco Nuccio