2007/3

MOVIMENTO COMUNISTA INTERNAZIONALE

PALESTINA

IMPORTANTE INTERVISTA DEL GIORNALE AL KHALEG (il Golfo) 

AL FONDATORE DEL FPLP GEORGE HABASCH IL 23-12-2006

(link al DOCUMENTO UNITARIO DEI DIRIGENTI DELLE ORGANIZZAZIONI PALESTINESI, di poco successivo a questa intervista) (traduzione dall’arabo)

 

Il fondatore del FPLP George Habasch ha rilasciato una intervista ad Al Kaleg confermando che per uscire dal vicolo cieco del problema Palestinese attuale, è la rinascita dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

Ha confermato che Beyrouth, Damasco ed Hamman, le tre capitali che sono rimaste legate alla sua esistenza, che sono rimaste ancora legate da amore alla città di Al Led (tel aviv) dove è nato Habasch, e ha portato la sua opinione sul Presidente Yasser Arafat e sulla impossibilità che rinascano due Stati e due Popoli, e ha spiegato l’arretramento nel progresso avvenuto, del FPLP, sul campo di lotta.

Dal suo modesto ufficio di Damasco, vi sono due quadri alle spalle che raffigurano la Moschea di Al Aqsa e la Chiesa della Resurrezione e, mentre erano presenti i giornalisti, il dr.Habasch si incontrò con i militanti delle Terre occupate del 1948 e si commosse per questo incontro.

Nell’intervista si sono svolte le seguenti questioni.

(commento del sito del FPLP)

 

Prima domanda: secondo voi lo Stato Palestinese si propone solo in legame con l’economia israeliana. Inoltre, fino a quando voi sarete concordi alla solidarietà internazionale verso la Palestina (anche degli stati arabi) e che peso ha attualmente l’opinione pubblica internazionale verso la questione palestinese ?

Risposta: Ci sono due valutazioni con le quali consideriamo l’avanzamento o l’arretramento della solidarietà internazionale. Innanzitutto la solidarietà degli Stati e associazioni governative e la produzione e la solidarietà popolare dei movimenti e partiti a livello internazionale; inoltre, certamente, l’arretramento della solidarietà da parte degli Stati, che ha toccato il suo minimo storico, e che è stata accentuata dal crollo dell’Unione sovietica e degli Stati socialisti e dall’aumento dell’egemonia imperialista americana nel mondo che si è posta chiaramente contro i movimenti di liberazione di sinistra e contro i movimenti nazionali palestinesi. Non possiamo sottovalutare i fatti positivi del ruolo cinese e russo sul piano internazionale nel contrastare la politica americana che esprimono un appoggio verso la questione Palestinese, ma non dobbiamo dimenticare che lo fanno nel loro interesse e per pesare nella politica mondiale, nel contraddire gli Stati Uniti. E contemporaneamente dobbiamo ricordarci i cambiamenti che stanno avvenendo in America Latina (Venezuela, Brasile, Bolivia, Nicaragua, ecc.), che potrebbero pesare positivamente a livello Statale nella questione Palestinese. A livello popolare c’è grande soliadarietà verso la giusta soluzione Palestinese. Innanzitutto le correnti religiose popolari hanno inciso verso la solidarietà e la lotta Palestinese, che è radicata nella nostra società, ma anche nella sinistra e nei movimenti non governativi il movimento di solidarietà internazionale verso l’Intifadah Palestinese, ed i rappresentanti dell’Associazione internazionale degli scrittori, come anche l’Associazione di solidarietà contro il muro dell’apartheid, di cui facevano parte Rashil Keuri cittadino americano, martire, e José Bouffee della Francia, martire, e George Kluy della Gran Bretagna, ed inoltre c’è stata una espansione enorme della solidarietà all’inizio di questa seconda Intifadah verso il Popolo Palestinese riconoscendo le ingiustizie subite e la solidarietà verso la Palestina, e contro la occupazione sionista. Nonostante i media siano sotto il dominio sionista, anche scrittori e giornalisti occidentali e non hanno denunciato con coraggio la oppressione israeliana verso il nostro Popolo.

 

Seconda domanda: Dopo la fondazione in passato del FPLP e la nascita della Rivoluzione Palestinese, come intendete risolvere il problema del ritorno in Palestina oggi ? 

Risposta: Il diritto al ritorno è un diritto personale di ogni Palestinese, un diritto che è fuori discussione, è una via che tiene occupato il mio pensiero e quello di ogni Palestinese, ed io non credo che questi piani di pace portino ad una soluzione giusta e definitiva del problema Palestinese attuale. Questi piani non hanno nessun valore se non tengono in conto il diritto di ogni Palestinese al ritorno nella propria casa e proprietà. Questo è stato il nostro principio ed obiettivo sin dall’inizio anche da parte dell’OLP, che è un elemento fondamentale nel conflitto storico con “israele”, il quale cerca in ogni modo di dividere il nostro Popolo sia politicamente, che socialmente e geograficamente, e che con violenza si oppone al diritto al ritorno.  israele non discute con chiarezza la questione del diritto al ritorno, e cerca di confondere le acque sull’argomento.  Noi dobbiamo ritornare all’OLP come unica espressione politica e rappresentante della unità nazionale Palestinese,  comprese le forze islamiche, e difenderne l’unità, indipendententemente dalle divisioni del Popolo Palestinese tra Territori del 1948, Cisgiordania, Gaza, esuli. Dobbiamo tornare alla strategia politica del diritto al ritorno ed alla creazione di uno Stato Palestinese autonomo ed indipendente con capitale a Gerusalemme. Questo è il punto tattico fondamentale dell’unità Palestinese ma la strategia fondamentale è quella della creazione di uno Stato Palestinese democratico che garantisca il diritto di tutte le etnie e religioni a convivere pacificamente. Oggi come oggi c’è un fenomeno nuovo nel Popolo Palestinese che è quello dei Comitati per difendere il ritorno e della solidarietà, come per esempio il Comitato di Sulejman Abu Setta ed altri che sempre combattono per il diritto al ritorno per il Popolo Palestinese.

 

Terza domanda: Per quale motivo è calata la forza politica del FPLP e secondo voi quali sono le possibilità per una riconquista di consenso nel Popolo Palestinese, e secondo voi è fallita la lotta armata ?

Risposta: Quando parliamo di arretramento della forza del FPLP dobbiamo analizzare le condizioni oggettive  sia dell’avanzamento che dell’arretramento, non solo a livello nazionale ma a livello mondiale, dopo il crollo dell’Unione sovietica e l’avanzamento delle correnti reazionarie religiose integraliste, che ha inciso a discapito della sinistra sia a livello locale che mondiale, contro la forza democratica.  Ma questa considerazione non può sminuire dal nostro di vista la nostra opinione dei fatti reali e degli errori che abbiamo commesso, senza trovare scuse.  E dobbiamo analizzare in modo razionale questi fatti ed errori per avanzare. Ma dobbiamo fare della critica con fermezza ed analisi scientifica di tutto il nostro percorso storico, ed analizzarlo, i motivi dell’indebolimento e frantumazione della sinistra palestinese e della sua incapacità di autocritica, e l’avanzamento dell’integralismo, così come il contesto internazionale. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, sul fallimento della lotta armata, non potrei dire che c’è stato un fallimento della lotta armata, sino a quando c’è un conflitto storico aperto con “israele”.  Ma è vero che i fattori oggettivi che hanno condizionato la nostra lotta ad un arretramento della lotta armata, hanno pesato. La lotta armata durante la prima Intifadah si è sviluppata in un modo, durante la seconda in un altro modo, anche per la presenza dello Stato Palestinese, e nonostante la violenza di “israele” sia triplicata contro il nostro Popolo ed i nostri dirigenti ammazzati. Ciò non elimina il nostro diritto a ricorrere a qualsiasi forma di lotta armata contro il nemico. 

 

Quarta domanda: Dopo la firma dell'accordo d'Oslo, e l'idea di creare due stati, e la situazione politica attuale, oggi come oggi, quale è la soluzione politica migliore secondo Lei ?

Risposta: L’idea di creare due stati nacque ancor prima, che una parte della politica Araba e Palestinese caldeggiavano indirettamente arrivando poi ufficialmente a firmare "l’accordo d'Oslo", che è stato e fino ad ora lo considero il prodotto di una sconfitta Arabo-Palestinese, non solo a causa del suo significato politico, ma del significato complessivo e della debolezza ed arretratezza rispetto ai compiti da assolvere nel conflitto e nella lotta contro il nemico più avanzato.

Oggi dopo il fallimento degli accordi presi ad Oslo e dei suoi sostenitori, che ha seppellito tanti principi fondamentali, qualcuno ancora punta a creare due Stati tramite le trattative con "israele" e gli S.U.A. … dialetticamente se "israele" e gli S.U.A. accettassero uno Stato Palestinese accanto ad "israele", questo Stato sarà come ho gia detto sempre in cambio di un prezzo da pagare per avere accesso a gran parte della Cisgiordania, Gerusalemme compresa, e il diritto al ritorno di cinque milioni di profughi dispersi. Questo Stato non sarà in realtà sovrano nemmeno per i suoi confini o per le sue risorse naturali, specialmente l'acqua, e non avrà il diritto di rafforzare il suo sistema difensivo, o di stipulare alleanze senza il consenso "israeliano"; e chiedono che questo tipo di Stato non fermi il discorso o il progetto d'insediamento sionista. Uno "Stato" legato all'economia "israeliana" e un ponte sia per le merci e la cultura "sionista" vale a dire uno Stato senza gli elementi tali da garantire la sicurezza e l'autodeterminazione per la rinascita di uno Stato Palestinese libero e autonomo con a sua capitale Gerusalemme, e il ritorno dei profughi.  Questa è la nostra strategia tattica per preparare la strada ad una soluzione transitoria per creare uno Stato democratico laico su tutto il territorio Palestinese, che garantisce una soluzione umana e democratica alla questione ebraica.

Certamente io sono conscio che ci sono delle difficoltà con la situazione internazionale e Araba, con la condizione catastrofica che stanno vivendo il Popolo Palestinese e la nazione Araba, con quello che sta succedendo in Iraq, e in Libano, in cui tutta la zona è in ebollizione, il fatto che l'imperialismo cerca di dominare ed opprimere milioni di persone, che lottano per liberarsi e trovare giustizia, e il loro diritto di libertà ed autodeterminazione, senza dimenticare di guardare attentamente distinguendo tra la resistenza nazionale contro gli occupanti e gli omicidi ed attentati di carattere religioso integralista, che aiutano solo gli occupanti.

 

Quinta domanda: Qualcuno ha detto che il ritorno dei milioni di profughi non è una cosa razionale, Lei cosa risponde ?

Risposta: La differenza è che "israele" ha emanato delle leggi tali da permettere ed incoraggiare l’immigrazione di tutti gli ebrei di qualsiasi parte del mondo in "israele" con la scusa della “legge del ritorno” e nel medesimo tempo si pronunciano contro il diritto al ritorno di cinque milioni di profughi, alle loro case e alla loro terra. Pare veramente che l'ebreo che vive a Manhattan, o in Ucraina, per esempio con quella “legge del ritorno”, abbia il diritto di immigrare in "israele". E che il Popolo che è stato sradicato dal suo paese soffrendo la lontananza del suo paese di origine che ha lasciato tutti i propri affetti personali, il suo lavoro, la sua terra, i sui figli, in una lista che non finisce mai, viva nel campi sotto le tende in Libano, lontani centinaia di km dal posto naturale nell’alta pianura di Galilea. La parola d’ordine dell’occupante è l’utilizzo della forza e la sopraffazione e la razzia, in poche parole essi cercano di rovesciare l'equazione in questa zona del mondo, fino a che la falsità non sia divenuta la realtà e tutto questo è inaccettabile. Non vedo soluzione di questo conflitto senza il diritto di ritorno alle loro case al loro villaggio dei profughi Palestinesi, dei nipoti che sono nati nei campi e vorrei che i miei nipoti potessero tornare nella città del Al Led  [esatto nome arabo di Tall Abib la Tel Aviv occupata] così come i nipoti di tutti i profughi, stare al di fuori di questa soluzione è un miraggio utopico. E per quanto riguarda due Stati due Popoli in Palestina è impossibile; ciò deriva in primo luogo dalla politica sionista espansiva e dagli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme, e dal diritto di ritorno dei Palestinesi.  

 

Sesta domanda: In quale direzione sta dirigendosi la nave palestinese in questo momento critico con il conflitto tra il movimento Fateh e Hamas ?

Risposta: Mi ha addolorato molto la situazione attuale nel campo Palestinese che arriva al livello di scomposizione di linea politica e di conflitto tra Fateh ed Hamas, una situazione pericolosa che si trasforma in un conflitto armato, che aiuta l'interesse di "israele". E per uscirne tutti dovranno ritornare ai principi fondamentali della nostra lotta ed ai principi che sono stati concordati di un programma unitario tra il movimento di liberazione e il movimento islamico vale a dire alla strategia dell'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) che si precisa per l'autodeterminazione e per realizzare lo Stato Palestinese Libero indipendente con a suo capitale Gerusalemme e con il ritorno dei profughi. Da anni il ruolo dell’OLP ed il suo programma unitario (la Costituzione Palestinese) furono indeboliti, e non abbiamo ripreso ad attivare e sviluppare la organizzazione basilare [l’OLP], per allargare ed attrarre tutte le forze soggettive sotto la parola d’ordine dell’Unità Nazionale, comprese Hamas e Al Jihad.

 

Settima domanda: Come vedete il ruolo dei Palestinesi del 1948 nel movimento di liberazione nazionale ?

Risposta: Ho detto in varie occasioni che il progetto sionista da sempre rifiuta di riconoscere l'esistenza del Popolo Palestinese per cancellarne l'identità patriottica e politica, si ricorda la frase famosa di Golda Meyr "dove è il Popolo Palestinese  ?” !

Fino al giorno d'oggi "israele" utilizza l'espressione del tipo "gli abitanti delle zone, o gli arabi "israeliani", o la minoranza araba ecc. … La nostra descrizione è del Popolo Palestinese eroicamente resistente sia in Cisgiordania, che nella Striscia di Gaza, così come dei nostri figli eroi della resistenza nella terre occupate nel 1948, che sono parte integrale del nostro Popolo, che hanno dimostrato nella nostra storica lotta contro gli occupanti il fallimento di "israele" di cancellare l'identità e il patriottismo nazionale, in cui il nostro Popolo della terre del 1948 ha avuto un ruolo importante contro questa politica sionista. Prendiamo in considerazione la loro condizione oggettiva, quindi la loro forma di lotta espressa per fronteggiare il razzismo e conservare l'identità, e noi abbiamo valorizzato la loro lotta per l'eguaglianza e per migliorare le condizioni di vita, e la loro solidarietà con i nostri figli all'esterno che dimostra l'unità del nostro Popolo.  Da parte nostra noi sappiamo che "israele" è conscio della minaccia, che ha il senso d'appartenenza del nostro Popolo del 1948 con la sua identità nazionale, e li considera come una bomba demografica ad orologeria dentro il regime sionista, perciò utilizza qualsiasi mezzo per proteggere se stessa, prima di tutto cerca di dividere il Popolo in modo etnico e religioso, o di colpire la loro unità o il senso di solidarietà. Con tutto ciò sia nelle terre occupate che nell'ultimo attacco in Libano si è dimostrato il fallimento di "israele" di realizzare i propri obiettivi in questa direzione.

    

Ottava domanda: Lei è stato a Damasco ed Amman e a Beyrouth, quale di queste tre città ha più vicina al Suo cuore ?

Risposta: Al Led [casa mia] (sorridendo) … ho vissuto a Beyrouth nella mia gioventù, ho studiato nell'Università Americana, ho tanti ricordi, e molti amici, Damasco è per me il centro del nazionalismo Arabo, e Amman la finestra più vicina alla Palestina.

 

Nona domanda: Che cosa significa per lei il Presidente Yasser Arafat ?

Risposta: In qualsiasi discorso che riguarda la rivoluzione Palestinese contemporanea, dovremmo valorizzare il ruolo del fratello martire il Presidente Yasser Arafat di presentare la questione Palestinese sia a livello internazionale o regionale, ma questo ruolo non deve impedire la necessità della critica costruttiva nella dialettica politica nel campo Palestinese, intendo il metodo politico individuale [cercare di concentrare su di sé tutto il potere] di prendere delle decisioni, sia all'interno del "OLP", o nella ANP successivamente.

Il fratello Martire Yasser Arafat è  responsabile di aver cristallizzato l'itinerario individuale che con il tempo è diventato una politica solenne dei dirigenti Palestinesi che utilizzò l'eredità storica di riconoscimento e legittimità nazionale e della comunità politica Araba, e internazionale; con questa politica i dirigenti sono andati oltre la costituzione dell'OLP, e hanno trascurato il programma di'unità nazionale di liberazione, il che ha recato danno alla vera unità nazionale, e hanno lasciato la linea di combattimento dell'Organizzazione a favore della politica dell’approccio negoziale, che ha dato dei risultati pessimi all'unità del Popolo Palestinese, e i sugli obiettivi di liberazione ed autodeterminazione. Questo risultato che vediamo oggi di suddivisione e frantumazione nella politica Palestinese seguendo questa strada ha sbarazzato l'OLP dai suoi principi fondamentali dell'interesse nazionale, perciò è un dovere storico uscire da questa crisi che sta vivendo il campo politico Palestinese, portando oggi un'affermazione critica coraggiosa per analizzare i motivi che ci hanno portato a questa congiuntura, la quale ci ha sinora impedito di raggiungere gli obiettivi che sono stati progettati della rivoluzione Palestinese da sé nella pratica.  

 

Decima domanda: Se le offrono l'eventualità di rimpatrio (in un contesto politico negoziale) per la città d'Alled sotto la sovranità "israeliana" …. tornerebbe ?

Risposta: Non torno senza il mio Popolo Palestinese.

 

(traduzione a cura di un esule Palestinese in Italia, il testo tra parentesi quadre è del traduttore)