L'OMBRA NERA DELLO STATO SULLA TORTURA TECNOLOGICA

di Michele Fabiani (michele@anarchaos.it)
pubblicato il 06-11-2006 in www.paolodorigo.it/FORZE%20NERE.html  Nota Paolo
http://www.anarchaos.it/Comunicati/Novembre_2006/l_ombra_nera.htm

 
Sono 45 giorni che Paolo Dorigo è in sciopero della fame, lo scorso fine settimana sono andato a trovarlo a Mestre per segno di solidarietà verso la sua lotta. L'ho trovato visibilmente dimagrito, ma estremamente lucido, perfettamente in grado di vivere una vita di intensa militanza politica, non solo contro il controllo mentale di cui è vittima, ma con impegni di più vasto respiro, come quando è andato, la prima notte che ero a casa sua, a dare i volantini in fabbrica alle 6 di mattina contro l'accordo tra sindacati, padronato e governo. In principio ero preoccupato per questi suoi costanti impegni, pensando che lo potessero affaticare in questo periodo di rigido digiuno, invece ho potuto appurare che, a differenza di quanto avveniva in carcere, le distrazioni sono in realtà molto
utili per la sua resistenza. Mi sento dunque di rassicurare i compagni sul suo stato di salute.

Questo non significa però che la sua lotta non presenti dei pericoli, essi ci sono dato che non è la prima volta che il suo fisico è sottoposto a violenti cali di peso e a conseguenti graduali ingrassamenti alla fine delle lotte. In realtà questa è la mia impressione dopo una quarantina
di giorni di sciopero della fame, è chiaro però che in condizioni del genere ogni settimana e ogni giorno che la protesta va avanti le sue condizioni potrebbero precipitare.

Lo Stato sul controllo mentale sta giocando una sporca partita, a confermare che i torturatori non sono degli elementi deviati del sistema ma esiste un progetto lucido da parte di chi detiene realmente il potere in Italia, è la decisione della Questura di Venezia di non concedere il
nulla osta a Paolo per l'espatrio e quindi di impedire di fatto il ricovero in questa clinica dove sarebbe finalmente possibile estrarre i chip. Ancora una volta dunque i servi in divisa si schierano, come è naturale che sia, a difesa dei propri padroni. Infatti questi esperimenti non sono solo
un atto di sadismo di soggetti perversi, ma un laboratorio di ricerca dal quale molti traggono benefico: dai centri di ricerca dell'esercito, agli psicologi e neurologi, passando per carcerieri, politici e massoni.

Non dimentichiamoci poi dei servizi segreti, del SISMI in particolare: come mai il governo Prodi ha espresso fiducia nel lavoro dei centri di spionaggio e non ha ancora revocato i suoi vertici finiti nel centro di innumerevoli scandali?
Eppure di "pretesti" per fare piazza pulita di certa gentaglia ce ne sono stati molti. Pensiamo ad esempio al caso Abu Omar, l'Imam milanese sequestrato dalla CIA con la complicità dei vertici del SISMI, sottoposto a torture e vessazioni. Per quell'azione è finito in galera il numero due del SISMI, Marco Mancini e si è scoperto che il suo superiore, il potente Nicolò Pollari, ha probabilmente mentito agli stessi comitati di indagine parlamentare, mentre gli uomini dei servizi segreti pedinavano e spiavano due giornalisti di Repubblica che indagavano sul caso.
Malgrado ciò il giorno dopo, il 6 luglio, Palazzo Chigi ha fatto uscire un comunicato in cui esprimeva massima fiducia al SISMI. Una fiducia che non si lascia condizionare neanche
dalle precedenti mostruosità della gestione Pollari, il quale però si è sempre salvato affermando di non sapere nulla:

- Pollari non sapeva nulla quando un colonnello, un ex collaboratore e una fonte del SISMI rimasero coinvolti nello scandalo sull'uranio nigeriano spacciato per iracheno, per avallare la guerra in Iraq. Lo scandalo noto come il Nigergate che ha coinvolto l'amministrazione statunitense.

- Pollari non sapeva nulla quando la Siria, per entrare a far parte degli stati impegnati nella lotta contro il terrorismo, si inventò con la collaborazione del SISMI un attentato ai danni dell'ambasciata italiana a Beirut torturando due innocenti. Anzi Pollari andò in parlamento affermando di aver salvato l'italia da un nuovo 11 settembre.

- Pollari non sapeva che il suo vice Mancini aveva "acquistato" illegalmente il viscido pennivendolo Renato Farina, vicedirettore di uno dei giornali più razzisti e qualunquisti d'Italia, ovvero Libero. Farina veniva pagato, come dimostrano due ricevute da 2500 e 5000 euro trovate dai magistrati in una perquisizione alla sede del SISMI in via Nazionale 230, per produrre interviste e articoli che depistassero le indagini sul sequestro di Abu Omar.

- Pollari non sapeva nulla neanche della bufala sulla scuola di kamikaze, inventata per seminare l'incubo del terrorismo e poter meglio governare le masse impaurite, giustificando quindi le indagine repressive che hanno colpito, oltre agli islamici, anche gli anarchici.

- Pollari sembra non sapesse nulla neanche del suicidio di Adamo Bove, un ex poliziotto di successo che diventa alto dirigente Telecom, ma che fa l'errore fatale di svelare alla magistratura che indaga contro il SISMI alcuni segreti e alcuni codici utili alle intercettazioni. Un errore che
probabilmente gli è costato la vita.

- Pollari, infine, non sapeva nulla dello scandalo intercettazioni, delle decine di migliaia di persone spiate dalla Telecom, che rivendeva e comprava informazioni a carabinieri e finanzieri.

 E' chiaro dunque che un direttore dei servizi segreti militari che si lascia sfuggire tutto ciò, è nella
migliore delle ipotesi un incapace.

Come mai Prodi non lo ha sostituito? Le ipotesi sono due: o anche Prodi è un incapace, o entrambi sono molto più furbi di quanto possa apparire. Io tendo verso la seconda ipotesi. Cosa c'entra tutto questo con la tortura tecnologica ?  Molto. Innanzi tutto prova il connubio tra chi ci governa e chi ci spia, con la fiducia di Prodi ai servizi segreti. Inoltre sulla maxi inchiesta che va dalle intercettazioni di massa ai sequestri come quello di Abu Omar in programma in Italia ai voli della CIA e le sue
prigioni segrete ammesse recentemente da Bush in Europa, su tutta questa faccenda pesa il segreto di stato. Ancora una volta Prodi si è rifiutato di sciogliere il segreto. Non è dato sapere in cosa consiste questo segreto, si ipotizza che si tratti delle responsabilità del governo Berlusconi
nelle porcherie dei servizi segreti italiani e statunitensi.
Prodi quindi, se a chiacchiere nei TG di massa polemizza con il suo avversario, nelle stanze dei bottoni fa di tutto per difenderlo.

Veniamo quindi alla tortura tecnologica. Il caso più "famoso" di questa tortura, quello di Paolo Dorigo, è emerso fisicamente, con le "voci" per intenderci, dopo l'11 settembre, anche se l'impianto Paolo ipotizza gli fosse stato fatto prima. Altro caso, recentemente alla ribalta per le denunce sul sito anarchico www.anarchaos.it, quello di Maurizio Bassetti, si è anche questo sviluppato
solo dopo il 2001 con furti e aggressioni, ma nelle sue forme più tecnologicamente avanzate con gli ultrasuoni dal 2004. Si tratta quindi di casi molto recenti, soprattutto se paragonati a quelli denunciati negli USA dal "Comitato dei sopravvissuti degli esperimenti sul controllo mentale su
esseri umani", che si "risolsero" già nel 1994 con le scuse di Clinton. E' evidente che in Europa il dominio nei precedenti decenni ha avuto un po' più riguardo verso quella elemosina di rispettabilità degli individui che lo Stato chiamata "diritto", rispetto agli Stati Uniti. Si tratta ovviamente di un'elemosina, un cavillo burocratico che può essere oppresso qualora il potere ne sentisse il bisogno. Infatti tale elemosina non è stata concessa in paesi notoriamente violenti come la Spagna e la Turchia, dove ci sono le prigioni più brutali d'Europa.
Fatto sta che fino al 2001 in Italia questo sottile velo reggeva ormai dal periodo dell'emergenza antiterrorismo e antimafia con le conseguenti brutalità che lo Stato ha prodotto: 270 bis e 41 bis. Ci sono naturalmente dei casi particolari di violenza verso soggetti rivoluzionari particolarmente avanzati e quindi pericolosi, come la totale illegalità, secondo le stesse leggi statali, con cui è
stato condannato proprio Dorigo per l'azione contro la base di Aviano. Ma non c'è stata in questi anni l'impressione diffusa di uno stato violento e militarizzato. Dal 2001 le cose sono cambiate, prima con il massacro di piazza messo in atto a Napoli e Genova, poi dall'11 settembre ogni brutalità del dominio contro i dominati è stata lecita. Con il pretesto della lotta al terrorismo si è giustificata l'invasione delle  telecamere ad ogni angolo delle città, sono state giustificate milioni di intercettazioni telefoniche (3milioni in Italia come riconosceva Berlusconi prima di approvare la legge sulle intercettazioni, più naturalmente quelle illegali), processi ed espulsioni contro gli islamici per qualche mese sono stati all'ordine del giorno, i magistrati hanno rispolverato le vecchie leggi speciali sui reati associativi così che gli scontri in piazza da "danneggiamento e furto" mutano in "devastazione e saccheggio", il piccolo delinquente che spaccia per vivere viene internato in 41bis e il rivoluzionario viene arrestato con il 270 bis.

E' chiaro che di fronte ad una tale espansione della brutalità repressiva, chi già in un periodo di relativa "pace sociale" veniva perseguitato per le sue scelte rivoluzionarie ora viene torturato. Questo discorso vale per quelle vittime di tortura tecnologica che hanno una coscienza politica e per le molte vittime che si trovano in carcere, nei manicomi e nei cpt. La maggior parte delle vittime censite dall'Associazione Vittime armi elettroniche e mentali però non sono neanche pregiudicate
e apparentemente non rientrano in questo quadro di repressione. In realtà, anche se alcuni hanno cominciato a subire questi abusi da molti anni, il fatto che solo ora vengono alla luce dimostra che lo stato è troppo impegnato a diffondere l'islamofobia, ad arrestare ogni forma di ribellione che probabilmente ha dimenticare alcune vittime dei suoi sporchi esperimenti apparentemente più deboli. Ci sono infatti vittime che più che rientrare in un processo di repressione razionale, sono semplicemente oggetto di violenze gratuite messe in atto da soggetti "semplicemente"sadici.

Alla luce di questa lunga riflessione possiamo trarre alcune conclusioni: a portare avanti queste forme di violenza non sono dei gruppi deviati, ma l'intero apparato statale ne è complice, eccezione per dei casi di violenza più isolata e soggettiva. Quindi quando queste forme di tortura verranno pubblicamente riconosciute, non dovremo accontentarci di punire dei singoli soggetti. Ormai siamo ad un livello tale di lotta che non possiamo accontentarci dai nostri governanti dichiarazioni simili a quelle che fece Clinton nel 1994. Immagino che la sofferenza è talmente tanta che ad essa si sia contrapposta una forte sete di giustizia. Mi permetto di fare però un appello alle vittime, ovvero di gridare che non è con la giustizia di Stato, con i suoi tribunali e le sue scuse istituzionali che
si è mai risolto nulla. La vendetta deve essere collettiva, di un popolo che per anni è stato vittima dei peggiori abusi di cui la tortura tecnologica è certamente l'apice, ma non il solo. La questura di Venezia non potrà impedire ancora per molto al compagno Dorigo di andare all'estero e raggiungere la clinica dove finalmente estrarre i chip. E' probabile che il giorno che questo avverrà qualcosa di mostruoso verrà alla luce. Dobbiamo prepararci e preparare le coscienze a non accettare un
insabbiamento di tutto ciò. Non basta un trafiletto sui giornali e le scuse di qualche politico su uno dei tanti mattoni illeggibili che escono dalle relazioni dei comitati di indagine parlamentare. Vogliamo veder cadere le teste di chi per anni è stato complice di questo sistema che tortura! Non può esistere un paese democratico, con le sue libertà civili, che sotto terra tortura con mezzi super
sofisticati.

Ammettere l'esistenza di queste torture significa ripudiare alla radice questo Stato che per anni è
sopravvissuto grazia a menzogne ed omissioni. Fino ad oggi il dominio al servizio degli eserciti, dei banchieri, delle case farmaceutiche, di una combriccola di scienziati perversi si è permesso di usare qualsiasi mezzo necessario contro chi mette in pericolo la sopravvivenza del capitalismo.

Da domani, con la verità, saremo noi ad essere autorizzati ad usare qualsiasi arma contro chi fino ad oggi ci ha governato.
 

 

 

 

Nota di Paolo:
condivido il testo di Michele, convinto che con “qualsiasi arma”, Michele non intendesse ammettere l’uso di tecniche di tortura quali quelle che subisco: il fine non giustifica i mezzi, e la violenza necessaria dei rivoltosi non deve mai essere quella sistematica e nazista del potere.