COMUNICATO N.85
22-9-2006
premessa
E’ ora e tempo, di dare
delle risposte chiare nella società civile e non solo da parte del proletariato
rivoluzionario e dei settori avanzati della classe operaia, circa il fatto che
la mediazione sociale corrispondente ai rapporti sociali dati dalla lotta di
classe, non è percorribile se la Carta Costituzionale, in particolare
nell’ambito del diritto al lavoro, alla casa, alle libere e proprie opinioni ed
espressione delle stesse, alla vita e dignità dei prigionieri, alla segretezza
della corrispondenza dei cittadini e comunque al rispetto del diritto di
notifica di ogni sequestro da parte di qualsiasi autorità, alla salute e
condivisione delle scelte terapeutiche, non viene rispettata ed anzi viene
calpestata.
Nei 15 anni e 10 mesi di detenzione che ho scontato con condanne
lecite ad un solo anno di detenzione, e negli ultimi 12 anni e 5 mesi di
detenzione scontata (1993-2006), ho fatto ricorso alla forma di lotta dello
sciopero della fame, a parte per brevi periodi per soli motivi di solidarietà
(1985, 2000, 2001) con altri prigionieri, unicamente per combattere la tortura
in carcere o per ottenere la dovuta rassegnazione in sezioni carcerarie ove vi
fossero altri rivoluzionari (1999, 64 giorni). Non a caso la Dichiarazione di
lotta e di solidarietà del 12 maggio 2002 coincide con l’inizio della tortura
tecnologica del controllo mentale ai miei danni e ai danni di chi mi vuol bene
e me ne ha voluto e del movimento proletario nel suo complesso stante la
gravità dei mezzi usati.
Dal maggio 2002 ad oggi ho compiuto numerosi scioperi della
fame, una serie, di una settimana al mese, fino all’inizio del 2004, per
chiedere sin da allora l’abolizione del 41 bis, del 4 bis, del 14 bis O.P., il
diritto al rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo
(formalmente ancora in corso di accettazione dopo 8 anni, da parte dei boie al
potere), la legiferazione contro la tortura in tutte le sue forme (idem), ed altri
diritti.
Nel 2003 e 2004 ho compiuto
3 lunghi scioperi della fame (53, 54, 70 giorni), per ottenere unicamente esami
clinici in ospedali civili esterni, che in carcere mi venivano legati.
Nella mobilitazione proletaria che seguì, fu principale la
rivendicazione della mia liberazione, ma riconoscendo le mie denunce e
diffondendone la Controinchiesta.
Invece, nonostante il chiarissimo appello di mio padre andato in onda
in tutti i telegiornali in cui dichiarava di credere alle mia denunce sulle
torture tecnologiche, le mobilitazioni borghesi ed opportuniste fecero ogni
sforzo per cauterizzare il danno politico derivante dalla lotta portata avanti
con il movimento proletario ed il Soccorso Rosso Proletario, limitando nei
media e nella pubblicistica ed in iniziative non con me concordate, la
questione ad una mia presunta “innocenza” processuale. Posto che ho sempre
dichiarato invece di condividere idealmente scopi e mezzi della azione
antimperialista contro la base USAF di Aviano del 2-9-1993, la questione della
mia lotta non era la sentenza CEDU (la moneta con cui lo Stato italiano pensava di ripagare la
cessazione della mia lotta era la “grazia”, rifiutata chiaramente al boia
Castelli, ben noto per le sue decantazioni degli “hotel” carcerari, non a caso
dopo una visita al lager di Buoncammino a Cagliari) ma la tortura con cui mi si
impedisce di vivere normalmente pur detenuto ed anche ora, da “libero”, del
controllo mentale e tecnologica a distanza. Tortura che denunciavo essere
inferta anche a numerosi altri detenuti, che spesso vengono poi psichiatrizzati
o spinti al suicidio, come è accaduto per Vincenzo Olivieri a Spoleto il
21-7-2005.
1.
Le prove di quanto
denunciavo sono poi arrivate, in particolare oltre che da referti di analisi
non ancora chiarite (formula leucocitaria con numerose anomalie, linfonodo alla
tiroide, ecc.), ma soprattutto, a fronte di regolari diagnosi su esami EEG e
potenziali evocati, da due TAC, effettuate presso gli esami di Dolo e Mestre,
il 16-9-2005 e il 3-11-2005.
Ora mio padre è morto, e
questo sciopero della fame, motivabile sin dal novembre 2005, posso iniziarlo
finalmente.
2.
Le risultanze delle due TAC
sono chiarissime, ma la medicina radiologica italiana non le intende
evidenziare.
Gli episodi di latitanza
giudiziaria e medica sono talmente tanti e significativi da meritare un’altra
denuncia, ma questa sarà opportuna allorquando le prove saranno inconfutabili.
I magistrati della “Repubblica” ostaggi o complici dei servizi carcerari e
militari, archivierebbero anche quella come la cinquantina di altre mie
denunce, alcune comprendenti gravissime ipotesi e fatti certi.
VEDIAMOLI:
prima della scarcerazione
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SULE LASTRE 2003
CONSEGNATECI DOPO LA RMN DEL 28-2-2003 A SPOLETO
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1 radiologo di Foligno
consultato dall’avvocato Favini non intendeva refertare la natura delle tre
sagome da me indicate. L’esame era stato chiesto dal Magistrato di sorveglianza
al medico del carcere senza che costui indicasse al radiologo spoletino che la
RMN era effettuata per ricercare eventuali corpi estranei e senza mezzi di
contrasto. Le scansioni nei tre sensi di lettura, erano effettuate a distanza
di 6-8-10 mm l’una dall’altra.
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1 radiologo di Napoli ed una
clinica medica privata consultato dall’avv. Trupiano di Napoli, dopo una sua
iniziale disponibilità a ricoverarmi per effettuare esami di radiologia
nucleare, ritirava la disponibilità.
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Sulle lastre del 2003 va
detto che successivamente nel novembre 2005 le sagome che evidenziavo in 1 caso
su 3 sono state giudicate “non conosciute ed identificabili” da un primario ORL.
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nel settembre 2003 il medico
chirurgo e psichiatra nel carcere di Secondigliano, Comite Mascambruno, perito
di parte, relaziona sulla troppo semplice asserzione che le mie siano follie e
sulla necessità di fare gli ulteriori accertamenti (uditivi, eeg, potenziali
evocati, sangue, tac con mezzi di contrasto e senza, ecc.)
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nel giugno 2004 il medico
legale di VENEZIA dr.F.Franco (purtroppo ora in pensione, incaricato dal
compianto avv.Battain), chiede di rifare gli accertamenti cerebrali radiologici
perchè c'è qualche punto da verificare
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Nonostante le sue promesse
di concedermi gli esami medici richiesti da Comite e da Franco, il Magistrato
di sorveglianza di Spoleto fa passare un anno tra il giugno 2003 e il giugno
2004 prima che si possa prendere delle decisioni su questi accertamenti, e non
da parte sua, che a quel punto ritira la competenza, ma del Tribunale di
sorveglianza. Curiosamente, il Magistrato di sorveglianza di Spoleto, pensando
che io avessi “fiducia” nelle istituzioni, asserisce in udienza che ha
accertato “che i carabinieri non c’entrano” !!! Gli accertamenti, promessimi in ospedali pubblici, che
effettuano, sono solo l’esame dell’equilibrio ed EEG nell’agosto 2004. Questi
escludono miei problemi di equilibrio di alcun genere (dr.ssa Brozzi) ed
escludono anomalie EEG ed attività microelettriche cerebrali (cartella clinica
carceraria). Si tenta quindi di ricoverarmi in centro
clinico di Pisa (rifiuto, 6-9-2004), e quindi, per costringermi poi a cessare
lo sciopero della fame, di trasferirmi anziché in ospedale civile a Spoleto, come
era noto sarebbe accaduto (appunti e carteggi di mio padre, novembre 2004) ai
sig.ri Letta e Prodi, nel carcere delle Vallette di Torino, città ove
ero stato operato nel 1996 con l’innesto di elettrodi atti al controllo mentale
della mia persona.
Evidentemente
il DAP comando delle carceri nelle mani dei generali e procuratori
antiterrorismo ed antimafia nel 1977-1986 e dal 1999 in poi, conta più del
governo e dell’opposizione messi insieme.
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Gli accertamenti di capelli e saliva in possesso di Comite non
mi sono mai arrivati, comnunque non si è trattato per motivi economici, di
accertamenti genetici atti a stabilire la eventuale presenza di isotopi
radioattivi permanenti nel mio sangue.
dopo la scarcerazione
Gli
accertamenti effettuati dopo la scarcerazione:
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hanno certificato
acufeni e copribilità del “disturbo” (Ospedale di Treviso) solo a particolari
frequenze (110-120 dB)
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certificano anomalie nel sangue da verificare meglio, ma senza
termini conclusivi (immunologa Dolo)
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ricercano circa linfonodo non tumorale nella tiroide di 1 cm
circa, mentre un corpo non linfonoideo sempre nel collo si eclissa prima della
eco al collo precedentemente ritardata.
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Le due TAC effettuate nelle aree uditive, rocca-mastoide, nuca,
con scansioni di 1 mm di distanza cadauna, senza (16-9-2006) e con (3-11-2006)
mezzo di contrasto, permettono in entrambi i casi di individuare circa 22 corpi
estranei di circa 1 mm cadauno quasi tutti circolari i cinque punti diversi del
capo. Si tratta dei dischi contenenti le immagini delle lastre, zoommabili e
visibili in diverse modalità, che vengono mostrati a numerosi medici radiologi.
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Innanzitutto (settembre 2005, ripreso da Liberazione) il medico
chirurgo di fiducia dr.Stevanato certifica un corpo estraneo nel condotto
uditivo. Incontra due medici radiologi in due diversi momenti, in un caso passa
un pomeriggio in ospedale a scartabellare lastre e manuali di anatomia, ma
questo radiologo, pur preoccupato e convinto non si tratti di parti anatomiche,
non accetta di scrivere un referto; analogamente un altro medico radiologo, che
scambia il dato di radio opacità per una possibile calcificazione (orecchio);
ma non vedono le altre sagome, cosa che evidenzio successivamente io. Infatti
il dr.Stevanato era rimasto colpitissimo già da quello evidenziato
nell’orecchio dallo stesso tecnico radiologo di Dolo, che contrariamente al
medico repertante, intese segnalare due volte al medico questa strana presenza.
§
§ Il
dr.Stevanato reperisce la disponibilità di un ORL a visitarmi; la visita
avviene nel suo reparto in autunno, effettua un controllo del
condotto sinistro in particolare, riscontrando una cicatrice proprio sopra il
punto in cui vi è la presenza del corpuscolo tondo radio opaco di 1 mm. Si dice
disposto ad operarmi, ma dopo il suo ritorno da un convegno medico, sostiene
che quella parte è troppo delicata, che vi passano troppi nervi, che non se la
sente. Nell’esame, esclude il corpuscolo sia un osteoma. Tre medici presenti
durante la conferenza a Perugia del 26 aprile 2006, mi hanno detto invece che
in quel punto non vi è un particolare pericolo per una operazione del genere,
perché l’oggetto si trova 4 mm sottocute. Alla fine di dicembre 2005, il
viceprimario di neurochirurgia di Mestre si dice impossibilitato ad operarmi
l’orecchio, perché dovrebbe “staccarlo interamente” !!! Da notare che
l’incontro era stato preparato dal sig.Aiello, che si era dato disponibile ad
aiutarmi, quando ancora non conoscevo i suoi trascorsi più recenti (vertenza
Galileo di Marghera), in nome della sua amicizia con mio padre (che invece
l’aveva conosciuto solo recentemente per una intervista; questo sig.Aiello,
successivamente, mi “procurava” la possibilità tramite un radiologi
dell’ospedale di Mestre, di rendere inerti tramite una TAC speciale, i mezzi
ricetrasmissivi usati nella tortura. Studiando la questione, ho saputo, ed il
dr.Stevanato che ne ha parlato con questo radiologo non me lo ha negato, che
questa “TAC speciale” rincoglionirebbe chiunque, lo priverebbe di molte
capacità intellettive. Inutile dire che i rapporti con questo signore sono
sorti e cessati senza alcuna condivisione specifica dato che, come altra
persona ha avuto a che dirmi, “vuoi risolvere il problema” (senza clamore) “o
fare il martire ?”. In altri tempi avrei gonfiato la faccia a chiunque per una
frase del genere, oggi non lo faccio solo perché debbo portare fino in fondo
questa storia di merda, dove la merda è tutta LORO.
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·
Successivamente al gennaio 2006, quando denuncio tutti gli
elettrodi, e non solo quello dell’orecchio, ottengo silenzi ancora maggiori da
tutte le autorità e persone di rilievo cui mi riferisco, nel frattempo debbo
aiutare mio padre morente (deceduto il 1 luglio 2006). In particolare, a parte
il Sen.Russo Spena, che mi ha sempre riscontrato, la grande solidarietà che ho
avuto da compagni di tutta Italia, in particolare i compagni maoisti,
anarchici, diversi centri sociali, radio libere, circoli di base del prc, ma
non certo solo loro, con assemblee in quasi 20 città, non ha impedito che si siano dati concomitanti e strani silenzi
su questa mia lotta:
1. 1. Carc
ed altri gruppi revisionisti e neorevisionisti ed opportunisti italiani (che in
alcuni casi si erano pur battuti per la mia scarcerazione)
2. 2. C.P.T.,
Antigone (Palma)
3. 3. Radicali
4. 4. Comune
di Venezia (volevano farmi lavorare da schiavo in qualche cooperativa, questo
era il loro “reinserimento” in una città che ho abbandonato già nel 1992, e
tutto questo per non dire nulla di ciò che denuncio), personalità, ecc.
5. 5. Rodotà
6. 6. ecc.
ecc.
·
· nell'aprile
- maggio 2006 una avvocata civilista di Mestre contatta separatamente 3 radiologi,
due nel veneziano ed uno a Padova, i quali, anche dietro offerta di compenso
per refertare quello che ritenevano corretto, rifiutano di refertare; nel primo
caso l'incertezza sugli oggetti ed i "pareri" di suoi colleghi
"potrebbero essere calcificazioni" (ma la radio-opacità delle sagome
riscontrate non esclude per questo la presenza di corpi estranei radio-opachi),
nel secondo caso la paura ("ho figli"), nel terzo caso una
dichiarazione contraddittoria che pur ci sarebbe stata utile se refertata: non
sono parti anatomiche, però (quelle più numerose a grappolo) "non è
possibile che siano state inserite chirurgicamente nella nuca senza forare il
cranio" (errore perchè inseribili per via nasale o dietro l’orecchio, dove
peraltro ero ustionato nel 1996, a sinistra e destra), "quindi non si
potrebbe trattare di microchip". Anche se ci avesse fatto per iscritto una
refertazione del genere , smentibile sul punto, questa ci avrebbe fatto comodo,
ma anche se quest'ultimo professionista pare sia abituale alle refertazioni
consulenziali a pagamento, non ha accettato di refertare alcunchè, nonostante
peraltro le buone credenziali sociali dell'avvocata che lo ha consultato, come
negli altri due casi, SENZA uso di telefono alcuno.
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· Successivamente
ho iniziato a rivolgermi all’estero, e sono in corso tentativi legali dei miei
legali affinché la Questura di Venezia revochi la propria arbitraria
comunicazione all’anagrafe del Comune di Mira dove risiedo, di non concedermi
documenti atti all’espatrio.
A questo punto, e specie dopo la refertazione fatta in un
ospedale pubblico a Milano nel caso n.16 B.D. (sito AVae-m in Altri casi,
referto del 21-9-2006), è chiaro che la mancata refertazione di quanto
riscontrabile da un asino, elettrodi come credo o corpi estranei comunque non
anatomici in numero di 22 e dimensioni uguali in cinque diversi punti
strategici (timpano, omuncolo, setto nasale e dintorni, nuca) nella mia testa, non
è casuale.
Argomenti politici e riflessioni saranno oggetto di prossimi
comunicati.
Come fondatore dell’AVae-m ho dato temporaneo incarico a partire
da oggi a Michele Fabiani di condurre l’associazione, pur mantenendo attività
che posso gestire anche in questa situazione di digiuno forzato, come posta
elettronica e comunicati.
Questo comunicato va esclusivamente a membri AVae-m, compagni,
giornalisti che hanno dimostrato interesse nelle nostre denunce, e nel sito.
Ritengo che il problema sia molto più grande della mia persona e
che sia corretto che il movimento proletario possa discuterne finalmente fino
in fondo per sostenere le mie rivendicazioni e necessità di vivere senza questa
infame e merdosa tortura 24 ore al giorno, come subisco, resistendovi, da 4
anni e oltre 4 mesi a questa parte esplicitamente, probabilmente da quasi undici
anni nei fatti.
Paolo Dorigo, militante comunista maoista, 22-9-2006