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COMMEMORAZIONE DEL COMPAGNO MATTIA DEL PRC-SinistraCritica di Mira, AL FUNERALE DEL COMPAGNO LORIS LAZZARIN

Caro Compagno Loris,

eccoci qui.

Ci sono tutti, proprio tutti a renderti omaggio:

 

la tua amata Leda, i figli Oriana e Luca, i nipoti Michele e Filippo, Francesca e Renato, il nostro Adriano, Nadia, i parenti tutti ai quali va il nostro più forte e caloroso abbraccio.

E poi ancora i colleghi di lavoro, gli amici, tanti, i rappresentanti delle istituzioni, militanti ed esponenti di numerose forze politiche, molti cittadini che ti conoscevano e ti rispettavano, e poi le compagne e i compagni di Rifondazione Comunista, il partito al quale tanto tenevi e al quale tante energie hai dedicato.

C’è la banda e ci sono le bandiere rosse a salutarti, proprio come volevi tu!

Ci sono anche io ad assolvere questo compito che tu stesso mi hai assegnato di persona molti mesi fa. Non potevo certo mancare, te lo devo per la stima e per l’affetto reciproci tra noi; ma ti assicuro che non è per niente facile. Me lo ricordo bene quando me lo hai detto guardandomi dritto negli occhi come eri solito fare; ti sorrisi e ti dissi:

“Dai Loris, guarda avanti e non ci pensare nemmeno, sai che l’erba cattiva non muore mai! E poi abbiamo ancora tante lotte da fare insieme.”

E invece siamo qui oggi, troppo presto, per questo triste e doloroso commiato.

Ma siamo molto orgogliosi di essere in tanti, perché questo testimonia una cosa molto importante: la grande umanità che hai saputo regalare alla comunità nella quale hai vissuto.

Di questi tempi, mi sento di dire davvero non è poco!

 

E sbaglia chi pensa che Loris si sia arreso così facilmente. Lui era un lottatore molto molto tenace, non si arrendeva mai!

Da quando gli diagnosticarono la malattia pareva diventato come un orso chiuso in gabbia: non poter lavorare, non poter muoversi liberamente, non poter partecipare alle riunioni…

Si vedeva che fremeva, perché Loris non poteva non dare un suo contributo alla famiglia, agli amici, al partito. Contribuire, dare almeno un po’ di sé stesso era quasi un imperativo morale.

Tanta era la sua generosità e lo spirito di solidarietà, quella vera!

 

 

 

 

Molti di noi lo hanno incontrato per l’ultima volta alla Festa di Liberazione, alla quale non ha potuto lavorare; ma Loris è venuto tutte le sere: voleva controllare che il suo stand, quello della ruota della fortuna, funzionasse a dovere; soprattutto era lì per far presente ai compagni che lui c’era.

Proprio in uno di quei pomeriggi ebbi modo di scambiare con Loris qualche battuta, le ultime: mi vedeva un po’ stanco e demoralizzato per come vanno le cose; mi ha guardato con aria severa, a testa alta con molta fierezza e mi ha detto:

“Eh no caro Mattia, non è questo il momento di mollare, non possiamo andare a casa, si resta qui e si battaglia fino in fondo”.

 

Loris ha lottato coraggiosamente e fino alla fine contro la malattia, perché era una persona attaccata alla vita, la amava come pochi, e di questo suo entusiasmo rendeva partecipi gli altri; era straordinariamente contagioso nel trasmettere la sua carica umana, la sua vivacità, la sua allegria. Gli piaceva fare festa, e ogni occasione era quella buona: con tutta la famiglia riunita e con gli amici nella nuova casa dei figli a cui si stava dedicando; con i compagni in sezione o durante i lunghi trasferimenti per le manifestazioni a Roma.

Bastava poco: pane, soppressa di casada, del buon vino, possibilmente rosso, e ovviamente le immancabili barzellette.

La festa al Parco di Valmarana in occasione di Riviera Fiorita non sarà più la stessa senza di te!

 

Non ho certo la pretesa di tracciare un profilo completo e compiuto della figura di Loris. Del resto mi auguro che ciascuno di noi saprà custodire gelosamente nel proprio cuore i sentimenti, gli aneddoti, i pezzi di vita passati insieme a lui.

Mi limito semplicemente a ricordare ciò di cui sono stato partecipe.

 

Sotto il profilo umano, penso non sia esagerato definire Loris un concentrato di valori alti ed altri; per questi si è sempre battuto con grande coerenza.

Oggigiorno molti pensano di comprare tutto con il denaro, anche la dignità delle persone. Ma Loris non si lasciava certo comprare, per lui la dignità non aveva un prezzo; i principi nei quali credeva non potevano mai diventare merce di scambio.

 

Considerava e concepiva la famiglia come il bene più importante, il tesoro più grande e inestimabile. Guai a toccargliela!

Alle volte era certamente impulsivo, “feruscolo” come dicono in Trentino per descrivere una persona sanguigna, specie con le persone a cui voleva più bene; ma questo suo comportamento non era certo dovuto a cattiveria o impazienza; ad animarlo erano piuttosto le amorevoli attenzioni e le preoccupazioni per i suoi cari, non tanto e non solo sul piano della disponibilità di beni materiali, quanto invece su quello degli affetti, dell’amore, del calore di cui sapeva circondarla.

 

Dell’amicizia aveva un concetto assai profondo: era capace di dare il cuore, fino a condividere gioie, preoccupazioni strettamente personali. Ma allo stesso tempo si aspettava rispetto e rigore dagli altri.

 

Sul piano professionale, chi direttamente o indirettamente ha avuto modo di lavorarci assieme, ha toccato con mano il livello delle sue competenze, la serietà e il perfezionismo nell’eseguire i lavori, il suo mantenere la parola data rispetto agli impegni concordati.

Credo di non mancare di rispetto a nessuno se mi permetto di affermare che l’azienda di cui era socio, frutto di tanti sacrifici e di difficili ripartenze,  porta i segni caratteristici di ciò che era Loris.

Un’aziendina piccola nelle dimensioni, ma di livello qualitativo sicuramente elevato, apprezzata nel territorio e anche presso grossi complessi industriali: duttile, versatile, disponibile, ma quel che più conta, competente!

Un’azienda a cui spesso l’industria rapace che conosciamo chiedeva l’impossibile, ma alla quale Loris e i suoi soci e lavoratori hanno sempre risposto con tempismo e perizia, a costo di grandi sforzi. Gente formata sul campo a cui si chiedeva tanto, ma nello stesso tempo si riconosceva altrettanto.

Lavoratori considerati non meri prestatori d’opera ma componenti di diritto di un’unità lavorativa, quasi membri di una famiglia.

Loris credeva molto nel lavoro come valore, come il modo migliore per affrancarsi e per affermare la propria dignità; era uno di quelli convinto, a ragione dico io, che solo se si fa il proprio dovere si ha la forza di rivendicare i propri diritti.

 

 

 

 

Infine Loris era un comunista, estremamente orgoglioso di esserlo e di affermarlo.

E’ stato un militante di base prima nel PCI e poi in Rifondazione Comunista, uno di quelli che guardano più ai fatti che alle chiacchere.

Se Rifondazione Comunista è diventata il Partito che abbiamo conosciuto in questi anni, lo si deve soprattutto i compagni come Loris, che contro tutti e contro tutto hanno deciso di raccogliere quella bandiera lasciata cadere da altri, e si sono rimboccati le maniche sacrificando tempo, lavoro e famiglia. Quanti volantinaggi, quante campagne elettorali, quante riunioni estenuanti e quante manifestazioni fatte insieme. Noi questo non lo dimenticheremo mai.

E’ in errore chi pensa che Loris fosse un fideista, uno di quelli che obbediva solo agli ordini che arrivano dall’alto. Sicuramente non aveva la formazione di cui altri hanno avuto la fortuna di poter disporre, ma le sue analisi erano sempre lucide ed estremamente critiche. E’ vero forse un pò “bastian contrario” lo era, ma in realtà quando Loris si incazzava e saltava su era perché non sopportava di venire a compromessi sui valori che considerava fondanti, e non sopportava nemmeno di essere preso in giro; pretendeva che le cose venissero chiamate con il loro nome e cognome.

Mi ricordo un fine serata a una delle Feste di Liberazione di qualche hanno fa, quando nel bel mezzo di un’appassionata discussione si alzò in piedi sul tavolo urlando che lui non era d’accordo, che non ci stava, che se così fosse stato non avrebbe nemmeno rinnovato la tessera. Qualcuno rimase sorpreso, ma chi lo conosceva sapeva che quel gesto era frutto di autentica passione.

Sentiva, ancora prima di capire, quando le cose non andavano per il verso giusto. E questa si chiama sensibilità!

Oggi che la politica è diventata solo calcolo e gestione, che ha perso ogni prospettiva ideale, penso che dovremmo non lasciarci sfuggire la lezione che ci insegnano persone come Loris, per le quali l’impegno civile e politico è un fatto che parte prima dal cuore che dalla testa.

 

 

Caro compagno Loris, c’è una bella frase del Che, il Che a cui tanto ti ispiravi, che ti voglio dedicare, perché penso che tu l’abbia saputa interpretare e onorare al meglio nel corso della tua vita:

“Siate sempre capaci di sentire dentro di voi, nel profondo  dell’animo, ogni ingiustizia commessa contro chiunque in ogni parte del mondo”.

 

Non lasceremo cadere il testimone ideale che ci hai consegnato.

Ti porteremo sempre con noi, nel nostro cuore, nelle piazze in mezzo alle bandiere rosse.

Ti vogliamo ancora dire un grande GRAZIE per quello che hai saputo regalare a tutti noi.

 

Ora che è arrivato il momento di separarci, ciascuno porgerà il proprio saluto come meglio crede.

Noi, Loris, vogliamo farlo alla nostra maniera:

con il pugno sinistro e la bandiera rossa levati verso il cielo azzurro!

 

 

(L’intervento ha chiuso la cerimonia in piazza ed è stato seguito con commozione applausi e pugni chiusi al cielo, al termine la banda comunale ha intonato Bella Ciao, L’Internazionale e Bandiera Rossa)