Sent: Thursday, June 22, 2006
Subject: blocco degli esami


Taranto: Se uno Stato considera Omeno che niente¹ i lavoratori, è legittimo
che i lavoratori non accettino questo Stato dei padroni.

Le lavoratrici e i lavoratori delle Ditte di pulizia nelle scuole, dopo il
blocco dei cancelli del provveditorato, si preparano a bloccare gli esami
orali nelle scuole superiori. Per non lavorare più a sole 3/4 ore al giorno
con salari di fame e senza lavorare in estate.

Le lavoratrici e i lavoratori delle ditte di pulizia di Taranto nelle
scuole, più di 600, hanno da mesi aperto una grande lotta, con
manifestazioni, presidi, blocchi, contro la precarietà, perché il nuovo
contratto sia di almeno 30 ore e senza sospensioni.
E¹ una lotta contro un governo e uno Stato che dopo anni e anni di proroghe,
sempre alle stesse condizioni di poco lavoro, sottosalari, e sospensioni del
lavoro nei mesi estivi e nei periodi natalizi e pasquali, di anni in cui i
lavoratori hanno lottato e atteso un contratto migliore, oggi col nuovo
bando di gara rende addirittura peggiore le condizioni, tagliando i fondi e
introducendo la mobilità regionale (per un salario di 400 euro dovrebbero
fare anche 200 Km al giorno).

Ma ciò che vogliamo sottolineare in questa lotta, che è nazionale perchè
riguarda non solo Taranto ma migliaia di lavoratori delle pulizie in tutte
le città, é che essa sta mettendo in luce il carattere di moderno fascismo
di questo Stato.

I lavoratori di Taranto si stanno trovando di fronte rappresentanti di
Istituzioni statali che dichiarano negli incontri apertamente che ³in un
contratto di servizio i lavoratori restano in ombra², che quindi i
lavoratori che, soli, garantiscono col loro lavoro la pulizia nelle scuole
non contano nulla.

I lavoratori, che dopo anni di contratti diversi tra provincia e provincia,
frutto spesso, come a Taranto, di appalti pubblici in odor di aperto
clientelismo, chiedono un contratto unico per tutti i lavoratori, si trovano
davanti uno Stato che i differenti contratti ³ereditati² dalle varie
Amministrazioni comunali, continueranno a restare differenti per orario e
salario, e che quindi a pari lavoro non corrisponde pari condizione
lavorativa!
Ma, uno Stato che dichiara apertamente che chi è stato penalizzato e
discriminato prima deve continuare ad esserlo, che lo Stato non ha un¹unica
politica ma ha la politica dei ³figli e figliastri², è uno Stato che fa
proprio e legittima il clientelismo di padroni e politici.

I lavoratori si stanno trovando di fronte uno Stato che alla richiesta dei
lavoratori di inserire nel contratto d¹appalto clausole vincolanti per la
ditta vincitrice su orario e niente sospensioni, risponde che ³non si può
ledere l¹autonomia dell¹impresa², mentre tranquillamente si possono ledere
gli interessi di 600 lavoratori. Vale a dire, uno Stato che dichiara
pubblicamente, spudoratamente che non è uno OStato¹, ma un Ocomitato
d¹affari dei padroni¹!

Questo non arrivavano a dichiararlo neanche ai tempi di Mussolini, dove si
cercava di mascherare il carattere di sfruttamento capitalista con la
politica corporativa, con lo ³stesso comune interesse tra padroni e settori
di lavoratori². Questo Omoderno fascismo¹, quindi, unisce una politica di
schiacciare gli interessi e i bisogni di classe dei lavoratori, al fatto di
portala avanti in maniera spudorata senza alcun mascheramento di ³interesse
comune², affermando apertamente che i padroni devono essere sempre più
padroni e devono essere liberi di arricchirsi sull¹impoverimento e la
precarietà dei lavoratori e i lavoratori devono accettare come
immodificabile questa ingiustizia!

Per questo, la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori delle Ditte di
pulizia è una lotta che va anche al di là della giusta battaglia sindacale,
è una lotta se è legittimo uno Stato e un sistema che considera meno che
niente i lavoratori, o se è giusto e legittimo rovesciare questo Stato della
precarietà, dell¹impoverimento di tanti lavoratori e di tante famiglie,
della ingiustizia di classe e tutti i governi, siano di Berlusconi o di
Prodi, che lo rappresentano.

TA. 22.6.06
Proletari Comunisti