From: Proletari comunisti MILANO

Sent: Wednesday, December 28, 2005 10:44 PM

Subject: Comunicato stampa.doc

 

Comunicato stampa :

Milano, via Lecco : SGOMBERO DEI DIRITTI.

Come era prevedibile, come è ormai prassi consolidata e comune tra gli “opposti” schieramenti politici (da Milano a Bologna, passando per Roma e in tutte le città), ieri, 27 dicembre 2005, si è consumato l’ennesimo intervento di “ordine pubblico” per risolvere i sacrosanti diritti, sia che si parli di immigrati, di lavoratori, o studenti e chiunque speri in una vita più dignitosa. Ormai, da Genova 2001 in poi, l’unica risposta, l’unica soluzione che danno le cosiddette Istituzioni è una sola : Militarizzazione e Stato di Polizia.

Quello che è avvenuto in via Lecco non è diverso da quello che è avvenuto in Val Susa. Quello che hanno subito gli immigrati, nella sostanza, è uguale a ciò che hanno subito le popolazioni valsusine.

Non vogliamo ripercorrere tutto l’iter della vicenda, ma ricordare, attraverso alcuni passaggi, come questa vicenda rappresenti un caso, l’ennesimo, emblematico della distanza siderale dei bi/sogni e le esigenze dei proletari e delle classi più deboli, dai programmi del governo e di entrambi gli schieramenti politici.

I quasi 300 immigrati (eritrei, somali, sudanesi), sono in questo paese perché fuggiti dalle guerre scatenate nei loro paesi dai “signorotti” locali al servizio degli interessi dei governi occidentali. E secondo una delle tante convenzioni internazionali, quella di Ginevra, questi immigrati dovrebbero “godere” del diritto di rifugiati politici. Ma si sa, un paese e un governo, della tanto decantata “democrazia e superiorità occidentale”, impegnati a portare “diritti” in Irak a suon di bombe, torture e “annichilimenti”, figurarsi se al proprio interno applicano un metodo diverso. Semplicemente li chiama “ripristino della legalità”, “integrazione”, “lavoro” e “casa”. Che, molto semplicemente, in questi 2 mesi, per questi immigrati hanno significato : vivere da clandestini, “imparare” usi  e costumi locali rinnegando le proprie radici (la vicenda della scuola di via Quaranta insegna), lavori precari e da schiavi (al pari dei loro fratelli di sventura “italiani”), vivere tra topi e rifiuti, al freddo e in balia di malattie varie o come proposto dalla giunta Albertini, “vivere” in container (come è sempre stata la “soluzione” per i nomadi, ma che hanno sperimentato prima di loro nel lontano 1968 i terremotati del Belice, al pari di quelli dell’Irpinia, ecc.)

Nè va dimenticato che la cosiddetta legalità ripristinata dal nuovo Prefetto, Lombardi, e la giunta Albertini, non cancella 19 lunghi anni di abbandono dello stabile di via Lecco. Il tutto in nome degli interessi e della “legalità” dei Fiorani, Fazio, Ricucci, Consorte, di turno.

Ma come sempre più spesso accade, con gran “rammarico” delle Istituzioni, gli immigrati di via Lecco non sono disposti a credere alle promesse, ai ricatti, alla brutalità, di questo sistema. Così come non sono disposti a credere ad una “solidarietà” pelosa dei vari don Colmegna (tanto caro al candidato “alternativo” Fo), premurosi ad accorrere con panettoni e carità “cristiana”, disposti a “frapporsi” contro lo sgombero, ma che hanno la spudoratezza di dichiarare che non condividono la decisione degli immigrati di lottare fino in fondo per i loro diritti, che non vogliono accettare la soluzione dei container e dormitori pubblici, chiamandoli “occupanti”. Con parole diverse, gli stessi concetti dell’assessore Maiolo, che li aveva definiti “snob” e “fannulloni”. Come non va dimenticato l’altro candidato dell’Unione, l’ex Prefetto Ferrante, che si vanta praticante del dialogo contro la “tolleranza zero”, ma che quando era in carica ha trovato le stesse “soluzioni” per i tanti sgomberi dei tanti campi Rom, e in occasione della mattanza dell’ospedale S. Paolo (dopo l’assassinio di Davide “Dax” Cesare), giustificò l’operato delle cosiddette forze di polizia. D’altronde la benedizione della sua candidatura alle prossime elezioni comunali, Ferrante l’ha ricevuta da quell’esempio di paladino dei diritti che si chiama S. Cofferati. E abbiamo detto tutto.

A tutti questi signori rispondiamo con la determinazione degli immigrati di via Lecco a non considerare chiusa la vicenda, alla faccia dei tanti avvoltoi, smaniosi di poter posare i loro fondoschiena sulle poltrone del potere borghese. E ricordando le parole, semplici ma risolutive, di una vecchietta che, passando da via Lecco durante lo sgombero, chiedendo cosa stesse succedendo rispondeva immediatamente : “con questo freddo  devono mettere al caldo questi uomini, donne e bambini”.

DIRITTO D’ASILO PER I MIGRANTI DI VIA LECCO

NESSUNA FIDUCIA NELLE “PROMESSE” ELETTORALISTICHE

SOLO LA LOTTA PAGA

 

proletari comunisti milano

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