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NOTIZIA TRATTA DAL COMUNICATO dei CARC 18-12-2005:
Il giudice francese Gilbert Thiel [come già altri suoi “colleghi” in Francia e Spagna, e pure in Italia in singoli casi o in interi carceri (Latina femm.EIV), ndCuratore], ha attuato una politica di sabotaggio sistematico della corrispondenza nei confronti dei due prigionieri del (n)PCI (boicottaggio e sabotaggio della corrispondenza e dei colloqui).
[Questa politica è attuata per agevolare le forme di
tortura subliminale e di controllo extra-legale che sono facilitate dalla
carenza di informazione e di rapporti epistolari, e che costituisce in questo
ed altri aspetti nella sua sistematicità
un crimine contro l’Umanità e non solo uno strumento per annientare dei
singoli, ndC].
Questa provocazione può essere spezzata dando a questi prigionieri come a tutti i prigionieri dispersi da contesti e solidarietà collettivi, informazione e cultura, per via epistolare, cartoline, messaggi di saluti, libri.
Alleghiamo anche il messaggio che è stato scritto dai prigionieri del (n)PCI e letto in occasione dell’assemblea contro la repressione e contro la persecuzione del (n)PCI, organizzata a Parigi dai compagni dell’ADEEL (Associazione di Difesa in Europa degli spazi di libertà) il 22 ottobre scorso, e la nota del compagno Angelo D'Arcangeli che il 3 Gennaio 2006 dovrà comparire davanti alla Camera d'Istruzione di Parigi.
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Messaggio di G. MAJ e G. CZEPPELL, membri del (nuovo)
Partito comunista italiano e di Angelo (Antonio) D’ARCANGELI, collaboratore
della Delegazione della Commissione Provvisoria (CP) del (n)Pci
Cari compagni, pensiamo che siete venuti a questa riunione spinti dalla solidarietà con noi, tre prigionieri politici, detenuti per i nostri legami con il (nuovo) Partito comunista italiano. Profitteremo, dunque, della vostra solidarietà per farvi delle proposte e per chiedere un impegno sicuro a quelli che le condivideranno.
In Francia ci sono oggi più di 350 prigionieri politici. La Direzione degli Affari Criminali e delle Grazie (DACG) del Ministero di Giustizia in agosto registrava 358 detenuti accusati di terrorismo: 159 baschi, 76 corsi, 1 bretone, 13 del PCF(r) e dei GRAPO, 8 prigionieri politici di differenti nazionalità, 94 islamici, 7 di Action Directe. Questi prigionieri sono sottoposti ad una legislazione, ad un trattamento speciali oltre che ad una magistratura speciale concentrata a Parigi. A questi bisogna aggiungere i prigionieri politici non sottoposti alla legislazione ed alla magistratura speciale (i detenuti per fatti legati alle lotte sindacali, gli SDF, i senza-patria, gli immigrati clandestini, ecc.). Bisogna ancora aggiungere le persone in libertà provvisoria e quelle che sono sottoposte a sanzioni. In breve, ci sono molte centinaia di persone che sono controllate dalle Autorità Pubbliche francesi per la loro attività politica, per il loro ruolo nella lotta di classe o nelle lotte per i diritti democratici, compreso il diritto all’autodeterminazione nazionale. Le Autorità accusano loro sia di reati relativi al diritto comune, compiuti però per ragioni politiche, sia, molto semplicemente, per la loro attività politica.
A questo proposito, di certo non bisogna essere ingenui. Quando non possono accusare di reati comuni, le Autorità giustificano la loro repressione inquadrandola come sacrosanta unione contro il terrorismo.
Il nostro caso è esemplare. La borghesia non osa ammettere apertamente che il comunismo è un crimine. Essa lo aveva fatto nel periodo fascista, in quello nazista e di Vichy. Questa persecuzione aperta dei comunisti stava quasi per terminare con l’instaurazione del socialismo. La borghesia non agisce più così. Essa fa ricorso oggi o al diritto comune o al terrorismo. A noi le autorità non possono accusarci di reati comuni, salvo il fatto secondario di detenzione di documenti falsi. Ma Angelo D’Arcangeli non può essere accusato neanche di questo e tuttavia si trova a Fresnes. Dunque noi siamo molto semplicemente terroristi.
Tutti quelli che le Autorità vogliono perseguire per la loro attività politica, o sono accusati di reati comuni o sono classificati come terroristi. Ma se non beneficiano di un largo sostegno popolare, i loro reati comuni compiuti per fini politici sono esaminati e sanzionati con una severità anche due, quattro, fino a dieci volte superiore per gli stessi reati compiuti senza motivi politici. Noi siamo politici, quindi ogni accanimento è lecito contro di noi. Le Autorità ci impediscono di ricevere e di inviare posta, oscurano i nostri siti internet, rifiutano anche le visite dei nostri familiari, sequestrano le nostre proprietà, prolungano la nostra detenzione preventiva, ci privano dei diritti parentali e del condono della pena, ecc. In breve, è chiaro che siamo di fronte ad un fenomeno che non ha niente a che vedere con la regolamentazione e il controllo pubblico delle relazioni tra gli individui, mirante ad impedire la violenza e l’assoggettamento di un individuo verso l’altro. Si tratta di lotta sociale, di lotta politica, di lotta tra classi e gruppi sociali. Questa repressione politica esercitata dallo Stato è un fenomeno che scaturisce dalla violenza che la borghesia esercita sulle classi sfruttate, oppresse, emarginate e sui popoli oppressi. Le leggi della sua economia, del suo mercato e i rapporti sociali che essa impone, ammazzano e ledono fisicamente, moralmente o intellettualmente, tutti i giorni, milioni di persone in tutto il mondo. La borghesia sta distruggendo tutte le conquiste e i diritti democratici che le sono stati strappati nella prima metà del secolo scorso. Essa sta ristabilendo la vecchia barbarie anche laddove era stata un po’ mitigata e questo succede in un contesto che rende ancora più dure oggi le privazioni e la barbarie di ieri. Essa sta privatizzando i servizi pubblici e riducendo, tutto ciò che è necessario per vivere, a merce riservata a quelli che hanno i soldi per pagare. A fronte di questo c’è un potere del danaro, uno spreco di risorse, un lusso, un’abbondanza di cui non si era mai visto l’uguale. La repressione è molto semplicemente la parte di Stato, pubblica, di questa oppressione delle classi lavoratrici e dei popoli dei paesi assoggettati che invade e avvelena tutti i rapporti, tutti.
Rispetto a questa situazione vi chiediamo di essere solidali con noi, di sostenere con sottoscrizioni, visite, posta, traduzioni, informazioni, manifestazioni, petizioni, ecc., di costituire dei comitati di solidarietà con il (n)Pci, contro la persecuzione del (n)Pci da parte delle Autorità francesi. Comitati che ostacolino questa persecuzione mostrando su vasta scala la sua illegittimità e l’abuso commesso dalle Autorità francesi a beneficio delle Autorità italiane. Ma vi chiediamo di usare questa denuncia per allertare e mobilitare contro l’ondata di repressione che dilaga in tutti i paesi dell’Unione Europea, contro la trasformazione dell’UE, sotto l’esempio degli Stati Uniti d’America, in un campo circondato da filo spinato e da postazioni militari contro i popoli oppressi, e all’interno, in un territorio frastagliato di enclavi protette per i privilegiati e di enclavi controllate per i poveri e gli emarginati, sotto l’esempio della Palestina.
Le vostre manifestazioni, le vostre proteste, le vostre petizioni, l’informazione che voi fate, la vostra solidarietà sono importanti. Per proseguire la sua marcia distruttrice, la borghesia deve riunire ai suoi ordini una parte importante della popolazione e ridurre al silenzio ed alla sottomissione il resto. Voi potete impedire tutto ciò. Ciascuno di voi può apportare il suo aiuto a questa causa.
Non riducete la persecuzione in un episodio senza legami, anche se ogni episodio ha una sua specificità di cui bisogna tener conto. E’ come vedere gli alberi senza vedere la foresta. Questo aiuterebbe la borghesia a compiere molti episodi fino a rendere irresistibile il suo processo senza suscitare l’allarme che produrrebbe la precoce visione d’insieme del fenomeno.
La solidarietà è un’arma potente. La solidarietà è il primo passo per mobilitare e organizzare la resistenza dei lavoratori e delle masse popolari fino a trasformarla in lotta per un sistema sociale degno delle risorse, delle conoscenze e dei sentimenti della nostra epoca. Ecco l’impegno che vi chiediamo.
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Questi sono gli indirizzi esatti e quindi evitare di mettere il n° di cella (come indicato in precedenza) in quanto la pratica terroristica dell'amministrazione carceraria è quella di spostare frequentemente di cella i prigionieri e trovare così una scusa per non fargli ricevere posta.
Giuseppe Maj
Maison d’arrêt de la Santé