26 ott 2005, 05:54:28

[laconscience] Ciberpolizia in Tunisia alla vigilia del SMSI (Alternatives)


MENTRE CONTINUA LO SCIOPERO DELLA FAME DEGLI INTELLETTUALI TUNISINI INIZIATO IL 18 OTTOBRE 2005

Alternatives (Novembre 2005). Il giornale è inserito in Le Devoir di mercoledì 26 ottobre 2005

Cyberpolizia in Tunisia alla vigilia del SMSI

 

Mentre dal 16 al 18 novembre la Tunisia sarà la sede del Summit mondiale sulla società dell’informazione (SMSI), non ci sarà bisogno che di 18 ore alla cyberpolizia tunisina per interdire l’accesso a  www.yezzi.org, sito che ha iniziato a trasmettere il 3 ottobre. Il principio fondante del sito è semplice.  Quelli che vogliono creare un yezzi, fock (« Abbastanza, questo questo soffre », in dialetto tunisino) al presidente Ben Ali devono solo inviare le loro foto al webmaster che si incarica di pubblicarle. E questo funziona …

Nel corso dei prossimi giorni, tutti gli occhi saranno volti verso la Tunisia che riceverà la seconda tappa del Summit mondiale sulla società dell’informazione (SMSI), organizzata dalle Nazioni Unite.  « Noi vogliamo aprofittare di questa occasione per denunciare l’assenza di libertà d’espressione, la censura e la disinformazione praticate dal regime di Ben Alì », precisa Tunophile (uno pseudonimo), uno degli iniziatori della « manifestazione (virtuale) permanente » su  www.yezzi.org. « Noi non superammo il numero di 50 manifestanti all’inizio. Due settimane dopo, noi eravamo tre volte tanti » , si entusiasma Tunophile. Tra questi, si conta il capo di un partito politico non riconosciuto, il dottor Moncef Marzouki, e l’ex ambasciatore Ahmed Ounaies.

 

Irrigidimento

 

Prendendo in contro-piede tutte le analisi, basandosi su una certa apertura politica, il regime tunisino non ha fatto che irrigidirsi in questi ultimi mesi. In marzo, le manifestazioni denunciavano l’invito fatto al primo ministro israeliano ariel aharon [minuscole del traduttore, ndT] di assistere al  SMSI, sono stati repressi. Il Signor Mohamed Abbou, un avvocato oppositore, che marcisce in prigione [modo di dire realistico, traduzione letterale, ndT] a causa di un articolo pubblicato su Internet, denunciava il predetto invito. La Lega tunisina dei diritti dell’Uomo (LTDH) non ha potuto svolgere il suo congresso in settembre in seguito ad un arresto pronunciato dalla corte. « Una decisione politica coperta con una scusa giudiziariae », protesta Mokhtar Trifi, presidente dell’associazione. Il congresso del Sindacato dei giornalisti tunisini (SJT) gli era stato vietato. Giudicato troppo indipendente, il SJT è, secondo una fonte governativa anonima citata dall’Agenzia France-Presse, una « organizzazione giuridicamente sconosciuta ». Pertanto, lo Statuto (Codice) tunisino del lavoro non sottomette la creazione di un sindacato ad una concessione preliminare delle autorità.

 

In parallelo, l’Associazione dei magistrati Tunisini (AMT) è nella linea di fuoco del governo dopo che ha fatto eleggere un ufficio direttivo indipendente, nel dicembre 2004. Denunciando le aggressioni poliziesche contro gli avvocati all’epoca del processo del Signor Abbou ed esigendo delle riforme per garantire l’indipendenza della giustizia, l’associazione si è attirata l’ira del potere. L’AMT, che raggruppa 1700 magistrati, è stata espulsa dal suo locale. Alcuni dei suoi membri – tra le quali numerose donne – sono stati trasferiti dal loro luogo abituale di lavoro.  In un paese che si vanta di essere pioniere della pienezza dei diritti delle donne, questi « trasferimenti punitivi » (disse l’AMT) fanno notizia.

 

Così la questione dei prigionieri di opinione rimane sempre di attualità. Cinquecento di loro marciscono in prigione da una quindicina di anni in seguito ad un processo giudicato iniquo dalle associazioni internazionali di difesa dei diritti delle persone.  Questi prigionieri ricorrono regolarmente a scioperi della fame. Un movimento è d’altronde in corso dalla fine di settembre, i cui partecipi sperano di ottenere il loro rilascio. Il 18 ottobre, sette dirigenti dell’opposizione tunisina (di cui due capi di partiti politici) hanno iniziato uno « sciopero della fame senza termine ».  Essi reclamano la libertà di associazione, la libertà di stampa e dei mezzi di informazione cosiccome la liberazione dei prigionieri politici. In un appello all’opinione pubblica, affermano che « la Tunisia conosce da anni un deterioramento della propria situazione politica, sociale e culturale. Lo stato delle libertà ha raggiunto, in questi ultimi tempi, un livello di degrado intollerabile. »

 

Mobilitazione della comunità internazionale

 

All’epoca delle ultime riunioni preparatorie al SMSI, organizzate in settembre a Ginevra, il rappresentante canadese ha letto una dichiarazione a nome di numerosi interventi tra cui l’Unione Europea e gli USA. Contrastando  con l’abituale moderazione presso i diplomatici, il testo chiede al potere tunisino di « [prendere] tutte le misure per eliminare ogni fonte d’inquietudine et [de assicurarsu] che le disposizioni prese per il Summit tengono in conto e garantiscono  la participazione senza  impacci delle organizzazioni non governative e dei loro membri ».

 

Se il SMSI deve anche discutere di questioni come la riduzione del disequilibrio tra il Nord e Sud ossia il governo dell’Internet, la sua riuscita dipenderà in gran parte dell’apertura che potrebbe consentire il potere tunisino. « Non è in questo modo che ci  si potrà assicurare che si tratti di un summit in Tunisia e non sulla Tunisia », conclude la dichiarazione.

 

Felecitandosi completamente della posizione canadese, Meili Faille, deputato blocchista de Vaudreuil-Soulanges, stima che gli resti molto lavoro da fare.  Quelli che era stato in Tunisia dal 9 al 13 settembre, per una missione di osservazione, afferma di essere stato costantemente seguito dalla polizia. « Io mi sono sentito aggredito ed ho potuto constatare tutte le attenzioni di cui ho letto nei rapporti di difesa dei diritti e libertà. Delle discussioni sotto il segno dell’anonimato con un membro del partito e come un poliziotto mi ha confermato che c’è molto malcontento. Aprendo diversi fronti contro gli studenti, gli avvocati, le donne democratiche, i giornalisti, i magistrati, ecc., il regime  sta perdendo il controllo », commenta la Signora Faille.

 

TAÏEB MOALLA