Mi riferisco qui, non con poco malincuore, ma augurandomi venga fuori il nome non tanto dell’autore, quanto dell’ispiratore di un passaggio infamante dell’articolo di Germinal n.95 del 2004 “Venezia – Dorigo l’irriducibile”, o quantomeno una smentita, avendo generalmente rispettato sempre il collettivo di Germinal, al quale di recente ho pure chiesto di organizzare una iniziativa di presentazione del libro “La tortura nel bel paese”.

La “calunnia” è un venticello, in Italia poi si sa, ma a volte nasce da equivoci. Potrebbe essere il caso. Pertanto mi limito a porre il problema. Scusandomi per il ritardo della critica, ma ne ho avute di ben più gravi di cose da fare e denunciare in questi ultimi due anni.

Pertanto i redattori di “Germinal” la leggano in positivo, e allo scopo di scevrare la fonte originaria della calunnia politica alla mia identità politica e militante di militante oggi interno allo scontro di classe su posizioni dichiaratamente maoiste, ma sino al 2004 e a partire dalla seconda metà degli anni settanta comunque interno anche alla lotta rivoluzionaria dispiegata e non solo alle lotte di massa in fabbriche (1977-1984), scuole (1973-1980), università (1977-1990), territorio (1974-1992).

FRASE “INCRIMINATA”

A parte il titolo, che evidenzia comunque l’uso emergenzialista della criminalizzazione dei prigionieri “Dorigo l’irriducibile”.

La frase è verso la fine: “Ma Dorigo, anacronistico personaggio che inneggia alle BR –che a loro volta lo hanno sempre evitato accuratamente- e che si fa fotografare con il pugno chiuso e la maglia di Mao, non è Sofri” (GRAZIE) “e non desta tanta attenzione se non quando c’è da tappare qualche buco nei palinsesti”.

Innanzitutto sono sempre stato un compagno d’avanguardia e non solo sul piano militante ma anche teorico e concettuale e legato ai processi più maturi della produzione capitalista, sempre interno alla lotta contro le carceri speciali, l’articolo 90 ecc.

Secondariamente ho avuto con le BR prima e quindi anche con le BR-PCC dei rapporti di dibattito e interlocuzione, dei quali non vi è traccia alcuna in verbali se non in fantasiose accuse di alcuni pentiti veneti che nulla ne sapevano. Idem dicasi circa i miei rapporti di dibattito con la UdCC. Nel merito non ho nulla da dire in dettaglio, ma ho conosciuto questi compagni in incontri non pubblici sia a livello di militanza sin dal 1977 sia a livello carcerario in particolare nel 1994-1995, allorquando ho attraversato un periodo di dibattito interno ad un collettivo di prigionieri BR-PCC, sia prima che dopo, visto che sono stato sposato dal 1991 al 2004 con Alberta Biliato che delle BR-PCC è stata prigioniera in carcere ininterrottamente dal 1982 al 2000, e che al processo di Udine (VICINO A TRIESTE, sede di Germinal) del 1994 partecipai alla gestione collettiva del processo con altri imputati nello stesso processo che si rivendicarono come militanti BR-PCC. Ma siccome non ho intenzione di scrivere le mie lodi, mi limito ahimé a testimoniare per verità storica delle cose in quanto e solo perché ciò che sto subendo è talmente grave da necessitare la demistificazione delle infamie e delazioni e mistificazioni totali che sono state fatte sulla mia persona, certo non principalmente né solo da voi come in questo caso (mistificazione credo involontaria).

Non essere quindi “militante di organizzazione” non mi ha impedito di passare per questo genere di accuse, a parte la breve carcerazione minorile per militanza nell’Autonomia, del 1977, oltre 15 anni di carcere per accuse legate a BR-PCC (promozione ed organizzazione di associazione sovversiva, organizzazione di banda armata, attentato, armi da guerra clandestine, ecc.), in genere come molti altri compagni nei processi veneziani assolto, o condannato per l’azione militare contro la base di Aviano, per una pena inferiore a quanto ho effettivamente scontato.

Tutto qua.

ORA, come mai quelle due colonne compagni di Germinal, anziché dedicarle alle mie gravissime denunce o ad un mio comunicato pubblico, le avete dedicate ad un ragionamento così poco rispettoso di chi pativa e patisce le torture di stato ?

Tutto qua.

Disponibile a venire a Trieste a discutere di questo genere di tortura e a demistificare quanto possibile. Ovviamente non a farmi processare. Non lo permetto nemmeno ai magistrati, che hanno ricevuto molte più accuse da me di quante non siano stati capaci di rivolgermene contro per la bocca di Angelo Dalla Longa e di gente come lui.

04-12-2006

(causa lettura tardiva nella scrivania dell’avv.Battain, recentemente deceduto)