UDIENZA DEL 12.10.2004
PARTE 1
SULLA REPRESSIONE E LA
TORTURA
PROCESSO
PER RESISTENZA A P.U. IN SEGUITO
A SEQUESTRO ARBITRARIO
MACCHINA DA SCRIVERE IL 4.4.2002
Come militante comunista e prigioniero rivoluzionario e
sequestrato politico dello Stato Italiano, presenzio con questo
documento a questa farsa processuale messa in scena dalla Procura biellese in
questa sede processuale, con l'accusa di aver aggredito un agente Digos della
controrivoluzione, che aveva con i suoi “colleghi” saccheggiato le celle della
sezione EIV già visitate peraltro due settimane prima dagli stessi agenti dello
stesso ufficio torinese, quando invece i termini del discorso origine di questo
“processo” risiedono sia nella volontà di dare copertura alla stranezza del
procedimento origine di quel sequestro della mia macchina da scrivere (in
questo senso l’unica sequestrata sulle 7 presenti in sezione all’epoca) ossia
di una indagine misteriosa contro una dozzina di prigionieri politici
condannati in via definitiva ed un ex dissociato rinchiuso nella stessa sezione
per un reato comune ed in attesa di giudizio, indiziati di “associazione
sovversiva” dal PM Torinese Dodero, indagine che in realtà era una montatura
insussistente come è vero che nel dicembre successivo mi si comunicava di non
esserne nemmeno indagato, ed indagini di cui chiedo formalmente in atto
l’acquisizione dei documenti inerenti anche solo parzialmente alla mia persona
onde dimostrare la gratuità del sequestro che originò la mia reazione, avvenuta
dopo un tentativo fatto attraverso il comandante Verrengia, di dissuadere i
poliziotti Digos dall’assurdo e gratuito atto, sia nella volontà di dare
prosecuzione al trattamento di
provocazione e mobbing nei confronti del sottoscritto che scientemente le guardie
penitenziarie biellesi avevano iniziato, nonostante le mie immediate proteste e
ricorsi alla Direzione del carcere, sin dal dicembre precedente, come ho sempre
indicato negli atti processuali delle denunce che ho esposto alla Vostra
Procura senza che essa abbia inteso dare corso a specifico processo né a
verifiche adeguate, portando ad archiviazione ed insabbiamento, nonché a
sparizione, numerosi atti di memorie e denunce che nemmeno la Vostra Procura ha
voluto menzionare negli atti al GIP del p.p. connesso 2457 / 2002 / RGNR / PM.
Per mia disgrazia, sono un perseguitato politico,
e non solamente un militante. Ho 45 anni, e non sono certo un ragazzino,
come piaceva provocatoriamente adombrare a certe guardie biellesi prima di dare
inizio a più pesanti provocazioni, parlando alle spalle. Sono stato carcerato una prima volta da
ragazzo, per aver violato la legge che regola la fabbricazione di armi ed
ordigni, quindi una seconda volta, a 25 anni, per aver dato solidarietà ai
carcerati non dissociati, assieme a decine di altri compagni, e venimmo tutti
assolti dopo un anno di carcere, a 27
una terza volta, accusato di aver costituito un gruppo regionale di una
organizzazione comunista combattente, e assolto dopo due anni di detenzione con
tutti i miei coimputati. All’epoca, negli anni ’80, non era facile essere
imputati di associazione sovversiva o banda armata senza che incorressero
pentiti accusatori nei processi. Eppure
ciò capitò per due volte in Veneto, dove queste indagini le curava l’ex capo
dei ROS ora al SISDE, sotto inchiesta per associazione a delinquere e vari
altri gravi reati, Giampaolo Ganzer.
Quindi sono stato arrestato e condannato per una azione antimperialista
contro la base americana della United States Air Force di Aviano, sulle sole parole
mercanteggiate con gli accusatori da vari “collaboratori di giustizia” di
dubbia fama e discutibile biografia nel corso di una altrettanto discutibile
istruttoria [NOTA 1]; questo processo è stato giudicato a maggioranza assoluta
da un collegio di 17 magistrati europei, il 9.9.1998, INIQUO, e la mia
posizione è quella di un condannato in carcere da 11 (undici) anni senza un
processo degno di questo nome secondo le Vostre stesse leggi. E mi si continua
a costruire castelli, montature e calunnie, da parte della magistratura
emergenzialista, utilizzando spesso a tale scopo i media come mezzo per
diffamare ed infamare un rivoluzionario allo scopo di insistere sulla pressione
carceraria nei suoi riguardi, come avviene sin dall’inizio di questa
carcerazione e poi in particolare dal 1999, e come è accaduto recentemente con
il caso di un calunniatore tunisino tutt’altro che islamico, al servizio della
Procura milanese, che ha inteso diffamare la mia identità politica e
confondermi con atti con i quali nulla ho a che vedere anche ideologicamente
(aspetto ideologico e politico che affronto nel documento n.2).
SONO TORTURATO CON SISTEMI DI CONTROLLO MENTALE, E
QUESTO TRATTAMENTO E’ INIZIATO A BIELLA NEL MAGGIO 2002 ESPLICITAMENTE, DOPO UN
INNESTO A TORINO NEL 1996 DI UN SISTEMA DI RICETRASMISSIONE SOTTOCUTANEO CHE
ANCORA OGGI NON MI VIENE ASPORTATO NONOSTANTE LE MIE DENUNCE. PER QUESTO DA OLTRE DUE ANNI CONDUCO
SCIOPERI DELLA FAME (OLTRE 270 GIORNI IN 29 MESI), per ottenere accertamenti
tecnici e medici che lo Stato mi nega in tutti i modi, così come mi nega la
legge per la revisione dei processi cassati dalla CEDU, mentre mi propone la
“grazia”, che RIFIUTO. ATTUALMENTE SONO DI NUOVO IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 22
settembre.
CHIUNQUE SIANO COLORO CHE SI SPACCIANO PER LE FORZE
PIU’ DIVERSE, SPERANDO DI INCUTERMI TIMORE, A TORTURARMI, BEN SANNO DI ESSERE
FASCISTI. LA PRATICA CRIMINALE DI COSTORO, PROBABILMENTE HANNO LA
RESPONSABILITA’ DEL SUICIDIO DI CENTINAIA DI PERSONE NELLE CARCERI NEGLI ULTIMI
DODICI ANNI (dalla “smilitarizzazione” della polizia penitenziaria e
dall’apparire di dubbie associazioni quali il SAPPE e il SINAPPE) MA NON
AVRANNO MAI LASODDISFAZIONE DI SPUNTARLA CON ME.
Ho chiesto di essere controllato a livello sanitario e
tecnico sin dal 24.5.2002 onde verificare la presenza nel mio capo di eventuali
microspie ricetrasmittenti. Ho chiesto
allo Stato di fucilarmi, se proprio non può fare a meno di torturarmi con
questi strumenti o con qualsiasi mezzo lo stia facendo. Chiedo di essere operato anche a rischio
della mia vita, affinché mi si tolgano dalle aree uditive del capo e forse dal
setto nasale, gli strumenti di intercettazione che permettono ad esempio e tra
l’altro al mio orecchio destro di sentire senza che esista più il funzionamento
del timpano, come ha dimostrato l’impedenzometria del 28.2.2004. Le lotte che porto aventi con sacrificio,
sono dirette a sensibilizzare il movimento di classe, comunista ed antagonista
nel nostro paese, con lo sciopero della fame sino alla morte che avevo sospeso
il 22 luglio per dare tempo allo Stato di dimostrare la sua buona fede con
accertamenti che non solo non sono stati disposti in strutture esterne come da
me chiesto, ma che han visto appunto questa ridicola profferta della grazia
solutiva, CHE RIFIUTO perché offensiva degli obiettivi che mi sono prefisso con
la Dichiarazione di lotta e di solidarietà del 12 maggio 2002 (cfr. La nuova
provincia di Biella del 18 maggio 2002) e della mia stessa identità umana e
politica.
DELLA
PERSECUZIONE COLLETTIVA DI CLASSE E MIA INDIVIDUALE
Lo Stato borghese sta attuando da alcuni anni, in
particolare da quando hanno costretto ad abbandonare l’Italia, il dirigente
nazionale del popolo Kurdo Abdullah Oçalan, una politica di persecuzione
politica dei comunisti, delle avanguardie della lotta di classe, e di
demonizzazione dei prigionieri, che non ha precedenti per la propria
arbitrarietà se non ritornando indietro al 1985 (montatura contro Il Bollettino
dei comitati contro la repressione, fatta dell’attuale ufficilale SISDE Ganzer,
all’epoca comandante dei ROS del Veneto), al 1979 (fatta dal P”c”i e da
Calogero, e partita dal Veneto), ed agli anni di Gladio e delle stragi nere
coperte da appoggi anche logistici delle basi USA nel Veneto.
In questo quadro, nonostante io sia notoriamente un
“comunista senza partito”, vengo perseguitato sul piano materiale delle torture
via radio in ambiente carcerario, morale, mediatico e giuridico, sin
dall’inizio di questa carcerazione, 10 anni e mezzo fa, perché accusato con i
compagni delle Br-Pcc di aver colpito una base militare degli Stati Uniti
d’America.
Persecuzione riconosciuta e stigmatizzata anche dal
Comitato dei Ministri di 45 paesi europei (Consiglio d’Europa) più volte ed
ancora recentemente il 10.2.2004 nella risoluzione interinale n.13/2004,
formalmente corretta (sotto l’aspetto della tutela dai pestaggi della polizia
penitenziaria, e di alcuni diritti interni comuni a tutti i prigionieri ma
concessimi in forma precaria, in sostanza) ma marcata da un articolato insieme
di attenzioni e premurose misure di coercizione carcerarie (e facendo
continuare contemporaneamente la tortura del controllo mentale totale e degli
attacchi uditivi con minacce di morte, calunnie ed offese di ogni genere, di
essere “terrorista” e “criminale”, ecc. ecc., in forma permanente, cui solo di
recente riesco ad affrancarmi momentaneamente quando mi impegno in specifiche
attività, al prezzo di molte energie psichiche: per spiegarmi, l’aspetto
meno pesante è che non so più che cosa sia il silenzio e la privacy dei miei
puri pensieri –per il resto è chiaro che il carcere tanto più oggi è
controllo totale) visto che i rapporti di forza attuali si esplicano in una dittatura formale ben
poco mascherata (che sta preoccupando persino diversi alleati della NATO), che
da una parte continua la politica d’alemiana di repressione di massa dei
movimenti antagonisti e di classe, e dall’altra porta a condizioni concrete che
nella dimensione generale dello scontro Proletariato/Borghesia sono tali da
essere assimilabili a quelli vissuti dai comunisti ed antifascisti italiani
nostri avi ed europei tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’40 del
secolo XX.
Situazione che si è collocata
quindi all’interno della farsesca vendetta e persecuzione Statale nei confronti
di un militante comunista marxista-leninista-maoista prigioniero originalmente
collocato nel movimento rivoluzionario attraverso una trentennale militanza
rivoluzionaria ed una costante attività di contributo propositivo e politico
alla lotta della classe operaia nel nostro paese.
Attività di persecuzione che si
avvale anche di numerose provocazioni giudiziario-mediatiche, come quelle del
dicembre 2002 e del 25 marzo 2004 sul “Corriere” alle quali non viene fatta
seguire alcuna misura reale, perché l’obiettivo che costoro si pongono è quello
di cercare di “usarmi”, terrorizzarmi con minacce le più ridicole ed astruse
(ma in tempi di follia fascista al potere anche le messe in scena divengono
praticabili per certi demenziali soggetti alla Goebbels) e di “costringermi” all’abbandono della
milizia politica; attività iniziata sin dall’arresto nel 1993, ma ripresa con
allucinante preparazione nelle carceri, (come documento da sempre ed in
particolare da due anni con la mia Controinchiesta sulle torture che sto
subendo), in particolare dopo la Risoluzione n.30 del Comitato dei Ministri del
Consiglio d’Europa del 19.2.2002, in esecuzione della sentenza della Corte
Europea dei Diritti dell’Uomo sedente a Strasburgo che ha giudicato iniquo il
processo che ha determinato l’attuale mia esecuzione penale senza rispettare
l’impegno alla revisione processuale da questa istituzione richiesta, e dopo la
accettazione della Lista UE sul terrorismo che un comitato ristretto di sbirri
e magistrati emergenzialisti, formato arbitrariamente dagli esecutivi dei
governi della borghesia, alla stregua della controrivoluzione in Europa
successiva al 1848, ha stilato nel maggio 2002 sulla falsariga della
altrettanto demoniaca Lista nera USA che mette insieme organizzazioni
effettivamente stragiste come Al Qaeda, con le organizzazioni rivoluzionarie,
di liberazione nazionale e comuniste di tutto il mondo.
Esecuzione di una pena quindi
speciale e particolare, che continua da oltre 10 anni e mezzo, che sarebbe
stata sospesa qualora, come si è tentato di fare, io fossi stato giudicato ex
art.148 C.P. “incapace di intendere e volere”, dopo un periodo di “osservazione
psichiatrica” disposto dal Magistrato di Sorveglianza di Torino, protraendo
in questo caso all’infinito la mia carcerazione. Declaratoria di
“incapacità di intendere e volere” che non è avvenuta, ma una situazione
che è proseguita nel contesto del sistema di tortura e di controllo mentale che
sto subendo ininterrottamente dal maggio 2002.
Situazione che il sottoscritto per
continuare come sempre a fare propriamente coerente le propria scelta di
resistenza, ha dovuto e deve affrontare con sopportazione e sofferenza in
quanto scientifica ed allucinante provocazione dì Stato nelle carceri ove è
stato ed è tuttora ristretto, da parte di organi forse segreti la cui condotta
è sconosciuta almeno ufficialmente alle stesse Direzioni carcerarie,
provocazione che ha dato luogo alle mie
azioni condotte nella primavera del 2002 contro le manovre ed atti delle vostre
sbirraglie tesi all'annientamento politico di una voce singolarmente collocata
all'interno del corpo dei prigionieri politici della guerriglia e del movimento
rivoluzionario nel nostro paese.
Ciò accadde quando, una volta
sconfitte nella pratica le manovre degli apparati del Vostro Stato, con numerose
azioni ed iniziative pubbliche di lotta, da ultimo lo sciopero della fame del
maggio 2002 che ho condotto [NOTA 2] contro la politica della differenziazione
nelle carceri degli strumenti repressivi come il 14 bis, il 41 bis ecc. e
contro la “nuova” logica repressiva post-undici settembre (che pretenderebbe di
istituire il divieto di pensare oltre che quello di esistere ai prigionieri
irriducibili al vostro Stato illudendosi di poterne azzerare la presenza
politica nelle “patrie” galere) sì è voluto attuare per l’appunto in Italia
contro il sottoscritto il sistema dì tortura bianca denominato M.K.Ultra di
provenienza statunitense consistente in un tentativo tanto inedito quanto
incredibile e pazzesco [NOTA 3] di annientamento della identità politica ed
umana di un rivoluzionario prigioniero, nell’interferenza e nello spionaggio
del pensiero ed in esperimenti di controllo mentale totale e di tortura
elettrica via radio, attraverso microricetrasmittenti sottocutanee installatemi
nel capo in occasione di una operazione chirurgica in anestesia totale subita a
Torino il 10.1.1996 o nei giorni immediatamente precedenti, come ho denunciato
e denuncio sin dal maggio 2002 allorquando ho compreso ciò di cui sono oggetto,
esperimenti condotti certamente anche con l’uso di psicofarmaci iniettatimi
nottetempo a mia insaputa e anche con
l’uso di droghe e sostanze biologiche per fiaccare la mia resistenza durante il
primo e più pesante attacco, soprattutto dal 3 al 10 giugno 2002.
In un quadro del genere e ampiamente documentato e altrettanto volutamente sottovalutato dalle
autorità della Vostra città ma non solo di questa città, è risibile avanzare
questioni di diritto. Nondimeno me ne avvalgo tatticamente allo scopo di
evidenziare i nessi e le connessioni con le torture che subisco, e quindi non
procedo alla revoca del difensore di fiducia come ho fatto nel processo di
Trieste del 1995 [NOTA 4].
DEL LAGER DI BIELlA
In questo autentico lager indegno del valore civile di Biella e del sangue versato dai
Partigiani in questa città nella guerra al nazifascismo e dai proletari in
60 anni di sistema “democratico” fatti di sofferenza e sangue versato dai
lavoratori in numerosissime occasioni per la beltà del portafoglio dei ricchi
industrialotti locali e della nobiltà sabauda residuale cersciuta nell’alveo
postbellico della FIAT, avvengono abusi e pestaggi ed anche morti “dubbie”
[NOTA 5] che dovrebbero esse sole costituire oggetto di indagini non
formalistiche né burocraticamente tese a difendere l’immagine degli organi statali
visti come coidentitari al proprio personale, bensì a portare la verità della
morte da carcere alla luce dell’opinione pubblica. Che questo non avvenga non è
un caso. La funzione del carcere è sempre più quella di nascondere ed uccidere
le contraddizioni e non certo di recuperare alla vita civile chi ha sbagliato,
e tantomeno a dare agli innocenti la possibilità di processi in cui potersi
difendere in parità di mezzi con l’accusa. Del resto nella legislazione
italiana continua ad esistere la “personalità dello Stato”, ampiamente abusata
e fattasi giustificazione di difesa ad oltranza del regime.
La ottusità e reazionarietà delle dichiarazioni dei
deputati fascisti e forzitalisti in visita a questo carcere, come le ridicole
regalie e limitatissime attività lavorative rispetto ad una popolazione
detenuta in gran parte ammassata e trattata come bestiame nell’abbruttimento
degli psicofarmaci e di certi trattamenti tecnologici, così come l’opportunismo
non casuale del Partito radicale che dà copertura alla direzione nella sua
conduzione della pace sociale di questo luogo nella cancellazione di ciò che è
stato negli anni 90 ed inizio anni di questo millennio, questo istituto, con un
mega-processo che non si vuol fare, contro medici, direttori, una cinquantina di
guardie, processo nel quale si è operato in maniera corporativa e assolutamente
parziale da parte della classe forense d’alto bordo locale, sono pari solo alla
bassezza infinita che l’epoca attuale dimostra nel nostro paese come in tutto
il ricco ed obeso occidente dove la povertà viene nascosta e lo sfruttamento
osannato.
Né riconosco alcun valore a questo processo
che in quest’aula dovrebbe svolgersi contro chi mi ha scientificamente
torturato psicologicamente sin dal mio arrivo a Biella nel 2000 e insistentemente con mezzi tecnologici di disturbo uditivo e
del sonno e con mezzi di controllo mentale ed interferenza del pensiero,
cancellazione della memoria ed avvelenamento, dall’autunno del 2001; cose che ho denunciato e
documentato e circa le quali non ho ottenuto dal Suo Tribunale, Signor
Presidente, alcuna soddisfazione.
Sono
un Partigiano, signor Presidente, e il
piccolo “incidente” che mi viene imputato in questa sede, avvenuto il 4 aprile
2002, nel pomeriggio, è stata l’unica
forma che aveva un uomo privato senza spiegazioni del mezzo di lavoro
intellettuale più importante in suo possesso, di protestarne l’ingiustizia. Così come
le azioni da me compiute il 24 maggio 2002, di punizione di due agenti
provocatori resosi responsabili di innumerevoli e gratuiti atti illeciti ed
incoerenti al loro giuramento di fedeltà alla Costituzione, sono state azioni necessarie a poter
denunciare alla Direzione del carcere quanto si era iniziato a praticare nella
mia testa stessa con pervicace ed ossessiva scientificità, tanto sapendo
che sarei stato creduto pazzo; azioni beninteso freddamente compiute e
calcolate, frutto tutt’altro che di “crisi”, come recentemente ho appreso una
ex funzionaria di questo carcere ha descritto al direttore del carcere ove
dimoro attualmente, molto più lontano ma certo meno provocato quotidianamente
dalle guardie (tanto sono controllato tuttora sin dentro nella mente) in un
carcere speciale ben più organizzato e strutturato che quello di Biella, dove
siamo in ben 200 persone sottoposti a censura nelle sezioni 41 bis ed EIV-AS.
Tanto più strano, signor Procuratore, che Lei non mi abbia denunciato anche per
la duplice azione del 24 maggio 2002 a Biella. Forse se avessi usato dei coltelli anziché delle sberle, signor
Procuratore, sarei morto per la rappresaglia, ma di sicuro non sarei qui a
lamentare di essere sottoposto ad un infame quanto evidentemente redditizio
esperimento di spionaggio mentale e
modificazione forzata comportamentale che mi viene inflitto SENZA CHE IO SIA
MAI STATO DEFINITO DA ALCUN PSICHIATRA INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE E SENZA
CHE NEL NOSTRO PAESE SIANO AMMESSE QUESTE INFAMI PRATICHE.
Per questo oggi su questi banchi non dovrei sedere io
come imputato, a rispondere di qualche sberla o pugno. Non a caso alle mie denunce
non è seguito alcun rinvio a giudizio: non perché non ve ne fossero gli
estremi, ma perché si è voluto “ascoltare” altri orientamenti …
In questa misura, contestare oggi
la gratuità dì una accusa che non viene contestualizzata agli atti inquisitori
del PM, nelle assai documentate condizioni detentive e provocazioni rivoltemi
contro in quel contesto e nei mesi immediatamente precedenti il fatto di cui
sono qui “processo”, serve unicamente a caratterizzare il dato assoluto e
predominante che la Vostra giustizia di classe intende affrontare, al
solito, con provocazioni, infamie e aggiramenti degli ostacoli: il dato del
tentativo di annientamento di un Uomo e della sua Identità politica, ossia
il dato della Identità politica di un prigioniero rivoluzionario comunista
nelle Vostre mani !!!
Come militante comunista, come prigioniero
rivoluzionario nelle mani della borghesia, non ho nulla da chiedere alla
"giustizia" di classe imperialista, ho solo da esigere il rispetto
dei diritti acquisiti con le lotte del proleatriato prigioniero, né ho alcuna
"buona condotta" da offrire; se nella prigionia, come in questo
caso, adotto in determinate situazioni alcune delle scarne possibilità di
impugnazione, ricorso, reclamo o denuncia, nel merito delle condizioni, degli
abusi e delle torture a cui in carcere si deve resistere, ciò non
significa da parte mia alcun riconoscimento alle strutture dell'esercizio del
monopolio della violenza dello Stato né tanto meno alla dittatura di classe
borghese che ne è presupposto.
Nessuna dialettizzazione,
giustificazione o scusante, dunque !
Il fatto per cui sono processato è
stata una reazione lucida, calcolata, misurata e determinata, calibrata a dare
una risposta decisa e politicamente qualificata ad un sequestro che è risaltato
immediatamente come un fatto collegato al tentativo di annientamento in atto e
non ad un mero problema di indagini su una inesistente associazione sovversiva,
di prigionieri politici e non.
Questo di oggi è solo un momento
della guerra di classe che la borghesia cui rispondete nei fatti, ha
generato e che vedrà la fine solo con la eliminazione della causa della guerra
stessa, questa società divisa in classi sociali oppresse ed oppressive, e con
la sua trasformazione in senso comunista e di libertà autentica del popolo. E
qui vengo a spiegare questa affermazione.
DELLE
CONTRADDIZIONI
L'obiettivo per ogni comunista, in carcere come nella
realtà dello scontro di classe, rimane quello di lavorare all'affermazione
dell'interesse generale della classe dirigente della rivoluzone in questo modo
di produzione capitalistico ed in questo paese retto da uno Stato
imperialista, ossia la classe operaia - il proletariato metropolitano, così
come a livello "globale" il proletariato mondiale ed i popoli
oppressi giunti come siamo nello stadio dell'imperialismo capitalista dalla
cui distruzione sorgerà la società comunista.
In carcere come nella realtà dello scontro di classe
l’obiettivo di noi comunisti è, al contrario degli opportunisti
filo-negriani [NOTA 6], degli ex-dissociati [NOTA 7] e dei falsi pacifisti
guerrafondai alla Sofri [NOTA 8], al contrario dei revisionisti e delle loro
componenti ex-autonome e trotskiste di “Rifondazione comunista”, al contrario dei “difensori della patria”
alla Ferrara [NOTA 9] e Cossutta, Diliberto e Fassino [NOTA 10], quello di
affrontare le contraddizioni, non di eluderle !
Infatti, nell’attuale congiuntura, alla “sinistra ed a
gran parte dei movimenti “contro la guerra” sfugge la tendenza del capitale da
un lato alla sua stessa eliminazione a causa della riduzione progressiva del
saggio di plusvalore e dello stesso “libero mercato” cui si appellano apologeticamente i suoi cantori
(vecchia storia direbbe il Moro), con la creazione di apparenze sempre
più invasive ma sempre meno capaci oggettivamente di mascherare intrecci ed
interdipendenze del capitale monopolistico multinazionale, dall’altra ad un
ritorno sempre più massiccio al neo-colonialismo ossia ad un modo di produzione
che è addirittura pregresso alla stessa società industriale. Il capitale torna
ad essere così accumulazione originaria, rapina e frode, feudo medievale
tecnocratico dai mille fasti delle Mille ed una notti, in una società
sempre più priva di coscienza di ciò che sta avvenendo presa perennemente dalla
rincorsa dei fattori immediati, estranea, lontana ed opposta alle sue
componenti di classe non proletaria, a qualsiasi tendenza rivoluzionaria.
Tantopiù oggi, in un clima di revanscismo
anticomunista che si illude (e balla il boogy boogy su questa illusione) di poter
demonizzare la storia ed il patrimonio di noi comunisti, grazie alla pavida
rivisitazione permanente in chiave cattolica di “autopunizione per le nostre
colpe” (Bertinotti versus Sofri ?) del patrimonio calunniato in permanenza,
vilipeso e dimenticato da chi per mestiere fa il controrivoluzionario, della
lotta di liberazione della classe operaia, fino a negare il valore civile di
progresso e inizio della battaglia per la libertà nella società contemporanea,
della Rivoluzione francese, noi comunisti, pur nella diversità di impianto
politico e di esperienze, siamo tutti
chiamati non solo a dover reggere ogni genere di repressione, provocazione
e negazione al diritto-dovere alla milizia politica, che si accompagna alla
crisi generale capitalista che si acutizza e dipana spasmodicamente nei
tentativi di riconquista dei territori strategici del Medio Oriente, ma anche
a dover assumere sulle nostre spalle tutto il patrimonio del Movimento
proletario e Comunista Internazionale, [NOTA 11] che questa genia formidabile
di traditori intende purgare e sterilizzare per consegnare alle giovani
generazioni una lettura storica imbonita di omissis e di rimasticamenti che
dovrebbero illusoriamente impedire al futuro di affermarsi nella sua
ineluttabilità storica: nel Comunismo !
Non ho mancato in questa detenzione come nel passato di
affrontare ogni contraddizione che mi si è presentata davanti, da quelle
dirette dallo Stato e dai suoi apparati, a quelle dei manigoldi posti
indirettamente al servizio dei suoi interessi e degli interessi delle
consorterie legate all’imperialismo yankee e ad altre frazioni imperialiste nel
nostro paese, a quelle createsi all’interno del movimento rivoluzionario e
nelle prigioni.
In tutti i casi, ho applicato ed applico anche qui il
materialismo dialettico ed il marxismo-leninismo-maoismo che bene è
sintetizzato dalla doverosa decisione di saper affrontare le contraddizioni
antagoniste (che oppongono il proletariato come classe alla borghesia ed al suo
Stato) e quelle interne alla classe ed al movimento rivoluzionario in
maniera diversa e con diversi metodi anziché come vorrebbero i nostri
aguzzini in maniera unilaterale ed opportunisticamente vincolata ai rapporti di
forza dati, per cui si cadrebbe nell’immobilismo e quindi nel pantano controrivoluzionario.
DELLA
RESISTENZA
Questo mi ha permesso in questi 11 (undici) anni
dei quali 7 (sette) passati insieme al proletariato prigioniero nella
dispersione da altri prigionieri rivoluzionari decisa dai livelli alti del DAP
nonostante le mie dure lotte in tal senso come nel 1999 [NOTA 12], di
resistere ad ogni genere di provocazioni ed attacchi, fisici e psicologici,
diretti ed indiretti, legali ed illegali, palesi ed occulti, e mi permette oggi
di resistere alle Vostre torture, ossia alle torture che i vostri apparati
segreti hanno messo in atto contro il movimento rivoluzionario nelle carceri e
fuori, specificamente contro la mia persona utilizzando sistemi di
ricetrasmissione, lettura ed interferenza del pensiero, probabilmente con
apparecchi miniaturizzati fraudolentemente posti nel mio capo nel 1996, mentre
ero nelle Vostre mani (cioè di apparati del Ministero della Giustizia) e sotto
la Vostra responsabilità. Cosa che ho denunciato a più riprese anche presso la
Vostra sede giudiziaria livornese, non inutilmente sotto il profilo politico e
formale, ma sinora inutilmente nel senso fattuale delle cose, data la volontà
di impedirmi di far emergere la verità con opportune perizie ed esami medici
[NOTA 13].
Questo non mi impedisce, pur nei limiti ed
ostacoli scientificamente e minuziosamente calibrati da misure di contenimento
via via raffinatesi al millimetro, di contribuire al movimento di classe e
comunista nel nostro paese, ed anzi mi rafforza, come comunista, perché
nella resistenza permanente alle Vostre torture ed alle Vostre lusinghe
(frutto di avulse e fantasmagoriche teorie psicologiche cognitiviste e di
psicodrammatica che riempiono le mie giornate con le trasmissioni permanenti
subliminali che mi portano ad essere il primo prigioniero torturato
cyberneticamente in Italia che denuncia questa fattispecie senza che le
autorità carcerarie si preoccupino, forse perché non è certo con l’”esterno” ma
bensì con qualche oscuro ufficio del Viminale o di via Arenula che sono
“collegato” mio malgrado !), si afferma la mia identità irriducibile
all’annientamento ed alla sottomissione, fino alla morte se necessario.
Tortura che altri membri del Vostro Stato stanno
attuando nei miei confronti e nei confronti di ogni membro del proletariato,
che si rivelerà infine un’arma a doppio taglio perché si rivolgerà prima o poi
contro le Vostre strutture repressive segrete o per mano della Vostra stessa
giustizia o per mano della Storia !
Infatti queste strutture, grazie
alla copertura mediatica e politica della “ragion di Stato” della “sicurezza”
(in questo senso gli storici tutti tra qualche secolo, e non solo gli onesti
democratici oggi, valuteranno la reale appartenenza di campo di certe forze
terroristiche definentesi islamiste che hanno goduto per decenni di finanziamenti
e preparazione militare USA in funzione anticomunista ed antisovietica), agiscono nelle carceri , (così come con
lo stesso proponimento fascista nei confronti dei partecipanti alle
manifestazioni di piazza dalle più partecipate come a Napoli nel marzo 2001 ed
a Genova nel luglio 2001, alle più inoffensive e sorte da necessità le più
minime e contingenti come spesso in Italia negli ultimi mesi, con i metodi
classici dei calci in bocca, delle torture fisiche, del manganello e dei
lacrimogeni, e con quelli ben più aggressivi del piombo e dei gas vietati in
guerra [NOTA 14]), facendo uso di sistemi criminali di guerra (occulti e a
volte palesi), passibili di essere processati nella sede dell’Aja, come
violazione di ogni norma legislativa italiana e di ogni convenzione di difesa
dei Diritti dell’Uomo e dei Diritti dei Prigionieri di Guerra e Politici, quale
sono io, prigioniero politico e della guerra di classe.
Prigioniero politico e della guerra di classe, quindi
Uomo Senza Diritti Certi, nei fatti. Per Voi, a livelli ben più elevati di
questa aula, costituisce l’essere io una anomalia politica nel panorama
politico delle carceri, in quanto militante comunista rivoluzionario
marxista-leninista-maoista che non aderendo ad alcuna organizzazione costituisce
per i Vostri “analisti” della controrivoluzione, un problema in più, che
infatti certe teste di c… (scusi il termine Presidente) hanno deciso di
risolvere con metodi eccezionali (e pare molto costosi !).
È per questo che rivendico e spesso mi vedo negati e
tolti solo quei “diritti” che non comportano una qualche forma di accettazione
del Vostro ipocrita e falsamente paternalistico sistema carcerario e delle
premialità su cui è opportuno qui spendere due parole.
DEL “SISTEMA
CARCERARIO”
Un sistema che non solo si pone in antitesi ai suoi
stessi principi fondativi (l’“Umanità” della pena della privazione della
Libertà), confortando noi comunisti della inesistenza di qualunque soluzione ai
problemi della “devianza” all’interno di un sistema sociale che ne è motore e
fucina, ma che è da svariati decenni in Italia uno dei più avanzati laboratori
di annientamento e mediazione sociale che il capitalismo occidentale sia stato
in grado di mettere in campo [NOTA 15]. Dietro all’avanguardia statunitense in
materia di sedia elettrica e di annientamento della tortura bianca, dietro ma
non di molto alle pratiche di isolamento del regime detentivo tedesco, è avanti
a tutti nella capacità di sperimentare forme di annientamento che salvaguardino
la “facciata” di “democrazia” e “diritto” necessaria al contenimento dei
conflitti nella società.
La contestazione sociale del 1968 e degli anni
successivi portò il nostro paese a rimettere in discussione un po’ tutte le
istituzioni sociali; le istituzioni totali impattarono con la contestazione a
tutti i livelli, venendone sconvolte: nacque così l’antipsichiatria, che
elaborava diverse strategie di affrontamento dei problemi della emarginazione
sociale e della malattia mentale e che giunse alla riforma Basaglia; e nacque
un movimento di lotta dei detenuti, spesso sostenuto da organizzazioni
politiche della sinistra che, controvoglia ma forzatamente, sin dal 1968
dovettero conoscere il carcere in misura crescente e massificata; il caso
Valpreda permise di rimettere in discussione l’operato della magistratura, per
la prima volta in maniera clamorosa e in un caso politico; il caso Pinelli
permise di aprire uno squarcio sull’operato delle forze dell’ordine, ma
questi due casi divennero tali solo dopo un periodo abbastanza lungo di
criminalizzazione del movimento di contestazione e del movimento anarchico in
particolare. Definire bombaroli gli anarchici per coprire le mani assassine
degli stragisti legati a doppio filo ai servizi segreti per influenzare la
politica e legittimare le parti più fasciste delle forze dell’ordine e della
magistratura nel loro operato antisociale, è stato all’epoca un gioco da
ragazzi, finché la sinistra istituzionale non si svegliò. Come sempre, in
ritardo storico, e per breve tempo. Poi, tornò il cupo colore della
repressione.
Nelle carceri, la contestazione sociale e politica
di un ampissimo movimento di lotta dei carcerati (di cui molti ancora pagano
con condanne lunghissime il prezzo, restando reclusi dopo 30 anni di galera)
portò a molti miglioramenti solo nel 1975, con la riforma, ottenuta al prezzo
di 7 anni di rivolte e di proteste anche inoffensive; prima della riforma
praticamente il detenuto italiano non aveva diritti, nemmeno di leggere i
giornali, e le poche cose che c’erano erano dovute ai cappellani od alle
officine interne di lavorazione; la riforma apre invece al concetto di recupero
sociale delle persone detenute, ai diritti soprattutto, inerenti il vitto, il
decoro e gli abiti (poter vestire con i propri abiti), lo studio, l’accesso
alle fonti di informazione, i colloqui, i pacchi. Però rimasero pochi gli
educatori e gli assistenti sociali che con il tempo, soprattutto oggi, contano
sempre meno nelle prigioni.
Questa situazione diventò impossibile da gestire per
potere democristiano quando allo scontro politico tra componenti rivoluzionarie
nel carcere e fuori da una parte, e lo stato dall’altro, si aggiunsero numerose
le evasioni in moltissime carceri.
Ecco che il governo, all’inizio del 1977 seguì le
idee espresse dal noto Andreotti e nell’estate istituì il circuito
differenziato, ossia un certo numero di carceri e di sezioni ove le regole ed i
diritti erano molto più pesanti e limitati. In queste carceri, all’inizio
sei-sette, vennero trasferiti da un giorno all’altro circa 700 prigionieri, di
cui meno della metà politici e gli altri scelti tra i detenuti che con il
rispetto di cui godevano e la stima che si erano conquistati nelle lotte degli
anni precedenti, erano in grado di mobilitare le carceri nelle proteste. La guida di queste carceri venne delegata al
generale Dalla Chiesa, che si era già conquistato la fama in una strage inutile
e gratuita con la repressione di un tentativo di evasione da Alessandria nel
1974. Questa opinabilissima scelta del governo democristiano si fondava sulla
importanza attribuita al contenimento al controllo ed allo spionaggio sulle
componenti più ribelli delle carceri, e
si tradusse nei fatti nella costruzione di autentici Kampi, come venivano
chiamati dai prigionieri per la durezza e la spietatezza delle condizioni interne
di vita, ove non mancava violenza, negazioni, totale isolamento dalle famiglie,
ed anche spesso omicidi. Va detto che
il sistema interno di controllo di
questi carceri avrebbe in teoria dovuto evitare proprio gli omicidi, ed invece
questi accadevano con facilità inaudita: spesso venivano trasferiti insieme nella stessa sezione detenuti nemici
tra loro od addirittura detenuti che avevano accusato altri insieme a quelli
che erano stati accusati.
La situazione di queste carceri era così terribile
che il governo e la sua articolazione carceraria, che allora si chiamava
Direzione generale degli istituti di prevenzione e pena (ora DAP), la quale
dirigeva il lavoro del corpo degli Agenti di custodia (ora Polizia
penitenziaria), ritennero di dover restringere ulteriormente le condizioni di
vita e di sicurezza di queste sezioni, da una parte istituendo delle speciali
sezioni dette “braccetti morti” (tra cui Foggia, il più tremendo, una sezione
di Pianosa, Ascoli, ed altri), dall’altra applicando a tutto il circuito delle
sezioni speciali di massima sicurezza
(dette oggi di Elevato indice di vigilanza, sostanzialmente Trani, Palmi,
Asinara, Nuoro, Novara, Cuneo, Fossombrone, a cui negli anni si aggiunsero
Voghera per le donne -poi Latina-, ed altri istituti costruiti successivamente)
il famigerato articolo 90, cioè in pratica venivano tolti tutti i diritti
compresi quelli dei pacchi nella misura e a seconda delle decisioni dei
direttori e del Dipartimento.
Questa situazione di totale negazione dei diritti,
sostanzialmente a quel punto in gran parte per i prigionieri politici, perdurò
sino alla fine del 1985, quando, dopo molte contestazioni e qualche rara
critica di pochi garantisti, il direttore del Dipartimento, l’ex giudice Amato,
decise di togliere l’articolo 90, forse anche perché il numero dei prigionieri
politici irriducibili, causa la dissociazione di circa 2.000 di essi, era
ridotto ad alcune centinaia e quindi controllabile con misure ancora
pesantissime ma non più “eccezionali”. Lo Stato voleva dimostrare, dopo gli
anni delle torture e dei lager e braccetti della morte, di poter garantire
delle condizioni di vita meno disumane, definendole “più umane”.
Cosa c’è di umano in una cella ?
L’anno dopo venne la seconda legge di riforma, la
Gozzini, che aprì le porte delle carceri anche agli ergastolani, con il lavoro
esterno sostanzialmente, ed istituì la liberazione anticipata. Da allora il
numero degli omicidi in carcere è calato drasticamente: si è data una speranza,
spesso solo sulla carta, anche ai “duri” delle carceri, a chi non aveva “niente
da perdere”.
L’emergenza creata nel paese dai potenti e dalla
mafia, utile a far dimenticare Tangentopoli, servì nel 1992, dopo l’attentato a
Falcone, che era un giudice antimafia scomodo a molti nel potere centrale, a
far decollare un nuovo restringimento alla vita carceraria.
Si disse che era una misura utile a combattere la
mafia, ma servì a creare nuovamente un circuito ulteriormente differenziato,
(ancor più della massima sicurezza-dal 1998 denominato Eiv – che rimase
attivo-), ossia il famigerato articolo
41 bis, sulla base del quale si è istituita di fatto la tortura in Italia, come
Amnesty International e non solo qualche avvocato preso di mira dallo Stato ed
i radicali, hanno più volte documentato in rapporti ufficiali internazionali.
Con il 41 bis, si è creato un nuovo circuito di
sezioni o padiglioni interno alle carceri, sostanzialmente una dozzina di
carceri hanno sezioni 41 bis ove vivono circa 700 detenuti. Nel circuito Eiv ne
rimangono circa 400, mentre il Dipartimento ha ulteriormente, con la direzione
del giudice Caselli nel 1999, esteso e massificato l’emergenza carceraria
estendendo massicciamente una via di mezzo della sicurezza, il circuito Alta
sorveglianza A.S., e facendolo diventare di fatto un circuito speciale a tutti
gli effetti. Sicchè oggi ci sono in Italia 8.000 – 8.500 detenuti che hanno
diritti molto più limitati dei detenuti “comuni” e ai quali l’usufruire dei
benefici penitenziari è praticamente impossibile, nonostante per legge questi
possano essere ottenuti solo dopo metà o 2/3 della pena.
In parte questa situazione era stata parzialmente
attenuata come pesantezza dalla legge del nuovo regolamento penitenziario del
30.6.2000 (che sostituiva quello del 1976 successivo alla riforma del 1975),
regolamento che estende a tutti, una serie di diritti, come le 6 ore di
colloquio al mese invece di 4, la telefonata settimanale anziché le due
telefonate al mese, i 20 Kg. di peso dei pacchi ogni mese, il computer in cella
per ragioni di studio, ecc., con determinate esclusioni ai circuiti Eiv e 41
bis. Cose ottenute sostanzialmente con il ciclo di proteste sorte nella
primavera del 2000 per l’indulto generalizzato e l’abolizione dell’ergastolo,
che erano chiaramente obiettivi qualificanti e politici per il proletariato
prigioniero, con gli scioperi prolungati e
le lotte di massa di Rebibbia, Opera [NOTA 16], Genova e Torino, ecc,
cui certo l’entrata in campo del Papa nel luglio 2000 a Regina Coeli non tolse
il carattere di contestazione forte e radicale che il popolo delle carceri
espresse a partire dal clamoroso pestaggio di massa di Sassari, che seguì altri
gravi episodi come la morte di un detenuto a Parma subito dopo la repressione
di una protesta [NOTA 17].
Nel 41 bis ancora oggi per poter telefonare ai
familiari, questi devono recarsi in un carcere vicino alla propria residenza,
non possono ricevere a casa la chiamata; in molti carceri effettuano colloquio
dietro il vetro blindato, senza poter accarezzare la mano ai propri cari.
Soprattutto i detenuti in 41 bis, ma anche quelli
del circuito Eiv ed As, hanno poi quasi totali impedimenti a vedersi accordare
benefici e permessi, spesso impossibili per i divieti emergenziali
dell’articolo 4 bis della riforma, aggiunto nel 1992, che vieta talune concessioni
a chi è stato condannato per reati di mafia, “terrorismo”, sequestro di persona
con omicidio, traffico internazionale di stupefacenti, qualora persistano dubbi
sullo svolgersi dei fatti di reato o, nel caso dei rati di “terrorismo”, non vi
sia una declaratoria di resa, più o meno esplicita nell’assenza provata di
“contatti” che vengono individuati in pratica nell’interesse perdurante o meno
alla politica.
Questi divieti oggi sono una normalità anche per
motivi sanitari, dato che si impedisce praticamente di curarsi o farsi visitare
in ospedali pubblici e si cerca di trasferire i detenuti che chiedono esami
specialistici nei “centri clinici” (i più terribili sono notoriamente Parma,
Pisa, Secondigliano ed Opera) e sezioni bunker ospedaliere (tra le più
allucinanti quella delle Molinette di Torino) –delle specie di lager mascherati
da ospedali interni alle galere– anche per semplici visite ortopediche od
audiologiche. Infatti dal giugno 2003 è scaduto il decreto Bindi che gestiva le
prestazioni specialistiche nelle carceri, e il Dipartimento non avendo più il
fondo di spesa ha tolto moltissime prestazioni specialistiche esterne da quelle
prescrivibili dai medici delle carceri, che a loro volta sono una categoria un
po’ più corporativa e carceraria che sanitaria di quanto la Costituzione non
vorrebbe.
Questa situazione è ben conosciuta in Europa oltre
che da deputati ed avvocati italiani, e dalla inadempiente Commissione Carceri
di Montecitorio [NOTA 18], ed ha portato più volte a condannare l’Italia per
violazione dei diritti umani dei carcerati. Amnesty International ed il
Comitato Europeo per la prevenzione della tortura sedente a Strasburgo si sono
più volte pronunciati, e non solo sulle gravissime condizioni di vita in
carceri giudiziari sovraffollatissimi come San Vittore, Marassi, Poggioreale,
ecc., ma anche e specificamente sulle sezioni speciali, ma senza ottenere grandi risultati.
Infatti anche nella “sinistra” istituzionale
nel nostro paese, con rare e timide eccezioni, permane una cultura punitiva e
di lassismo nei confronti di queste situazioni, che comportano oltretutto la
morte per suicidio di 50-70 detenuti all’anno e la morte per motivi di salute
per circa 200 detenuti ogni anno; detenuti ai quali spesso non è concesso da
Magistrati di sorveglianza –allarmati ed impediti dall’opinione pubblica–
neppure di morire in un letto di ospedale.
La mancata concessione di un indulto generalizzato
da oltre 25 anni è ben coerente con questa realtà “speciale” per un paese che
vorrebbe dirsi importante, ricco e democratico come il nostro.
La logica
cui si è ispirato il braccio statale dell’ “amministrazione penitenziaria”,
lungo diverse legislature, e specialmente da quando la “emergenza antimafia” è
divenuta la norma per migliaia di detenuti, è stata come dicevo più volte
smascherata da organismi internazionali di osservazione sulle carceri e sui
trattamenti inumani e degradanti.
Non comprendendo nell’impegno umano e politico in
carcere la denuncia delle condizioni di sopravvivenza e le politiche di annientamento
per puro filantropismo garantista, come comunista mi devo rimboccare le maniche
anche su quegli aspetti che meno appaiono “centrali” e “qualificanti”, pur senza sovrappormi alle
espressioni del proletariato prigioniero, ma dialettizzandomi però alle sue
esigenze, anche quando sono diverse dalle mie, in maniera dialettica e non solo
critica come fossero “estranee” alla lotta di classe le necessità di chi è
privato della Libertà. Per questo dò
una valutazione positiva delle lotte e proteste di massa anche quando sono ad
un livello basso di conflittualità: in particolare a quelle del 2000, molto
meno a quelle del 2002. Queste infatti sono state in qualche modo preparate a
tavolino in maniera concordata con l’apparato in un tentativo di costruire anche
giustamente il “diritto” alla lotta nelle carceri (ancor oggi una semplice
raccolta di firme può costare rapporti disciplinari, licenziamenti,
trasferimenti) su una rivendicazione però troppo legata ai “tempi” dei
parlamentari e del Papa (tipica la sospensione delle lotte nel novembre 2002),
per poi mancare l’obiettivo minimo di un indulto comunque generalizzato. Potenza del medioevo, e non certo colpa ma
limiti, delle lotte, a testimoniare il grado cui si è giunti nella capillarità
del controllo e della cogestione carceraria !
Non menziono questi passaggi per interesse personale,
dato che non mi avvalgo né di “programmi trattamentali” né chiedo alcun
beneficio alla “amministrazione” di questi magazzini senza speranza di carne
umana che sono oggi le carceri italiane, bensì per far notare a codesta Corte
come in realtà le Vostre condanne non sono a ciò che la legge prescrive, ma a
trattamenti del tutto in contrasto persino con lo spirito Costituzionale
comunque interclassista sorto dalla Resistenza Partigiana e con l’Eguaglianza
dei cittadini di fronte alla legge.
Eguaglianza del resto che l’attuale esecutivo, con
qualche eccezione per la famiglia reale di un tempo, intende verso la
restrizione e non verso il “favor rei”. Leggi del resto continuamente eluse e
glissate da montagne di circolari ministeriali e disposizioni interne
arbitrarie.
Migliaia e migliaia di detenuti “speciali” (oramai la
“emergenza è estesa a tutte le galere) e decine di migliaia di detenuti nelle
carceri “normali” (la normalità dell’orrore) patiscono così da 12 e passa anni,
grazie agli “onestissimi” Scotti e Martelli [NOTA 19], ed a tutta la classe
politica, che necessitava di sfuggire al capestro di Tangentopoli, oltre
all’emergenza “antimafia”, una condizione di oggettivo abbandono e di
illegalità delle Vostre stesse strutture, come per esempio nell’inapplicata
giurisdizionalità sui reclami bocciati o privi di risposte che il singolo
detenuto o gruppi collettivi di detenuti con raccolte firme, avanzano.
Il mostro burocratico della Cassazione tuttavia non può
certo, come del resto non possono gli “oberatissimi” Magistrati di
Sorveglianza, rispondere a tutti i ricorsi dei detenuti in tempi tali da
costituire un freno agli abusi di Direttori e Comandanti carcerari, più spesso
di questi ultimi, tesi sempre più a “limare” diritti secolari acquisiti.
L’istituzione ora dei difensori civici non si traduce
in una nuova stabile presenza interna alle galere ma solo in una figura
aggiuntiva che può avere accesso alle carceri senza preavviso, come già possono
del resto parlamentari nazionali e regionali, ai quali tuttavia non è possibile
scrivere senza il controllo della censura a chi è sottoposto a questa misura.
Ben poco, con 134 morti senza causa accertata in 25 mesi nelle carceri
italiane (uno alla settimana di media) [NOTA 20], solo per restare alle
cifre più recenti, e senza considerare suicidi, tentati suicidi e pestaggiche
vanno aumentando e che solo in certi casi la magistratura sta iniziando ad
affrontare , per esempio con la riaperura del caso Lonzi a Livorno [NOTA 21].
Con dei Magistrati di Sorveglianza in genere supini,
intimoriti dallo strapotere della
categoria emergente dei facenti funzioni direttive ufficiali di rango della
Polizia Penitenziaria, elevata a corpo politico dall’esecutivo con funzioni
anche di repressione sociale esterna alle carceri nelle giornate di Genova del
2001, [NOTA 22] spinti ad un
orientamento forcaiolo di chi concepisce gli anni, le decine di anni, di
carcere, ed il carcere a vita persino, (contro l’orientamento abrogativo del
1998 che pareva accolto dall’opinione pubblica nella legislazione precedente),
non come un periodo al massimo di privazione della libertà in senso lato, bensì
come un indiscutibile periodo di pena edittale da scontare sino all’ultimo giorno
senza alcun “cedimento” né per motivi di salute (visto l’orientamento supino al
Ministero, della corporazione della “Medicina Penitenziaria” -diretta dal
reggente il centro clinico del carcere di Pisa- corporazione a cui, ho
scoperto, sono aperte le iscrizioni a qualunque altro medico, per rafforzarne
la potenza) né per motivi di umanità, fatta eccezione per i nomi famosi.
Quasi che la boria vendicatrice di
“vittime” spesso neppure esistenti, come nei casi dei “reati associativi contro
la personalità dello Stato” (altra aberrazione giuridica di cui van fieri i
paladini del giustizialismo di tutto l’arco parlamentare) debba apparire in
incubi quotidiani ad uomini e donne già privati della cosa più cara ed
importante della vita (in ordine di importanza seconda solo alla Dignità), la
Libertà, nonché vessati ed umiliati da norme il più delle volte restrittive, o,
se liberali, inapplicate.
In questo modo, dopo aver superato con la emergenza
“antimafia” la fase pre-rivoluzionaria dell’inizio degli anni ’90 creatasi nel
nostro paese dal binomio Tangentopoli-Guerra Imperialista, dei processi alle
associazioni a delinquere di regime e le tante condanne a piede libero dei loro
caporioni dopo il riciclaggio dei vari Cubani, Segio, Sofri, a “difensori
d’ufficio e del niente” non richiesti né eletti dal popolo delle carceri, dopo
la castrazione dell’intervento del volontariato, dopo la fondazione dei GOM e
dell’UGAP sulle ceneri dello SCOP, si intenderebbe ora nell’epoca della “tolleranza zero” per gli immigrati e
della “certezza” della pena, da parte di un’esecutivo fascista nella sostanza,
eludere quelle che sono le regole del rispetto della vita dei carcerati e delle
loro condizioni di libertà residue non negate dalla privazione della libertà in
senso lato, ossia dalle regole del diritto penitenziario, sino a giungere alla
NEGAZIONE DELLA LIBERTA’ E PRIVATEZZA DEL PENSIERO STESSO (cioè ben oltre la
negazione della libertà di espressione, ma proprio alla negazione del diritto
al pensiero, ossia la soglia massima della tortura e della violenza
contronatura su una persona che si rappresenta come una morte che continua
senza arrivare mai).
Ma quale diritto, niente da dire dunque, a sentir parlare il
ghigno feroce del Guardasigilli, ed a calcolare qual è la vita effettiva di chi
come il sottoscritto vive questa allucinante esperienza del controllo mentale
totale ?
DEL DIRITTO
Il vostro diritto, monopolio della violenza e della
coercizione non è né democratico né tantomeno cristiano, è semplicemente classista. Anche il nostro, del comunismo, lo è. La
differenza sostanziale è che il vostro diritto afferma lo sfruttamento e crea
sempre maggiori differenze di classe, il nostro invece lo combatte e annulla
progressivamente ogni differenza di classe nella società rimettendo in discussione
i rapporti sociali in ogni loro aspetto, non certo secondario nel rapporto
uomo-donna.
Per il Vostro diritto e quindi per Voi, è molto più
grave rapinare una banca di 20 milioni di lire che sottrarre al fisco, rubando
a tutti, 20 miliardi al giorno. Per il Vostro diritto e quindi per Voi, è molto
più grave sequestrare e liberare vivo un ricco possidente piuttosto che
sequestrare e stuprare una comunità indigena, perché ai primi date comunque 30
anni di galera, e coi secondi, in Colombia o in qualsiasi paese del terzo
mondo, ci mantenete rapporti economici, politici, diplomatici. Per il Vostro
diritto e quindi per Voi, Milosevic è stato un presidente della repubblica
criminale di guerra, perché era inviso alla politica degli USA, e invece
Fujimori, Uribe, Banzer e Pinochet, Gualtieri e Marcos, Ecevit e Sharon, tanto
per fare qualche nome, sono o sono stati dei legittimi presidenti della
repubblica.
Oggi che l’ambito giuridico e penale è divenuto
globale, per Voi sono molto più colpevole io che sono accusato di qualche
graffio ad una palazzina piuttosto che gli ufficiali americani che hanno fatto
morire 21 innocenti al Cermis o quei generali che hanno ordinato quelle manovre
militari che hanno portato all’abbattimento del DC-9 dell’Itavia sui cieli di
Ustica nel 1980. Per Voi sono molto più
colpevoli dei tossicodipendenti che si massacrano tra loro per una bustina che
non quei criminali di guerra in divisa USA che nelle strade di Caserta hanno
fatto l’”arancia meccanica” a dei giovani del luogo.
E sono cose normali, quotidiane. Per i Vostri
carabinieri e poliziotti è molto più grave toccare gli interessi costituiti che
non massacrare dei giovani in piazza o al coperto nelle vostre caserme. Non a
caso i primi sono stati fondati dai Savoia due secoli fa ed i secondi erano
all’inizio dell’istituzione del corpo, degli ex-spioni della mala meridionale
passati dall’altra parte del fossato a stuprare le donne dei loro ex-amici.
Cinicamente, la logica che sottende a questo sistema
giuridico indicato dall’Europa come il peggiore del continente (non considero
europea la Turchia, questo è uno schiaffo all’intelligenza voluto dagli
interessi politici ed economici dell’imperialismo principalmente yankee, come
il perorato ingresso di “Israele” chiesto dai ben strani aderenti alla Lista
Pannella-Bonino, “partito radicale” ben diverso da quello che negli anni
settanta metteva in crisi la cultura ipocrita della buona borghesia
settentrionale), ossia la logica del “peccato”, della “punizione” e della
“redenzione condizionata all’abiura”, sono i capisaldi di una struttura
penitenziaria che pare ondivaga a seconda dell’umore più o meno cristallizzato
dell’assenza della regione, agitato da anchorman panzuti e da cronisti
d’accatto su media sempre più monopolizzati e controllati, (omogenei attorno
all’argomento del giorno, della settimana, molto più raramente del mese perché
ad uno scandalo va fatta seguire una celebrazione, quindi una tragedia e poi
solo dopo si potrà parlare di un altro scandalo, altrimenti crolla tutto il sistema
della “fiducia dei cittadini” -SIC quale fiducia ?-) su cui far ruotare tutta
la censura e la manipolazione dell’informazione sulle altre questioni, che poi
sono quelle di sempre, il malessere oramai endemico e strutturale a tutte le
generazioni e classi sfruttate, il carovita costantemente esponenziale, la
disoccupazione che spinge al lavoro nero all’extralegalità all’alcolismo ai
drammi familiari, la chiusura ed il ridimensionamento delle strutture
industriali (agli industriali conviene oggi il furto finanziario, immobiliare,
turistico e commerciale, quando non la delocalizzazione in paesi meno
sviluppati e lontani -ove i salari sono molto più infimi di quelli italiani-
come Cirio e molti altri casi dimostrano, tanto il valore aggiunto ricavabile
con certe operazioni è incommensurabilmente maggiore dello sfruttamento di
migliaia di “braccia” -come vengono considerati gli operai, pur
impegnatissimi nel livello tecnologico dei macchinari attuali !-), la
privatizzazione selvaggia, i morti sul lavoro ed a causa dello sfruttamento del
lavoro (gran parte dei morti sulle strade sono causati dai mezzi pesanti o dai
problemi dati dalla “velocità” schizoide dei processi produttivi di oggi –nonostante
internet, anzi forse anche per internet, le merci devono correre sempre più
veloce-), la distruzione dell’ecosistema, la follia del capitale elevata a
legge universale, la perdita dei valori comuni a tutti gli uomini e a tutte le
donne –meno recettive in questo senso dell’anomalia da basso impero di
questo grado di sviluppo delle società capitalistiche ‘avanzate’-,
l’esibizionismo ed il sessismo più squallidi ed impersonali, IN UN SISTEMA DI
MORTE E MERCIFICAZIONE SELVAGGIA mascherato da ipocrisie, paure, luci e
palcoscenici come mai prima d’ora.
IL CAPITALISMO IMPERIALISTA.
Per i falsi democratici, il sistema “migliore”.
Per noi comunisti, l’ultimo stadio della barbarie
dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, prima della Liberazione Rivoluzionaria
delle energie e potenzialità di ogni persona, nella società Comunista, che
chiamiamo tale in quanto SENZA GALERE.
DEI PROCURATORI
Un guasto della specularità della politica critica
dell’ex area governativa di centro-sinistra verso l’attuale area governativa
fascistoide è che per contrastare la politica di auto-difesa personale del
presidente del consiglio, i primi riprendono ancora una volta le difese della
categoria più discutibile e plenipotenziaria della storia italiana dell’ultimo
trentennio, ossia di quella corporazione di potere (sorta spesso dai commissari
come Di Pietro e dagli ufficiali dei carabinieri, e debordata più spesso ancora
ad altre cariche della magistratura) che più di qualunque altra si è “presa la
responsabilità” di difendere il capitale e la borghesia dall’assalto al cielo
della rivoluzione proletaria. Stando dalla parte sbagliata con la massima
liberalità verso i propri mezzi e sistemi (dalle unghie strappate degli anni
’50 alle finestre aperte del ’69 agli elettrodi sui ciglioni dell’82 al
controllo mentale totale di oggi) e al contempo con la massima determinazione
politica a mantenere stabilmente legato agli interessi della borghesia
imperialista, il baricentro della politica. Salvo poi incappare in incidenti di
percorso inter-borghesi più o meno frequenti, costoro oggi occupano tutte le
cariche strategiche dello Stato borghese, e lo fanno da corporazione (se
Berlusconi dice di abolire l’appello per gli assolti, Grasso subito dopo
afferma che l’appello è da abolire e basta), così che questi fattori e tanti
altri definiti non a caso genericamente “crisi della giustizia” non sono
sufficientemente mascherati da far iniziare a porre dei dubbi in Europa, -pur
ubriaca di ovazioni autocelebrazioni e progetti neo-costituzionali da insalata
andata a male- (Nota 23) sulla salute mentale del nostro paese, in quanto gli
uomini di cultura stanno iniziando a comprendere sempre più coscientemente che
in Italia siamo già dentro un nuovo ventennio fascista, il problema è che è un
fascismo “bi-partisan” e che quindi le forze della resistenza sono molto più
deboli e confuse, in quanto ancora una parte del popolo segue gli “eredi” del
vecchio Pci.
Facile quindi capire che le motivazioni di un
prigioniero rivoluzionario che venga brutalmente allontanato nel circuito
penitenziario dai luoghi di prigionia degli altri compagni (in una logica
“tedesca” che si sta estendendo, oggi sono circa la metà i prigionieri
rivoluzionari che sono soli in un carcere nel nostro paese), come è avvenuto a
me nel 1996 e nel 2002, siano così poco accettate in un quadro di totale
illegalità interna, non solo quando afferiscono ad un sistema di tortura via
radio e quindi “invisibile” ma anche quando sono legate a questioni che in
altri tempi non si sarebbero neppure poste, dato che siamo in un clima in cui
un massacratore di giovani proletari come l’ex pm Sabella poteva stracciarsi le
vesti per il “turismo carcerario” ed un guardasigilli come l’attuale definire
“grand hotel” ma per scherzo, dato che su certe tragedie come Buoncammino, in
Italia è meglio scherzarci su.
Più difficile sostenere le ragioni omissive secretanti delle montature atte a cogestire
con i servizi segreti l’allarmismo terrorista utile ai padroni, dei Procuratori
della Repubblica “antiterrorismo” d’assalto al diritto alla politica ed alla
libertà d’opinione della classe sfruttata –e non certo dei boie miliardari al
potere- dell’ “emergenza” (un morto della borghesia significa EMERGENZA,
migliaia di morti proletari e centinaia di morti bianche nelle galere
significano NORMALITA’, a fronte delle denunce dei prigionieri, su questi argomenti
più vicini ai “problemi tecnici e satellitari” (richieste su uso
Internet, su uso DNA, su uso satelliti, forse il tutto per leggere la testa dei
cittadini ?), in una fase storica in cui il più grande potere
Terrorista di sempre dopo Gengis Khan e gli imperi delle epoche a.C.,
quello di Hiroshima e Nagasaki per intenderci, gli U.S.A., cercano e
trovano a volte l’adesione anche dell’Unione Europea alle proprie campagne di occupazione
militare e di terrorismo, come sulle “Liste nere delle organizzazioni
‘terroriste’” ivi comprese quelle rivoluzionarie e Palestinesi, in una fase
storica dunque nella quale persino uno Stato indipendente ed ex-colonialista
come il Belgio è costretto a cancellare dalle proprie leggi contro i Crimini di
Guerra, o nella quale il Tribunale Penale Internazionale è snobbato dallo Stato
sionista così come dal paese che ospita la sede delle Nazioni Unite … appunto
gli U.S.A., che con la Gran Bretagna sono stati capaci di ottenere il plauso ad
un assalto militare motivato da false notizie della CIA e dei servizi segreti
militari, pare pure italiani (Nota 24).
DEL CONTRIBUIRE
Per questi motivi di base, e storicamente, il
contributo di ogni rivoluzionario prigioniero alle proprie organizzazioni (per
chi ci si riconosce) ed al movimento rivoluzionario in generale si è esplicata
e si esplica nella stesura, nella lettura e consegna agli atti di documenti
politici che afferiscono alla propria Identità Politica (che per ogni comunista
è innanzitutto, oggi che non esiste un unico partito di avanguardia capace di
condurre lo scontro con la borghesia per la conquista del potere, di
appartenenza e scelta di campo alla classe operaia ed al movimento comunista),
perché è oggetto del processo, dietro ogni parvenza, la Identità del
prigioniero politico e di guerra, l’attacco e la mistificazione borghese ad
essa, e non tanto il “reato” per cui si procede, allego al presente il
documento n.2.
Contributo
teorico e politico che conferma la distanza politica ed umana di questo
comunista prigioniero,dal trattamento di tortura tecnologica ed occulta che i
Vostri apparati di “sicurezza nazionale” mi riservano, tra una calunnia e
l’altra, da anni, distanza abissale dalla Vostra aula, dalle Vostre manovre,
dai Vostri affossamenti delle indagini più scomode, dalle Vostre moine, dalle
Vostre pratiche di annientamento e dalle Vostre omissioni, dalle Vostre
violenze e dalle Vostre pratiche repressive a vocazione e senso unico, la
“protezione” del feticcio-denaro e del potere di chi lo possiede …
Non esiste alcuna libertà fuori
dagli interessi sociali, politici, etnici, economici e di benessere della
stragrande maggioranza, oggi sfruttata, dell’Umanità ! Per questo vi è una sola
Libertà per cui lottare, verso il Comunismo, e per questo voglio qui rendere
omaggio a tre combattenti storicamente significativi per la regione Piemontese
ed Aostana ed a due ribelli assassinati dal sistema carcerario e repressivo in
Piemonte: ossia a Dante Di Nanni, partigiano dei GAP e operaio comunista,
caduto combattendo contro i nazifascismi il 18 maggio 1944 a Torino, al
partigiano Giulio Dolchi, della Repubblica Partigiana di Cogne, recentemente
scomparso, alla compagna Margherita Cagol ‘Mara’, dirigente delle Brigate Rosse
caduta combattendo alla Cascina Spiotta di Arzillo (AL) il 5 giugno 1975, ed ai
compagni Edoardo Massari ‘Baleno’ e Maria Soledad, nel lager delle Vallette ed
in detenzione, che sono stati nel 1998 prima catturati e mostrificati allo scopo di convogliare
interessi economici e politici per colpirli senza pietà, quindi assassinati in
maniere diverse ma coerenti ai sistemi sporchi che nelle carceri sono di casa.
Che la memoria del
proletariato sappia valorizzare al massimo i diversi esempi di combattimento
rivoluzionario, politico, umano e sociale di questi caduti della nostra classe
proletaria, e di tutti i nostri caduti !
RIBELLARSI E’ GIUSTO E
STORICAMENTE NECESSARIO !
Paolo Dorigo, militante comunista
marxista-leninista-maoista prigioniero
NOTE:
1)
[che vedeva il principale teste dell’accusa difeso da un avvocato che
lavorava nello stesso studio della consorte del reggente le indagini, tanto che
costui dovette poi cambiare sede e funzioni nella magistratura]
2)
[cfr. Dichiarazione di lotta e
solidarietà, agli atti nella 'Controinchiesta' in possesso della Procura della
Vostra città nel procedimento 4647/2002/RGNR/PM]
3)
[cfr. La mia identità politica e militante, a parte
agli “inquirenti” da me querelati personalmente di Pordenone in data 31.3.1994
per abusi e falsi vari, era ed è notissima a numerosi magistrati italiani ed inquirenti
cd. “antiterrorismo”, da Ganzer a Rossetti, da Mastelloni a Priore, da Cavedini
Lenuzza a Spataro, da Calogero ad altri, e non si spiega quindi come sia
stato possibile che degli apparati istituzionali abbiano avuto l’autorizzazione
–torinese ?- nel 1996, di apporre delle microspie nella mia testa, né tantomeno
l’autorizzazione –bolognese o pordenonese o torinese o biellese ?- nel 2002, ad
utilizzare questi apparecchi per spingermi alla pazzia. Che ciò sia
avvenuto lo dimostra la pervicace propensione di vari organi della magistratura
piemontese, da me querelati il 13.2.2004 per abuso, omissione e falso, alla
magistratura competente milanese, a non effettuare la verifica tecnica se dal
mio corpo siano o meno rilevabili frequenze radio in emissione. Ma ciò è ancor
più incredibile se si pensa che io ho potuto giovarmi, lungo tutte le mie 4
carcerazioni, tutte per motivi politici, dal 1977 al 1985 al 1987 al 1989 a
quest’ultima, della solidarietà concreta e pratica di moltissime situazioni di
lotta ed organi di informazione del movimento comunista, per cui non si capisce
chi sia il folle che ha concepito tale progetto di annientamento e che ha
pensato che io potessi finire in manicomio nel silenzio generale: non a caso ho
avuto immediate espressioni di solidarietà politica nel corso di assemblee e
manifestazioni nel giugno 2002 a Biella, Milano, Bologna, Padova ed altre
città]
4)
[cfr. Dichiarazione, Corte di assise di appello di
Trieste, in “Bollettino dell’ASP”, n.53-54]
5)
[cfr. “L’Unità”, 26.11.2003, “Verità per la morte
di un detenuto”, di L.Manconi]
6)
[cfr. Mi riferisco all’ex-padre fondatore della
dissociazione dalla lotta rivoluzionaria, all’epoca sponsorizzata dallo Stato e
dai radicali, che con quella manovra uscì dal solco del comunismo nel quale
aveva dottrinalmente militato, per poi prendersi una sagace vacanza dottrinale
oltre cortina e tornare, a giochi fatti, a saldare il suo conto con la
giustizia facendo il buon “samaritano” e propugnando una tesi politica
falsamente rivoluzionaria espressa principalmente in un molto pubblicizzato
dalla borghesia lucido tomo ove si dà una lettura sostanzialmente anticlassista
e controrivoluzionaria delle possibilità rivoluzionarie di questa epoca per la
classe operaia ed il proletariato mondiale, nell’apologia funzionale
sottointesa della frazione yankee del capitale].
7)
[cfr. gli or ora meno frequenti interventi di zombi
della politica in qualità di ex rivoluzionari passati armi e bagagli al nemico,
da quella che ha condannato a morte certa il povero Maccari, a quella che offre
le rose a Kossiga e difende (da garantista quale vuole apparire oggi dopo la
ovvia ultima sua uscita editoriale) gli assassini dei compagni negli anni
settanta, ai tanti altri che si sbracciano nel parlare di diritti dei carcerati
ma che da quando ne parlano la situazione è in peggioramento verticale nelle
assi cartesiane della morte da carcere, forse anche a causa della loro opera di
imbonimento e di legittimazione all’attività scientifica che cerca di estendere
e rafforzare il rincoglionimento nelle carceri con il solo beneficio dei
governanti di turno e di pochi fortunati]
8)
[cfr. l’ex segretario nazionale del “partito” di
“Lotta continua” (come chiamava la nostra organizzazione mentre ci
traghettava verso le elezioni borghesi del ’76 per poi proporne ipocritamente
lo scioglimento dato che lo sterile risultato dimostrava che a sinistra del
revisionismo in questo paese come in ogni regime democratico solo a parole
c’era e c’è spazio solo per la Rivoluzione e lui di Rivoluzione non ne voleva
più sentir parlare) discetta spesso di pace nei suoi articoli sui giornali
dell’Illustrissimo o simili, come “Panorama” e “Foglio” (che lo ospitano con
gradimento nonostante a tutti gli altri prigionieri per reati come il suo
riservino ben altre attenzioni), e nei suoi ora meno frequenti interventi
televisivi in diretta, con l’aria compassata di chi ne ha viste troppe e
dall’altezza del suo carisma può pontificare alle genti la necessità della
compassione, salvo sminuire la funzione delle modalità di tortura effettuate
dagli agenti della CIA e del Mossad sui combattenti mediorientali caduti nelle
loro mani, accettare come necessaria la guerra imperialista in Jugoslavia,
sbracciarsi per declamare la gravità dei regimi da Kabul a Belgrado, ma non
dire una parola per i prigionieri rivoluzionari di tutto il mondo, trovandosi
evidentemente bene nel ruolo di vittima vestale di Stato]
9)
[cfr. già responsabile torinese del PCI, nel 1977
promosse la delazione ed il pattugliamento “antiterrorismo” dei luoghi
“strategici” tra gli operai e gli studenti torinesi, in particolare tra quelli
iscritti al PCI, pratica poi estesa a tutte le città operaie del Nord Italia
contro i militanti delle organizzazioni combattenti e dell’autonomia operaia,
per poi aderire, mentre cambiava fisionomia progressivamente, dopo la caduta del revisionismo nei paesi
già socialisti dell’Europa dell’Est e nello stesso nostro paese, alla cricca
malfamata dell’attuale capo del governo, rivendicare il manganello per i
contestatori “cattivi ed aggressori” delle forze dell’ordine che tutelavano
l’immagine di Berlusconi il 4.10.2003, e rivendicarsi un passato di ex agente
dell’anonima assassini primaria nel mondo, la CIA del Guatemala, dell’Indonesia
del massacro del 1965, del Cile del 1973, dell’Iran dell’assassinio di Mossadeq, dell’Iraq dell’assassinio di
el-Kassem, dell’Italia di Mattei e di Gladio e Piazza Fontana, della Grecia dei
colonnelli e dei delitti commessi in tutto il mondo “nell’interesse”
dell’imperialismo americano]
10)
[cfr. i primi due promossero la scissione in “Rifondazione comunista”
in cambio del Ministero della Giustizia che contribuì dopo la montatura delle
evasioni pilotate del dicembre 1998, alla ripresa di una nuova emergenza di
massa “governata” dal noto Caselli, dall’altrettanto noto ex uomo dello SCOP e
del SISDE gen.Ragosa e di una nuova istituzione di servizi segreti
penitenziari, l’UGAP; il terzo è il futuro leader della compagine già
revisionista ed ora liberal-democratica filo-Democratic Party of United States
dei cosiddetti “Democratici di sinistra” capaci di volere il 41 bis nelle
carceri e di far accompagnare dai nostri caccia le operazioni assassine
dell’USAF e della NATO in Jugoslavia nel 1999, ben prima della figuraccia con
cui hanno mostrato il loro volto di borghesi guerrafondai in occasione delle
“votazioni” delle operazioni militari “di pace” in Iraq, e capaci di aderire a
quell’Internazionale Socialista erede dell’interventismo militarista della
prima guerra mondiale e passivo spettatore dell’assassinio di 300 prigionieri politici
e di guerra del PCP e dell’EGP a Lima il 18-19 giugno 1986]
11)
[Attraverso l’esperienza dei primi movimenti comunisti nella
Rivoluzione francese, le Leghe operaie e comuniste, il 1848 del Manifesto del
Partito Comunista e l’analisi e teoria scientifica marxista, la Comune di
Parigi e l’evoluzione della scienza rivoluzionaria, la Rivoluzione d’Ottobre e
l’edificazione del Socialismo nell’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche, i tentativi Rivoluzionari operai in Europa negli anni ’20, la Guerra
di Spagna e la resistenza antifascista, la Rivoluzione Cinese e la Grande
Rivoluzione Culturale Proletaria, i movimenti di liberazione e le guerriglie
nei paesi coloniali e nei processi di liberazione nazionale del Tricontinente,
le lotte anti-razziste in USA ed Azania, ed il definirsi della strategia della
guerra di popolo di lunga durata diretta dal Partito Comunista quale strategia
attuale e UNICA via di autentica liberazione nella sua concretizzazione pratica
e teorica data dal marxismo-leninismo-maoismo, ossia dal marxismo all’attuale
livello di sviluppo dell’Umanità]
12)
[Nel settembre 1999 iniziai nel carcere di Opera, dopo un atto
repressivo contemporaneo alla relazione “antiterrorismo” del sen.Pellegrino dei
DS, e contemporaneo ad altri atti simili verso altri/e prigionieri/e
rivoluzionari/e in Italia, uno sciopero della fame durato 64 giorni durante il
quale persi 14 kg di peso, mirante ad ottenere il raggruppamento con altri
prigionieri rivoluzionari, cosa che ottenni con il trasferimento alla neonata
sezione EIV di Biella il 10.6.2000 ove erano i prigionieri rivoluzionari con i
quali ero a Novara sino al mio gesto del 4.1.1996 pubblicamente autocriticato
il 15.9.1997 –pubblicato su “Rossoperaio” n.22 dell’ottobre 1997]
13)
[Di cui è documentazione la “Controinchiesta su una operazione di
controllo mentale e di annientamento psico-fisico nelle carceri italiane del
XXI secolo” di cui è circolante la VIIa edizione, e reperibile sul web la IVa]
14)
[cfr. le ultime notizie a stampa circa le ammissioni di diversi infermieri
ed appartenenti alla polizia penitenziaria sulle torture fisiche e psichiche
nelle caserme genovesi e napoletane nel 2001]
15)
[cfr.le dichiarazioni del direttore del DAP
Tinebra, ex PM antimafia, raccolte da “FuoriLuogo”, circa i corsi di aggiornamento
per colleghi di altri paesi occidentali tenuti da “specialisti” penitenziari
italiani]
16)
[cfr. per la Piattaforma dei detenuti di Opera del
maggio 2000, “Liberazione” del 21.5.2000, “Resistenza” n.6 giugno 2000 e
“Foglio di Informazione ASP” n.1 del giugno 2000]
17)
[cfr. per l’esito stupefacente quanto a moderazione
dei giudici, del processo per i pestaggi di massa di Sassari ad oltre 80 tra
agenti e funzionari penitenziari, “Diario della settimana” del 7.3.2003 e “Su
Gazetinu” n.10-11 del gennaio-aprile 2003]
18)
[commissione retta dall’on.Pisapia che incontrai durante gli scioperi
del 2000 e mi chiese se ciò che avevo scritto nel testo “Per un libro bianco
sul campo di sterminio di Opera” del gennaio 2000 corrispondeva totalmente a
verità, ed ottenuta risposta affermativa, non mi risulta abbia portato sui
media la morte del detenuto Moro nel centro clinico di Opera come aveva invece
fatto per le perquisizioni con denudamento obbligatorio nel novembre 1998; subito dopo avvennero nel dicembre 1998 le evasioni
“pilotate” che giustificarono la successiva stretta: si trattava in tutti i
casi di detenuti che avevano diritto a permessi o che erano in regimi
attenuati]
19)
[già Ministro della Giustizia e “delfino” del capo
del governo Craxi, condannato in via definitiva a fare ciò che gli comoda da un
Tribunale della Repubblica]
20)
[dati relativi al periodo gennaio 2002-settembre
2003, pubblicati il 26.11.2003 nel dossier “Morire di carcere” degli on. Boato,
Boemi, Ruggeri, stilato con l’aiuto di volontari autorizzati dal DAP ad entrare
nelle carceri; cfr. “L’Unità” 27.11.2003]
21)
[si calcolano mediamente in 2000-2500 i gesti
autolesionistici ogni anno nelle galere senza che ciò significhi dichiarare
pazzi chi li compie, giustamente perché è nella cultura carceraria questa forma
di protesta di diverso grado, ed in circa 60 all’anno i suicidi nel decennio
1991-2000; il che, sommandosi a circa altri 120-150 decessi all’anno, -aspetto
che le statistiche del Ministero di Giustizia non documentano più da qualche
anno- per motivi di “salute”, porta il bilancio dei gesti autolesionistici a
circa 22.000 in un decennio –su circa 150.000 ingressi annuali- ed a circa
2.000 la cifra della morte da carcere nel decennio 1991-2000]
22)
[ed anche dallo scandalismo dei media “informati” da zelanti e solerti
funzionari di qualche componente l’”Interforze di polizia” che il tale detenuto
“pericolosissimo” è in permesso, magari dopo che ne usufruisce da 2 anni, al
solo scopo di farlo chiudere]
23)
[ma non nell’estabilishment dell’Unione Europea, dato che sono abituati
a pensare all’Italia, fianco debole dell’imperialismo nel mediterraneo, come ad
un paese in cui un tasso di repressione politica maggiore è giustificabile se
la sinistra non dice nulla o, il che lo
stesso, se la sinistra dedica miliardi di colonne di giornale a Berlusconi e
poche righe alla dittatura borghese ed alle sue pratiche]
24)
[rifattisi una verginità grazie all’11 settembre; una strana amnesia
pare colpire tutti i politici nostrani: sono sotto controllo mentale anche loro
? Dal mio punto di vista materialmente
fondato –il sistema di percezione che vivo e mi è imposto da due anni oramai,
non è sensazione ed è materiale essendo uditiva, tattile, sensibile, dolorosa–,
qualora non fosse riscontrabile nella mia testa ciò che denuncio, significherebbe
che esiste un centro di potere in grado con strumenti di puntamento e lettura
delle radiazioni cerebrali e corporee di influenzare chiunque senza che se ne
avveda.]
25)
[E le ovvie assoluzioni in Italia, ma non altrove come in Canada, delle
violenze e stupri commessi dai militari sugli uomini e donne catturati/e da
questi epigoni sanguinari cinici e sadici, purtroppo di giovane età a
dimostrazione dei “valori” che sono consegnati oggi in eredità ai giovani dagli
apparati dello Stato oramai indegno della Resistenza Partigiana da cui è sorto,
delle avventure imperiali e regie di casa Savoia in terra africana]