UDIENZA DEL 14.5.2004
PROCESSO PER DANNEGGIAMENTO IN SEGUITO A
PESTAGGIO
capitoli:
DELLA PERSECUZIONE COLLETTIVA DI CLASSE E MIA INDIVIDUALE
Come militante comunista e prigioniero rivoluzionario e sequestrato politico dello Stato Italiano, presenzio a questa farsa processuale messa in scena dalla Procura livornese in questa sede processuale, con l'accusa di aver incendiato la cella ove mi trovavo segregato nel pomeriggio del 11 giugno 2002 nel carcere di Livorno (e non il 12 come da Voi indicato ridicolmente nel rinvio a giudizio a testimoniare del dettaglio con cui avete curato e controllato i documenti fornitivi dai reggenti del carcere), quando invece i termini del discorso origine di questo “processo” risiedono in una protesta consistente nell’aver io bruciato un materasso in gommapiuma sul quale ero costretto a dormire imbottito a mia insaputa da dormiente e di nascosto ala cartella clinica, di psicofarmaci e privo di lenzuola da 15 giorni dopo un pestaggio ad opera di una squadretta di quattro massacratori in divisa che tra l’altro mi assestarono, dopo avermi bloccato, un pugno diretto alla tempia sinistra mentre ero disteso, che spostandomi leggermente colpì la parte temporale sopra l’orecchio sinistro ma mirando alla tempia e rischiando di uccidermi, come ho sempre indicato negli atti processuali delle denunce che ho esposto alla Vostra Procura senza che essa abbia inteso dare corso a specifico processo né a perizia specifica.
Per mia disgrazia, sono un perseguitato politico, e non solo un militante. Sono stato carcerato una prima volta da ragazzo, per aver violato la legge che regola la fabbricazione di armi ed ordigni, quindi una seconda volta, a 25 anni, per aver dato solidarietà ai carcerati non dissociati, assieme a decine di altri compagni, e venimmo tutti assolti dopo un anno di carcere, a 27 una terza volta, accusato di aver costituito un gruppo regionale di una organizzazione comunista combattente, e assolto dopo due anni di detenzione con tutti i miei coimputati. All’epoca, negli anni ’80, non era facile essere imputati di associazione sovversiva o banda armata senza subire le accuse di pentiti. Eppure ciò capitò per due volte in Veneto, dove queste indagini le curava l’ex capo dei ROS ora al SISDE, sotto inchiesta per associazione a delinquere e vari altri gravi reati, Giampaolo Ganzer. Quindi sono stato arrestato e condannato per una azione antimperialista contro la base americana della United States Air Force di Aviano, sulle sole parole mercanteggiate con gli accusatori da vari “collaboratori di giustizia” di dubbia fama e discutibile biografia nel corso di una altrettanto discutibile istruttoria [NOTA 1]; questo processo è stato giudicato a maggioranza assoluta da un collegio di 17 magistrati europei, il 9.9.1998, INIQUO, e la mia posizione è quella di un condannato in carcere da 10 e passa anni senza un processo degno di questo nome secondo le Vostre stesse leggi. E mi si continua a costruire castelli, montature e calunnie, da parte della magistratura emergenzialista, utilizzando spesso a tale scopo i media come mezzo per diffamare ed infamare un rivoluzionario allo scopo di insistere sulla pressione carceraria nei suoi riguardi, come avviene sin dall’inizio di questa carcerazione e poi in particolare dal 1999, e come è accaduto recentemente con il caso di un calunniatore tunisino tutt’altro che islamico, al servizio della Procura milanese, che ha inteso diffamare la mia identità politica e confondermi con atti con i quali nulla ho a che vedere anche ideologicamente (aspetto ideologico e politico che affronto nel documento n.2).
SONO TORTURATO CON SISTEMI DI CONTROLLO MENTALE.
CHIUNQUE SIANO COLORO CHE SI SPACCIANO PER LE FORZE PIU’ DIVERSE, SPERANDO DI INCUTERMI TIMORE, A TORTURARMI, BEN SANNO DI ESSERE FASCISTI ED OPERATORI NELLE CARCERI E SPIONI NELLE CARCERI. QUESTI SONO DATI INCONTROVERTIBILI AI QUALI STO PREPARANDO UNA DENUNCIA COMPLESSIVA DIRETTA A DOCUMENTARE PER L’ENNESIMA VOLTA LA PRATICA CRIMINALE DI COSTORO, CHE PROBABILMENTE HANNO LA RESPONSABILITA’ DEL SUICIDIO DI CENTINAIA DI PERSONE NELLE CARCERI NEGLI ULTIMI DODICI ANNI (dalla “smilitarizzazione” della polizia penitenziaria e dall’apparire di dubbie associazioni quali il SAPPE e il SINAPPE) MA NON AVRANNO MAI IL MIO.
Ho chiesto di essere controllato a livello sanitario sin dal 24.5.2002 onde verificare la presenza nel mio capo di eventuali microspie ricetrasmittenti. Ho chiesto allo Stato di fucilarmi, se proprio non può fare a meno di torturarmi con questi strumenti o con qualsiasi mezzo lo stia facendo. Chiedo di essere operato anche a rischio della mia vita, affinché mi si tolgano dalle aree uditive del capo e forse dal setto nasale, gli strumenti di intercettazione che permettono ad esempio e tra l’altro al mio orecchio destro di sentire senza che esista più il funzionamento del timpano, come ha dimostrato l’impedenzometria del 28.2.2004. Per questo ho già indetto sin da due mesi per sensibilizzare il movimento di classe, comunista ed antagonista nel nostro paese, lo sciopero della fame sino alla morte che avrà inizio il 15.5.2004 in assenza di un cambiamento cioè di un ricovero ospedaliero, già chiesto dall’avvocato che mi difende, che mi permetta definitivamente di eliminare questo problema.
DELLA PERSECUZIONE COLLETTIVA DI CLASSE E MIA INDIVIDUALE
Lo Stato borghese sta attuando da alcuni anni, in particolare da quando hanno costretto ad abbandonare l’Italia, il dirigente nazionale del popolo Kurdo Abdullah Oçalan, una politica di persecuzione politica dei comunisti, delle avanguardie della lotta di classe, e di demonizzazione dei prigionieri, che non ha precedenti per la propria arbitrarietà se non ritornando indietro al 1985 (montatura contro Il Bollettino dei comitati contro la repressione, fatta dell’attuale ufficilale SISDE Ganzer, all’epoca comandante dei ROS del Veneto), al 1979 (fatta dal P”c”i e da Calogero, e partita dal Veneto), ed agli anni di Gladio e delle stragi nere coperte da appoggi anche logistici delle basi USA nel Veneto.
In
questo quadro, nonostante io sia notoriamente un “comunista senza partito”,
vengo perseguitato sul piano materiale delle torture via radio in ambiente
carcerario, morale, mediatico e giuridico, sin dall’inizio di questa carcerazione,
10 anni e mezzo fa, perché accusato con i compagni delle Br-Pcc di aver colpito
una base militare degli Stati Uniti
d’America.
Persecuzione
riconosciuta e stigmatizzata anche dal Comitato dei Ministri di 45 paesi
europei (Consiglio d’Europa) più volte ed ancora recentemente il 10.2.2004
nella risoluzione interinale n.13/2004, formalmente corretta (sotto l’aspetto
della tutela dai pestaggi della polizia penitenziaria, e di alcuni diritti
interni comuni a tutti i prigionieri ma concessimi in forma precaria, in
sostanza) ma marcata da un articolato insieme di attenzioni e premurose misure
di coercizione carcerarie (e facendo continuare contemporaneamente la tortura
del controllo mentale totale e degli attacchi uditivi con minacce di morte,
calunnie ed offese di ogni genere, di essere “terrorista” e “criminale”, ecc.
ecc., in forma permanente, cui solo di recente riesco ad affrancarmi
momentaneamente quando mi impegno in specifiche attività, al prezzo di molte
energie psichiche: per spiegarmi, l’aspetto meno pesante è che non so più
che cosa sia il silenzio e la privacy dei miei puri pensieri –per il resto
è chiaro che il carcere tanto più oggi è controllo totale) visto che i rapporti
di forza attuali si esplicano in una
dittatura formale ben poco mascherata (che sta preoccupando persino diversi
alleati della NATO), che da una parte continua la politica d’alemiana di
repressione di massa dei movimenti antagonisti e di classe, e dall’altra porta
a condizioni concrete che nella dimensione generale dello scontro
Proletariato/Borghesia sono tali da essere assimilabili a quelli vissuti dai
comunisti ed antifascisti italiani nostri avi ed europei tra la fine degli anni
’20 e l’inizio degli anni ’40 del secolo XX.
Situazione che si è collocata quindi all’interno
della farsesca vendetta e persecuzione Statale nei confronti di un militante
comunista marxista-leninista-maoista prigioniero originalmente collocato nel
movimento rivoluzionario attraverso una trentennale militanza rivoluzionaria ed
una costante attività di contributo propositivo e politico alla lotta della
classe operaia nel nostro paese.
Attività di persecuzione che si avvale anche di
numerose provocazioni giudiziario-mediatiche, come quelle del dicembre 2002 e
del 25 marzo 2004 sul “Corriere” alle quali non viene fatta seguire alcuna
misura reale, perché l’obiettivo che costoro si pongono è quello di cercare di
“usarmi”, terrorizzarmi con minacce le più ridicole ed astruse (ma in tempi di
follia fascista al potere anche le messe in scena divengono praticabili per
certi demenziali soggetti alla Goebbels)
e di “costringermi” all’abbandono della milizia politica; attività
iniziata sin dall’arresto nel 1993, ma ripresa con allucinante preparazione
nelle carceri, (come documento da sempre ed in particolare da due anni con la
mia Controinchiesta sulle torture che sto subendo), in particolare dopo la
Risoluzione n.30 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del
19.2.2002, in esecuzione della sentenza della Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo sedente a Strasburgo che ha giudicato iniquo il processo che ha
determinato l’attuale mia esecuzione penale senza rispettare l’impegno alla
revisione processuale da questa istituzione richiesta, e dopo la accettazione
della Lista UE sul terrorismo che un comitato ristretto di sbirri e magistrati
emergenzialisti, formato arbitrariamente dagli esecutivi dei governi della
borghesia, alla stregua della controrivoluzione in Europa successiva al 1848,
ha stilato nel maggio 2002 sulla falsariga della altrettanto demoniaca Lista
nera USA che mette insieme organizzazioni effettivamente stragiste come Al
Qaeda, con le organizzazioni rivoluzionarie, di liberazione nazionale e
comuniste di tutto il mondo.
Esecuzione di una pena quindi speciale e
particolare, che continua da oltre 10 anni e mezzo, che sarebbe stata sospesa
qualora, come si è tentato di fare, io fossi stato giudicato ex art.148 C.P.
“incapace di intendere e volere”, dopo un periodo di “osservazione
psichiatrica” disposto dal Magistrato di Sorveglianza di Torino, protraendo
in questo caso all’infinito la mia carcerazione. Declaratoria di
“incapacità di intendere e volere” che non è avvenuta, ma una situazione
che è proseguita nel contesto del sistema di tortura e di controllo mentale che
sto subendo ininterrottamente dal maggio 2002.
Situazione che il sottoscritto per continuare come
sempre a fare propriamente coerente le propria scelta di resistenza, ha dovuto
e deve affrontare con sopportazione e sofferenza in quanto scientifica ed
allucinante provocazione dì Stato nelle carceri ove è stato ed è tuttora
ristretto, da parte di organi forse segreti la cui condotta è sconosciuta
almeno ufficialmente alle stesse Direzioni carcerarie, provocazione che
ha dato luogo alle mie
azioni condotte nella
primavera del 2002 contro le manovre ed atti delle vostre sbirraglie tesi
all'annientamento politico di una voce singolarmente collocata all'interno del
corpo dei prigionieri politici della guerriglia e del movimento rivoluzionario
nel nostro paese.
Ciò accadde quando, una volta sconfitte nella
pratica le manovre degli apparati del Vostro Stato, con numerose azioni ed
iniziative pubbliche di lotta, da ultimo lo sciopero della fame del maggio 2002
che ho condotto [NOTA 2] contro la politica della differenziazione nelle
carceri degli strumenti repressivi come il 14 bis, il 41 bis ecc. e contro la
“nuova” logica repressiva post-undici settembre (che pretenderebbe di istituire
il divieto di pensare oltre che quello di esistere ai prigionieri irriducibili
al vostro Stato illudendosi di poterne azzerare la presenza politica nelle
“patrie” galere) sì è voluto attuare per l’appunto in Italia contro il
sottoscritto il sistema dì tortura bianca denominato M.K.Ultra di provenienza
statunitense consistente in un tentativo tanto inedito quanto incredibile e
pazzesco [NOTA 3] di annientamento della identità politica ed umana di un
rivoluzionario prigioniero, nell’interferenza e nello spionaggio del pensiero
ed in esperimenti di controllo mentale totale e di tortura elettrica via radio,
attraverso microricetrasmittenti sottocutanee installatemi nel capo in
occasione di una operazione chirurgica in anestesia totale subita a Torino il
10.1.1996 o nei giorni immediatamente precedenti, come ho denunciato e denuncio
sin dal maggio 2002 allorquando ho compreso ciò di cui sono oggetto,
esperimenti condotti certamente anche con l’uso di psicofarmaci iniettatimi
nottetempo a mia insaputa e forse anche con l’uso di droghe e sostanze
biologiche.
In un quadro del genere
e ampiamente documentato e altrettanto volutamente
sottovalutato dalle autorità della Vostra città ma non solo di questa città,
è risibile avanzare questioni di diritto. Nondimeno me ne avvalgo tatticamente
allo scopo di evidenziare i nessi e le connessioni con le torture che subisco,
e quindi non procedo alla revoca del difensore di fiducia come ho fatto nel
processo di Trieste del 1995 [NOTA 4].
In questo autentico lager indegno del valore civile di Livorno e del sangue versato dai Partigiani in questa città nella guerra al nazifascismo e dai proletari in 60 anni di sistema “democratico” fatti di scontri sanguinosi con le Vostre forze dell’ordine e con le truppe speciali fasciste dei “parà”, avvengono abusi e pestaggi ed anche morti “dubbie” [NOTA 5] che dovrebbero esse sole costituire oggetto di indagini non formalistiche né burocraticamente tese a difendere l’immagine degli organi statali visti come coidentitari al proprio personale, bensì a portare la verità della morte da carcere alla luce dell’opinione pubblica. Che questo non avvenga non è un caso. La funzione del carcere è sempre più quella di nascondere ed uccidere le contraddizioni e non certo di recuperare alla vita civile chi ha sbagliato, e tantomeno a dare agli innocenti la possibilità di processi in cui potersi difendere in parità di mezzi con l’accusa. Del resto nella legislazione italiana continua ad esistere la “personalità dello Stato”, ampiamente abusata e fattasi giustificazione di difesa ad oltranza del regime.
Né riconosco alcun valore a questo processo
che in quest’aula dovrebbe svolgersi contro chi mi ha scientificamente
massacrato a sangue il 11 e 12 giugno 2002 nel carcere di Livorno dopo avermi
riservato un trattamento inumano e degradante allucinante fatto di isolamento,
iniezioni endovena a mia insaputa nottetempo, deprivazione sensoriale, tortura
via radio con scosse elettriche portandomi a vivere in una condizione di
delirio e totale dipendenza psicofisica ed intellettiva ai miei torturatori per
circa una settimana, falsificazione delle carte sanitarie, nonché pestaggi,
pugni mirati su punti letali e
schiacciamento della carotide con danneggiamento delle corde vocali, crisi
cardiache ripetute senza interventi medici; cose che ho denunciato e documentato
e circa le quali non ho ottenuto dal Suo Tribunale, Signor Presidente, alcuna
soddisfazione.
Sono un Partigiano, signor
Presidente, e il piccolo “incidente” che mi viene imputato in questa sede,
avvenuto il 11 e non il 12 giugno 2002,
nel pomeriggio, è stata l’unica forma che aveva un uomo denudato e
massacrato in una cella priva di finestre e di alcuna intimità, di protestare
per il pestaggio e l’umiliazione cui era stato sottoposto da quattro – cinque
guardie in divisa e manganelli. Così come il blocco delle docce, attuato per
tutta la mattina del 12, e la successiva azione con scontro con una pattuglia
di venti agenti di custodia nel pomeriggio del 12 giugno, sono state azioni
necessarie a poter denunciare il pestaggio alla matricola e per poter
rivendicare di poter riavere i propri effetti personali che erano assolutamente
illesi dai danni dati dall’incendio del
materasso nel solo bagno in un’azione comunque misurata ed attenta a non
danneggiarli, ed hanno avuto come esito un ancor peggiore pestaggio con
strangolamento e successiva iniezione forzata di un micidiale mix di
psicofarmaci, a cui assisteva un uomo in borghese e tuta da ginnastica che
somigliava in tutto e per tutto ad un ufficiale dei ROS del Veneto, Paolo Mastelloni, che già il 8.2.1985 e il 25.9.1987 aveva
proceduto a miei arresti.
Per
questo oggi su questi banchi non dovrei sedere io come imputato, a rispondere
di un materasso bruciacchiato e di un po’ di vernice su un muro, che ho
peraltro pagato “d’ufficio e senza firmare”, la cifra di 34 euro, ma chi a
Biella nel maggio 2002 ed a Livorno nel giugno 2002 ha cercato il mio
annientamento ed anche la mia morte fisica. Non a caso alle mie denunce non è
seguito alcun rinvio a giudizio: non perché non ve ne fossero gli estremi, ma
perché si è voluto “ascoltare” altri orientamenti …
In questa misura, contestare oggi la gratuità dì
una accusa che non viene contestualizzata agli atti inquisitori del PM, nelle
assai documentate condizioni detentive e provocazioni rivoltemi contro in quel
contesto e nei giorni immediatamente precedenti il fatto di cui sono qui
“processo”, serve unicamente a caratterizzare il dato assoluto e
predominante che la Vostra giustizia di classe intende affrontare, al
solito, con provocazioni, infamie e aggiramenti degli ostacoli: il dato del
tentativo di annientamento di un Uomo e della sua Identità politica, ossia
il dato della Identità politica di un prigioniero rivoluzionario comunista
nelle Vostre mani !!!
Come
militante comunista, come prigioniero rivoluzionario nelle mani della
borghesia, non ho nulla da chiedere alla "giustizia" di classe
imperialista, né ho alcuna "buona condotta" da offrire; se nella
prigionia, come in questo caso, adotto in determinate situazioni alcune delle
scarne possibilità di impugnazione, ricorso, reclamo o denuncia, nel merito delle
condizioni, degli abusi e delle torture a cui in carcere si deve
resistere, ciò non significa da parte mia alcun riconoscimento alle strutture
dell'esercizio del monopolio della violenza dello Stato né tanto meno alla
dittatura di classe borghese che ne è presupposto.
Nessuna dialettizzazione, giustificazione o
scusante, dunque !
Il fatto per cui sono processato è stata una
reazione lucida, calcolata, misurata e determinata, calibrata a non causare
danni a me ed ai miei effetti personali, condotta per protestare contro un
grave pestaggio avvenuto all’interno della mia cella dopo che mi era stata
impedita anche solo quella misera ora d’aria di isolamento che era concessa in
quella sezione lager.
Questo di oggi è solo un momento della guerra di
classe che la borghesia cui rispondete nei fatti, ha generato e che vedrà
la fine solo con la eliminazione della causa della guerra stessa, questa
società divisa in classi sociali oppresse ed oppressive, e con la sua
trasformazione in senso comunista e di libertà autentica del popolo.
E qui
vengo a spiegare questa affermazione.
L'obiettivo
per ogni comunista, in carcere come nella realtà dello scontro di classe,
rimane quello di lavorare all'affermazione dell'interesse generale della classe
dirigente della rivoluzone in questo modo di produzione capitalistico ed in
questo paese retto da uno Stato imperialista, ossia la classe operaia - il
proletariato metropolitano, così come a livello "globale" il proletariato
mondiale ed i popoli oppressi giunti come siamo nello stadio dell'imperialismo
capitalista dalla cui distruzione sorgerà la società comunista.
In
carcere come nella realtà dello scontro di classe l’obiettivo di noi comunisti
è, al contrario degli opportunisti filo-negriani [NOTA 6], degli
ex-dissociati [NOTA 7] e dei falsi pacifisti guerrafondai alla Sofri [NOTA 8],
al contrario dei revisionisti e delle loro componenti ex-autonome e trotskiste
di “Rifondazione comunista”, al
contrario dei “difensori della patria” alla Ferrara [NOTA 9] e Cossutta,
Diliberto e Fassino [NOTA 10],
quello di affrontare
le contraddizioni, non di eluderle !
Tantopiù oggi, in un clima di revanscismo anticomunista che si illude (e balla il boogy boogy su questa illusione) di poter demonizzare la storia ed il patrimonio di noi comunisti, grazie alla pavida rivisitazione permanente in chiave cattolica di “autopunizione per le nostre colpe” (Bertinotti versus Sofri ?) del patrimonio calunniato in permanenza, vilipeso e dimenticato da chi per mestiere fa il controrivoluzionario, della lotta di liberazione della classe operaia, fino a negare il valore civile di progresso e inizio della battaglia per la libertà nella società contemporanea, della Rivoluzione francese, noi comunisti, pur nella diversità di impianto politico e di esperienze, siamo tutti chiamati non solo a dover reggere ogni genere di repressione, provocazione e negazione al diritto-dovere alla milizia politica, che si accompagna alla crisi generale capitalista che si acutizza e dipana spasmodicamente nei tentativi di riconquista dei territori strategici del Medio Oriente, ma anche a dover assumere sulle nostre spalle tutto il patrimonio del Movimento proletario e Comunista Internazionale, [NOTA 11] che questa genia formidabile di traditori intende purgare e sterilizzare per consegnare alle giovani generazioni una lettura storica imbonita di omissis e di rimasticamenti che dovrebbero illusoriamente impedire al futuro di affermarsi nella sua ineluttabilità storica: nel Comunismo !
Non ho mancato in questa detenzione come nel passato di affrontare ogni contraddizione che mi si è presentata davanti, da quelle dirette dallo Stato e dai suoi apparati, a quelle dei manigoldi posti indirettamente al servizio dei suoi interessi e degli interessi delle consorterie legate all’imperialismo yankee e ad altre frazioni imperialiste nel nostro paese, a quelle createsi all’interno del movimento rivoluzionario e nelle prigioni.
In tutti i casi, ho applicato ed applico anche qui il materialismo dialettico ed il marxismo-leninismo-maoismo che bene è sintetizzato dalla doverosa decisione di saper affrontare le contraddizioni antagoniste (che oppongono il proletariato come classe alla borghesia ed al suo Stato) e quelle interne alla classe ed al movimento rivoluzionario in maniera diversa e con diversi metodi anziché come vorrebbero i nostri aguzzini in maniera unilaterale ed opportunisticamente vincolata ai rapporti di forza dati, per cui si cadrebbe nell’immobilismo e quindi nel pantano controrivoluzionario.
Questo mi ha permesso in questi 10 e passa anni dei quali oltre 6 passati insieme al proletariato prigioniero nella dispersione da altri prigionieri rivoluzionari decisa dai livelli alti del DAP nonostante le mie dure lotte in tal senso come nel 1999 [NOTA 12], di resistere ad ogni genere di provocazioni ed attacchi, fisici e psicologici, diretti ed indiretti, legali ed illegali, palesi ed occulti, e mi permette oggi di resistere alle Vostre torture, ossia alle torture che i vostri apparati segreti hanno messo in atto contro il movimento rivoluzionario nelle carceri e fuori, specificamente contro la mia persona utilizzando sistemi di ricetrasmissione, lettura ed interferenza del pensiero, probabilmente con apparecchi miniaturizzati fraudolentemente posti nel mio capo nel 1996, mentre ero nelle Vostre mani (cioè di apparati del Ministero della Giustizia) e sotto la Vostra responsabilità. Cosa che ho denunciato a più riprese anche presso la Vostra sede giudiziaria livornese, non inutilmente sotto il profilo politico e formale, ma sinora inutilmente nel senso fattuale delle cose, data la volontà di impedirmi di far emergere la verità con opportune perizie ed esami medici [NOTA 13].
Questo
non mi impedisce, pur nei limiti ed ostacoli scientificamente e minuziosamente
calibrati da misure di contenimento via via raffinatesi al millimetro, di
contribuire al movimento di classe e comunista nel nostro paese, ed anzi mi
rafforza, come comunista, perché nella resistenza permanente alle Vostre
torture ed alle Vostre lusinghe (frutto di avulse e fantasmagoriche teorie
psicologiche cognitiviste e di psicodrammatica che riempiono le mie giornate
con le trasmissioni permanenti subliminali che mi portano ad essere il primo
prigioniero torturato cyberneticamente in Italia che denuncia questa
fattispecie senza che le autorità carcerarie si preoccupino del fatto che
“comunico” con l’esterno dalla mattina alla sera anche solo con il pensiero,
forse perché non è con l’”esterno” ma bensì con qualche oscuro ufficio del
Viminale o di via Arenula che sono “collegato” mio malgrado !),
si afferma
la mia identità irriducibile all’annientamento ed alla sottomissione, fino
alla morte se necessario.
Tortura
che altri membri del Vostro Stato stanno attuando nei miei confronti e nei confronti
di ogni membro del proletariato, che si rivelerà infine un’arma a doppio taglio
perché si rivolgerà prima o poi contro le Vostre strutture repressive segrete o
per mano della Vostra stessa giustizia o per mano della Storia !
Infatti queste strutture, grazie alla copertura mediatica e politica della “ragion di Stato” della “sicurezza” (in questo senso gli storici tutti tra qualche secolo, e non solo gli onesti democratici oggi, valuteranno la reale appartenenza di campo di certe forze terroristiche definentesi islamiste che hanno goduto per decenni di finanziamenti e preparazione militare USA in funzione anticomunista ed antisovietica), agiscono nelle carceri , (così come con lo stesso proponimento fascista nei confronti dei partecipanti alle manifestazioni di piazza dalle più partecipate come a Napoli nel marzo 2001 ed a Genova nel luglio 2001, alle più inoffensive e sorte da necessità le più minime e contingenti come spesso in Italia negli ultimi mesi, con i metodi classici dei calci in bocca, delle torture fisiche, del manganello e dei lacrimogeni, e con quelli ben più aggressivi del piombo e dei gas vietati in guerra [NOTA 14]), facendo uso di sistemi criminali di guerra (occulti e a volte palesi), passibili di essere processati nella sede dell’Aja, come violazione di ogni norma legislativa italiana e di ogni convenzione di difesa dei Diritti dell’Uomo e dei Diritti dei Prigionieri di Guerra e Politici, quale sono io, prigioniero politico e della guerra di classe.
Prigioniero politico e della guerra di classe, quindi Uomo Senza Diritti Certi, nei fatti. Per Voi, a livelli ben più elevati di questa aula, costituisce l’essere io una anomalia politica nel panorama politico delle carceri, in quanto militante comunista rivoluzionario marxista-leninista-maoista che non aderendo ad alcuna organizzazione costituisce per i Vostri “analisti” della controrivoluzione, un problema in più, che infatti certe teste di c… (scusi il termine Presidente) hanno deciso di risolvere con metodi eccezionali (e pare molto costosi !).
È per questo che rivendico e spesso mi vedo negati e tolti solo quei “diritti” che non comportano una qualche forma di accettazione del Vostro ipocrita e falsamente paternalistico sistema carcerario e delle premialità su cui è opportuno qui spendere due parole.
Un sistema che non solo si pone in antitesi ai suoi stessi principi fondativi (l’“Umanità” della pena della privazione della Libertà), confortando noi comunisti della inesistenza di qualunque soluzione ai problemi della “devianza” all’interno di un sistema sociale che ne è motore e fucina, ma che è da svariati decenni in Italia uno dei più avanzati laboratori di annientamento e mediazione sociale che il capitalismo occidentale sia stato in grado di mettere in campo [NOTA 15]. Dietro all’avanguardia statunitense in materia di sedia elettrica e di annientamento della tortura bianca, dietro ma non di molto alle pratiche di isolamento del regime detentivo tedesco, è avanti a tutti nella capacità di sperimentare forme di annientamento che salvaguardino la “facciata” di “democrazia” e “diritto” necessaria al contenimento dei conflitti nella società.
La contestazione sociale del
1968 e degli anni successivi portò il nostro paese a rimettere in discussione
un po’ tutte le istituzioni sociali; le istituzioni totali impattarono con la
contestazione a tutti i livelli, venendone sconvolte: nacque così
l’antipsichiatria, che elaborava diverse strategie di affrontamento dei
problemi della emarginazione sociale e della malattia mentale e che giunse alla
riforma Basaglia; e nacque un movimento di lotta dei detenuti, spesso sostenuto
da organizzazioni politiche della sinistra che, controvoglia ma forzatamente,
sin dal 1968 dovettero conoscere il carcere in misura crescente e massificata;
il caso Valpreda permise di rimettere in discussione l’operato della
magistratura, per la prima volta in maniera clamorosa e in un caso politico; il
caso Pinelli permise di aprire uno squarcio sull’operato delle forze
dell’ordine, ma questi due casi divennero tali solo dopo un periodo
abbastanza lungo di criminalizzazione del movimento di contestazione e del
movimento anarchico in particolare. Definire bombaroli gli anarchici per
coprire le mani assassine degli stragisti legati a doppio filo ai servizi segreti
per influenzare la politica e legittimare le parti più fasciste delle forze
dell’ordine e della magistratura nel loro operato antisociale, è stato
all’epoca un gioco da ragazzi, finché la sinistra istituzionale non si svegliò.
Come sempre, in ritardo storico, e per breve tempo. Poi, tornò il cupo
colore della repressione.
Nelle carceri, la
contestazione sociale e politica di un ampissimo movimento di lotta dei
carcerati (di cui molti ancora pagano con condanne lunghissime il prezzo,
restando reclusi dopo 30 anni di galera) portò a molti miglioramenti solo nel
1975, con la riforma, ottenuta al prezzo di 7 anni di rivolte e di proteste
anche inoffensive; prima della riforma praticamente il detenuto italiano non
aveva diritti, nemmeno di leggere i giornali, e le poche cose che c’erano erano
dovute ai cappellani od alle officine interne di lavorazione; la riforma apre
invece al concetto di recupero sociale delle persone detenute, ai diritti
soprattutto, inerenti il vitto, il decoro e gli abiti (poter vestire con i
propri abiti), lo studio, l’accesso alle fonti di informazione, i colloqui, i
pacchi. Però rimasero pochi gli educatori e gli assistenti sociali che con il
tempo, soprattutto oggi, contano sempre meno nelle prigioni.
Questa situazione diventò impossibile
da gestire per potere democristiano quando allo scontro politico tra componenti
rivoluzionarie nel carcere e fuori da una parte, e lo stato dall’altro, si
aggiunsero numerose le evasioni in moltissime carceri.
Ecco che il governo,
all’inizio del 1977 seguì le idee espresse dal noto Andreotti e nell’estate
istituì il circuito differenziato, ossia un certo numero di carceri e di
sezioni ove le regole ed i diritti erano molto più pesanti e limitati. In
queste carceri, all’inizio sei-sette, vennero trasferiti da un giorno all’altro
circa 700 prigionieri, di cui meno della metà politici e gli altri scelti tra i
detenuti che con il rispetto di cui godevano e la stima che si erano
conquistati nelle lotte degli anni precedenti, erano in grado di mobilitare le
carceri nelle proteste. La guida di
queste carceri venne delegata al generale Dalla Chiesa, che si era già
conquistato la fama in una strage inutile e gratuita con la repressione di un
tentativo di evasione da Alessandria nel 1974. Questa opinabilissima scelta del
governo democristiano si fondava sulla importanza attribuita al contenimento al
controllo ed allo spionaggio sulle componenti più ribelli delle carceri, e si tradusse nei fatti nella costruzione di
autentici Kampi, come venivano chiamati dai prigionieri per la durezza e la
spietatezza delle condizioni interne di vita, ove non mancava violenza,
negazioni, totale isolamento dalle famiglie, ed anche spesso omicidi. Va detto che il sistema interno di controllo di questi carceri
avrebbe in teoria dovuto evitare proprio gli omicidi, ed invece questi
accadevano con facilità inaudita: spesso
venivano trasferiti insieme nella stessa sezione detenuti nemici tra
loro od addirittura detenuti che avevano accusato altri insieme a quelli che
erano stati accusati.
La situazione di queste
carceri era così terribile che il governo e la sua articolazione carceraria,
che allora si chiamava Direzione generale degli istituti di prevenzione e pena
(ora DAP), la quale dirigeva il lavoro del corpo degli Agenti di custodia (ora
Polizia penitenziaria), ritennero di dover restringere ulteriormente le
condizioni di vita e di sicurezza di queste sezioni, da una parte istituendo
delle speciali sezioni dette “braccetti morti” (tra cui Foggia, il più
tremendo, una sezione di Pianosa, Ascoli, ed altri), dall’altra applicando a
tutto il circuito delle sezioni speciali
di massima sicurezza (dette oggi di Elevato indice di vigilanza,
sostanzialmente Trani, Palmi, Asinara, Nuoro, Novara, Cuneo, Fossombrone, a cui
negli anni si aggiunsero Voghera per le donne -poi Latina-, ed altri istituti
costruiti successivamente) il famigerato articolo 90, cioè in pratica venivano
tolti tutti i diritti compresi quelli dei pacchi nella misura e a seconda delle
decisioni dei direttori e del Dipartimento.
Questa situazione di totale
negazione dei diritti, sostanzialmente a quel punto in gran parte per i
prigionieri politici, perdurò sino alla fine del 1985, quando, dopo molte
contestazioni e qualche rara critica di pochi garantisti, il direttore del
Dipartimento, l’ex giudice Amato, decise di togliere l’articolo 90, forse anche
perché il numero dei prigionieri politici irriducibili, causa la dissociazione
di circa 2.000 di essi, era ridotto ad alcune centinaia e quindi controllabile
con misure ancora pesantissime ma non più “eccezionali”. Lo Stato voleva
dimostrare, dopo gli anni delle torture e dei lager e braccetti della morte, di
poter garantire delle condizioni di vita meno disumane, definendole “più
umane”.
Cosa c’è di umano in una
cella ?
L’anno dopo venne la seconda
legge di riforma, la Gozzini, che aprì le porte delle carceri anche agli
ergastolani, con il lavoro esterno sostanzialmente, ed istituì la liberazione
anticipata. Da allora il numero degli omicidi in carcere è calato drasticamente:
si è data una speranza, spesso solo sulla carta, anche ai “duri” delle carceri,
a chi non aveva “niente da perdere”.
L’emergenza creata nel paese
dai potenti e dalla mafia, utile a far dimenticare Tangentopoli, servì nel
1992, dopo l’attentato a Falcone, che era un giudice antimafia scomodo a molti
nel potere centrale, a far decollare un nuovo restringimento alla vita
carceraria.
Si disse che era una misura
utile a combattere la mafia, ma servì a creare nuovamente un circuito
ulteriormente differenziato, (ancor più della massima sicurezza-dal 1998
denominato Eiv – che rimase attivo-),
ossia il famigerato articolo 41 bis, sulla base del quale si è istituita
di fatto la tortura in Italia, come Amnesty International e non solo qualche
avvocato preso di mira dallo Stato ed i radicali, hanno più volte documentato
in rapporti ufficiali internazionali.
Con il 41 bis, si è creato un
nuovo circuito di sezioni o padiglioni interno alle carceri, sostanzialmente
una dozzina di carceri hanno sezioni 41 bis ove vivono circa 700 detenuti. Nel
circuito Eiv ne rimangono circa 400, mentre il Dipartimento ha ulteriormente,
con la direzione del giudice Caselli nel 1999, esteso e massificato l’emergenza
carceraria estendendo massicciamente una via di mezzo della sicurezza, il circuito
Alta sorveglianza A.S., e facendolo diventare di fatto un circuito speciale a
tutti gli effetti. Sicchè oggi ci sono in Italia 8.000 – 8.500 detenuti che
hanno diritti molto più limitati dei detenuti “comuni” e ai quali l’usufruire
dei benefici penitenziari è praticamente impossibile, nonostante per legge
questi possano essere ottenuti solo dopo metà o 2/3 della pena.
In parte questa situazione
era stata parzialmente attenuata come pesantezza dalla legge del nuovo
regolamento penitenziario del 30.6.2000 (che sostituiva quello del 1976
successivo alla riforma del 1975), regolamento che estende a tutti, una serie
di diritti, come le 6 ore di colloquio al mese invece di 4, la telefonata
settimanale anziché le due telefonate al mese, i 20 Kg. di peso dei pacchi ogni
mese, il computer in cella per ragioni di studio, ecc., con determinate
esclusioni ai circuiti Eiv e 41 bis. Cose ottenute sostanzialmente con il ciclo
di proteste sorte nella primavera del 2000 per l’indulto generalizzato e
l’abolizione dell’ergastolo, che erano chiaramente obiettivi qualificanti e
politici per il proletariato prigioniero, con gli scioperi prolungati e le lotte di massa di Rebibbia, Opera [NOTA
16], Genova e Torino, ecc, cui certo l’entrata in campo del Papa nel luglio
2000 a Regina Coeli non tolse il carattere di contestazione forte e radicale
che il popolo delle carceri espresse a partire dal clamoroso pestaggio di massa
di Sassari, che seguì altri gravi episodi come la morte di un detenuto a Parma
subito dopo la repressione di una protesta [NOTA 17].
Nel 41 bis ancora oggi per
poter telefonare ai familiari, questi devono recarsi in un carcere vicino alla
propria residenza, non possono ricevere a casa la chiamata; in molti carceri
effettuano colloquio dietro il vetro blindato, senza poter accarezzare la mano
ai propri cari.
Soprattutto i detenuti in 41
bis, ma anche quelli del circuito Eiv ed As, hanno poi quasi totali impedimenti
a vedersi accordare benefici e permessi, spesso impossibili per i divieti
emergenziali dell’articolo 4 bis della riforma, aggiunto nel 1992, che vieta
talune concessioni a chi è stato condannato per reati di mafia, “terrorismo”,
sequestro di persona con omicidio, traffico internazionale di stupefacenti,
qualora persistano dubbi sullo svolgersi dei fatti di reato o, nel caso dei
rati di “terrorismo”, non vi sia una declaratoria di resa, più o meno esplicita
nell’assenza provata di “contatti” che vengono individuati in pratica
nell’interesse perdurante o meno alla politica.
Questi divieti oggi sono una
normalità anche per motivi sanitari, dato che si impedisce praticamente di
curarsi o farsi visitare in ospedali pubblici e si cerca di trasferire i
detenuti che chiedono esami specialistici nei “centri clinici” (i più terribili
sono notoriamente Parma ed Opera) e sezioni bunker ospedaliere (tra le più
allucinanti quella delle Molinette di Torino) –delle specie di lager mascherati
da ospedali interni alle galere– anche per semplici visite ortopediche od
audiologiche. Infatti dal giugno 2003 è scaduto il decreto Bindi che gestiva le
prestazioni specialistiche nelle carceri, e il Dipartimento non avendo più il
fondo di spesa ha tolto moltissime prestazioni specialistiche esterne da quelle
prescrivibili dai medici delle carceri, che a loro volta sono una categoria un
po’ più corporativa e carceraria che sanitaria di quanto la Costituzione non
vorrebbe.
Questa situazione è ben
conosciuta in Europa oltre che da deputati ed avvocati italiani, e dalla
inadempiente Commissione Carceri di Montecitorio [NOTA 18], ed ha portato più
volte a condannare l’Italia per violazione dei diritti umani dei carcerati.
Amnesty International ed il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura
sedente a Strasburgo si sono più volte pronunciati, e non solo sulle gravissime
condizioni di vita in carceri giudiziari sovraffollatissimi come San Vittore,
Marassi, Poggioreale, ecc., ma anche e specificamente sulle sezioni speciali,
ma senza ottenere grandi risultati.
Infatti anche nella
“sinistra” istituzionale nel nostro paese, con rare e timide eccezioni, permane
una cultura punitiva e di lassismo nei confronti di queste situazioni, che
comportano oltretutto la morte per suicidio di 50-70 detenuti all’anno e la
morte per motivi di salute per circa 200 detenuti ogni anno; detenuti ai quali spesso
non è concesso da Magistrati di sorveglianza –allarmati ed impediti
dall’opinione pubblica– neppure di morire in un letto di ospedale.
La mancata concessione di un
indulto generalizzato da oltre 25 anni è ben coerente con questa realtà
“speciale” per un paese che vorrebbe dirsi importante, ricco e democratico come
il nostro.
La logica cui si è ispirato il braccio statale dell’ “amministrazione penitenziaria”, lungo diverse legislature, e specialmente da quando la “emergenza antimafia” è divenuta la norma per migliaia di detenuti, è stata come dicevo più volte smascherata da organismi internazionali di osservazione sulle carceri e sui trattamenti inumani e degradanti.
Non comprendendo nell’impegno umano e politico in carcere la denuncia delle condizioni di sopravvivenza e le politiche di annientamento per puro filantropismo garantista, come comunista mi devo rimboccare le maniche anche su quegli aspetti che meno appaiono “centrali” e “qualificanti”, pur senza sovrappormi alle espressioni del proletariato prigioniero, ma dialettizzandomi però alle sue esigenze, anche quando sono diverse dalle mie, in maniera dialettica e non solo critica come fossero “estranee” alla lotta di classe le necessità di chi è privato della Libertà. Per questo dò una valutazione positiva delle lotte e proteste di massa anche quando sono ad un livello basso di conflittualità: in particolare a quelle del 2000, molto meno a quelle del 2002. Queste infatti sono state in qualche modo preparate a tavolino in maniera concordata con l’apparato in un tentativo di costruire anche giustamente il “diritto” alla lotta nelle carceri (ancor oggi una semplice raccolta di firme può costare rapporti disciplinari, licenziamenti, trasferimenti) su una rivendicazione però troppo legata ai “tempi” dei parlamentari e del Papa (tipica la sospensione delle lotte nel novembre 2002), per poi mancare l’obiettivo minimo di un indulto comunque generalizzato. Potenza del medioevo, e non certo colpa ma limiti, delle lotte, a testimoniare il grado cui si è giunti nella capillarità del controllo e della cogestione carceraria !
Non menziono questi passaggi per interesse personale, dato che non mi avvalgo né di “programmi trattamentali” né chiedo alcun beneficio alla “amministrazione” di questi magazzini senza speranza di carne umana che sono oggi le carceri italiane, bensì per far notare a codesta Corte come in realtà le Vostre condanne non sono a ciò che la legge prescrive, ma a trattamenti del tutto in contrasto persino con lo spirito Costituzionale comunque interclassista sorto dalla Resistenza Partigiana e con l’Eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Eguaglianza del resto che l’attuale esecutivo, con qualche eccezione per la famiglia reale di un tempo, intende verso la restrizione e non verso il “favor rei”. Leggi del resto continuamente eluse e glissate da montagne di circolari ministeriali e disposizioni interne arbitrarie.
Migliaia e migliaia di detenuti “speciali” (oramai la “emergenza è estesa a tutte le galere) e decine di migliaia di detenuti nelle carceri “normali” (la normalità dell’orrore) patiscono così da 12 e passa anni, grazie agli “onestissimi” Scotti e Martelli [NOTA 19], ed a tutta la classe politica, che necessitava di sfuggire al capestro di Tangentopoli, oltre all’emergenza “antimafia”, una condizione di oggettivo abbandono e di illegalità delle Vostre stesse strutture, come per esempio nell’inapplicata giurisdizionalità sui reclami bocciati o privi di risposte che il singolo detenuto o gruppi collettivi di detenuti con raccolte firme, avanzano.
Il mostro burocratico della Cassazione tuttavia non può certo, come del resto non possono gli “oberatissimi” Magistrati di Sorveglianza, rispondere a tutti i ricorsi dei detenuti in tempi tali da costituire un freno agli abusi di Direttori e Comandanti carcerari, più spesso di questi ultimi, tesi sempre più a “limare” diritti secolari acquisiti.
L’istituzione ora dei difensori civici non si traduce in una nuova stabile presenza interna alle galere ma solo in una figura aggiuntiva che può avere accesso alle carceri senza preavviso, come già possono del resto parlamentari nazionali e regionali, ai quali tuttavia non è possibile scrivere senza il controllo della censura a chi è sottoposto a questa misura. Ben poco, con 134 morti senza causa accertata in 25 mesi nelle carceri italiane (uno alla settimana di media) [NOTA 20], solo per restare alle cifre più recenti, e senza considerare suicidi, tentati suicidi e pestaggi [NOTA 21].
Con dei Magistrati di Sorveglianza in genere supini, intimoriti dallo strapotere della categoria emergente dei facenti funzioni direttive ufficiali di rango della Polizia Penitenziaria, elevata a corpo politico dall’esecutivo con funzioni anche di repressione sociale esterna alle carceri nelle giornate di Genova del 2001, [NOTA 22] spinti ad un orientamento forcaiolo di chi concepisce gli anni, le decine di anni, di carcere, ed il carcere a vita persino, (contro l’orientamento abrogativo del 1998 che pareva accolto dall’opinione pubblica nella legislazione precedente), non come un periodo al massimo di privazione della libertà in senso lato, bensì come un indiscutibile periodo di pena edittale da scontare sino all’ultimo giorno senza alcun “cedimento” né per motivi di salute (visto l’orientamento supino al Ministero, della corporazione della “Medicina Penitenziaria” -diretta dal reggente il centro clinico del carcere di Pisa- corporazione a cui, ho scoperto, sono aperte le iscrizioni a qualunque altro medico, per rafforzarne la potenza) né per motivi di umanità, fatta eccezione per i nomi famosi.
Quasi che la boria vendicatrice di “vittime” spesso neppure esistenti, come nei casi dei “reati associativi contro la personalità dello Stato” (altra aberrazione giuridica di cui van fieri i paladini del giustizialismo di tutto l’arco parlamentare) debba apparire in incubi quotidiani ad uomini e donne già privati della cosa più cara ed importante della vita (in ordine di importanza seconda solo alla Dignità), la Libertà, nonché vessati ed umiliati da norme il più delle volte restrittive, o, se liberali, inapplicate.
In questo modo, dopo aver superato con la emergenza “antimafia” la fase pre-rivoluzionaria dell’inizio degli anni ’90 creatasi nel nostro paese dal binomio Tangentopoli-Guerra Imperialista, dei processi alle associazioni a delinquere di regime e le tante condanne a piede libero dei loro caporioni dopo il riciclaggio dei vari Cubani, Segio, Sofri, a “difensori d’ufficio e del niente” non richiesti né eletti dal popolo delle carceri, dopo la castrazione dell’intervento del volontariato, dopo la fondazione dei GOM e dell’UGAP sulle ceneri dello SCOP, si intenderebbe ora nell’epoca della “tolleranza zero” per gli immigrati e della “certezza” della pena, da parte di un’esecutivo fascista nella sostanza, eludere quelle che sono le regole del rispetto della vita dei carcerati e delle loro condizioni di libertà residue non negate dalla privazione della libertà in senso lato, ossia dalle regole del diritto penitenziario, sino a giungere alla NEGAZIONE DELLA LIBERTA’ E PRIVATEZZA DEL PENSIERO STESSO (cioè ben oltre la negazione della libertà di espressione, ma proprio alla negazione del diritto al pensiero, ossia la soglia massima della tortura e della violenza contronatura su una persona che si rappresenta come una morte che continua senza arrivare mai).
Ma quale diritto, niente da dire dunque, a
sentir parlare il ghigno feroce del Guardasigilli, ed a calcolare qual è la
vita effettiva di chi come il sottoscritto vive questa allucinante esperienza
del controllo mentale totale ?
Il vostro diritto, monopolio della violenza e
della coercizione non è né democratico né tantomeno cristiano, è semplicemente classista.
Per il Vostro diritto e
quindi per Voi, è molto più grave rapinare una banca di 20 milioni di lire che
sottrarre al fisco, rubando a tutti, 20 miliardi al giorno. Per il Vostro
diritto e quindi per Voi, è molto più grave sequestrare e liberare vivo un
ricco possidente piuttosto che sequestrare e stuprare una comunità indigena,
perché ai primi date comunque 30 anni di galera, e coi secondi, in Colombia o
in qualsiasi paese del terzo mondo, ci mantenete rapporti economici, politici,
diplomatici. Per il Vostro diritto e quindi per Voi, Milosevic è stato un
presidente della repubblica criminale di guerra, perché era inviso alla
politica degli USA, e invece Fujimori, Uribe, Banzer e Pinochet, Gualtieri e
Marcos, Ecevit e Sharon, tanto per fare qualche nome, sono o sono stati dei
legittimi presidenti della repubblica.
Oggi che l’ambito giuridico e
penale è divenuto globale, per Voi sono molto più colpevole io che sono
accusato di qualche graffio ad una palazzina piuttosto che gli ufficiali
americani che hanno fatto morire 21 innocenti al Cermis o quei generali che
hanno ordinato quelle manovre militari che hanno portato all’abbattimento del
DC-9 dell’Itavia sui cieli di Ustica nel 1980.
Per Voi sono molto più colpevoli dei tossicodipendenti che si massacrano
tra loro per una bustina che non quei criminali di guerra in divisa USA che
nelle strade di Caserta hanno fatto l’”arancia meccanica” a dei giovani del
luogo.
E sono cose normali,
quotidiane. Per i Vostri carabinieri e poliziotti è molto più grave toccare gli
interessi costituiti che non massacrare dei giovani in piazza o al coperto
nelle vostre caserme. Non a caso i primi sono stati fondati dai Savoia due
secoli fa ed i secondi erano all’inizio dell’istituzione del corpo, degli
ex-spioni della mala meridionale passati dall’altra parte del fossato a
stuprare le donne dei loro ex-amici.
Cinicamente, la logica che
sottende a questo sistema giuridico indicato dall’Europa come il peggiore del
continente (non considero europea la Turchia, questo è uno schiaffo
all’intelligenza voluto dagli interessi politici ed economici dell’imperialismo
principalmente yankee, come il perorato ingresso di “Israele” chiesto dai ben
strani aderenti alla Lista Pannella-Bonino, “partito radicale” ben diverso da
quello che negli anni settanta metteva in crisi la cultura ipocrita della buona
borghesia settentrionale), ossia la logica del “peccato”, della “punizione” e
della “redenzione condizionata all’abiura”, sono i capisaldi di una struttura
penitenziaria che pare ondivaga a seconda dell’umore più o meno cristallizzato
dell’assenza della regione, agitato da anchorman panzuti e da cronisti d’accatto
su media sempre più monopolizzati e controllati, (omogenei attorno
all’argomento del giorno, della settimana, molto più raramente del mese perché
ad uno scandalo va fatta seguire una celebrazione, quindi una tragedia e poi
solo dopo si potrà parlare di un altro scandalo, altrimenti crolla tutto il
sistema della “fiducia dei cittadini” -SIC quale fiducia ?-) su cui far ruotare
tutta la censura e la manipolazione dell’informazione sulle altre questioni,
che poi sono quelle di sempre, il malessere oramai endemico e strutturale a
tutte le generazioni e classi sfruttate, il carovita costantemente
esponenziale, la disoccupazione che spinge al lavoro nero all’extralegalità
all’alcolismo ai drammi familiari, la chiusura ed il ridimensionamento delle
strutture industriali (agli industriali conviene oggi il furto finanziario,
immobiliare, turistico e commerciale, quando non la delocalizzazione in paesi
meno sviluppati e lontani -ove i salari sono molto più infimi di quelli
italiani- come Cirio e molti altri casi dimostrano, tanto il valore
aggiunto ricavabile con certe operazioni è incommensurabilmente maggiore dello
sfruttamento di migliaia di “braccia” -come vengono considerati gli operai,
pur impegnatissimi nel livello tecnologico dei macchinari attuali !-), la
privatizzazione selvaggia, i morti sul lavoro ed a causa dello sfruttamento del
lavoro (gran parte dei morti sulle strade sono causati dai mezzi pesanti o dai
problemi dati dalla “velocità” schizoide dei processi produttivi di oggi –nonostante
internet, anzi forse anche per internet, le merci devono correre sempre più
veloce-), la distruzione dell’ecosistema, la follia del capitale elevata a
legge universale, la perdita dei valori comuni a tutti gli uomini e a tutte le
donne –meno recettive in questo senso dell’anomalia da basso impero di
questo grado di sviluppo delle società capitalistiche ‘avanzate’-,
l’esibizionismo ed il sessismo più squallidi ed impersonali, IN UN SISTEMA DI
MORTE E MERCIFICAZIONE SELVAGGIA mascherato da ipocrisie, paure, luci e palcoscenici
come mai prima d’ora.
IL CAPITALISMO IMPERIALISTA.
Per i falsi democratici, il
sistema “migliore”.
Per noi comunisti, l’ultimo
stadio della barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, prima della
Liberazione Rivoluzionaria delle energie e potenzialità di ogni persona, nella
società Comunista, che chiamiamo tale in quanto SENZA GALERE.
Un guasto della specularità della politica critica dell’ex area governativa di centro-sinistra verso l’attuale area governativa fascistoide è che per contrastare la politica di auto-difesa personale del presidente del consiglio, i primi riprendono ancora una volta le difese della categoria più discutibile e plenipotenziaria della storia italiana dell’ultimo trentennio, ossia di quella corporazione di potere (sorta spesso dai commissari come Di Pietro e dagli ufficiali dei carabinieri, e debordata più spesso ancora ad altre cariche della magistratura) che più di qualunque altra si è “presa la responsabilità” di difendere il capitale e la borghesia dall’assalto al cielo della rivoluzione proletaria. Stando dalla parte sbagliata con la massima liberalità verso i propri mezzi e sistemi (dalle unghie strappate degli anni ’50 alle finestre aperte del ’69 agli elettrodi sui ciglioni dell’82 al controllo mentale totale di oggi) e al contempo con la massima determinazione politica a mantenere stabilmente legato agli interessi della borghesia imperialista, il baricentro della politica. Salvo poi incappare in incidenti di percorso inter-borghesi più o meno frequenti, costoro oggi occupano tutte le cariche strategiche dello Stato borghese, e lo fanno da corporazione (se Berlusconi dice di abolire l’appello per gli assolti, Grasso subito dopo afferma che l’appello è da abolire e basta), così che questi fattori e tanti altri definiti non a caso genericamente “crisi della giustizia” non sono sufficientemente mascherati da far iniziare a porre dei dubbi in Europa, -pur ubriaca di ovazioni autocelebrazioni e progetti neo-costituzionali da insalata andata a male- (Nota 23) sulla salute mentale del nostro paese, in quanto gli uomini di cultura stanno iniziando a comprendere sempre più coscientemente che in Italia siamo già dentro un nuovo ventennio fascista, il problema è che è un fascismo “bi-partisan” e che quindi le forze della resistenza sono molto più deboli e confuse, in quanto ancora una parte del popolo segue gli “eredi” del vecchio Pci.
Facile quindi capire che le
motivazioni di un prigioniero rivoluzionario che venga brutalmente allontanato
nel circuito penitenziario dai luoghi di prigionia degli altri compagni (in una
logica “tedesca” che si sta estendendo, oggi sono circa la metà i prigionieri
rivoluzionari che sono soli in un carcere nel nostro paese), come è avvenuto a
me nel 1996 e nel 2002, siano così poco accettate in un quadro di totale
illegalità interna, non solo quando afferiscono ad un sistema di tortura via
radio e quindi “invisibile” ma anche quando sono legate a questioni che in
altri tempi non si sarebbero neppure poste, dato che siamo in un clima in cui
un massacratore di giovani proletari come l’ex pm Sabella poteva stracciarsi le
vesti per il “turismo carcerario” ed un guardasigilli come l’attuale definire
“grand hotel” ma per scherzo, dato che su certe tragedie come Buoncammino, in
Italia è meglio scherzarci su.
Più difficile sostenere le
ragioni omissive secretanti delle
montature atte a cogestire con i servizi segreti l’allarmismo terrorista utile
ai padroni, dei Procuratori della Repubblica “antiterrorismo” d’assalto al
diritto alla politica ed alla libertà d’opinione della classe sfruttata –e non
certo dei boie miliardari al potere- dell’ “emergenza” (un morto della
borghesia significa EMERGENZA, migliaia di morti proletari e centinaia di morti
bianche nelle galere significano NORMALITA’, a fronte delle denunce dei
prigionieri, su questi argomenti più vicini ai “problemi tecnici e satellitari”
(richieste su uso Internet, su uso DNA, su uso satelliti, forse il tutto
per leggere la testa dei cittadini ?), in una fase storica in cui il
più grande potere Terrorista di sempre dopo Gengis Khan e gli imperi delle
epoche a.C., quello di Hiroshima e Nagasaki per intenderci, gli U.S.A.,
cercano e trovano a volte l’adesione anche dell’Unione Europea alle proprie
campagne di occupazione militare e di terrorismo, come sulle “Liste nere delle
organizzazioni ‘terroriste’” ivi comprese quelle rivoluzionarie e Palestinesi,
in una fase storica dunque nella quale persino uno Stato indipendente ed
ex-colonialista come il Belgio è costretto a cancellare dalle proprie leggi
contro i Crimini di Guerra, o nella quale il Tribunale Penale Internazionale è
snobbato dallo Stato sionista così come dal paese che ospita la sede delle
Nazioni Unite … appunto gli U.S.A., che con la Gran Bretagna sono stati capaci
di ottenere il plauso ad un assalto militare motivato da false notizie della
CIA e dei servizi segreti militari, pare pure italiani (Nota 24).
Per questi motivi di base, e
storicamente, il contributo di ogni rivoluzionario prigioniero alle proprie
organizzazioni (per chi ci si riconosce) ed al movimento rivoluzionario in
generale si è esplicata e si esplica nella stesura, nella lettura e consegna
agli atti di documenti politici che afferiscono alla propria Identità Politica
(che per ogni comunista è innanzitutto, oggi che non esiste un unico partito di
avanguardia capace di condurre lo scontro con la borghesia per la conquista del
potere, di appartenenza e scelta di campo alla classe operaia ed al movimento
comunista), perché è oggetto del processo, dietro ogni parvenza, la Identità
del prigioniero politico e di guerra, l’attacco e la mistificazione borghese ad
essa, e non tanto il “reato” per cui si procede, allego al presente il
documento n.2.
Contributo teorico e politico
che conferma la distanza politica ed umana di questo comunista prigioniero,dal
trattamento di tortura tecnologica ed occulta che i Vostri apparati di
“sicurezza nazionale” mi riservano, tra una calunnia e l’altra, da anni,
distanza abissale dalla Vostra aula, dalle Vostre manovre, dai Vostri
affossamenti delle indagini più scomode, dalle Vostre moine, dalle Vostre
pratiche di annientamento e dalle Vostre omissioni, dalle Vostre violenze e
dalle Vostre pratiche repressive a vocazione e senso unico, la “protezione” del
feticcio-denaro e del potere di chi lo possiede …
Non
esiste alcuna libertà fuori dagli interessi sociali, politici, etnici,
economici e di benessere della stragrande maggioranza, oggi sfruttata,
dell’Umanità ! Per questo vi è una sola Libertà per cui lottare, verso il
Comunismo, e per questo voglio qui rendere omaggio a tre combattenti della
libertà caduti negli ultimi tre decenni,
in questa onorevole regione, la Toscana, che tanto sangue ha versato
all’abbattimento della dittatura fascista: a Franco Serantini, ribelle
anarchico assassinato dalla forze repressive nel carcere di Pisa nel 1972, a
Mario Galesi, militante delle Br-Pcc caduto resistendo alla cattura il 4 marzo
2003, ed al comandante partigiano Angiolo Gracci, democratico ed avvocato degli
oppressi, antifascista e partigiano, patriota ed antimperialista, morto pochi
mesi fa in età avanzata dopo aver contribuito per tutta la vita alla causa
degli sfruttati e degli oppressi.
Che la memoria del
proletariato sappia valorizzare al massimo i diversi esempi di combattimento
rivoluzionario, politico, umano e sociale di questi caduti della nostra classe
proletaria, e di tutti i nostri caduti !
RIBELLARSI
E’ GIUSTO E STORICAMENTE NECESSARIO !
Paolo
Dorigo, militante comunista marxista-leninista-maoista prigioniero
1)
[che vedeva il principale teste dell’accusa difeso
da un avvocato che lavorava nello stesso studio della consorte del reggente le
indagini, tanto che costui dovette poi cambiare sede e funzioni nella
magistratura]
2)
[cfr. Dichiarazione
di lotta e solidarietà, agli atti nella 'Controinchiesta' in possesso della
Procura della Vostra città nel procedimento 4647/2002/RGNR/PM]
3) [cfr. La mia identità politica e militante, a parte agli “inquirenti” da me querelati personalmente di Pordenone in data 31.3.1994 per abusi e falsi vari, era ed è notissima a numerosi magistrati italiani ed inquirenti cd. “antiterrorismo”, da Ganzer a Rossetti, da Mastelloni a Priore, da Cavedini Lenuzza a Spataro, da Calogero ad altri, e non si spiega quindi come sia stato possibile che degli apparati istituzionali abbiano avuto l’autorizzazione –torinese ?- nel 1996, di apporre delle microspie nella mia testa, né tantomeno l’autorizzazione –bolognese o pordenonese o torinese o biellese ?- nel 2002, ad utilizzare questi apparecchi per spingermi alla pazzia. Che ciò sia avvenuto lo dimostra la pervicace propensione di vari organi della magistratura piemontese, da me querelati il 13.2.2004 per abuso, omissione e falso, alla magistratura competente milanese, a non effettuare la verifica tecnica se dal mio corpo siano o meno rilevabili frequenze radio in emissione. Ma ciò è ancor più incredibile se si pensa che io ho potuto giovarmi, lungo tutte le mie 4 carcerazioni, tutte per motivi politici, dal 1977 al 1985 al 1987 al 1989 a quest’ultima, della solidarietà concreta e pratica di moltissime situazioni di lotta ed organi di informazione del movimento comunista, per cui non si capisce chi sia il folle che ha concepito tale progetto di annientamento e che ha pensato che io potessi finire in manicomio nel silenzio generale: non a caso ho avuto immediate espressioni di solidarietà politica nel corso di assemblee e manifestazioni nel giugno 2002 a Biella, Milano, Bologna, Padova ed altre città]
4) [cfr. Dichiarazione, Corte di assise di appello di Trieste, in “Bollettino dell’ASP”, n.53-54]
5) [cfr. “L’Unità”, 26.11.2003, “Verità per la morte di un detenuto”, di L.Manconi]
6) [cfr. Mi riferisco all’ex-padre fondatore della dissociazione dalla lotta rivoluzionaria, all’epoca sponsorizzata dallo Stato e dai radicali, che con quella manovra uscì dal solco del comunismo nel quale aveva dottrinalmente militato, per poi prendersi una sagace vacanza dottrinale oltre cortina e tornare, a giochi fatti, a saldare il suo conto con la giustizia facendo il buon “samaritano” e propugnando una tesi politica falsamente rivoluzionaria espressa principalmente in un molto pubblicizzato dalla borghesia lucido tomo ove si dà una lettura sostanzialmente anticlassista e controrivoluzionaria delle possibilità rivoluzionarie di questa epoca per la classe operaia ed il proletariato mondiale, nell’apologia funzionale sottointesa della frazione yankee del capitale].
7) [cfr. gli or ora meno frequenti interventi di zombi della politica in qualità di ex rivoluzionari passati armi e bagagli al nemico, da quella che ha condannato a morte certa il povero Maccari, a quella che offre le rose a Kossiga e difende (da garantista quale vuole apparire oggi dopo la ovvia ultima sua uscita editoriale) gli assassini dei compagni negli anni settanta, ai tanti altri che si sbracciano nel parlare di diritti dei carcerati ma che da quando ne parlano la situazione è in peggioramento verticale nelle assi cartesiane della morte da carcere, forse anche a causa della loro opera di imbonimento e di legittimazione all’attività scientifica che cerca di estendere e rafforzare il rincoglionimento nelle carceri con il solo beneficio dei governanti di turno e di pochi fortunati]
8) [cfr. l’ex segretario nazionale del “partito” di “Lotta continua” (come chiamava la nostra organizzazione mentre ci traghettava verso le elezioni borghesi del ’76 per poi proporne ipocritamente lo scioglimento dato che lo sterile risultato dimostrava che a sinistra del revisionismo in questo paese come in ogni regime democratico solo a parole c’era e c’è spazio solo per la Rivoluzione e lui di Rivoluzione non ne voleva più sentir parlare) discetta spesso di pace nei suoi articoli sui giornali dell’Illustrissimo o simili, come “Panorama” e “Foglio” (che lo ospitano con gradimento nonostante a tutti gli altri prigionieri per reati come il suo riservino ben altre attenzioni), e nei suoi ora meno frequenti interventi televisivi in diretta, con l’aria compassata di chi ne ha viste troppe e dall’altezza del suo carisma può pontificare alle genti la necessità della compassione, salvo sminuire la funzione delle modalità di tortura effettuate dagli agenti della CIA e del Mossad sui combattenti mediorientali caduti nelle loro mani, accettare come necessaria la guerra imperialista in Jugoslavia, sbracciarsi per declamare la gravità dei regimi da Kabul a Belgrado, ma non dire una parola per i prigionieri rivoluzionari di tutto il mondo, trovandosi evidentemente bene nel ruolo di vittima vestale di Stato]
9)
[cfr. già
responsabile torinese del PCI, nel 1977 promosse la delazione ed il
pattugliamento “antiterrorismo” dei luoghi “strategici” tra gli operai e gli
studenti torinesi, in particolare tra quelli iscritti al PCI, pratica poi
estesa a tutte le città operaie del Nord Italia contro i militanti delle
organizzazioni combattenti e dell’autonomia operaia, per poi aderire, mentre
cambiava fisionomia progressivamente,
dopo la caduta del revisionismo nei paesi già socialisti dell’Europa
dell’Est e nello stesso nostro paese, alla cricca malfamata dell’attuale capo
del governo, rivendicare il manganello per i contestatori “cattivi ed
aggressori” delle forze dell’ordine che tutelavano l’immagine di Berlusconi il
4.10.2003, e rivendicarsi un passato di ex agente dell’anonima assassini
primaria nel mondo, la CIA del Guatemala, dell’Indonesia del massacro del 1965,
del Cile del 1973, dell’Iran dell’assassinio di Mossadeq, dell’Iraq dell’assassinio di el-Kassem, dell’Italia di
Mattei e di Gladio e Piazza Fontana, della Grecia dei colonnelli e dei delitti
commessi in tutto il mondo “nell’interesse” dell’imperialismo americano]
10)
[cfr. i primi due promossero la scissione in
“Rifondazione comunista” in cambio del Ministero della Giustizia che contribuì
dopo la montatura delle evasioni pilotate del dicembre 1998, alla ripresa di
una nuova emergenza di massa “governata” dal noto Caselli, dall’altrettanto
noto ex uomo dello SCOP e del SISDE gen.Ragosa e di una nuova istituzione di servizi
segreti penitenziari, l’UGAP; il terzo è il futuro leader della compagine già
revisionista ed ora liberal-democratica filo-Democratic Party of United States
dei cosiddetti “Democratici di sinistra” capaci di volere il 41 bis nelle
carceri e di far accompagnare dai nostri caccia le operazioni assassine
dell’USAF e della NATO in Jugoslavia nel 1999, ben prima della figuraccia con
cui hanno mostrato il loro volto di borghesi guerrafondai in occasione delle
“votazioni” delle operazioni militari “di pace” in Iraq, e capaci di aderire a
quell’Internazionale Socialista erede dell’interventismo militarista della
prima guerra mondiale e passivo spettatore dell’assassinio di 300 prigionieri
politici e di guerra del PCP e dell’EGP a Lima il 18-19 giugno 1986]
11)
[Attraverso l’esperienza dei primi movimenti
comunisti nella Rivoluzione francese, le Leghe operaie e comuniste, il 1848 del
Manifesto del Partito Comunista e l’analisi e teoria scientifica marxista, la
Comune di Parigi e l’evoluzione della scienza rivoluzionaria, la Rivoluzione
d’Ottobre e l’edificazione del Socialismo nell’Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche, i tentativi Rivoluzionari operai in Europa negli anni
’20, la Guerra di Spagna e la resistenza antifascista, la Rivoluzione Cinese e
la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, i movimenti di liberazione e le
guerriglie nei paesi coloniali e nei processi di liberazione nazionale del
Tricontinente, le lotte anti-razziste in USA ed Azania, ed il definirsi della
strategia della guerra di popolo di lunga durata diretta dal Partito Comunista
quale strategia attuale e UNICA via di autentica liberazione nella sua
concretizzazione pratica e teorica data dal marxismo-leninismo-maoismo, ossia
dal marxismo all’attuale livello di sviluppo dell’Umanità]
12)
[Nel settembre 1999 iniziai nel carcere di Opera,
dopo un atto repressivo contemporaneo alla relazione “antiterrorismo” del
sen.Pellegrino dei DS, e contemporaneo ad altri atti simili verso altri/e
prigionieri/e rivoluzionari/e in Italia, uno sciopero della fame durato 64
giorni durante il quale persi 14 kg di peso, mirante ad ottenere il
raggruppamento con altri prigionieri rivoluzionari, cosa che ottenni con il
trasferimento alla neonata sezione EIV di Biella il 10.6.2000 ove erano i
prigionieri rivoluzionari con i quali ero a Novara sino al mio gesto del
4.1.1996 pubblicamente autocriticato il 15.9.1997 –pubblicato su “Rossoperaio”
n.22 dell’ottobre 1997]
13)
[Di cui è documentazione la “Controinchiesta su una
operazione di controllo mentale e di annientamento psico-fisico nelle carceri
italiane del XXI secolo” di cui è circolante la Va edizione, e reperibile sul
web la IVa]
14)
[cfr. le ultime notizie a stampa circa le
ammissioni di diversi infermieri ed appartenenti alla polizia penitenziaria
sulle torture fisiche e psichiche nelle caserme genovesi e napoletane nel 2001]
15)
[cfr.le
dichiarazioni del direttore del DAP Tenebra, ex PM antimafia, raccolte da
“FuoriLuogo”, circa i corsi di aggiornamento per colleghi di altri paesi
occidentali tenuti da “specialisti” penitenziari italiani]
16)
[cfr. per la
Piattaforma dei detenuti di Opera del maggio 2000, “Liberazione” del 21.5.2000,
“Resistenza” n.6 giugno 2000 e “Foglio di Informazione ASP” n.1 del giugno
2000]
17)
[cfr. per l’esito
stupefacente quanto a moderazione dei giudici, del processo per i pestaggi di
massa di Sassari ad oltre 80 tra agenti e funzionari penitenziari, “Diario
della settimana” del 7.3.2003 e “Su Gazetinu” n.10-11 del gennaio-aprile 2003]
18)
[commissione retta
dall’on.Pisapia che incontrai durante gli scioperi del 2000 e mi chiese se ciò
che avevo scritto nel testo “Per un libro bianco sul campo di sterminio di
Opera” del gennaio 2000 corrispondeva totalmente a verità, ed ottenuta risposta
affermativa, non mi risulta abbia portato sui media la morte del detenuto Moro
nel centro clinico di Opera come aveva invece fatto per le perquisizioni con
denudamento obbligatorio nel novembre 1998; subito dopo avvennero nel dicembre 1998 le evasioni “pilotate” che
giustificarono la successiva stretta: si trattava in tutti i casi di detenuti
che avevano diritto a permessi o che erano in regimi attenuati]
19)
[già Ministro
della Giustizia e “delfino” del capo del governo Craxi, condannato in via
definitiva a fare ciò che gli comoda da un Tribunale della Repubblica]
20)
[dati relativi al
periodo gennaio 2002-settembre 2003, pubblicati il 26.11.2003 nel dossier
“Morire di carcere” degli on. Boato, Boemi, Ruggeri, stilato con l’aiuto di
volontari autorizzati dal DAP ad entrare nelle carceri; cfr. “L’Unità”
27.11.2003]
21)
[si calcolano
mediamente in 2000-2500 i gesti autolesionistici ogni anno nelle galere senza
che ciò significhi dichiarare pazzi chi li compie, giustamente perché è nella
cultura carceraria questa forma di protesta di diverso grado, ed in circa 60
all’anno i suicidi nel decennio 1991-2000; il che, sommandosi a circa altri
120-150 decessi all’anno, -aspetto che le statistiche del Ministero di
Giustizia non documentano più da qualche anno- per motivi di “salute”, porta il
bilancio dei gesti autolesionistici a circa 22.000 in un decennio –su circa
150.000 ingressi annuali- ed a circa 2.000 la cifra della morte da carcere nel
decennio 1991-2000]
22) [ed anche dallo scandalismo dei media “informati” da zelanti e solerti funzionari di qualche componente l’”Interforze di polizia” che il tale detenuto “pericolosissimo” è in permesso, magari dopo che ne usufruisce da 2 anni, al solo scopo di farlo chiudere]
23) [ma non nell’estabilishment dell’Unione Europea, dato che sono abituati a pensare all’Italia, fianco debole dell’imperialismo nel mediterraneo, come ad un paese in cui un tasso di repressione politica maggiore è giustificabile se la sinistra non dice nulla o, il che lo stesso, se la sinistra dedica miliardi di colonne di giornale a Berlusconi e poche righe alla dittatura borghese ed alle sue pratiche]
24) [rifattisi una verginità grazie all’11 settembre; una strana amnesia pare colpire tutti i politici nostrani: sono sotto controllo mentale anche loro ? Dal mio punto di vista materialmente fondato –il sistema di percezione che vivo e mi è imposto da due anni oramai, non è sensazione ed è materiale essendo uditiva, tattile, sensibile, dolorosa–, qualora non fosse riscontrabile nella mia testa ciò che denuncio, significherebbe che esiste un centro di potere in grado con strumenti di puntamento e lettura delle radiazioni cerebrali e corporee di influenzare chiunque senza che se ne avveda.]
25) [E le ovvie assoluzioni in Italia, ma non altrove come in Canada, delle violenze e stupri commessi dai militari sugli uomini e donne catturati/e da questi epigoni sanguinari cinici e sadici, purtroppo di giovane età a dimostrazione dei “valori” che sono consegnati oggi in eredità ai giovani dagli apparati dello Stato oramai indegno della Resistenza Partigiana da cui è sorto, delle avventure imperiali e regie di casa Savoia in terra africana]
allegato agli atti (proc.pen.4186/2002, udienza del 14.05.2004) Tribunale di Livorno