D.) Lei ha difeso anche Paolo Dorigo, esponente delle Brigate Rosse. In cosa ritiene che i diritti umani di Dorigo siano stati violati?
R.) Lo difendo tutt'ora. Poi l'attacco del 1993 contro la base NATO di Aviano per cui fu arrestato non fu un attentato a militari, ma ci furono unicamente delle schegge che graffiarono le mura di cinta della base di Aviano. E' il Comitato dei ministri dell'U.E.che ha ritenuto indegno tenere una persona segregata, da oltre dieci anni, con un residuo pena di ancora un anno e sei mesi, sulla base di dichiarazioni rese da un pentito di politica che non le ha mai rese pubbliche in un processo, e quindi si è sempre sottratto al controesame degli avvocati di Dorigo. Stiamo con la vecchia legislazione ancora oggi inibita dal giusto processo e dalla Convenzione europea, in base alla quale entrava tutto quello che si diceva un commissario o un pm. Dorigo ha un alibi di ferro, e non l'ha mai potuto calare in campo.
(da un'intervista a Vittorio Trupiano del 5.1.2004)
(nella stessa intervista fatta peraltro da una giornalista che non apprezzo particolarmente, si legge delle sue idee politiche, abissalmente diverse dalle mie. Tuttavia dopo quell'esperienza, Vittorio si sarebbe anche portato nella politica antagonista, ed infatti in molti l'hanno avuto a difensore. Ma nessuno mai l'ha potuto avere fino in fondo accanto sul piano politico. Ed è ovvio. Perché è un penalista rigoroso, e non un tifoso)