DUE GIORNI (8 e 9 settembre 1993)

UN PEZZETTINO DEL LIBRO NERO DELLE VS. (della magistratura inquirente e digossina) MALEFATTE CHE USEREMO AL PROCESSO SE VI SARA’

(errata corrige in evidenziazione rossa, edizione n.3, 15-10-2006)

L'azione di Aviano avviene alle 24 del 2 settembre 1993. Un'auto giunge sul posto dei casermaggi delle truppe americane in zona Aviano paese, un uomo scende e lancia una bomba a mano sulla caserma, dall'auto un'altro spara una raffica od un caricatore di colpi contro le finestre e il terrazzino della caserma. L'auto riparte, l'uomo si dilegua a piedi. L'auto sarà ritrovata dopo un giorno in una località non vicinissima alla base. L'uomo sfuggirà secondo la testimonianza e successivo riconoscimento di un capopattuglia Military police, ad un intercettamento. Secondo altre versioni di stampa l'uomo sarà catturato e poi rilasciato. Questa la cronaca di stampa di quei giorni. Il sabato successivo, dopo 2 giorni, alcune telefonate di rivendicazione a nome "Brigate rosse" rivendicheranno l'azione indicando un particolare non noto al pubblico. 

Il 8 settembre 1993 in una informativa agli atti, un ispettore Digos [Moreschi della Digos di Pordenone che non ha mai mollato la questione Aviano, soprattutto dopo che sono iniziate le azioni dei NTA, e che nel 2002 si è recato mentre ero a Livorno a sequestrarmi la corrispondenza in copia senza verbalizzarmi il relativo decreto del pm Montone di Pordenone] sosteneva che la azione di Aviano della mezzanotte del 2-9-1993 rivendicata telefonicamente il 4-9-1993 a nome delle “Brigate Rosse” (non delle Br-pcc), dando alcuni particolari noti solo agli attentatori, a diversi organi di informazione, sarebbe stata da ricondurre ad Angelo Dalla Longa. Costui era noto per essere stato in carcere, alcuni anni, a Cuneo, con dei prigionieri politici, e perché la sua moglie era tutrice di un prigioniero condannato per reato associativo e di un prigioniero simpatizzante della lotta armata condannato per reati comuni.

Il 9 settembre, all’interno della gestione mediatica della controrivoluzione su questa azione (che parlò sin dall’inizio di azione di malavita comune, poi dell’uomo dell’identikit, poi di due pescatori di frodo arrestati per uso di bomba a mano simile a quella usata nell’azione), LA REPUBBLICA  pubblicò questo capolavoro, che potrebbe aprire spiragli enormi sulla identità di chi mi sta ancor oggi torturando:

“AVIANO, IPNOSI PER LE INDAGINI

AVIANO (m.p.) – “Dimmi sergente, che cosa ricordi di quella notte … prova a descrivermi l’uomno che hai visto fuggire”. Il militare balbetta qualcosa: poi il racconto diventa più fluido. Parla il sergente. Parla a ruota libera in stato di incoscienza sotto gli occhi dei professori venuti dall’altra parte dell’oceano per dare un volto ai terroristi che giovedì notte hanno attaccato con pistole e una bomba a mano la base Usaf di Aviano, avamposto americano per un eventuale intervento in Bosnia.

Indaga la magistratura di Pordenone, indagano i servizi segreti americani e italiani, indagano i carabinieri del Ros. Ma il comando della base americana ha sfoderato la sua arma segreta: l’ipnosi. Erano sei i militari della base che hanno visto fuggire gli attentatori della Saab nera. E ora, uno dopo l’altro, vengono ipnotizzati e interrogati dal pool fatto venire appositamente da Washington. Un pool di superesperti. E superconvinti che lo stato di coscienza può diventare un ostacolo nella messa a fuoco di quei momenti di paura vissuti all’interno della base. Sarà la mossa vincente ? Gli americani ci contano.”

Per quanto riguarda gli americani, ufficialmente, a parte il Comunicato stampa della segreteria di Clinton, immediatamente dopo l’azione, a parte il riconoscimento di un imputato da parte di un militare americano, a dicembre 1993, a parte la presenza all’udienza preliminare, del rappresentante legale degli USA, al processo questi bigiarono la Corte d’Assise, rinunciando a costituirsi parte civile, come si rilevò politicamente all’epoca, allo scopo di togliere peso all’azione stessa a livello mediatico; ed infatti sintomaticamente all’inizio di giugno del 1994 ne parlò solo il Corriere della sera e il Giornale di Napoli, della sola prima udienza. L’informazione restò relegata ai giornali locali. Clinton e l’avvocatessa Hilary giunsero negli stessi giorni a Venezia, non si sa bene per quale coincidente motivo. Clinton ammetterà e denuncerà l’uso di MK Ultra negli USA, il 8-10-1995, ma a dirlo per primi in Italia sono stati i giornalisti di LA7 il 4-5-2003.

Come è processualmente noto, invece, la pista per le indagini, vista la dritta di qualcuno su Dalla Longa, avviene con l’arresto di Nicola Modolo e Giuliano Piacentin, suoi amici, a casa di uno dei quali si ritrovano oggetti rubati nella villa dell’imprenditore proprietario della Saab all’epoca (fine luglio 1993) del furto dell’auto. Prima Modolo e poi Piacentin, e siamo a metà settembre 1993, raccontano dei racconti spavaldi del Dalla Longa del giorno dopo l’attentato. L’ordine di cattura per lui su Aviano sarà del 27 settembre 1993, stranamente eseguito solo il 14 ottobre 1993 dall’ispettore Moro della Digos di Pordenone, mentre lui viene preso il 2 ottobre 1993 in un’auto con Paolo Zanchetta e Ivan Laera in possesso di 80 gr di eroina (poi i due ne ammetteranno altri 600 che faranno trovare assieme ad una pistola malconcia). Ma le accuse su Aviano sono ancora farraginose e i due spacciatori non ne fanno, parlano solo di armi comperate e vendute “per i compagni”. E' ufficialmente "solo" dal 14 ottobre il Dalla Longa inizia a collaborare, e sua moglie ancora nega l’arresto per droga sui giornali a fine ottobre, quando l’inchiesta viene secretata dal pm per proteggere le sue montature medianiche.

Nota del 5-12-2005 - due piccole aggiunte-correzioni in data 23-3-2009