testo accompagnatorio biografia di
Burhan
Karkutli
dal cd realizzato da P.Dorigo e W.Pano a Opera nel 1998-1999
traduzione dal tedesco di Marco
Camenisch, 1998, Novara,
e correzione italiano di
Paolo Dorigo, 1998, Opera
LA RESISTENZA PALESTINESE - UNA FONTE DI
ARTE MODERNA ARABA
Un'intervista con Burhan Karkutli
(B. K., pittore arabo e grafico siriano,
diventato noto per le sue grafiche politiche atte a risvegliare le coscienze,
che si interessano alla lotta nazionale del popolo Palestinese e alla
resistenza contro l'aggressione e il terrore sionista. "PALESTINE"
intervistò B. K., che ora vive soprattutto nella Germania dell’Est,
nell'autunno 1979 - P.L.O. information Bullletin -Palestine – vol. 6 No. 1,
1980, Beirut)
Qual’è il ruolo del movimento di resistenza
Palestinese nello sviluppo dell'arte araba?
R. - La
Rivoluzione Palestinese non ha solo una grande influenza sull’arte figurativa
araba, ma su tutta la cultura araba. Negli ultimi anni l'arte democratica e
progressista e anche tutte le altre attività culturali si dovettero
confrontare con delle difficoltà in vari paesi arabi. In alcuni paesi arabi non
esiste più libertà d’opinione; alcuni governi arabi diffondono una sorta di
cultura, che all'estero viene considerata come una forma "arabesca",
che però ha perso il suo significato democratico.
La cultura democratica e progressista ora si nutre
dalla rivoluzione Palestinese e da questa trae anche la possibilità di
svilupparsi oltre. Non è un caso che tanti poeti, scrittori e pittori arabi che
sono alla ricerca di un contenuto rivoluzionario, il cui sviluppo viene
osteggiato nei relativi paesi, si sono rivolti al movimento di liberazione
Palestinese. Non sono venuti solo alla ricerca di un atmosfera salubre, ma
anche perché sentono che la Rivoluzione Palestinese è anche la loro
Rivoluzione. È una Rivoluzione di tutti gli arabi.
L'aggressione sionista non è rivolta solo contro la
terra Palestinese e la gente pa1estinese, ma contro tutti i paesi arabi. Come
artista per es. la sento come un'aggressione contro me stesso, la mia identità,
politicamente e fisicamente, contro il mio sogno di arabo di una nuova
civilizzazione araba. L'aggressione sionista è una minaccia alla via verso
questo rinascimento arabo. Vogliamo costruire un futuro arabo nuovo e contro
questo sviluppo, questa aggressione si contrappone come un muro. Perciò se
dipingo e disegno per la Rivoluzione Palestinese lo faccio pure per me stesso.
Dipingo per difendermi.
- C'è un'influenza proveniente dalla Resistenza Palestinese
sullo stile dei pittori progressisti arabi ?
R. - Sono tre
le fonti principali a influire sull'attuale arte araba progressista e
democratica: il realismo moderno degli anni '60, l'arte palestinese e l'arte
popolare tradizionale araba.
Parallelamente all'insorgere della resistenza araba
nei primi anni '60, per es. in Egitto ai tempi di Nasser durante la lotta per
la nazionalizzazione del canale di Suez, nacque un movimento realista moderno
nell'arte araba. I pittori erano alla ricerca di un nuovo stile realista, uno
stile che rispecchia la realtà della gente, che seguiva il richiamo alla lotta
contro il colonialismo e il neocolonialismo. La ricerca del realismo era una
ricerca del realismo estetico, e anche di una nuova forma estetica araba. Questo
nuovo stile poi fu minacciato da una crisi, che aveva a che fare con il clima
politico nei paesi arabi.
Il pericolo era che i governi accettavano questo
stile ma solo esteriormente, svuotato da ogni contenuto politico. Se poi c'era
un contenuto politico, allora consisteva nella propaganda a favore ai governi.
I contenuti Rivoluzionari devono venire dalla libertà di decisione dell'artista
stesso. La Resistenza Palestinese ha aperto le porte a questo stile, gli ha
dato nuova forza.
La seconda fonte, che si collegò con il movimento
democratico in vari paesi arabi, è l'arte palestinese stessa. Dall'inizio aveva
una linea realista: più tardi vi si aggiunse un contenuto politico. Iniziò in
modo tragico e drammatico con la cacciata dalle proprie terre. Con la necessità
della lotta politica l’arte palestinese rispecchiò questa lotta.
Velocemente si svilupparono tre differenti correnti: si poteva trovare arte
simbolica realistica e anche d'orientamento classico. Risalta l'assenza quasi
totale di pittura astratta. Io credo che gli artisti palestinesi volevano fare
qualcosa di concreto per la loro gente, per la loro lotta. Non dipingevano solo
per amor di bellezza, bei colori e belle forme. Sentirono che dovevano fare
qualcosa.
Credo che negli anni a venire l'arte palestinese
sarà esemplare e all'avanguardia dell'arte araba moderna. Attualmente arte
palestinese non vuol dire che deve essere creata solo da un Palestinese. Anche
altri arabi possono crearla. Palestinese ne è solo il contenuto, infatti però è
arte araba.
La terza fonte è l'arte tradizionale araba. Se
osserviamo antichi quadri arabi e la pittura tradizionale popolare araba,
scopriamo che ambedue sono da sempre state realistiche. Se guardiamo i quadri
acquistati dai contadini, commercianti e lavoratori nei bazar, vediamo che vi
sono rappresentati degli antichi eroi popolari arabi in lotta contro dei poteri
e degli uomini malvagi. Chi sono questi uomini malvagi ? Nei quadri questi
uomini malvagi violano leggi religiose. Ma il pittore intendeva la violazione
dei valori buoni giusti, che determinavano la loro vita quotidiana. Uno di
questi eroi è per es. Antar del periodo preislamico. Il poeta Antar lottava per
la verità e la uguaglianza. Doveva confrontarsi con molti pregiudizi sociali,
essendo nero e amando una donna araba. O Ali Bin Abi Taleb e i suoi due figli
Hassan e Hussein, che fino ai giorni d'oggi sono dei simboli nell'arte
popolare. Nell'Islam Ali rappresenta la lotta per la giustizia sociale. Dopo
che fu ucciso, suo figlio Hussein continuò la lotta fino all'ultimo uomo,
martire per la questione socia1e nell'Islam.
Questo tipo di arte si può ancora trovare
dappertutto per le strade. La definizione "arte naif" non è del tutto
giusta. Consiste di elementi dell'arte classica araba e infatti la scrittura è
una componente integrata della pittura. È una specie di grafica colorata -linee
nere con superfici colorate- molto decorativa. Prima si stampava in litografia,
oggi al più come offset. La puoi trovare dappertutto nei bazar di Marocco,
Algeria, Tunisia, Egitto, Libano, Irak e Siria. Ho visto che lo stile quasi
dappertutto si assomiglia: uno stile arabo. Durante la Rivoluzione algerina ho
visto questo tipo di stampe colorate in Marocco, dove venivano rappresentati
gli eroi della Rivoluzione algerina. Erano molto a buon mercato, 1/4 di Lira
circa (ca. 25 centesimi di marchi).
Quel che volevo dire è che l'arte moderna araba
politica non è cascata dal cielo né proviene da influenze europee. Ha un'antica
tradizione, non nei musei, ma una tradizione ancora viva per strada.
Naturalmente c'è una influenza dell'arte moderna europea , di alcuni suoi
periodi, nella nostra arte moderna e realistica. Na non fa niente. Viviamo in
un altra era; l'arte è diventata internazionale e dobbiamo e possiamo elaborare
influenze da ogni dove.
- Ha accennato al ruolo della scrittura nell'arte
araba e palestinese !
R.- La
scrittura araba di per sé è già arte. È una sorte di grafica. La si ritrova
integrata anche in architettura. Ho studiato la scrittura araba e ho scoperto
che a partire dalla fondazione dell'Islam si è sviluppata esattamente nello
stesso modo dell’arte figurativa moderna. La scrittura araba iniziò in forma
realista, chiara e severa, cosicché la gente, che di solito stava nelle
moschee, poteva riconoscerla e leggerla facilmente per comprendere il
significato delle parole scritte sulle pareti. Nel periodo più tardo, quando la
civilizzazione araba classica e la sua cultura raggiunse il suo apice e poi il
suo stallo, la scrittura iniziò ad astrarsi. Si vede una forma scritta bella,
una decorazione carina, ma infatti non é più possibile leggerla. Il quadro
scritto, il disegno scritto attira l'attenzione. Non è più d'interesse il
contenuto. Per es., la frase "Bismilaah el-rahman al-rahim" ci
vuole un interprete per decifrarla. Ma è una bella forma -un arabesca- in ogni
caso astratta. Oggi possiamo constatare che non solo l'arte figurativa araba è
alla ricerca di una nuova forma realista, ma anche l'arte della scrittura.
Questo vale soprattutto per la lotta di resistenza Palestinese. Vedo che sui
manifesti, sui titoli e sulle prime pagine di pubblicazioni della Rivoluzione
Palestinese c'è il tentativo di riattivare l'antica scrittura araba, come
quando era ancora chiara e severa. Si può ripercorrere le antiche linee ma nel
contempo osservare uno sviluppo. Così la Rivoluzione non solo ha contribuito
allo sviluppo dell'arte figurativa moderna araba ma anche a uno nuovo stile
della nostra scrittura.
- Esisteva una grafica artistica politica prima
della Rivoluzione Palestinese ?
R. - A quei
tempi una grafica autenticamente politica esisteva solo in un quadro molto
ridotto. Solo la Rivoluzione Palestinese le diede una direzione chiara e forte.
È l'arte per il popolo, per svilupparne la coscienza politica. L'attuale
grafica politica palestinese rappresenta anche la lotta armata, sui manifesti,
poster, cartoline postali, copertine dei libri e giornali. In poco tempo queste
rappresentazioni si poterono trovare in vari paesi arabi, ora anche in Europa e
dappertutto. (Questo è esattamente il compito dell'arte politica, cioè
raggiungere il grande pubblico e non le gallerie. La grafica politica si è
liberata dalle pastoie delle gallerie, perché se si limita alle gallerie non è
più grafica politica. Cosa ci ricavo se posso offrire la mia grafica solo a una
galleria stile europeo, stile europeo-borghese? Forse viene un ricco o un
mercante d'arte e me la compera. Ma così rimane solo in un luogo. A cosa serve,
se come abitudine delle gallerie occidentali, di un originale non si
riproducono, numerano e firmano più di 100 copie a mano? È sufficiente se 100
persone posseggono una stampa? Grafica politica è grafica per le masse, non
solo per 100 persone. Io desidero che le mie grafiche fanno il giro del mondo
come una pellicola del cinema. Un libro politico, un romanzo, un tascabile
spesso hanno una tiratura di varie centinaia di migliaia di copie. Perché
allora dovrei numerare la mia grafica? L'abitudine verso questo tipo di
diffusione appartiene al medioevo dove un libro si scriveva a mano e si
vendevano 20 copie a 20 persone.
Se stampo una grafica la faccio in offset a 1000 o
2000 pezzi - in grandezza originale - e ci tengo a una buona realizzazione
tecnica e a una buona carta. Per me la stampa offset è un'ottima cosa. I
proprietari delle gallerie invece dicono che le stampe offset non sono stampe
artistiche. Perché ? Le mie grafiche vengono realizzate al 100% fedeli
all'originale. A richiesta le firmo e una stampa la vendo a 10 o 5 marchi. Nei
tempi lunghi poi guadagno altrettanto che se avessi venduto l'originale. Molta
gente nella RFT mi dice che così sto distruggendo il mio buon nome. Io rispondo
che non mi interessa il mio buon nome, bensì le mie grafiche e la loro
diffusione. Ho anche fatto l'esperienza che ad appendere le mie grafiche sono
per lo più giovani studenti e altra gente con la mente aperta, che non le
ritiene troppo "deprimenti" o "dure". Ma un originale non
lo possono pagare. Se voglio permettergli di acquistare le mie grafiche devo
pensare alla loro situazione economica. La mia grafica politica appartiene al
popolo. La vendo alle fiere, tramite librerie politiche, nelle iniziative
politiche e riunioni e soprattutto in ogni occasione dove si fa appello alla
solidarietà con il popolo palestinese. Partecipo anche ai bazar natalizi ecc..
Inoltre collaboro con un gruppo artistico tedesco, "Tendenze", con un
Cileno, con socialdemocratici di sinistra, amici del Partito Comunista,
indipendenti - ma tutti appartenenti allo stile realista. Il nostro intento
primario è la creazione di opere realiste comprensibili al pubblico.
- Da dove prende ispirazione per il suo lavoro ?
R. - La mia
natura é quella del pittore politico. Mi piace. Da artista mi
piace esteticamente l'espressione politica. Per me è bella come dei fiori, una
bella donna, un bel cielo. Esprimersi politicamente è bello, anche perché il
soggetto della pittura politica è il sogno dell'uomo di una vita nuova e
migliore. La lotta politica è il ponte che conduce a una vita nuova. Esprimere
la bellezza di questa vita è il senso e l'obiettivo della pittura politica.
Visto da questo punto di vista, la forma politica per me è anche molto
estetica. Anche la rappresentazione della lotta armata secondo me è estetica,
poiché è motivata dal desiderio di una vita nella quale l'uomo si possa sentire
in armonia con il suo ambiente, potersi sentire tutt’uno con esso.
- Come vede, da artista arabo residente nella
Repubblica Federale, gli sviluppi e le tendenze dell'arte occidentale ?
R. - Lì era
molto forte l'influenza americana negli ultimi trent'anni. Ad ogni insorgere di
una nuova moda negli USA, questa veniva subito seguita nella RFT. Pare che sia
tutto pianificato. E' come una mafia. Televisione, giornali, mensili, gallerie,
pubblicità, tutti i media adottano ogni nuova moda o tendenza nell'andamento
artistico tedesco occidentale. Dura più o meno da 6 mesi a 1 anno, poi svanisce
di nuovo, e il ciclo ricomincia. Anche il pubblico è stanco di queste ondate.
L'arte astratta non è morta. Si è trasformata nel decorativo, nelle tecniche
materiali, nell’architettura e nel design, nella pubblicità.
Oggi possiamo osservare una tendenza nuova e forte
al realisrmo, che si basa sull'espressionismo tedesco. Pittori come Grosz,
Beckmann, Kollwitz, Baerlach e Otto Dix sono di nuovo visti come degli eroi e
vengono molto esposti e ristampati nei libri. Ci sono tanti giovani pittori che
seguono questa direzione. Ovviamente non è ancora del tutto realizzato. Nella
nuova scuola realista possiamo anche elaborare lo sviluppo dell'arte astratta.
Non tutto è negativo. Il pericolo sta laddove si va con la moda per ragioni di
affarismo. Dovremmo veramente utilizzare la tecnica, il materiale, l'invenzione
delle forme, tutte queste prestazioni della scuola astratta, e buttare via il
resto. Non si dovrebbe solo dire che questa è arte borghese e chiudere gli
occhi. No, è un aspetto del nostro tempo, del nostro sviluppo. È la stessa cosa
come con ogni altra tecnica. Nel sistema capitalista si svluppa una rivoluzione
tecnica che non è né buona né cattiva. Ne possiamo sfruttare i vantaggi. È come
con le armi: nelle mani di un mercenario capitalista sono micidiali e
assassine; nelle mani di un rivoluzionario servono la causa rivoluzionaria.
Prenda il mio esempio. Ho lavorato per sei anni come
grafico pubblicitario. Per vivere. Spesso era noioso. Ma ho anche appreso
molto. Ho appreso tutte le specie di grafica commerciale e a sapere molto sui
problemi pratici di stampa. Si deve per es. sempre partire dal fatto di come
raggiungere nel migliore dei modi il grande pubblico. Quale deve essere
l'effetto della scrittura, del lay-out ecc.? Ovvio che tutto ciò ha un
contenuto capitalista. Ma il capitalista non è scemo. Vorrebbe che i suoi
prodotti raggiungessero un pubblico più vasto possibile. Ora che lavoro da
pittore e grafico libero, rifletto sempre come posso stabilire tra il pubblico
e me nell'interesse della causa, della rivoluzione, il miglior contatto
possibile.
- Quale è l'obiettivo e quali sono le attività
dell’associazione degli artisti figurativi arabi, creata di recente nella Rep.
Federale ?
R. - Artisti
arabi hanno partecipato per prima volta nel 1974 a una mostra collettiva
durante la settimana culturale araba a Tuebingen, provenienti dagli stessi
paesi arabi e dalla Rep. Federale. Spiccava il fatto che malgrado gli stili
differenti si poteva osservare una omogeneità, che tutti provenivano da una
stessa cultura. Neanche i visitatori potevano crederci che i quadri
provenissero da paesi diversi. Infatti l’arte ci dice il vero. Apparteniamo
tutti a una cultura, a una nazione divisa solo dal colonialismo.
Dopo l'esperienza di Tuebingen nella RFT iniziammo
una collaborazione più stretta. Nel 1977 la società tedesco-araba insieme alla
Lega Araba organizzò una mostra artistica araba ad Aachen. Fu un grosso
successo. Con due cose importanti: Primo, la Palestina era presente come paese
in questa mostra. Secondo, furono esposti dei quadri rappresentanti la lotta
armata come parte dell'arte araba moderna. Seguirono altre mostre a Wuerzburg e
nel 1978 a Bonn, dove parteciparono 23 pittori arabi. Questi li abbiamo
organizzati noi stessi in associazione, con l'aiuto dell'ufficio dell’OLP e
della Lega araba, che ci mise a disposizione le sedi.
La propaganda sionista nella RFT è tuttora molto
forte e vorrebbe far credere alla gente che gli arabi vivono nel deserto senza
basi economiche, sociali e cultura. Con le nostre mostre collettive abbiamo
potuto rispondere a questo. Quadri e grafiche possono dare a volte una risposta
anche più idonea delle dichiarazioni politiche. La gente comprende subito senza
pensarci tanto.
A causa della politica di Sadat sono sorti alcuni
problemi, per cui fu congelata una mostra sostenuta dalla Lega araba, già in
corso in tutte le città della RFT e della Francia. Ci sono anche alcune
difficoltà interne causate dalle differenti concezioni artistiche. Ma in
generale la nostra esperienza è positiva. Ci sono due punti su cui tutti
concordiamo: 1° vogliamo tutti fare qualcosa per la causa palestinese. Deve
sapere che ogni arabo sostiene per sentimento naturale la lotta armata
palestinese. 2° Tutti noi siamo alla ricerca di un carattere arabo nella nostra
arte per liberarci dalla tutela occidentale anche se viviamo nella RFT. Questa
è una parte della lotta stessa, poiché la liberazione della cultura araba serve
anche agli obiettivi della lotta palestinese.
- Quali le reazioni sulle vostre attività
R. - Alcuni
visitatori vengono per vedere dell'arte stile 1000 e una notte e dapprima sono
delusi quando trovano arte moderna. Nelle discussioni spieghiamo loro che il
mondo arabo non consiste nel 1000 e una notte ma che e una parte del XX Secolo
e che ha i suoi problemi particolari.
In genere il pubblico dimostra molta simpatia. Con
le mostre viene a sapere che da noi ci sono persone realmente esistenti e dei
paesi, e ciò è positivo.
Spesso ho delle difficoltà con gli organizzatori per
le mie grafiche politiche. Preferiscono esporre i miei lavori
"arabeschi" ma non i miei quadri politici. Ma le grafiche politiche e
i miei altri quadri e disegni sono come il mio secondo occhio. Non mi posso
strappare un occhio. Quasi sempre accettano quando dico loro: se volete arte
araba, ok, ma le due cose vanno insieme. Si preoccupano di più per la paura dei
conflitti; a volte dipende anche dalla paura di rappresaglie sioniste. Le
reazioni sioniste in genere sono più sottili. Per es. durante la mostra a Bonn
all'improvviso venne indetta una settimana culturale israeliana radiotrasmessa;
un giornale illustrato di grande tiratura riportò un articolo clamoroso su un
pittore israeliano.
Quando vendo le mie grafiche per strada spesso mi
capitano anche delle reazioni ostili. Una volta un tipo della NPD si incazzò
per il mio poster che attacca Camp David, Carter, Begin e Sadat. Urlò:
"Quando i tempi saranno maturi i tuoi grafici saranno bruciati qui per
strada !" Io rimasi calmo e risposi solo che questo tipo di procedura
c'era già stata ai tempi di Hitler. Vennero anche ufficiali della città di
Francoforte per convincermi a mettere via il poster su Camp David, altrimenti
avrei avuto "dei problemi". Ci sono tendenze a una acutizzazione
della repressione nella RFT. In alcune zone, in particolare quelle governate
dalla CDU/CSU, degli artisti progressisti sono stati esclusi dalle
associazioni. C'è anche una nuova legge che ha un effetto restrittivo sulla
libertà culturale e l'arte. Dice che ogni scrittore, pittore o poeta che
esprime "simpatia" per il "terrorismo" o la 'violenza viene
punito. È un'espressione alquanto vaga. Cosa significa ? Un tale legge
sicuramente non viene applicata se si dimostrassero simpatie per le aggressioni
di massa israeliane o altri esempi di terrorismo di stato.
- Come valuta il concetto di arte israeliana ?
R. – Una volta
visitai una grande mostra artistica israeliana a Heidelberg. Rimasi colpito
della mancanza di unità, nessuna lingua comune, nessuna tradizione comune.
Trovai influenze britanniche, russe, polacche e francesi. Ma non si può nemmeno
dire che era internazionale. Era un miscuglio di diversi stili e di diverse
influenze. Riflette anche lo stato della società israeliana; una società senza
unità culturale. Interessante il fatto che la mia impressione fu anche
riportata da un critico della stampa locale. Asserì che vi si potevano vedere
diversi tipi di indirizzi artistici europei ma non un'arte israeliana. Ma non
disse nulla sul significato politico di questo fatto.
Al contrario, mi ricordo della mostra di pittori
arabi dai diversi paesi arabi, quando tutti i visitatori pensarono che sarebbe
la mostra di un solo paese. Questa differenza tra la mostra araba e quella
israeliana è di grande significato politico.
"QUESTA È LA MIA ESISTENZA"
Un Artista Arabo Si Oppone alla Censura
della RFT
Intervista con Burhan Karkutli
(Palestina-Bulletin, Bonn: No. 7
del 15.2.1980)
- Prima di natale hai suscitato un bel po' di clamore
a Francoforte con i tuoi quadri e le tue grafiche. Cos’è successo esattamente ?
R. - Da alcuni
anni a Francoforte si teneva un bazar natalizio nel quale possono esporre e
vendere anche gli artisti. La città dà agli artisti, che sono organizzati nell'associazione
federale arti figurative questa possibilità. Ogni pittore ha il suo banchetto.
È una tradizione molto carina, poiché così il pittore può stabilire così un
buon contatto con la popolazione. Vi partecipo da cinque anni. Molta gente di
Francoforte mi conosce per questo motivo e sanno che sono un pittore politico.
Nell'occasione vendo anche un bel po' delle mie grafiche politiche.
A Francoforte lavoro con un gruppo di artisti che si
chiama TENDENZE. Tutti pittori politici. Da quando siamo in questo posto
abbiamo a volte alcuni problemi minori. Come puoi immaginare, con dei fanatici.
Per es. abbiamo esposto un manifesto per il Cile o contro Strauss, contro i
divieti di praticare una professione. E naturalmente manifesti per i diritti
del popolo palestinese. A volte c'è allora gente che inizia a urlare a
squarciagola davanti ai nostri banchetti.
Quest'anno tutto iniziò così. Per es. c'erano alcuni
nazi noti nella città che ci hanno importunati. O anche degli "amanti
dell'arte" ! Anche loro se la presero con noi, perché vogliono solo
"arte" ma nessuna propaganda". Già, e poi anche un gruppo di
sionisti.
- Quali erano le grafiche che non andavano giù ai
sionisti ?
R. - Avevo un
sacco di quadri e cartoline postali sul mio banchetto, tra cui quattro che
condannano l'aggressione israeliana nel Libano del sud, la politica di Begin e
Camp David. Queste quattro cartoline hanno fatto innervosire alcuni sionisti in
modo tale che hanno iniziato a esercitare una pressione massiccia sul comune.
Hanno chiesto che la città mi espellesse dal bazar.
- Erano sionisti singoli o organizzati ?
R. - Dapprima
pensai che erano dei singoli. Perciò non li ho neanche presi troppo sul serio.
Ma dopo poco tempo il municipio ha veramente chiesto che togliessi le quattro
cartoline. Allora si chiarì che dietro queste pressioni c'era la comunità
ebraica di Francoforte. Infatti mi ha denunciato penalmente per presunta
istigazione contro il popolo ebraico, di fare uso di simboli nazisti e di
oltraggio di capo di stato estero.
Non ho accettato la richiesta del comune. Ho detto:
"No, questa è la mia libertà artistica. Questa libertà non è un
giocattolo." Quando si accorsero che non avrei mollato il comune mi ha
mandato sotto un membro della direzione dell'associazione professionale degli
artisti figurativi. Questo signore ha fatto proprio completamente sua la
posizione del municipio. Ciò nonostante non ho mollato. Ero deciso a comparire
davanti al tribunale. Ho detto: "Se tolgo le cartoline non esisto più come
artista. Questa è la mia esistenza." Infine il municipio ha minacciato di
chiudere tutto il capannone. Questo naturalmente per minacciare anche tutti i
miei colleghi che come me avevano esposto e venduto qui le loro opere. Una
parte di loro ha reagito di modo che posso dire che erano dalla mia parte,
circa il 40%. Gli altri non erano necessariamente contro di me. Ma erano
diventati inquieti. Al che abbiamo cercato un compromesso e l'abbiamo anche
trovato. Le cartoline rimanevano sul tavolo, ma le ho coperte con un pezzo dì
carta bianca. Su cuesta carta ho scritto: "Qui sotto ci sono cartoline
postali contro l'aggressione fascista israeliana contro il popolo
palestinese.".
E di nuovo la città e la comunità ebrea si incazzarono.
Vanno chiesto di far sparire il testo. Non l'ho fatto, poiché avevo accettato
il compromesso solo per i miei colleghi ma non per fare un favore alla città. E
di nuovo una serie di tentativi di intimidazione. Un giorno lo stesso signore
della associazione apparì al mio banchetto con due ufficiali della polizia
criminale. Hanno chiesto i miei documenti e un esemplare di ognuna delle
quattro cartoline. Un'altra volta furono diffuse delle voci che sarei stato
espulso dalla BRD se avessi continuato a vendere queste cartoline. Ho solo
risposto che sarei disposto ad andare in tribunale. Che poi non sarebbe la
prima volta che degli artisti sarebbero trascinati davanti ai tribunali, in
Germania. George Grosz per es. fu accusato ben dieci volte per i suoi quadri.
·
Cosa ne è stato della
denuncia ?
R. La tensione
durò dieci giorni. Quasi ogni giorno c’erano nuove storie. Ma con ciò mi sono
attratto grande rispetto da parte di una parte dei miei colleghi. Erano
veramente molto solidali. Non tanto con me personalmente, erano solidali con la
lotta per la libertà dell'arte. Hanno preso le mie cartoline e iniziato a
venderle ai loro banchetti.
Mi sembra interessante, chi si è trovato di fronte
alla lotta per la libertà dell'arte: la politica culturale della CDU e la comunità
ebrea di Francoforte. In quanto alla denuncia, prima di natale ho ricevuto una
lettera da parte della sezione criminale di Francoforte. Nella successiva
discussione nella stessa sezione si scusarono per i disturbi nel periodo
prenatalizio. Ci informarono che la questione era stata controllata dalla
procura, che le mie grafiche non violerebbero le leggi. Che acconsentono l'uso
dei simboli nazisti in due casi: 1. se un simbolo viene utilizzato per motivi
artistici, 2. se viene utilizzato per informare contro i nazi. Ambedue i casi
corrisponderebbero per le mie grafiche. Perciò la denuncia venne messa da
parte.
- Hai parlato di un punto d 'incontro tra la CDU
di Francoforte e la comunità ebrea. Come è successo ?
R. La politica
culturale della CDU a Francoforte é arcinota. Ci sono alcuni precedenti ben
chiari. Nel mio caso credo che abbiano tentato per la prima volta
l'applicazione di misure repressive contro un artista. Hanno tentato di
stabilire un precedente. Mi hanno scelto perché sono conosciuto a Francoforte
come pittore politico. E anche se il procedimento contro di me è stato fermato,
la CDU ha tratto un vantaggio dall'affare. Ha aperto le porte per future misure
di censura. Al penultimo giorno il magistrato ha informato la nostra
associazione che il contratto per l'uso del capannone veniva immediatamente
receduto[?], che per l'ultimo giorno ogni artista singolo avrebbe dovuto dare
un contratto individuale. Il giorno dopo ci siamo andati lo stesso senza un
tale contratto. Infatti la città ha poi tralasciato di inviare qualcuno per
fare questi contratti. In pratica eravamo illegali nel bazar. Il problema è che
questa lettera avrà validità per il prossimo bazar. Probabilmente non potremo
più esporre passando per l'associazione ma con dei contratti individuali dove
ovviamente le possibilità di censura sono molto maggiori.
In quanto alla comunità ebrea di Francoforte si deve
dire che singoli membri della comunità hanno chiamato la nostra associazione e
espresso di non essere assolutamente d'accordo con il procedere della comunità
ebrea. Per la parte reazionaria della comunità il procedere insieme alla CDU
non é casuale. In altri settori questo funziona a meraviglia. Alcuni
imprenditori edili grossi appartengono alla comunità ebrea e la CDU ha molti
interessi negli affari immobiliari. Se funziona in questo settore perché non in
quello della politica culturale ?
- Cosa dissero i tuoi colleghi artisti in merito
a questo scontro ?
R. Già le ho
parlato. Non ho detto delle pressioni di buttarmi fuori dall'associazione
artisti. La direzione mi ha chiesto di andarmene da solo. Ovviamente ho
declinato l'offerta e ho chiesto che se ne decidesse democraticamente in una
riunione degli associati. Una settimana. fa, il 1° febbraio, c'è stata questa
riunione dove si è discusso per tre ore del mio caso. C’è stato un
confronto molto duro. Si trattava meno della mia persona che non della libertà
nell'arte. La direzione in questo scontro ha fatto la richiesta di avere in
futuro il diritto di pretendere l'allontanamento del suo quadro a un artista,
anche contro la volontà dell'artista stesso. Questo ha indignato molti
colleghi. Si chiese al direttore se era diventato pazzo e se in futuro voleva
assumere il ruolo della polizia che evidentemente la direzione sarebbe
disponibile che in futuro ci controllassimo da soli. Altri colleghi asserirono
che l'arte po1itica danneggerebbe i nostri affari. Noi gli abbiamo risposto che
eravamo artisti e non commercianti.
Alla fine il 70% dei colleghi si pronunciò contro le
richieste della direzione. E ci fu un compromesso nella forma che è stata
eletta una nuova direzione.
- La stampa cosa ha detto di questo scontro ?
R. Nei giorni
prima di Natale quasi ogni giorno c'era qualcosa nella stampa di Francoforte.
Nel merito risaltava che le loro informazioni se le prendevano sempre della
città. Mai da me. Con l'unica eccezione di un collaboratore DPA. E' venuto da
me e gli ho detto la mia opinione, che vedo Begin sullo stesso livello di
Hitler, che ciò che faceva Begin contro il popolo palestinese nel Libano del
sud, i bombardamenti dei campi profughi con le bombe a frammentazione, è lo
stesso crimine di Hitler in Europa. Mi fu chiesto se avevo a che fare con
l’OLP. Gli ho risposto che come tutti gli arabi avevo delle simpatie per l’OLP.
DPA ha poi anche riportato correttamente le mie opinioni. Ma dopo ho visto che
i giornali non lo avevano scritto, bensì ciò che pareva loro. Le mie opinioni
non sono mai state divulgate correttarnente nella stampa. Eccetto che da
TAGESZEITUNG di Berlino. Ma era proprio l'unica eccezione.
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GRAFICHE ORIENTALI
La ricerca dell'unità e dell'armonia tra contenuti e
forma nei miei quadri è la mia preoccupazione quotidiana, quale che sia il
contenuto delle mie grafiche, drammatico, critico politico o
tradizional-estetico. E in questa ricerca mi sembra di dover iniziare sempre da
capo. Attualmente troviamo un rinascimento arabo nei paesi arabi, nel quadro
del quale si tenta di dare ai vari rami artistici e culturali uno stile arabo
nuovo, libero dall'eredità dell'influenza coloniale. In questa serie tento, da
pittore, di dare un mio contributo come risposa alla questione in quale
direzione potrebbe andare questo rinascimento all'interno della pittura e dove
si potrebbe iniziare con questa nuova riflessione. In questo mi riferisco alla
pittura. popolare araba storica, che è molto diffusa in tutti i paesi arabi e
che così vorrei ravvivare. Ciò facendo ho attinto da varie fonti arabe: dalla
calligrafia e dal tappeto orientale come anche contadino, da antiche
civilizzazioni dell'alto oriente e dell’Islam, dall'arabesca e dall'arte
andalusa, come infine anche dall'arte del contadino arabo.
Di questi stili artistici differenti ho tentato di
trovare una nuova forma araba senza con ciò chiudere i miei occhi davanti al le
direzioni d'arte moderna. Ma questo era solo la metà del cammino. Questo
tentativo formale arabo secondo me é maturo quando serve a un contenuto
politico e rivoluzionario.
Purtroppo qualche critico d'arte occidentale ha
ritenuto questo tentativo "folclore" e "pittura naif".
5
Visto che su quasi tutti i quadri presenti si
trovano racconti o parti scritte in arabo, che nel modo fiorito dicono qualcosa
sul contenuto del relativo quadro, più sotto si trova la traduzione del testo
di ogni quadro.
Le tre vergini
Dio, come sono belli i vostri occhi!
Amore e perdono (semicerchio superiore)
Vi auguro un felice matrimonio, una felicità
adornata di fiori, bambini belli come principi e di tutte le cose il più bello!
sotto:
Siate buoni con le donne! (dal corano)
Il matrimonio (sposo
è il cavallo, che porta la sposa)
A destra: Oh, non toccate la dormiente, oh non
disturbate la dormiente, o, tu sciolta, la tua anca si muove come un ventaglio,
o, tu dormiente, adornata di henna, per te desidero una vita. felice!
In mezzo vicino alla sposa: Divina, divina, bella,
fiore nel giardino rigoglioso, garofano in fiore, una sposa sei, tutte le rose
e i fiori attorno a noi ci fanno da tenda.
A sinistra vicino allo sposo: Apri la. tua borsa e
dammi il prezzo della. sposa, i miei capelli lunghi giocano come piume d1oca
sulla mia pelle, sono vergine e ti dono. la mia prima notte.
Sotto: Oh, mio sposo, non fare una faccia tanto
seria, i tuoi baffi odorano come ???, Ja leili, Ja leili, ja ain.
Due vergini
A destra in alto: Il pregio di ogni donna conquista
il principe !
A sinistra: questo é l’ornamento (onore, virtù, ecc.
il trad) di tutte le donne.
A destra in basso (scritta nel vestito): Questa è
la. vergine triste che non poté conquistare il principe.
L'albero genealogico (iniziando in alto a destra.) Nel nome di Dio, il misericordioso ! La
mia storia d'amore con questa ragazza è lunga. Una volta vive a Berlino, scuro
e solo, il paese straniero faceva a pezzi il mio cuore. In una notte del mese
di giugno, il 24, 1962, ero in un tram. Si sentiva della musica che proveniva
da un caffé, dolce e irresistibile. Il caffè era pieno di gente, ma trovai
posto vicino ad una ragazza, bella e seducente come Jasmin. Lei mi disse:
Oggi è il mio compleanno - il mio 20° Oh, popolo del
profeta ! Il mio cuore si apre, e il suo compleanno diventò il compleanno della
mia vita e del nostro amore, apri le porte al piacere, alla felicità e alla
divinità.
Abu Fahed e le sue donne (Iniziando in alto a destra)
Sentite o gente, questa storia! Abu Fahed dal vicolo
del quercio sul terreno della sua casa trovò un tesoro d'oro ! Diventato ricco,
andò e sposò a sua moglie Um Selim altre tre giovani ragazze, belle come rose,
e disse: oh; ora sono giunti i giorni felici ! Ma, voi gente, le giovani donne
vogliono sempre più gioielli, vestiti, bracciali e collane. Dopo un anno Abu
Fahed fu rovinato, e tutte e quattro le donne lo lasciarono!
Fuga nella fantasia
A sinistra in alto: la verità e l'amore sono le
nostre vere virtù (caratteristiche).
Braccio sinistro: Noi non conosciamo nessuna
sottomissione.
Braccio destro: Gli Arabi sono un popolo antico,
glorioso e magnanime.
Il falco
Questo è l’uomo di tutti gli uomini.
Ricordi del villaggio
Oh, voi giorni trascorsi nel villaggio, tornerete e
giammai vi ricorderete di me ?
Animo e cuore unito
nastro di scrittura a semicerchio: Saade e Nesaud si
sposeranno - che Dio doni loro felicità !
in basso: Ornamento di tutti i giovani uomini,
Auguri a te, Hai ricevuto qualcosa di straordinario, le figlie di tutti i soli
verranno da te !
pag. 10
DIARIO CRITICO
Per criticare la società borghese e il suo sistema,
iniziai con delle caricature semplici. Constatai che queste caricature non
disponevano di un impatto sufficiente. Così iniziai a studiare degli
artisti critici della società: Goya - Daumier - Grosz - Dix - Barlach -
Kollwitz - Picasso così come il realismo messicano. Inoltre studiai le maschere
dell’Africa e dell'Asia orientale,. per creare una lingua critica dei tempi
attuali, parallelamente alla mia forma drammatica, per esprimere i conflitti
con il mio ambiente. Così questa serie critica è una parte di questi conflitti.
"Striptease"
Durante una visita a Parigi una sera andai in un
locale striptease. Tutto ciò che si "deve" avere visto a Parigi io l’ho
visto: musei, tombe reali, chiese, palazzi, torri... Ora, di notte si visita un
locale striptease francese. La ballerina era ancora abbastanza giovane e mostra
tutto ciò che aveva. Ma nei suoi occhi vidi che aveva pesantemente coperto il
suo carattere e la sua natura femminile, e la sua nudità era artefatta.
Gli spettatorì sedevano, vestiti da buoni borghesi,
in attesa sulle loro sedie e guardavano la donna. All'improvviso ebbi la
sensazione che realmente eravamo noi uomini ad essere nudi, con sguardi da.
animali aggressivi. In molti scopri addirittura la voglia di violentare.
Eravamo noi a ballare lo striptease davanti a una donna vestita.. Depresso
abbandonai il locale.
"Canzone dal buco"
Arrivai in Germania senza lavoro, in questo paese
del1e meraviglie economiche. E anche qui dopo alcuni anni ero di nuovo
disoccupato. Qui ci sono dei musei meravigliosi, pieni di quadri, libri d'arte,
accademie delle arti, pagine dei giornali pieni d'arte. Ma un pittore come me
sta seduto insieme a centinaia di disoccupati nei corridoi dell 'ufficio di
collocamento. Anche la tela costava troppo per me.
Mi sentivo come in un buco profondo e scuro, in una
tomba vivente. Chiusa con una pietra pesante. Le figure sulla pietra non
volevano sentire nulla, né vedere, né udire. Ma io voglio continuare a cantare
la mia canzone nel buco, finché arriva alle orecchie di tutti.
"High
society party"
Poco dopo il mio arrivo in Germania molti anni fa
tentai di offrire i miei quadri a varie gallerie. Ero novellino, ingenuo, pieno
di fiducia. Nei miei quadri si rispecchiava la situazione sociale della mia
patria: miseria povertà e lotta contro il colonialismo. Condito con sguardi
arroganti la risposta stereotipa era: "Cose del genere qui da noi non si
vendono." Più tardi rividi alcuni di questi proprietari di gallerie
nell'occasione di un cosiddetto 'vernissage'. Parlavano di "arte".
Quando ripresi la strada, questo quadro lo avevo già ridipinto.
"Buon Giorno"
Per alcuni anni lavorai in una casa editrice di
Francoforte come grafico. Il mio studio si trovava alla fine di un lungo
corridoio, uno dei tanti. La mattina nei corridoi echeggiava la parola "Buon
Giorno" nei corridoi. Ma non aveva alcun significato, tanto era privo di
piacere e breve. Appena ti guardavi in giro, tutti avevano una. fretta nervosa.
Non ci volle molto e sentii questi corridoi come se fossero dei corridoi di una
galera. E mi chiesi come mai gli altri prigionieri vi camminavano superbi e a
testa alta.
"Città Moloch"
Da dieci anni vivo a Francoforte. Ci ho camminato in
ogni direzione per esplorarla, per conoscerne le facce di giorno e di notte.
Vivevo in un continuo conflitto per proteggere la mia anima umana
dall'influenza di questa città. La sentivo come un Moloch, che si nutre di
aggressività, di affarismo freddo, di indifferenza di suicidio e dalla lenta
morte democrazia. E vidi che le migliaia di persone che ogni giorno vanno al
lavoro come un fiume in piena, non si accorgevano dell'attacco del Moloch. Solo
un unico bambino sente cosa succede. Ma essendo un bambino nessuno lo ascolta.
"Mai più fascismo"
Questo quadro nacque dalla preoccupazione per il
mantenimento della democrazia.
"Locale a Madrid"
Durante i miei tempi di studente a Madrid mi
impressionavo anzitutto l'espressione dei visi duri e tristi delle persone
spagnole sotto il regime di Franco. Una sera visitai un "locale
intellettuale" pieno di scrittori, pittori e altri artisti. Parlarono per
ore di cultura antica e cultura recente, ma nessuno disse una parola
dell'oppressione. Ci si compiaceva delle proprie parole altisonanti. "Non
è un magnifico locale" mi chiese un amico. Andai a casa e dipinsi questo
quadro.
"L'americano brutto"
Non c'è molto da dire. Solo: che l'ho dipinto una
volta e lo ridipingerei sempre ancora.
"Bordello"
Un giorno d'estate prima della guerra civile a
Beirut. Ne avevo piene le scatole di questi scorci della città tipo cartoline
postali e di tutti questi turisti che stavano fotografando. Andai nella strada
dei bordelli e assimilai l'atmosfera e le sensazioni. Dopo un po' di tempo non
sopportai oltre questo bagno di sangue dell’animo. Non riuscii più a respirare
e avevo la sensazione che questa vita da bordello simbolizzasse la vita
politica in generale del Libano - Prostituzione, Corruzione e Sfruttamento.
"Impressione di Beirut"
Anche questo quadro nacque alcuni anni prima della
guerra civile in Libano. Per un giorno intero dovevo risolvere alcune piccole
faccende in città. Era un giorno come molti altri. La gente passeggiava,
chiacchierava e si compiaceva. Di nuovo a casa sentii un incubo schiacciarmi il
cuore, e vidi la città come un cadavere bruciato. Non potevo spiegarmelo, ma mi
sentii molto infelice e dipinsi ouesto quadro. Degli amici mi chiesero:
"Come mai questo brutto quadro ?" Rivedendolo ora dicono: "Così
è ora la nostra città".
"La città"
Iniziai la mia vita in Germania in una grande città.
Le prime impressioni furono la solitudine della gente e la loro chiusura l'uno
in confronto all’altro. Dei grandi animali aggressivi chiamati
"automobili" sfrecciavano sulle strade, antenne delle
televisioni perforavano la luce del sole come delle lance.
"Gli ingordi" (nel senso di cibo)
Cosa succede ?
Perché dobbiamo distruggere le cose belle ?
Cosa ci è successo ?
Perché non possiamo godere delle cose buone invece
di ingozzarcene ? Prima ci siamo ingoiati noi stessi, finché siamo diventati
dei piccoli mostri.
Lo sappiamo questo, di noi stessi ?
Abbiamo rosicchiato braccia e gambe della vita e
anche del torso non vogliamo lasciare nulla.
perché siamo tanto orgogliosi per essere diventati
così brutti ?
I nostri fiori sono più forti della violenza
fascista
Tante volte, quando sto seduto da solo nel bar, mi
ricordo quegli apici che caddero vittima politica di una assassinio fascista.
Per me erano dei sognatori di un futuro ricco di fiori.
La mia solitudine in questo momento racconta la
seguente favola:
C'era una volta un mostro che odiava tutti i fiori
della terra. Giurò di distruggerli e ne strappò tanti dalla terra. Finché
arrivò ad un campo dove dei grandi fiori rossi formavano un bosco, con spine e
aghi. Nella sua rabbia vi entra dentro. Le spine gli lacerano la pelle. Una
spina gli si conficca in un occhio: diventa cieco; un'altra spina gli si
conficca nel cuore; il mostro è morto.
Più tardi piove, e la primavera fa rifiorire in
tutto il loro splendore colorato tutti i fiori.
VIVA LA REVOLUCION
pag. 12
Grafiche dal Messico
L
Cosa dovrei fare in Messico come pittore? Sono stato
in Messico per un anno. Nei primi sei mesi non ho dipinto affatto, non ne avevo
voglia. E' molto semplice vagabondare con quaderno e matite per il mercato o
nei villaggi e disegnare il "tipico messicano". In Messico ci sono
tanti pittori quotati (o meglio essenziali) e molti dei loro dipinti mostrano i
colori abbondanti del Messico. Si dice sempre che il Messico offre tanti
colori. Io vengo dall'Oriente, il paradiso dei colori, e non devo fare un
viaggio così lungo per scoprire i colori. Avevo un'altro obiettivo. Non mi
sentivo ancora completo come pittore politico. Mi interessava la questione
dell'estetica dell'arte rivoluzionaria, ed ero alla ricerca di una via per
esprimere tutto il mio sentimento in una forma estetico-politica. Anche su
questo piano il Messico ha molto da offrire.
Due le osservazioni che per es. mi hanno spianato la
via come pittore politico:
1° Un quadro di Siqueiros, uno dei maggiori pittori
del Messico. Mostra una pietra vulcanica che rappresenta una testa umana senza
viso con ambo le braccia tese. Ci vuole dire qualcosa, ma è di pietra e non può
parlare.
2° Gli occhi di Emiliano Zapata, l’eroe della
Rivoluzione Messicana del 1910, sopratutto una delle sue ultime foto riprese
poco prima del suo assassinio. Nei suoi occhi fieri pieni di tristezza é
contenuta tutta la storia più recente del Messico. Così ho stretto la mano tesa
e ho viaggiato per il Messico con gli occhi di Zapata.
Dopo sei mesi la testa di pietra mi parlò con la
voce del contadino e operaio messicano. Mi disse che era alla ricerca
dell'unione con la sua terra e con il suo passato autentico.
E fu così che iniziai a dipingere, a ravvivare le
forme dell'antica cultura messicana, vestito con l'attuale contadino messicano
con le sue contraddizioni sociali e politiche. La Rivoluzione tra l'altro è
anche la rivitalizzazione della cultura del popolo.
Questa serie è un primo tentativo di rappresentare
la realtà messicana come la vedo io come pittore.
Viva Zapata - Viva Abdel Kader Al Husseini
Tra la Rivoluzione Messicana e la Rivoluzione
Palestinese ci sono molte cose in comune. In Messico gli spagnoli hanno
colonizzato il paese, hanno scacciato i contadini dai Toro campi, li
sfruttarono come servi in campagna e come operai edili, e i nuovi signori
feudali si impossessarono dei loro campi.
In Palestina la situazione è simile. I sionisti
scacciano i contadini dai loro campi e creano un nuovo sistema feudale
collettivo - il Kibbuz. I Palestinesi diventano braccianti sulla propria terra.
Nel 1948 in Palestina ci fu una massiccia resistenza contro la potenza
coloniale israeliana.
Abdel Kader Al Huesseini fu il capo
della lotta contadina, era il nostro Zapata. Questo fu il mio primo pensiero in
Messico. Zapata e Abdel Kader Al Huesseini - due fratelli rivoluzionari
storici.
Attentato contro la galleria "Viva
Messico", Caracas
Con la mia mostra "Arte della Rivoluzione Palestinese"
ho fatto un giro nel Venezuela. Il Direttore del museo di arte moderna a
Merida, Dr.Carlos Contramaestre, e l'università della città mi avevano invitato
ad esporre i miei quadri in occasione del "Mese della Cultura
Palestinese".
Nel mio programma era anche prevista una mostra
nella galleria "Viva Messico" a Caracas. Zapata è il simbolo dì
questa galleria. Il proprietario dilla galleria è il regista teatrale messicano
Jorge Godoy, la sua galleria è nota per le sue mostre politiche. Due settimane
prima dell'apertura della. mia mostra un gruppo di fascisti cubani attaccò la
galleria con delle mitragliatrici (2.11.1980). I proiettili colpirono il vetro
e le grafiche esposte ("Grafiche con proiettili originali"). Le
grafiche erano di artisti cubani e cileni dirette contro il fascismo in America
Latina.
Artisti, sindacalisti, studenti, scrittori e il
Partito Democratico in Venezuela dichiararono la. loro solidarietà con la
galleria. Malgrado l'attentato notturno la mia mostra nella galleria "Viva
Messico" fu aperta come previsto. Questa grafica è il mio
contributo in solidarietà con questa galleria. Nella mia dedica assicuro a
Jorge Godoy, che l'arte rivoluzionaria é più forte della violenza fascista.
Contadino Bracciante - Disoccupato - Zapatista -
Campesino – Cavatore Messicano
Nell'anno che ho vissuto in Messico crebbe nello
stesso modo il mio amore per i Messicani quanto quello per la loro cultura. Più
tardi questo amore diventò un tutt'uno. Nella cultura messicana vedevo i
Messicani e nei Messicani la cultura messicana (evito coscientemente
l’espressione di cultura precolombiana che è colonialistico). Lo stile
coloniale mi fece una. impressione noiosa e arrugginita, la cultura messicana
autentica mi diede un’impressione molto fresca e vivace come un giovane fiore,
lo stile coloniale invece è "premessicano".
Albert Camus disse una volta in Algeria che gli
edifici coloniali francesi sembravano molto vecchi e morti, le rovine romane
invece sono molto vivaci.
E così ho ritrovato la cultura messicana dei musei
nei contadini e operai. Il museo vive per strada, e la voce della vita parla
nel museo. 0gnuna di queste grafiche è coniata dalle culture tradizionali
conosciute.
Una volta accarezzai una scultura, era come se in
questa pietra battesse un cuore, il cuore della cultura. messicana.
Solidarietà del Popolo Messicano con la
Rivoluzione in Salvador
I messicani stanno anima e corpo dalla parte della
Rivoluzione in El Salvador, come anche con la Rivoluzione in Nicaragua. Quasi
ogni settimana ci sono manifestazioni in solidarietà del popolo di El Salvador,
manifestazioni contro l'invasione americana, azioni di collette, iniziative con
canti politici ecc. Una volta ci fu un tribunale internazionale contro i
fascisti di El Salvador. Tutti i gruppi politici, sindacati, studenti e vari
gruppi di solidarietà si aggregarono al programma del Comitato di Solidarietà
con il popolo di El Salvador. In Messico avevo sempre la impressione, che tutto
il paese partecipa la lotta contro i fascisti in Salvador. Non solo gli USA ma
anche Israele e i fascisti con armi e consiglieri militari. Come pittore
palestinese non potevo rimanere passivo, così ho partecipato attivamente ai
movimento di solidarietà; il mio manifesto é una espressione di questa
attività.
La vittoria della Rivoluzione in El Salvador è di
grande significato storico. Il popolo combatte contro il simbolo del fascismo
internazionale, contro i signori feudali, contro la mafia del capitale, contro
l'invasione USA, contro i consiglieri militari israeliani e le armi israeliane,
contro i vecchi nazisti tedeschi... un nuovo Vietnam in America Latina.
La canzone del nuovo El Salvador
Il Comitato di Solidarietà con il popolo di El
Salvador chiamò tutti gli articoli del Messico ad un’ azione comune. Più di 200
artisti, tra cui boliviani, colombiani e cubani, parteciparono a questa azione,
addirittura musei statali e collezionisti d'arte borghesi si aggregarono. Così
si riunirono 600 opere d'arte per una mostra, opere che alla fine furono
vendute all'asta in favore del Popolo di El Salvador nel museo San Carlos.
Io come pittore Pa1estinese partecipai pure a questa
azione con tre grandi grafici originali, Questa è una delle tre. L'idea mi
venne in Messico in una festa musicale "Canzoni per El Sa1vador". La
chitarra quella sera era come una mitragliatrice, ambedue sono strumenti di
libertà. Ciò che mi affascinò così tanto di questa iniziativi, era la grande
gioia tra musicisti e ascoltatori: la Rivoluzione è nonostante tutto piena di
grazia e bellezza.
Abu Nadim - il portatore di fiori
Nelle strade del Messico spesso ho visto un quadro
bello - il portatore dei fiori. Ognuno di noi può portare dei fiori, se dentro
di sé porta l'amore e la speranza per la liberazione di tutti i popoli. I
rivoluzionari sono anche portatori di fiori. In questo grafico esprimo il mio
desiderio di essere io stesso un portatore di fiori.
Quanto sei bello nello specchio - quanto sei
bello senza di lui
Questo quadro l'ho dipinto poco prima del mio
viaggio in Messico, il motivo messicano Chac Mol sotto forma di una bellezza
araba. Era un tentativo di gettare un ponte tra la tradizione araba e quella
messicana. Per mia sorpresa dovetti constatare che questo ponte esisteva già da
molto tempo. Nell'arte moderna messicana ho trovato tracce della calligrafia e
geometria araba. A Wahka (Oaxaca) scoprii nei vestiti delle contadine delle
tracce dei vestiti tradizionali palestinesi, e vidi case in stile arabo. Alcune
sculture messicane antiche hanno forme orientali.
Come pittore arabo non mi sono mai sentito estraneo
in Messico. Ora, dopo il mio ritorno dal Messico, ho la sensazione di aver
lasciato una a seconda patria.
Mostre personali
1972 Seligenstadt bei
Offenbach/Germania
Università di Chapingo
Casa Nicaragua
Oaxaca/Messico: Atelier Siqueiros
Mérida/Venezuela: Museo dell’Arte Moderna
Guanare/Venezuela: Centro Culturale
Caracas/Venezuela: Galleria Viva México
Centro Arabo Palestinese
Unione Democratica Arabo-Venezuelana
Università
Sulia
Città
del Messico: "Palestina Woche"
Bonn/Germania
Mostre collettive
Alessandria d’Egitto
(3.Premio del V.A.R. Gruppo)
Berlino/Germania
democratica: mostra di arte siriana
1962 Berlino, Leipzig, Dresda, Greifswald: mostra
itinerante di arte araba
Tubingen/Germania:
Cultura woche araba
1975 Francoforte sul Meno/Germania: mostra della
giovane arte
1976 Dresda/Germania democratica, Sofia/Bulgaria:
mostra di arte araba
Francoforte sul Meno/Germania: mostra di arte dell’Assia
Beirut/Libano: mostra di
Arte Internazionale per la Palestina
Beirut/Libano: Conferenza
degli artisti palestinesi
Beirut/Libano: in ricordo
di Tal-Al Zaatar
Leipzig/Germania
democratica: Intergrafica, nell’ambito dell’Arte palestinese
Mosca/URSS: mostra di
Arte palestinese Francoforte sul Meno/Germania: Arte Jahreausstellung
Francoforte
Francoforte sul
Meno/Germania: "Dell’arte araba"
Burhan Karkutli con le sue grafiche partecipò
anche a varie iniziative politiche nella Rep.Federale, Austria e Messico
LA RESISTENZA PALESTINESE - UNA FONTE DI
ARTE MODERNA ARABA
Un'intervista con Burhan Karkutli
(B. K., pittore arabo
e grafico siriano, diventato noto per le sue grafiche politiche atte a
risvegliare le coscienze, che si interessano alla lotta nazionale del popolo
Palestinese e alla resistenza contro l'aggressione e il terrore sionista.
"PALESTINE" intervistò B. K., che ora vive soprattutto nella Germania
dell’Est, nell'autunno 1979 - P.L.O. information Bullletin -Palestine – vol. 6
No. 1, 1980, Beirut)
Qual’è il ruolo del movimento di resistenza
Palestinese nello sviluppo dell'arte araba?
R. - La
Rivoluzione Palestinese non ha solo una grande influenza sull’arte figurativa
araba, ma su tutta la cultura araba. Negli ultimi anni l'arte democratica e
progressista e anche tutte le altre attività culturali si dovettero
confrontare con delle difficoltà in vari paesi arabi. In alcuni paesi arabi non
esiste più libertà d’opinione; alcuni governi arabi diffondono una sorta di
cultura, che all'estero viene considerata come una forma "arabesca",
che però ha perso il suo significato democratico.
La cultura democratica e progressista ora si nutre
dalla rivoluzione Palestinese e da questa trae anche la possibilità di
svilupparsi oltre. Non è un caso che tanti poeti, scrittori e pittori arabi che
sono alla ricerca di un contenuto rivoluzionario, il cui sviluppo viene
osteggiato nei relativi paesi, si sono rivolti al movimento di liberazione
Palestinese. Non sono venuti solo alla ricerca di un atmosfera salubre, ma
anche perché sentono che la Rivoluzione Palestinese è anche la loro
Rivoluzione. È una Rivoluzione di tutti gli arabi.
L'aggressione sionista non è rivolta solo contro la
terra Palestinese e la gente pa1estinese, ma contro tutti i paesi arabi. Come
artista per es. la sento come un'aggressione contro me stesso, la mia identità,
politicamente e fisicamente, contro il mio sogno di arabo di una nuova
civilizzazione araba. L'aggressione sionista è una minaccia alla via verso
questo rinascimento arabo. Vogliamo costruire un futuro arabo nuovo e contro
questo sviluppo, questa aggressione si contrappone come un muro. Perciò se
dipingo e disegno per la Rivoluzione Palestinese lo faccio pure per me stesso.
Dipingo per difendermi.
- C'è un'influenza proveniente dalla Resistenza Palestinese
sullo stile dei pittori progressisti arabi ?
R. - Sono tre
le fonti principali a influire sull'attuale arte araba progressista e
democratica: il realismo moderno degli anni '60, l'arte palestinese e l'arte
popolare tradizionale araba.
Parallelamente all'insorgere della resistenza araba
nei primi anni '60, per es. in Egitto ai tempi di Nasser durante la lotta per
la nazionalizzazione del canale di Suez, nacque un movimento realista moderno
nell'arte araba. I pittori erano alla ricerca di un nuovo stile realista, uno
stile che rispecchia la realtà della gente, che seguiva il richiamo alla lotta
contro il colonialismo e il neocolonialismo. La ricerca del realismo era una
ricerca del realismo estetico, e anche di una nuova forma estetica araba. Questo
nuovo stile poi fu minacciato da una crisi, che aveva a che fare con il clima
politico nei paesi arabi.
Il pericolo era che i governi accettavano questo
stile ma solo esteriormente, svuotato da ogni contenuto politico. Se poi c'era
un contenuto politico, allora consisteva nella propaganda a favore ai governi.
I contenuti Rivoluzionari devono venire dalla libertà di decisione dell'artista
stesso. La Resistenza Palestinese ha aperto le porte a questo stile, gli ha
dato nuova forza.
La seconda fonte, che si collegò con il movimento
democratico in vari paesi arabi, è l'arte palestinese stessa. Dall'inizio aveva
una linea realista: più tardi vi si aggiunse un contenuto politico. Iniziò in
modo tragico e drammatico con la cacciata dalle proprie terre. Con la necessità
della lotta politica l’arte palestinese rispecchiò questa lotta.
Velocemente si svilupparono tre differenti correnti: si poteva trovare arte
simbolica realistica e anche d'orientamento classico. Risalta l'assenza quasi
totale di pittura astratta. Io credo che gli artisti palestinesi volevano fare
qualcosa di concreto per la loro gente, per la loro lotta. Non dipingevano solo
per amor di bellezza, bei colori e belle forme. Sentirono che dovevano fare
qualcosa.
Credo che negli anni a venire l'arte palestinese
sarà esemplare e all'avanguardia dell'arte araba moderna. Attualmente arte
palestinese non vuol dire che deve essere creata solo da un Palestinese. Anche
altri arabi possono crearla. Palestinese ne è solo il contenuto, infatti però è
arte araba.
La terza fonte è l'arte tradizionale araba. Se
osserviamo antichi quadri arabi e la pittura tradizionale popolare araba,
scopriamo che ambedue sono da sempre state realistiche. Se guardiamo i quadri
acquistati dai contadini, commercianti e lavoratori nei bazar, vediamo che vi
sono rappresentati degli antichi eroi popolari arabi in lotta contro dei poteri
e degli uomini malvagi. Chi sono questi uomini malvagi ? Nei quadri questi
uomini malvagi violano leggi religiose. Ma il pittore intendeva la violazione
dei valori buoni giusti, che determinavano la loro vita quotidiana. Uno di
questi eroi è per es. Antar del periodo preislamico. Il poeta Antar lottava per
la verità e la uguaglianza. Doveva confrontarsi con molti pregiudizi sociali,
essendo nero e amando una donna araba. O Ali Bin Abi Taleb e i suoi due figli
Hassan e Hussein, che fino ai giorni d'oggi sono dei simboli nell'arte
popolare. Nell'Islam Ali rappresenta la lotta per la giustizia sociale. Dopo
che fu ucciso, suo figlio Hussein continuò la lotta fino all'ultimo uomo,
martire per la questione socia1e nell'Islam.
Questo tipo di arte si può ancora trovare
dappertutto per le strade. La definizione "arte naif" non è del tutto
giusta. Consiste di elementi dell'arte classica araba e infatti la scrittura è
una componente integrata della pittura. È una specie di grafica colorata -linee
nere con superfici colorate- molto decorativa. Prima si stampava in litografia,
oggi al più come offset. La puoi trovare dappertutto nei bazar di Marocco,
Algeria, Tunisia, Egitto, Libano, Irak e Siria. Ho visto che lo stile quasi
dappertutto si assomiglia: uno stile arabo. Durante la Rivoluzione algerina ho
visto questo tipo di stampe colorate in Marocco, dove venivano rappresentati
gli eroi della Rivoluzione algerina. Erano molto a buon mercato, 1/4 di Lira
circa (ca. 25 centesimi di marchi).
Quel che volevo dire è che l'arte moderna araba
politica non è cascata dal cielo né proviene da influenze europee. Ha un'antica
tradizione, non nei musei, ma una tradizione ancora viva per strada.
Naturalmente c'è una influenza dell'arte moderna europea , di alcuni suoi
periodi, nella nostra arte moderna e realistica. Na non fa niente. Viviamo in
un altra era; l'arte è diventata internazionale e dobbiamo e possiamo elaborare
influenze da ogni dove.
- Ha accennato al ruolo della scrittura nell'arte
araba e palestinese !
R.- La
scrittura araba di per sé è già arte. È una sorte di grafica. La si ritrova
integrata anche in architettura. Ho studiato la scrittura araba e ho scoperto
che a partire dalla fondazione dell'Islam si è sviluppata esattamente nello
stesso modo dell’arte figurativa moderna. La scrittura araba iniziò in forma
realista, chiara e severa, cosicché la gente, che di solito stava nelle
moschee, poteva riconoscerla e leggerla facilmente per comprendere il
significato delle parole scritte sulle pareti. Nel periodo più tardo, quando la
civilizzazione araba classica e la sua cultura raggiunse il suo apice e poi il
suo stallo, la scrittura iniziò ad astrarsi. Si vede una forma scritta bella,
una decorazione carina, ma infatti non é più possibile leggerla. Il quadro
scritto, il disegno scritto attira l'attenzione. Non è più d'interesse il
contenuto. Per es., la frase "Bismilaah el-rahman al-rahim" ci
vuole un interprete per decifrarla. Ma è una bella forma -un arabesca- in ogni
caso astratta. Oggi possiamo constatare che non solo l'arte figurativa araba è
alla ricerca di una nuova forma realista, ma anche l'arte della scrittura.
Questo vale soprattutto per la lotta di resistenza Palestinese. Vedo che sui
manifesti, sui titoli e sulle prime pagine di pubblicazioni della Rivoluzione
Palestinese c'è il tentativo di riattivare l'antica scrittura araba, come
quando era ancora chiara e severa. Si può ripercorrere le antiche linee ma nel
contempo osservare uno sviluppo. Così la Rivoluzione non solo ha contribuito
allo sviluppo dell'arte figurativa moderna araba ma anche a uno nuovo stile
della nostra scrittura.
- Esisteva una grafica artistica politica prima
della Rivoluzione Palestinese ?
R. - A quei
tempi una grafica autenticamente politica esisteva solo in un quadro molto
ridotto. Solo la Rivoluzione Palestinese le diede una direzione chiara e forte.
È l'arte per il popolo, per svilupparne la coscienza politica. L'attuale
grafica politica palestinese rappresenta anche la lotta armata, sui manifesti,
poster, cartoline postali, copertine dei libri e giornali. In poco tempo queste
rappresentazioni si poterono trovare in vari paesi arabi, ora anche in Europa e
dappertutto. (Questo è esattamente il compito dell'arte politica, cioè
raggiungere il grande pubblico e non le gallerie. La grafica politica si è
liberata dalle pastoie delle gallerie, perché se si limita alle gallerie non è
più grafica politica. Cosa ci ricavo se posso offrire la mia grafica solo a una
galleria stile europeo, stile europeo-borghese? Forse viene un ricco o un
mercante d'arte e me la compera. Ma così rimane solo in un luogo. A cosa serve,
se come abitudine delle gallerie occidentali, di un originale non si
riproducono, numerano e firmano più di 100 copie a mano? È sufficiente se 100
persone posseggono una stampa? Grafica politica è grafica per le masse, non
solo per 100 persone. Io desidero che le mie grafiche fanno il giro del mondo
come una pellicola del cinema. Un libro politico, un romanzo, un tascabile
spesso hanno una tiratura di varie centinaia di migliaia di copie. Perché
allora dovrei numerare la mia grafica? L'abitudine verso questo tipo di
diffusione appartiene al medioevo dove un libro si scriveva a mano e si
vendevano 20 copie a 20 persone.
Se stampo una grafica la faccio in offset a 1000 o
2000 pezzi - in grandezza originale - e ci tengo a una buona realizzazione
tecnica e a una buona carta. Per me la stampa offset è un'ottima cosa. I
proprietari delle gallerie invece dicono che le stampe offset non sono stampe
artistiche. Perché ? Le mie grafiche vengono realizzate al 100% fedeli
all'originale. A richiesta le firmo e una stampa la vendo a 10 o 5 marchi. Nei
tempi lunghi poi guadagno altrettanto che se avessi venduto l'originale. Molta
gente nella RFT mi dice che così sto distruggendo il mio buon nome. Io rispondo
che non mi interessa il mio buon nome, bensì le mie grafiche e la loro
diffusione. Ho anche fatto l'esperienza che ad appendere le mie grafiche sono
per lo più giovani studenti e altra gente con la mente aperta, che non le
ritiene troppo "deprimenti" o "dure". Ma un originale non
lo possono pagare. Se voglio permettergli di acquistare le mie grafiche devo
pensare alla loro situazione economica. La mia grafica politica appartiene al
popolo. La vendo alle fiere, tramite librerie politiche, nelle iniziative
politiche e riunioni e soprattutto in ogni occasione dove si fa appello alla
solidarietà con il popolo palestinese. Partecipo anche ai bazar natalizi ecc..
Inoltre collaboro con un gruppo artistico tedesco, "Tendenze", con un
Cileno, con socialdemocratici di sinistra, amici del Partito Comunista,
indipendenti - ma tutti appartenenti allo stile realista. Il nostro intento
primario è la creazione di opere realiste comprensibili al pubblico.
- Da dove prende ispirazione per il suo lavoro ?
R. - La mia
natura é quella del pittore politico. Mi piace. Da artista mi
piace esteticamente l'espressione politica. Per me è bella come dei fiori, una
bella donna, un bel cielo. Esprimersi politicamente è bello, anche perché il
soggetto della pittura politica è il sogno dell'uomo di una vita nuova e
migliore. La lotta politica è il ponte che conduce a una vita nuova. Esprimere
la bellezza di questa vita è il senso e l'obiettivo della pittura politica.
Visto da questo punto di vista, la forma politica per me è anche molto
estetica. Anche la rappresentazione della lotta armata secondo me è estetica,
poiché è motivata dal desiderio di una vita nella quale l'uomo si possa sentire
in armonia con il suo ambiente, potersi sentire tutt’uno con esso.
- Come vede, da artista arabo residente nella
Repubblica Federale, gli sviluppi e le tendenze dell'arte occidentale ?
R. - Lì era
molto forte l'influenza americana negli ultimi trent'anni. Ad ogni insorgere di
una nuova moda negli USA, questa veniva subito seguita nella RFT. Pare che sia
tutto pianificato. E' come una mafia. Televisione, giornali, mensili, gallerie,
pubblicità, tutti i media adottano ogni nuova moda o tendenza nell'andamento
artistico tedesco occidentale. Dura più o meno da 6 mesi a 1 anno, poi svanisce
di nuovo, e il ciclo ricomincia. Anche il pubblico è stanco di queste ondate.
L'arte astratta non è morta. Si è trasformata nel decorativo, nelle tecniche
materiali, nell’architettura e nel design, nella pubblicità.
Oggi possiamo osservare una tendenza nuova e forte
al realisrmo, che si basa sull'espressionismo tedesco. Pittori come Grosz,
Beckmann, Kollwitz, Baerlach e Otto Dix sono di nuovo visti come degli eroi e
vengono molto esposti e ristampati nei libri. Ci sono tanti giovani pittori che
seguono questa direzione. Ovviamente non è ancora del tutto realizzato. Nella
nuova scuola realista possiamo anche elaborare lo sviluppo dell'arte astratta.
Non tutto è negativo. Il pericolo sta laddove si va con la moda per ragioni di
affarismo. Dovremmo veramente utilizzare la tecnica, il materiale, l'invenzione
delle forme, tutte queste prestazioni della scuola astratta, e buttare via il
resto. Non si dovrebbe solo dire che questa è arte borghese e chiudere gli
occhi. No, è un aspetto del nostro tempo, del nostro sviluppo. È la stessa cosa
come con ogni altra tecnica. Nel sistema capitalista si svluppa una rivoluzione
tecnica che non è né buona né cattiva. Ne possiamo sfruttare i vantaggi. È come
con le armi: nelle mani di un mercenario capitalista sono micidiali e
assassine; nelle mani di un rivoluzionario servono la causa rivoluzionaria.
Prenda il mio esempio. Ho lavorato per sei anni come
grafico pubblicitario. Per vivere. Spesso era noioso. Ma ho anche appreso
molto. Ho appreso tutte le specie di grafica commerciale e a sapere molto sui
problemi pratici di stampa. Si deve per es. sempre partire dal fatto di come
raggiungere nel migliore dei modi il grande pubblico. Quale deve essere
l'effetto della scrittura, del lay-out ecc.? Ovvio che tutto ciò ha un
contenuto capitalista. Ma il capitalista non è scemo. Vorrebbe che i suoi
prodotti raggiungessero un pubblico più vasto possibile. Ora che lavoro da
pittore e grafico libero, rifletto sempre come posso stabilire tra il pubblico
e me nell'interesse della causa, della rivoluzione, il miglior contatto
possibile.
- Quale è l'obiettivo e quali sono le attività
dell’associazione degli artisti figurativi arabi, creata di recente nella Rep.
Federale ?
R. - Artisti
arabi hanno partecipato per prima volta nel 1974 a una mostra collettiva
durante la settimana culturale araba a Tuebingen, provenienti dagli stessi
paesi arabi e dalla Rep. Federale. Spiccava il fatto che malgrado gli stili
differenti si poteva osservare una omogeneità, che tutti provenivano da una
stessa cultura. Neanche i visitatori potevano crederci che i quadri
provenissero da paesi diversi. Infatti l’arte ci dice il vero. Apparteniamo
tutti a una cultura, a una nazione divisa solo dal colonialismo.
Dopo l'esperienza di Tuebingen nella RFT iniziammo
una collaborazione più stretta. Nel 1977 la società tedesco-araba insieme alla
Lega Araba organizzò una mostra artistica araba ad Aachen. Fu un grosso
successo. Con due cose importanti: Primo, la Palestina era presente come paese
in questa mostra. Secondo, furono esposti dei quadri rappresentanti la lotta
armata come parte dell'arte araba moderna. Seguirono altre mostre a Wuerzburg e
nel 1978 a Bonn, dove parteciparono 23 pittori arabi. Questi li abbiamo
organizzati noi stessi in associazione, con l'aiuto dell'ufficio dell’OLP e
della Lega araba, che ci mise a disposizione le sedi.
La propaganda sionista nella RFT è tuttora molto
forte e vorrebbe far credere alla gente che gli arabi vivono nel deserto senza
basi economiche, sociali e cultura. Con le nostre mostre collettive abbiamo
potuto rispondere a questo. Quadri e grafiche possono dare a volte una risposta
anche più idonea delle dichiarazioni politiche. La gente comprende subito senza
pensarci tanto.
A causa della politica di Sadat sono sorti alcuni
problemi, per cui fu congelata una mostra sostenuta dalla Lega araba, già in
corso in tutte le città della RFT e della Francia. Ci sono anche alcune
difficoltà interne causate dalle differenti concezioni artistiche. Ma in
generale la nostra esperienza è positiva. Ci sono due punti su cui tutti
concordiamo: 1° vogliamo tutti fare qualcosa per la causa palestinese. Deve
sapere che ogni arabo sostiene per sentimento naturale la lotta armata
palestinese. 2° Tutti noi siamo alla ricerca di un carattere arabo nella nostra
arte per liberarci dalla tutela occidentale anche se viviamo nella RFT. Questa
è una parte della lotta stessa, poiché la liberazione della cultura araba serve
anche agli obiettivi della lotta palestinese.
- Quali le reazioni sulle vostre attività
R. - Alcuni
visitatori vengono per vedere dell'arte stile 1000 e una notte e dapprima sono
delusi quando trovano arte moderna. Nelle discussioni spieghiamo loro che il
mondo arabo non consiste nel 1000 e una notte ma che e una parte del XX Secolo
e che ha i suoi problemi particolari.
In genere il pubblico dimostra molta simpatia. Con
le mostre viene a sapere che da noi ci sono persone realmente esistenti e dei
paesi, e ciò è positivo.
Spesso ho delle difficoltà con gli organizzatori per
le mie grafiche politiche. Preferiscono esporre i miei lavori
"arabeschi" ma non i miei quadri politici. Ma le grafiche politiche e
i miei altri quadri e disegni sono come il mio secondo occhio. Non mi posso
strappare un occhio. Quasi sempre accettano quando dico loro: se volete arte
araba, ok, ma le due cose vanno insieme. Si preoccupano di più per la paura dei
conflitti; a volte dipende anche dalla paura di rappresaglie sioniste. Le
reazioni sioniste in genere sono più sottili. Per es. durante la mostra a Bonn
all'improvviso venne indetta una settimana culturale israeliana radiotrasmessa;
un giornale illustrato di grande tiratura riportò un articolo clamoroso su un
pittore israeliano.
Quando vendo le mie grafiche per strada spesso mi
capitano anche delle reazioni ostili. Una volta un tipo della NPD si incazzò
per il mio poster che attacca Camp David, Carter, Begin e Sadat. Urlò:
"Quando i tempi saranno maturi i tuoi grafici saranno bruciati qui per
strada !" Io rimasi calmo e risposi solo che questo tipo di procedura
c'era già stata ai tempi di Hitler. Vennero anche ufficiali della città di
Francoforte per convincermi a mettere via il poster su Camp David, altrimenti
avrei avuto "dei problemi". Ci sono tendenze a una acutizzazione
della repressione nella RFT. In alcune zone, in particolare quelle governate
dalla CDU/CSU, degli artisti progressisti sono stati esclusi dalle
associazioni. C'è anche una nuova legge che ha un effetto restrittivo sulla
libertà culturale e l'arte. Dice che ogni scrittore, pittore o poeta che
esprime "simpatia" per il "terrorismo" o la 'violenza viene
punito. È un'espressione alquanto vaga. Cosa significa ? Un tale legge
sicuramente non viene applicata se si dimostrassero simpatie per le aggressioni
di massa israeliane o altri esempi di terrorismo di stato.
- Come valuta il concetto di arte israeliana ?
R. – Una volta
visitai una grande mostra artistica israeliana a Heidelberg. Rimasi colpito
della mancanza di unità, nessuna lingua comune, nessuna tradizione comune.
Trovai influenze britanniche, russe, polacche e francesi. Ma non si può nemmeno
dire che era internazionale. Era un miscuglio di diversi stili e di diverse
influenze. Riflette anche lo stato della società israeliana; una società senza
unità culturale. Interessante il fatto che la mia impressione fu anche
riportata da un critico della stampa locale. Asserì che vi si potevano vedere
diversi tipi di indirizzi artistici europei ma non un'arte israeliana. Ma non
disse nulla sul significato politico di questo fatto.
Al contrario, mi ricordo della mostra di pittori
arabi dai diversi paesi arabi, quando tutti i visitatori pensarono che sarebbe
la mostra di un solo paese. Questa differenza tra la mostra araba e quella
israeliana è di grande significato politico.
"QUESTA È LA MIA ESISTENZA"
Un Artista Arabo Si Oppone alla Censura
della RFT
Intervista con Burhan Karkutli
(Palestina-Bulletin, Bonn: No. 7
del 15.2.1980)
- Prima di natale hai suscitato un bel po' di clamore
a Francoforte con i tuoi quadri e le tue grafiche. Cos’è successo esattamente ?
R. - Da alcuni
anni a Francoforte si teneva un bazar natalizio nel quale possono esporre e
vendere anche gli artisti. La città dà agli artisti, che sono organizzati nell'associazione
federale arti figurative questa possibilità. Ogni pittore ha il suo banchetto.
È una tradizione molto carina, poiché così il pittore può stabilire così un
buon contatto con la popolazione. Vi partecipo da cinque anni. Molta gente di
Francoforte mi conosce per questo motivo e sanno che sono un pittore politico.
Nell'occasione vendo anche un bel po' delle mie grafiche politiche.
A Francoforte lavoro con un gruppo di artisti che si
chiama TENDENZE. Tutti pittori politici. Da quando siamo in questo posto
abbiamo a volte alcuni problemi minori. Come puoi immaginare, con dei fanatici.
Per es. abbiamo esposto un manifesto per il Cile o contro Strauss, contro i
divieti di praticare una professione. E naturalmente manifesti per i diritti
del popolo palestinese. A volte c'è allora gente che inizia a urlare a
squarciagola davanti ai nostri banchetti.
Quest'anno tutto iniziò così. Per es. c'erano alcuni
nazi noti nella città che ci hanno importunati. O anche degli "amanti
dell'arte" ! Anche loro se la presero con noi, perché vogliono solo
"arte" ma nessuna propaganda". Già, e poi anche un gruppo di
sionisti.
- Quali erano le grafiche che non andavano giù ai
sionisti ?
R. - Avevo un
sacco di quadri e cartoline postali sul mio banchetto, tra cui quattro che
condannano l'aggressione israeliana nel Libano del sud, la politica di Begin e
Camp David. Queste quattro cartoline hanno fatto innervosire alcuni sionisti in
modo tale che hanno iniziato a esercitare una pressione massiccia sul comune.
Hanno chiesto che la città mi espellesse dal bazar.
- Erano sionisti singoli o organizzati ?
R. - Dapprima
pensai che erano dei singoli. Perciò non li ho neanche presi troppo sul serio.
Ma dopo poco tempo il municipio ha veramente chiesto che togliessi le quattro
cartoline. Allora si chiarì che dietro queste pressioni c'era la comunità
ebraica di Francoforte. Infatti mi ha denunciato penalmente per presunta
istigazione contro il popolo ebraico, di fare uso di simboli nazisti e di
oltraggio di capo di stato estero.
Non ho accettato la richiesta del comune. Ho detto:
"No, questa è la mia libertà artistica. Questa libertà non è un
giocattolo." Quando si accorsero che non avrei mollato il comune mi ha
mandato sotto un membro della direzione dell'associazione professionale degli
artisti figurativi. Questo signore ha fatto proprio completamente sua la
posizione del municipio. Ciò nonostante non ho mollato. Ero deciso a comparire
davanti al tribunale. Ho detto: "Se tolgo le cartoline non esisto più come
artista. Questa è la mia esistenza." Infine il municipio ha minacciato di
chiudere tutto il capannone. Questo naturalmente per minacciare anche tutti i
miei colleghi che come me avevano esposto e venduto qui le loro opere. Una
parte di loro ha reagito di modo che posso dire che erano dalla mia parte,
circa il 40%. Gli altri non erano necessariamente contro di me. Ma erano
diventati inquieti. Al che abbiamo cercato un compromesso e l'abbiamo anche
trovato. Le cartoline rimanevano sul tavolo, ma le ho coperte con un pezzo dì
carta bianca. Su cuesta carta ho scritto: "Qui sotto ci sono cartoline
postali contro l'aggressione fascista israeliana contro il popolo
palestinese.".
E di nuovo la città e la comunità ebrea si incazzarono.
Vanno chiesto di far sparire il testo. Non l'ho fatto, poiché avevo accettato
il compromesso solo per i miei colleghi ma non per fare un favore alla città. E
di nuovo una serie di tentativi di intimidazione. Un giorno lo stesso signore
della associazione apparì al mio banchetto con due ufficiali della polizia
criminale. Hanno chiesto i miei documenti e un esemplare di ognuna delle
quattro cartoline. Un'altra volta furono diffuse delle voci che sarei stato
espulso dalla BRD se avessi continuato a vendere queste cartoline. Ho solo
risposto che sarei disposto ad andare in tribunale. Che poi non sarebbe la
prima volta che degli artisti sarebbero trascinati davanti ai tribunali, in
Germania. George Grosz per es. fu accusato ben dieci volte per i suoi quadri.
·
Cosa ne è stato della
denuncia ?
R. La tensione
durò dieci giorni. Quasi ogni giorno c’erano nuove storie. Ma con ciò mi sono
attratto grande rispetto da parte di una parte dei miei colleghi. Erano
veramente molto solidali. Non tanto con me personalmente, erano solidali con la
lotta per la libertà dell'arte. Hanno preso le mie cartoline e iniziato a
venderle ai loro banchetti.
Mi sembra interessante, chi si è trovato di fronte
alla lotta per la libertà dell'arte: la politica culturale della CDU e la comunità
ebrea di Francoforte. In quanto alla denuncia, prima di natale ho ricevuto una
lettera da parte della sezione criminale di Francoforte. Nella successiva
discussione nella stessa sezione si scusarono per i disturbi nel periodo
prenatalizio. Ci informarono che la questione era stata controllata dalla
procura, che le mie grafiche non violerebbero le leggi. Che acconsentono l'uso
dei simboli nazisti in due casi: 1. se un simbolo viene utilizzato per motivi
artistici, 2. se viene utilizzato per informare contro i nazi. Ambedue i casi
corrisponderebbero per le mie grafiche. Perciò la denuncia venne messa da
parte.
- Hai parlato di un punto d 'incontro tra la CDU
di Francoforte e la comunità ebrea. Come è successo ?
R. La politica
culturale della CDU a Francoforte é arcinota. Ci sono alcuni precedenti ben
chiari. Nel mio caso credo che abbiano tentato per la prima volta
l'applicazione di misure repressive contro un artista. Hanno tentato di
stabilire un precedente. Mi hanno scelto perché sono conosciuto a Francoforte
come pittore politico. E anche se il procedimento contro di me è stato fermato,
la CDU ha tratto un vantaggio dall'affare. Ha aperto le porte per future misure
di censura. Al penultimo giorno il magistrato ha informato la nostra
associazione che il contratto per l'uso del capannone veniva immediatamente
receduto[?], che per l'ultimo giorno ogni artista singolo avrebbe dovuto dare
un contratto individuale. Il giorno dopo ci siamo andati lo stesso senza un
tale contratto. Infatti la città ha poi tralasciato di inviare qualcuno per
fare questi contratti. In pratica eravamo illegali nel bazar. Il problema è che
questa lettera avrà validità per il prossimo bazar. Probabilmente non potremo
più esporre passando per l'associazione ma con dei contratti individuali dove
ovviamente le possibilità di censura sono molto maggiori.
In quanto alla comunità ebrea di Francoforte si deve
dire che singoli membri della comunità hanno chiamato la nostra associazione e
espresso di non essere assolutamente d'accordo con il procedere della comunità
ebrea. Per la parte reazionaria della comunità il procedere insieme alla CDU
non é casuale. In altri settori questo funziona a meraviglia. Alcuni
imprenditori edili grossi appartengono alla comunità ebrea e la CDU ha molti
interessi negli affari immobiliari. Se funziona in questo settore perché non in
quello della politica culturale ?
- Cosa dissero i tuoi colleghi artisti in merito
a questo scontro ?
R. Già le ho
parlato. Non ho detto delle pressioni di buttarmi fuori dall'associazione
artisti. La direzione mi ha chiesto di andarmene da solo. Ovviamente ho
declinato l'offerta e ho chiesto che se ne decidesse democraticamente in una
riunione degli associati. Una settimana. fa, il 1° febbraio, c'è stata questa
riunione dove si è discusso per tre ore del mio caso. C’è stato un
confronto molto duro. Si trattava meno della mia persona che non della libertà
nell'arte. La direzione in questo scontro ha fatto la richiesta di avere in
futuro il diritto di pretendere l'allontanamento del suo quadro a un artista,
anche contro la volontà dell'artista stesso. Questo ha indignato molti
colleghi. Si chiese al direttore se era diventato pazzo e se in futuro voleva
assumere il ruolo della polizia che evidentemente la direzione sarebbe
disponibile che in futuro ci controllassimo da soli. Altri colleghi asserirono
che l'arte po1itica danneggerebbe i nostri affari. Noi gli abbiamo risposto che
eravamo artisti e non commercianti.
Alla fine il 70% dei colleghi si pronunciò contro le
richieste della direzione. E ci fu un compromesso nella forma che è stata
eletta una nuova direzione.
- La stampa cosa ha detto di questo scontro ?
R. Nei giorni
prima di Natale quasi ogni giorno c'era qualcosa nella stampa di Francoforte.
Nel merito risaltava che le loro informazioni se le prendevano sempre della
città. Mai da me. Con l'unica eccezione di un collaboratore DPA. E' venuto da
me e gli ho detto la mia opinione, che vedo Begin sullo stesso livello di
Hitler, che ciò che faceva Begin contro il popolo palestinese nel Libano del
sud, i bombardamenti dei campi profughi con le bombe a frammentazione, è lo
stesso crimine di Hitler in Europa. Mi fu chiesto se avevo a che fare con
l’OLP. Gli ho risposto che come tutti gli arabi avevo delle simpatie per l’OLP.
DPA ha poi anche riportato correttamente le mie opinioni. Ma dopo ho visto che
i giornali non lo avevano scritto, bensì ciò che pareva loro. Le mie opinioni
non sono mai state divulgate correttarnente nella stampa. Eccetto che da
TAGESZEITUNG di Berlino. Ma era proprio l'unica eccezione.
Pag.8
GRAFICHE ORIENTALI
La ricerca dell'unità e dell'armonia tra contenuti e
forma nei miei quadri è la mia preoccupazione quotidiana, quale che sia il
contenuto delle mie grafiche, drammatico, critico politico o
tradizional-estetico. E in questa ricerca mi sembra di dover iniziare sempre da
capo. Attualmente troviamo un rinascimento arabo nei paesi arabi, nel quadro
del quale si tenta di dare ai vari rami artistici e culturali uno stile arabo
nuovo, libero dall'eredità dell'influenza coloniale. In questa serie tento, da
pittore, di dare un mio contributo come risposa alla questione in quale
direzione potrebbe andare questo rinascimento all'interno della pittura e dove
si potrebbe iniziare con questa nuova riflessione. In questo mi riferisco alla
pittura. popolare araba storica, che è molto diffusa in tutti i paesi arabi e
che così vorrei ravvivare. Ciò facendo ho attinto da varie fonti arabe: dalla
calligrafia e dal tappeto orientale come anche contadino, da antiche
civilizzazioni dell'alto oriente e dell’Islam, dall'arabesca e dall'arte
andalusa, come infine anche dall'arte del contadino arabo.
Di questi stili artistici differenti ho tentato di
trovare una nuova forma araba senza con ciò chiudere i miei occhi davanti al le
direzioni d'arte moderna. Ma questo era solo la metà del cammino. Questo
tentativo formale arabo secondo me é maturo quando serve a un contenuto
politico e rivoluzionario.
Purtroppo qualche critico d'arte occidentale ha
ritenuto questo tentativo "folclore" e "pittura naif".
5
Visto che su quasi tutti i quadri presenti si
trovano racconti o parti scritte in arabo, che nel modo fiorito dicono qualcosa
sul contenuto del relativo quadro, più sotto si trova la traduzione del testo
di ogni quadro.
Le tre vergini
Dio, come sono belli i vostri occhi!
Amore e perdono (semicerchio superiore)
Vi auguro un felice matrimonio, una felicità
adornata di fiori, bambini belli come principi e di tutte le cose il più bello!
sotto:
Siate buoni con le donne! (dal corano)
Il matrimonio (sposo
è il cavallo, che porta la sposa)
A destra: Oh, non toccate la dormiente, oh non
disturbate la dormiente, o, tu sciolta, la tua anca si muove come un ventaglio,
o, tu dormiente, adornata di henna, per te desidero una vita. felice!
In mezzo vicino alla sposa: Divina, divina, bella,
fiore nel giardino rigoglioso, garofano in fiore, una sposa sei, tutte le rose
e i fiori attorno a noi ci fanno da tenda.
A sinistra vicino allo sposo: Apri la. tua borsa e
dammi il prezzo della. sposa, i miei capelli lunghi giocano come piume d1oca
sulla mia pelle, sono vergine e ti dono. la mia prima notte.
Sotto: Oh, mio sposo, non fare una faccia tanto
seria, i tuoi baffi odorano come ???, Ja leili, Ja leili, ja ain.
Due vergini
A destra in alto: Il pregio di ogni donna conquista
il principe !
A sinistra: questo é l’ornamento (onore, virtù, ecc.
il trad) di tutte le donne.
A destra in basso (scritta nel vestito): Questa è
la. vergine triste che non poté conquistare il principe.
L'albero genealogico (iniziando in alto a destra.) Nel nome di Dio, il misericordioso ! La
mia storia d'amore con questa ragazza è lunga. Una volta vive a Berlino, scuro
e solo, il paese straniero faceva a pezzi il mio cuore. In una notte del mese
di giugno, il 24, 1962, ero in un tram. Si sentiva della musica che proveniva
da un caffé, dolce e irresistibile. Il caffè era pieno di gente, ma trovai
posto vicino ad una ragazza, bella e seducente come Jasmin. Lei mi disse:
Oggi è il mio compleanno - il mio 20° Oh, popolo del
profeta ! Il mio cuore si apre, e il suo compleanno diventò il compleanno della
mia vita e del nostro amore, apri le porte al piacere, alla felicità e alla
divinità.
Abu Fahed e le sue donne (Iniziando in alto a destra)
Sentite o gente, questa storia! Abu Fahed dal vicolo
del quercio sul terreno della sua casa trovò un tesoro d'oro ! Diventato ricco,
andò e sposò a sua moglie Um Selim altre tre giovani ragazze, belle come rose,
e disse: oh; ora sono giunti i giorni felici ! Ma, voi gente, le giovani donne
vogliono sempre più gioielli, vestiti, bracciali e collane. Dopo un anno Abu
Fahed fu rovinato, e tutte e quattro le donne lo lasciarono!
Fuga nella fantasia
A sinistra in alto: la verità e l'amore sono le
nostre vere virtù (caratteristiche).
Braccio sinistro: Noi non conosciamo nessuna
sottomissione.
Braccio destro: Gli Arabi sono un popolo antico,
glorioso e magnanime.
Il falco
Questo è l’uomo di tutti gli uomini.
Ricordi del villaggio
Oh, voi giorni trascorsi nel villaggio, tornerete e
giammai vi ricorderete di me ?
Animo e cuore unito
nastro di scrittura a semicerchio: Saade e Nesaud si
sposeranno - che Dio doni loro felicità !
in basso: Ornamento di tutti i giovani uomini,
Auguri a te, Hai ricevuto qualcosa di straordinario, le figlie di tutti i soli
verranno da te !
pag. 10
DIARIO CRITICO
Per criticare la società borghese e il suo sistema,
iniziai con delle caricature semplici. Constatai che queste caricature non
disponevano di un impatto sufficiente. Così iniziai a studiare degli
artisti critici della società: Goya - Daumier - Grosz - Dix - Barlach -
Kollwitz - Picasso così come il realismo messicano. Inoltre studiai le maschere
dell’Africa e dell'Asia orientale,. per creare una lingua critica dei tempi
attuali, parallelamente alla mia forma drammatica, per esprimere i conflitti
con il mio ambiente. Così questa serie critica è una parte di questi conflitti.
"Striptease"
Durante una visita a Parigi una sera andai in un
locale striptease. Tutto ciò che si "deve" avere visto a Parigi io l’ho
visto: musei, tombe reali, chiese, palazzi, torri... Ora, di notte si visita un
locale striptease francese. La ballerina era ancora abbastanza giovane e mostra
tutto ciò che aveva. Ma nei suoi occhi vidi che aveva pesantemente coperto il
suo carattere e la sua natura femminile, e la sua nudità era artefatta.
Gli spettatorì sedevano, vestiti da buoni borghesi,
in attesa sulle loro sedie e guardavano la donna. All'improvviso ebbi la
sensazione che realmente eravamo noi uomini ad essere nudi, con sguardi da.
animali aggressivi. In molti scopri addirittura la voglia di violentare.
Eravamo noi a ballare lo striptease davanti a una donna vestita.. Depresso
abbandonai il locale.
"Canzone dal buco"
Arrivai in Germania senza lavoro, in questo paese
del1e meraviglie economiche. E anche qui dopo alcuni anni ero di nuovo
disoccupato. Qui ci sono dei musei meravigliosi, pieni di quadri, libri d'arte,
accademie delle arti, pagine dei giornali pieni d'arte. Ma un pittore come me
sta seduto insieme a centinaia di disoccupati nei corridoi dell 'ufficio di
collocamento. Anche la tela costava troppo per me.
Mi sentivo come in un buco profondo e scuro, in una
tomba vivente. Chiusa con una pietra pesante. Le figure sulla pietra non
volevano sentire nulla, né vedere, né udire. Ma io voglio continuare a cantare
la mia canzone nel buco, finché arriva alle orecchie di tutti.
"High
society party"
Poco dopo il mio arrivo in Germania molti anni fa
tentai di offrire i miei quadri a varie gallerie. Ero novellino, ingenuo, pieno
di fiducia. Nei miei quadri si rispecchiava la situazione sociale della mia
patria: miseria povertà e lotta contro il colonialismo. Condito con sguardi
arroganti la risposta stereotipa era: "Cose del genere qui da noi non si
vendono." Più tardi rividi alcuni di questi proprietari di gallerie
nell'occasione di un cosiddetto 'vernissage'. Parlavano di "arte".
Quando ripresi la strada, questo quadro lo avevo già ridipinto.
"Buon Giorno"
Per alcuni anni lavorai in una casa editrice di
Francoforte come grafico. Il mio studio si trovava alla fine di un lungo
corridoio, uno dei tanti. La mattina nei corridoi echeggiava la parola "Buon
Giorno" nei corridoi. Ma non aveva alcun significato, tanto era privo di
piacere e breve. Appena ti guardavi in giro, tutti avevano una. fretta nervosa.
Non ci volle molto e sentii questi corridoi come se fossero dei corridoi di una
galera. E mi chiesi come mai gli altri prigionieri vi camminavano superbi e a
testa alta.
"Città Moloch"
Da dieci anni vivo a Francoforte. Ci ho camminato in
ogni direzione per esplorarla, per conoscerne le facce di giorno e di notte.
Vivevo in un continuo conflitto per proteggere la mia anima umana
dall'influenza di questa città. La sentivo come un Moloch, che si nutre di
aggressività, di affarismo freddo, di indifferenza di suicidio e dalla lenta
morte democrazia. E vidi che le migliaia di persone che ogni giorno vanno al
lavoro come un fiume in piena, non si accorgevano dell'attacco del Moloch. Solo
un unico bambino sente cosa succede. Ma essendo un bambino nessuno lo ascolta.
"Mai più fascismo"
Questo quadro nacque dalla preoccupazione per il
mantenimento della democrazia.
"Locale a Madrid"
Durante i miei tempi di studente a Madrid mi
impressionavo anzitutto l'espressione dei visi duri e tristi delle persone
spagnole sotto il regime di Franco. Una sera visitai un "locale
intellettuale" pieno di scrittori, pittori e altri artisti. Parlarono per
ore di cultura antica e cultura recente, ma nessuno disse una parola
dell'oppressione. Ci si compiaceva delle proprie parole altisonanti. "Non
è un magnifico locale" mi chiese un amico. Andai a casa e dipinsi questo
quadro.
"L'americano brutto"
Non c'è molto da dire. Solo: che l'ho dipinto una
volta e lo ridipingerei sempre ancora.
"Bordello"
Un giorno d'estate prima della guerra civile a
Beirut. Ne avevo piene le scatole di questi scorci della città tipo cartoline
postali e di tutti questi turisti che stavano fotografando. Andai nella strada
dei bordelli e assimilai l'atmosfera e le sensazioni. Dopo un po' di tempo non
sopportai oltre questo bagno di sangue dell’animo. Non riuscii più a respirare
e avevo la sensazione che questa vita da bordello simbolizzasse la vita
politica in generale del Libano - Prostituzione, Corruzione e Sfruttamento.
"Impressione di Beirut"
Anche questo quadro nacque alcuni anni prima della
guerra civile in Libano. Per un giorno intero dovevo risolvere alcune piccole
faccende in città. Era un giorno come molti altri. La gente passeggiava,
chiacchierava e si compiaceva. Di nuovo a casa sentii un incubo schiacciarmi il
cuore, e vidi la città come un cadavere bruciato. Non potevo spiegarmelo, ma mi
sentii molto infelice e dipinsi ouesto quadro. Degli amici mi chiesero:
"Come mai questo brutto quadro ?" Rivedendolo ora dicono: "Così
è ora la nostra città".
"La città"
Iniziai la mia vita in Germania in una grande città.
Le prime impressioni furono la solitudine della gente e la loro chiusura l'uno
in confronto all’altro. Dei grandi animali aggressivi chiamati
"automobili" sfrecciavano sulle strade, antenne delle
televisioni perforavano la luce del sole come delle lance.
"Gli ingordi" (nel senso di cibo)
Cosa succede ?
Perché dobbiamo distruggere le cose belle ?
Cosa ci è successo ?
Perché non possiamo godere delle cose buone invece
di ingozzarcene ? Prima ci siamo ingoiati noi stessi, finché siamo diventati
dei piccoli mostri.
Lo sappiamo questo, di noi stessi ?
Abbiamo rosicchiato braccia e gambe della vita e
anche del torso non vogliamo lasciare nulla.
perché siamo tanto orgogliosi per essere diventati
così brutti ?
I nostri fiori sono più forti della violenza
fascista
Tante volte, quando sto seduto da solo nel bar, mi
ricordo quegli apici che caddero vittima politica di una assassinio fascista.
Per me erano dei sognatori di un futuro ricco di fiori.
La mia solitudine in questo momento racconta la
seguente favola:
C'era una volta un mostro che odiava tutti i fiori
della terra. Giurò di distruggerli e ne strappò tanti dalla terra. Finché
arrivò ad un campo dove dei grandi fiori rossi formavano un bosco, con spine e
aghi. Nella sua rabbia vi entra dentro. Le spine gli lacerano la pelle. Una
spina gli si conficca in un occhio: diventa cieco; un'altra spina gli si
conficca nel cuore; il mostro è morto.
Più tardi piove, e la primavera fa rifiorire in
tutto il loro splendore colorato tutti i fiori.
VIVA LA REVOLUCION
pag. 12
Grafiche dal Messico
L
Cosa dovrei fare in Messico come pittore? Sono stato
in Messico per un anno. Nei primi sei mesi non ho dipinto affatto, non ne avevo
voglia. E' molto semplice vagabondare con quaderno e matite per il mercato o
nei villaggi e disegnare il "tipico messicano". In Messico ci sono
tanti pittori quotati (o meglio essenziali) e molti dei loro dipinti mostrano i
colori abbondanti del Messico. Si dice sempre che il Messico offre tanti
colori. Io vengo dall'Oriente, il paradiso dei colori, e non devo fare un
viaggio così lungo per scoprire i colori. Avevo un'altro obiettivo. Non mi
sentivo ancora completo come pittore politico. Mi interessava la questione
dell'estetica dell'arte rivoluzionaria, ed ero alla ricerca di una via per
esprimere tutto il mio sentimento in una forma estetico-politica. Anche su
questo piano il Messico ha molto da offrire.
Due le osservazioni che per es. mi hanno spianato la
via come pittore politico:
1° Un quadro di Siqueiros, uno dei maggiori pittori
del Messico. Mostra una pietra vulcanica che rappresenta una testa umana senza
viso con ambo le braccia tese. Ci vuole dire qualcosa, ma è di pietra e non può
parlare.
2° Gli occhi di Emiliano Zapata, l’eroe della
Rivoluzione Messicana del 1910, sopratutto una delle sue ultime foto riprese
poco prima del suo assassinio. Nei suoi occhi fieri pieni di tristezza é
contenuta tutta la storia più recente del Messico. Così ho stretto la mano tesa
e ho viaggiato per il Messico con gli occhi di Zapata.
Dopo sei mesi la testa di pietra mi parlò con la
voce del contadino e operaio messicano. Mi disse che era alla ricerca
dell'unione con la sua terra e con il suo passato autentico.
E fu così che iniziai a dipingere, a ravvivare le
forme dell'antica cultura messicana, vestito con l'attuale contadino messicano
con le sue contraddizioni sociali e politiche. La Rivoluzione tra l'altro è
anche la rivitalizzazione della cultura del popolo.
Questa serie è un primo tentativo di rappresentare
la realtà messicana come la vedo io come pittore.
Viva Zapata - Viva Abdel Kader Al Husseini
Tra la Rivoluzione Messicana e la Rivoluzione
Palestinese ci sono molte cose in comune. In Messico gli spagnoli hanno
colonizzato il paese, hanno scacciato i contadini dai Toro campi, li
sfruttarono come servi in campagna e come operai edili, e i nuovi signori
feudali si impossessarono dei loro campi.
In Palestina la situazione è simile. I sionisti
scacciano i contadini dai loro campi e creano un nuovo sistema feudale
collettivo - il Kibbuz. I Palestinesi diventano braccianti sulla propria terra.
Nel 1948 in Palestina ci fu una massiccia resistenza contro la potenza
coloniale israeliana.
Abdel Kader Al Huesseini fu il capo
della lotta contadina, era il nostro Zapata. Questo fu il mio primo pensiero in
Messico. Zapata e Abdel Kader Al Huesseini - due fratelli rivoluzionari
storici.
Attentato contro la galleria "Viva
Messico", Caracas
Con la mia mostra "Arte della Rivoluzione Palestinese"
ho fatto un giro nel Venezuela. Il Direttore del museo di arte moderna a
Merida, Dr.Carlos Contramaestre, e l'università della città mi avevano invitato
ad esporre i miei quadri in occasione del "Mese della Cultura
Palestinese".
Nel mio programma era anche prevista una mostra
nella galleria "Viva Messico" a Caracas. Zapata è il simbolo dì
questa galleria. Il proprietario dilla galleria è il regista teatrale messicano
Jorge Godoy, la sua galleria è nota per le sue mostre politiche. Due settimane
prima dell'apertura della. mia mostra un gruppo di fascisti cubani attaccò la
galleria con delle mitragliatrici (2.11.1980). I proiettili colpirono il vetro
e le grafiche esposte ("Grafiche con proiettili originali"). Le
grafiche erano di artisti cubani e cileni dirette contro il fascismo in America
Latina.
Artisti, sindacalisti, studenti, scrittori e il
Partito Democratico in Venezuela dichiararono la. loro solidarietà con la
galleria. Malgrado l'attentato notturno la mia mostra nella galleria "Viva
Messico" fu aperta come previsto. Questa grafica è il mio
contributo in solidarietà con questa galleria. Nella mia dedica assicuro a
Jorge Godoy, che l'arte rivoluzionaria é più forte della violenza fascista.
Contadino Bracciante - Disoccupato - Zapatista -
Campesino – Cavatore Messicano
Nell'anno che ho vissuto in Messico crebbe nello
stesso modo il mio amore per i Messicani quanto quello per la loro cultura. Più
tardi questo amore diventò un tutt'uno. Nella cultura messicana vedevo i
Messicani e nei Messicani la cultura messicana (evito coscientemente
l’espressione di cultura precolombiana che è colonialistico). Lo stile
coloniale mi fece una. impressione noiosa e arrugginita, la cultura messicana
autentica mi diede un’impressione molto fresca e vivace come un giovane fiore,
lo stile coloniale invece è "premessicano".
Albert Camus disse una volta in Algeria che gli
edifici coloniali francesi sembravano molto vecchi e morti, le rovine romane
invece sono molto vivaci.
E così ho ritrovato la cultura messicana dei musei
nei contadini e operai. Il museo vive per strada, e la voce della vita parla
nel museo. 0gnuna di queste grafiche è coniata dalle culture tradizionali
conosciute.
Una volta accarezzai una scultura, era come se in
questa pietra battesse un cuore, il cuore della cultura. messicana.
Solidarietà del Popolo Messicano con la
Rivoluzione in Salvador
I messicani stanno anima e corpo dalla parte della
Rivoluzione in El Salvador, come anche con la Rivoluzione in Nicaragua. Quasi
ogni settimana ci sono manifestazioni in solidarietà del popolo di El Salvador,
manifestazioni contro l'invasione americana, azioni di collette, iniziative con
canti politici ecc. Una volta ci fu un tribunale internazionale contro i
fascisti di El Salvador. Tutti i gruppi politici, sindacati, studenti e vari
gruppi di solidarietà si aggregarono al programma del Comitato di Solidarietà
con il popolo di El Salvador. In Messico avevo sempre la impressione, che tutto
il paese partecipa la lotta contro i fascisti in Salvador. Non solo gli USA ma
anche Israele e i fascisti con armi e consiglieri militari. Come pittore
palestinese non potevo rimanere passivo, così ho partecipato attivamente ai
movimento di solidarietà; il mio manifesto é una espressione di questa
attività.
La vittoria della Rivoluzione in El Salvador è di
grande significato storico. Il popolo combatte contro il simbolo del fascismo
internazionale, contro i signori feudali, contro la mafia del capitale, contro
l'invasione USA, contro i consiglieri militari israeliani e le armi israeliane,
contro i vecchi nazisti tedeschi... un nuovo Vietnam in America Latina.
La canzone del nuovo El Salvador
Il Comitato di Solidarietà con il popolo di El
Salvador chiamò tutti gli articoli del Messico ad un’ azione comune. Più di 200
artisti, tra cui boliviani, colombiani e cubani, parteciparono a questa azione,
addirittura musei statali e collezionisti d'arte borghesi si aggregarono. Così
si riunirono 600 opere d'arte per una mostra, opere che alla fine furono
vendute all'asta in favore del Popolo di El Salvador nel museo San Carlos.
Io come pittore Pa1estinese partecipai pure a questa
azione con tre grandi grafici originali, Questa è una delle tre. L'idea mi
venne in Messico in una festa musicale "Canzoni per El Sa1vador". La
chitarra quella sera era come una mitragliatrice, ambedue sono strumenti di
libertà. Ciò che mi affascinò così tanto di questa iniziativi, era la grande
gioia tra musicisti e ascoltatori: la Rivoluzione è nonostante tutto piena di
grazia e bellezza.
Abu Nadim - il portatore di fiori
Nelle strade del Messico spesso ho visto un quadro
bello - il portatore dei fiori. Ognuno di noi può portare dei fiori, se dentro
di sé porta l'amore e la speranza per la liberazione di tutti i popoli. I
rivoluzionari sono anche portatori di fiori. In questo grafico esprimo il mio
desiderio di essere io stesso un portatore di fiori.
Quanto sei bello nello specchio - quanto sei
bello senza di lui
Questo quadro l'ho dipinto poco prima del mio
viaggio in Messico, il motivo messicano Chac Mol sotto forma di una bellezza
araba. Era un tentativo di gettare un ponte tra la tradizione araba e quella
messicana. Per mia sorpresa dovetti constatare che questo ponte esisteva già da
molto tempo. Nell'arte moderna messicana ho trovato tracce della calligrafia e
geometria araba. A Wahka (Oaxaca) scoprii nei vestiti delle contadine delle
tracce dei vestiti tradizionali palestinesi, e vidi case in stile arabo. Alcune
sculture messicane antiche hanno forme orientali.
Come pittore arabo non mi sono mai sentito estraneo
in Messico. Ora, dopo il mio ritorno dal Messico, ho la sensazione di aver
lasciato una a seconda patria.