L’episodio non nasceva a caso, insieme ai tre, vi era un
altro, già allontanato nei giorni precedenti, che minacciava col coltello
in classe degli studenti di sinistra, e che un anno dopo si renderà
responsabile di un accoltellamento di un compagno dello stesso istituto,
senza per questo subire alcuna restrizione statale. Inoltre tra gli
studenti espulsi da allora in poi da questa scuola a furor di popolo, vi
era una delle figlie di un noto fascista, che faceva il portiere in un noto
albergo ove si tenevano prima di piazza fontana le riunioni della cellula
di freda, a mestre, il quale girava armato e in diverse occasioni
partecipava in prima persona ad aggressioni per la strada, grazie alla sua
mole, anche su compagni minorenni (come mio fratello, quando aveva quasi 14
anni). La reazione immediata ed assembleare del 7 marzo fu spontanea, e i
fasci si barricarono in presidenza, dove alle 13 vennero a prenderli, in
una scuola sotto il controllo studentesco, i loro genitori. La mattina dopo
c’erano i celerini. Tutta la sinistra rivoluzionaria veneziana fu presente
alla mattina del 8 marzo davanti alla scuola, e noi fummo identificati dal
vicecapo della politica, che tuttavia non potè allontanarci dal portone,
mentre poi i tentativi di assalto vennero vanificati dai rapporti di forza
a noi favorevoli. Paolo Dorigo, 17-10-2005