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LA FINE DELLA TERZA INTERNAZIONALE
(CHE VA RICOSTRUITA SOTTO LA DIREZIONE DEL
MARXISMO-LENINISMO-MAOISMO)
Risoluzione del Presidium del Comitato Esecutivo della
Internazionale Comunista, 15 Maggio 1943
(estratto dalla IIa edizione, Ia in volume, di Aproximacion a la Historia del PCE, a cura del PCEr)
Il ruolo storico della
Internazionale Comunista, fondata nel 1919; a seguito della sconfitta politica
della schiacciante maggioranza dei vecchi partiti operai dell'anteguerra, è
consistito nel difendere la dottrina del marxismo contro il suo indebolimento e
la sua falsificazione da parte degli elementi opportunisti del movimento
operaio; nell'aver contribuito ad unificare in una serie di paesi l'avanguardia
degli operai avanzati in autentici partiti; nell'aiutarli a mobilitare le masse
lavoratrici per difendere i loro interessi economici e politici, per lottare
contro il fascismo e contro la guerra che stava preparando, così come per
appoggiare l'Unione Sovietica, baluardo fondamentale contro il fascismo.
L'Internazionale Comunista smascherò opportunamente il vero significato del
"Patto Anti-Comintern", quale strumento di preparazione della guerra
da parte dei nazisti. Smascherò infaticabilmente, molto prima della guerra,
l'infame lavoro sotterraneo degli hitleriani negli Stati stranieri, lavoro
mascherato come campagna contro una supposta ingerenza internazionale comunista
negli affari interni di questi Stati.
Ma già molto prima della guerra era sempre più evidente che, a
misura che si complicava la situazione di ogni paese, sia a livello interno che
internazionalmente, la soluzione dei problemi del movimento operaio di ogni
paese da parte di qualsiasi centro internazionale, avrebbe incontrato
difficoltà insuperabili. La profonda diversità dei percorsi storici dello
sviluppo dei diversi paesi del mondo, il carattere diverso e anche
contraddittorio dei loro regimi sociali, il diverso livello di vita e ritmo di
sviluppo sociale e politico e, infine, la diversità del grado di coscienza e di
organizzazione degli operai, imponevano pure diversi obiettivi alla classe
operaia dei diversi paesi.
Tutto lo scadenzarsi degli
avvenimenti nell'ultimo quarto di secolo, così come l'esperienza accumulata
dalla Internazionale Comunista, dimostrarono in modo convincente che la forma di organizzazione per unire
gli operai, decisa nel I Congresso della Internazionale Comunista, era una
forma che corrispondeva alle necessità del periodo iniziale della rinascita del
movimento operaio, la quale andava incespicando a misura che si sviluppava
questo movimento e la complessità dei suoi compiti nei diversi paesi, giungendo
così ad essere un ostacolo per il rafforzamento ulteriore dei partiti operai
nazionali.
La Guerra Mondiale, scatenata dagli
hitleriani, approfondì ancor più le differenze nella situazione dei diversi
paesi, tracciò una profonda linea di demarcazione tra i paesi soggetti alla
tirannia hitleriana e i popoli amanti della libertà, uniti in una potente
coalizione antihitleriana. Mentre nei paesi del blocco hitleriano il compito
fondamentale degli operai, dei lavoratori e di tutte le persone oneste,
consiste nel contribuire in tutti i modi alla sconfitta di questo blocco
facilitando l'abbattimento dei governi colpevoli della guerra; nei paesi della
coalizione antihitleriana il sacro dovere delle grandi masse popolari e,
innanzitutto, il dovere degli operai d'avanguardia, consiste nell'appoggiare
con tutti i mezzi gli sforzi militari dei governi di questi paesi per il più
rapido annientamento del blocco hitleriano, e per garantire l'amicizia
reciproca delle nazioni sulla base della uguaglianza dei diritti.
Non bisogna nemmeno perdere di vista
il fatto che i diversi paesi che compongono la coalizione antihitleriana hanno
anch'essi i loro compiti specifici. Così, per esempio, nei paesi occupati dagli
hitleriani, che persero la loro indipendenza statale, il compito fondamentale
degli operai avanzati consiste nello sviluppare la lotta armata, affinché si
trasformi in guerra di liberazione contro la Germania hitleriana.
Contemporaneamente, la guerra liberatrice dei popoli amanti della libertà
contro la tirannia hitleriana, nel porre in movimento le più ampie masse che si
uniscono senza distinzione di partito o di credenze religiose, nelle fila della
potente coalizione antihitleriana, ha messo in evidenza indiscutibilmente che
l'auge generale nazionale e la mobilitazione delle masse per accelerare la
vittoria sul nemico, possono essere realizzate in maniera migliore e più
feconda dall'avanguardia del movimento operaio di ogni paese all'interno dei
confini del proprio Stato.
Il VII Congresso della I.C.,
celebrato nel 1935, tenendo presenti i cambiamenti avvenuti nel frattempo, sia
a livello internazionale che nel movimento operaio, cambiamenti che
richiedevano una grande mobilità e una grande autonomia da parte delle sue
sezioni [nazionali, ndT] per risolvere i problemi presentatigli innanzi,
sottolineò già allora la necessità che il Comitato Esecutivo della I.C., per
risolvere tutti i problemi del movimento operaio, “si basasse sulle condizioni e sulle particolarità concrete di ogni
paese, evitando come regola generale quella di immischiarsi direttamente negli
affari organizzativi interni dei partiti comunisti”. Queste stesse
considerazioni furono quelle che spinsro l'I.C. ad approvare, una volta che gli
fu nota, la risoluzione adottata dal P.C. degli USA, nel novembre 1940, sulla
sua uscita dalle fila della Internazionale Comunista.
I comunisti, guidati dalla dottrina dei fondatori del
marxismo-leninismo, non furono mai partigiani della conservazione delle forme
di organizzazione del movimento operaio e dei metodi di lavoro di questa
organizzazione, subordinarono sempre le forme di organizzazione del movimento
operaio e i metodi di lavoro di questa organizzazione agli interessi politici
vitali del movimento operaio nel suo insieme, alle peculiarità della situazione
storica concreta e agli obiettivi che si deducono direttamente da questa
situazione. I comunisti ricordano per esempio il grande Marx, che seppe unire
gli operai di avanguardia nella Associazione Internazionale dei Lavoratori, e anche, quando la Prima
Internazionale aveva compiuto la sua missione storica, gettando le basi per lo
sviluppo dei partiti operai nel paesi dell'Europa e dell'America, una volta che
maturò la necessità di creare partiti operai nazionali delle masse, procedette
allo scioglimento della Prima Internazionale, dato che questa forma di
organizzazione non corrispondeva più a quella necessità.
Partendo dalle considerazioni
citate, e tenendo presente la crescita e la maturazione politica dei partiti
comunisti e dei loro quadri dirigenti nei diversi paesi, e considerando
inoltre, che durante l’attuale conflitto mondiale, una serie di sezioni
proposero lo scioglimento dell’Internazionale Comunista quale centro dirigente
del movimento operaio internazionale,
il Presidium del Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista,
impossibilitato, a seguito della Guerra Mondiale, a convocare un congresso
della Internazionale Comunista, si permettere di proporre all'approvazione
delle sezioni [nazionali, ndT] della Internazionale Comunista la seguente
decisione: sciogliere la Internazionale Comunista quale centro dirigente del
movimento operaio internazionale, liberare le sezioni della Internazionale
Comunista dagli obblighi derivanti dagli statuti e dalle risoluzioni dei
congressi dell'Internazionale Comunista.
Il Presidium del Comitato
Esecutivo dell'Internazionale Comunista esorta a partecipare attivamente e con
ogni mezzo alla guerra di liberazione dei popoli e degli Stati della coalizione
antihitleriana, al fine di accelerare la sconfitta del nemico mortale dei lavoratori, il fascismo tedesco e i suoi
alleati vassalli.
I membri del Presidium del
Comitato Esecutivo della Internazionale Comunista: Dimitrov, Ercoli, Florin,
Gottwald, Kolarov, Koplening, Kusinen, Manuilsky, Marty, Piek, Zdanov, Thorez.
(traduzione a cura di Paolo
Dorigo, Opera, 1999)
COMMENTO
POLITICO DI PAOLO DORIGO, MILITANTE COMUNISTA PRIGIONIERO MLM PRINCIPALMENTE
MAOISTA (6 maggio 2005 – 17 febbraio 2006)
L’esito vittorioso della
guerra patriottica antifascista in Urss e nei paesi europei, nulla toglie al
fatto che lo scioglimento dell’I.C. più o meno contemporaneo ai convegni di
Teheran e Yalta, in cui il compagno Stalin si prese la responsabilità della
“spartizione” geopolitica dell’Europa a spese del popolo Greco e della
concezione rivoluzionaria della non ingerenza e del sostegno ai partiti
fratelli per quanto riguarda la linea politica interna al paese, FU UN GRAVE ERRORE POLITICO dovuto a 2
stringenti contraddizioni irrisolte poi per decenni:
·
Il revisionismo (via pacifica al socialismo
e metodo poliziesco revisionista nel Partito,
in Europa occidentale, all’epoca ancora non in Spagna, e invece in
particolar modo in Italia, autoritarismo della classe dirigente anche in Europa
orientale –dalla repressione del gennaio 1953 degli scioperi operai in Germania
Est.
·
L’emancipazione dei popoli oppressi
e il successivo sviluppo mondializzato della produzione capitalista di
plusvalore, a fronte del permanere (proveniente dal socialismo della II a
Internazionale) nelle organizzazioni comuniste dell’Europa occidentale, dello
sciovinismo (frutto del revisionismo).
Questo, per quanto apparirà
assurdo a chi pensasse alla quantità di rapporti internazionalisti dell’Urss e
poi della Cina, diventa più chiaro a chi studi le critiche cinesi al compagno
Togliatti sulla rivoluzione in Italia e sulla sua concezione
“internazionalista” e soprattutto sulla polemica e rottura tra il PCC e il PCUS
oramai già revisionista (lettere in particolare del 1964).
Ora che la situazione internazionale e la portata e la crisi generale del capitalismo imperialista
portano alla considerazione che contraddizioni fondamentali rimangono quella
tra lavoro vivo e capitale, tra proletariato mondiale e popoli oppressi ed
imperialismo, ed interimperialiste (dal 17 in poi principalmente Usa-Urss), ma
che la contraddizione principale è tra proletariato mondiale e popoli oppressi
ed imperialismo, si può capire come i paesi socialisti di oggi troveranno
un’unica via di mantenimento della propria indipendenza nazionale e di rafforzamento
del socialismo nel sostenere fermamente l’identità politica rivoluzionaria del
proletariato mondiale e dei popoli oppressi contro e fuori da ogni falso ed
ipocrita appoggio dei revisionisti, pena la trasformazione della loro società
in qualcosa di simile alla attuale Cina filo-capitalista ove, se la lotta di
classe avanza e si deve scontrare per riportare le lancette della storia al
loro posto, non lo deve certo ad alcun dirigente revisionista ma principalmente
al Presidente Mao Tse-Tung.
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