05-03-2023. Notte. Periferia di Venezia. SOTTO TORTURA PSICO-TECNOLOGICA

Resisto ancora, come prima e  più di prima. Non sono un pacifista, ma anche a me serve fare notizia. E oggigiorno la faccio.

C’è sempre stata, sin dal 1982, all’epoca dei rastrellamenti polizieschi di proletari e combattenti comunisti tra Mestre Marghera e dintorni, una profonda divergenza nel merito di quelle esperienze tra il sottoscritto e gli altri componenti all’epoca dell’area che andava sotto il nome di “autonomia operaia”.

Io, che stavo ancora tra gli operai, maturai all’epoca delle posizioni solidali verso i prigionieri comunisti che stavano nelle carceri e dintorni (ambiente solidale dei familiari ecc. ecc.), e poi nelle esperienze che avvenirono, fin dall’epoca del “convegno contro la tortura” che si svolse quell’anno a Padova, espressi la posizione ostile all’area ed all’ambiente dei “dissociati”, arrivando poi in pochi mesi al distacco dai “collettivi politici” o meglio da ciò che ancora ne esisteva, ed approdando al movimento di solidarietà con i prigionieri comunisti e comunque ostili al sistema di sfruttamento e quindi successivamente alle realtà complessive che ancora maturavano nel movimento rivoluzionario, nelle Brigate Rosse.

Da allora molto tempo, parecchio del quale passato dietro le sbarre, è trascorso, e la volontà dello stato imperialista para-fascista e dell’ambiente dissociatorio contro cui lottavo all’epoca è oramai cristalizzata in un complesso più maturo, obliquo e fetido, che unisce gran parte della società che conta, quella vecchia del governo Prodi-Bertinotti e quella attuale del governo “fratelli d’italia”-“PD, ossia  Stato repressivo,  Grandi Capitalisti, bonzi confederali, giornali e tv, pacifisti e “no global”, e pure diversi finti rivoluzionari,  in un percorso sinuoso, altilenante e diretto mediaticamente, di fronte al quale diventa difficile fare le distinzioni che ancora un paio di anni fa erano facilmente individuabili, e che ci permettevano ancora, ad alcuni di noi di SlaiProlCobas, di gridare contro il fascismo insieme o in vicinanza ai “noglobal” che vivono a poche centinaia di metri dagli ambienti dove praticavamo unità operaia e dove ancora la pratichiamo, luoghi in parte diversi per necessità dopo che il potere ha fatto distruggere il centro Monteverdi a Marghera e ha fatto svuotare il centro Gardenia a Marghera.

In questi pochi anni “i nodi sono veuti al pettine”, ed oramai è a fatica che si può evitare la pratica della guerra dai diversi punti di osservazione e pratica, ben diversi, ove stazionano SlaiProlCobas o diversi altri sindacati di base con cui non abbiamo rapporti (ossia diversi da Slai Cobas, Al Cobas, Lmu, Sol Cobas).

“Il vecchio ceppo residuale dei “collettivi politici” regge ancora il gioco dei cosiddetti “noglobal”?”  

In realtà anche no. E, se fosse anche sì’, nun me ne fotte un cazzo. Sarebbe comunque una domanda da sbirri.

La domanda è posta a Paolo Dorigo da chi continua nel gioco nazista di provocare, subliminare, cesellare sugli evnti, personali, politici, sindacali, onnicomprensivi della mia esperienza umana, nell’impossibile sogno di ottenere la “resa” dal sottoscritto mediante la tortura del controllo mentale e dell’impedimento al sonno, a chi non conosce, come il sottoscritto, le loro dinamiche interne.

Paolo Dorigo rivendica e non rinnega la propria militanza ed esperienza, dell’altro ieri di militante “autonomo”, di ieri militante “brigatista”, di oggi militante sindacale e di sempre, di militante comunista.

Il dubbio sulla identità dei miei “controllori ed interferitori del pensiero e dell’udito-torturatori” continua: sono nazisti di Forza nuova, sono nazisti di Casa pound, sono dei cc, o della polizia, o dei servizi, o sono invece dei “no global” ? In realtà nun me ne fregherebbe un cazzo, se non per un episodio di ieri sera 04-03-2023.

Faccio una parentesi.

Il movimento “noglobal” è movimento qualificatosi come parte dello stato imperialista e della repressione controrivoluzionaria sin da quando nel 1999 arrrivò in televisione con il funzionario ministeriale Casarini, a stigmatizzare l’azione delle BR contro l’economista D’Antona.

In realtà le cose oggigiorno sono cambiate anche al loro interno, e per quanto capsico, le amicizie ed i rapporti che ho al loro interno sono oramai svanite con il tempo.

Come prigioniero comunista all’epoca è così che vissi la sua presa di posizione dalla galera ove alloggiavo senza orpelli e difesa alcuna persino dall’ambiente mafioso ove fui collocato (all’epoca va detto che era in azione il losco tentativo, comunque fallito, da parte del Dap delle carceri di isolarmi dal resto dei prigionieri comunisti nelle carceri)

In quegli anni, 2001 compreso, presi coscienza invece della loro mentalità squadristica, ritrovandola ben diversa dalla pratica che avevo vissuto sia nei circoli del proletariato giovanile, sia nelle fila dell’autonomia, fino agli albori del clima di caccia alle streghe che perdura dal 1982, e che è stato interrotto solo dal covid e dalla attuale situazione di conflitto alle stelle vissuta dal popolo italiano cosciente in relazione alla guerra di aggressione nazista al popolo del Donbass ed alle sue conseguenze che tuttora pesano nella realtà sociale complessiva degli sfruttati.

Ne presi atto dalla prigione anche nel solidarizzare con chi, delle giornate di Genova, aveva subito il trattamento repressivo e successiva condanna, più pesante. Anche questo caro compagno era stato demonizzato e marginalizzato sia dal movimento “noglobal”, sia, durante una presentazione di libri in Calabria, dall’ex-compagno Curcio, capo della cricca della “soluzione politica”.

L’idea che chi mi “controlla” e tortura di fatto trasmettendomi peraltro provocazioni e calunnie in forma subliminale ed anche via radio, esplicita, contro la mia stessa identità politica, intenda tra un pubblico non meglio conosciuto ed identificato con certezza, propagandare l’idea di Paolo Dorigo come “obiettivo”, come “nemico”, essendo un “terrorista”, si è fatta largo dopo questa sera (04-03-2023) nei miei pensieri dopo un episodio  (come riescano ad utilizzare queste tecnologie ancora non lo so, né molto mi interessa o giustifica tali comportamenti).

Chiariamo: se si fosse trattato di un episodio aggressivo esplicito sarei già in qualche questura a portare denuncia. 

Il fatto che io sia stato in carcere e che non mi sia mai ricreduto delle mie esperienze politiche e carcerarie non significa che io possa solo immaginarmi che una qualche condotta minacciosa nei miei confronti non sia programmata in qualche fogna della malavita che mi sta attaccata alla mente su mandato della gladio carceraria e di chi nelle istituzioni ha giocato con i microchip nel mio corpo, nella parte più delicata e sensibile, nella mente.

Quindi la denuncia politica è insieme denuncia e chiarezza.

Cosa denuncio, per ora solo politicamente. Denuncio che un anonimo questa sera, durante lo sportello sindacale tra operai di SlaiProlCobas, abbia con fretta e scarso garbo, come fosse in un bar o in un ritrovo pubblico, mentre era in una sede sindacale presenti con me alcuni operai iscritti a SlaiProlCobas, portato con sé un pacchetto di volantini di “ultima generazione” che tra le righe inneggiava a Martin Luther King (sic) e a Gandhi (ultrasic), senza prima qualificarsi, per poi eclissarsi nel buio prima che potessi chiedergli chi fosse.

Il subliminale successivo mi ha fatto prima pensare che questa “normale” azione poteva essere stata pensata benissimo per preparare un’azione stile occidentale, filo-mediatica, contro il sottoscritto, recentemente demonizzato dai falsi sindacati di base con cui oramai siamo in aperto contrasto sindacale e politico e censurato dal giornalino “Nuova Venezia”, da sempre gradito a Cacciari e Bettin.

Dopo di che ho pensato invece che i malavitosi fascisti che stanno torturandomi tecnologicamente da 22 anni stiano preparando qualcosa d’altro contro di me, contro SlaiProlCobas.

In ogni caso, io sono del mestiere, e una cosa del genere non credo sia né innocua né frutto di “buone intenzioni”.

Però occhio. Non fate i furbi con Paolo Dorigo. Sono torturato, chi mi tortura la pagherà cara.

Sono a disposizione, previa contatti se necessario, per incontrare una limitata delegazione di giovani di “ultima generazione”, per discutere con loro sia della situazione sociale e sindacale, sia della realtà del “nord-est” e di Venezia e di Marghera, sia di Bagat Singh, che ben conobbe, perché fu l’ultima cosa che conobbe in vita, la conseguenza dell’opportunismo di Gandhi. Il mio numero whatsapp di proprietà di SlaiProlCobas, è 3802375321.

Saluti comunisti e buona notte a chi legge queste pagine.